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la mia compagna di banco

Arrivai alla scuola pubblica dopo elementari e medie di collegio. Ero timida, imbranata, spaurita, bruttina e molto insicura di me. Del mio istituto solo in due avevamo scelto lo scientifico e l'altra ragazzina, che non era nemmeno mia compagna di classe ma almeno rappresentava un viso noto, alle superiori non capitò neppure nella mia sessione. Così il primo giorno di liceo mi ritrovai in una classe con una trentina di sconosciuti.

Una vocina esile mi chiese: "Vuoi metterti in banco con me?" Così conobbi M., ragazzina se possibile ancora più timida e spaurita di me. Ci infilammo al volo nell'ultima coppia di banchi della fila centrale, quella che ci pareva meno visibile in assoluto dalla cattedra, e da lì imparammo a capire come funzionava la vita, sia scolastica che non.

Trascorsi cinque anni di liceo utilissimi anche se non sempre facili, crescendo enormemente come persona ed evolvendo in tutto... tranne nella bellezza fisica! Ma imparai a farmene una ragione e a non seguire i modelli di tutti e coltivai in me altre doti, che poi nella vita mi sono state decisamente più utili di un aspetto avvenente. 

Anche M. seguì un suo cammino, parallelo al mio sotto diversi fronti. Per colpa mia conobbe uno dei suoi grandi amori, per colpa sua io conobbi la strada per non badare alle chiacchiere altrui ma proseguire dritta verso la mia meta. Quello che in lei non cambiò mai furono la sua voce sottile, il suo aspetto semplice, con la frangetta, ed il modo garbato di dire le cose.

Il prof di inglese la chiamava shy girl e credo che non si sarebbe mai immaginato, dati i modi schivi della sua studiosissima alunna, che M. arrivasse al vertice di una carriera esagerata, in una di quelle professioni durissime, di solito riservate agli uomini, una delle pochissime donne in Italia a possedere razionalità, acume, conoscenza, tenacia e sangue freddo a sufficienza per prendersi responsabilità toste e delicatissime, per arrivare tra i migliori, sempre indiscussa, sempre lodata da tutti.

Proprio qualche giorno fa, dopo l'ultimo dei suoi incredibili riconoscimenti, ha deciso finalmente di prendersi una vacanza. Ovviamente al mare. Lo conosceva benissimo perché ci parlava alla pari, in un rapporto di rispetto e confidenza in cui utilizzava le stesse doti che la contraddistinguevano nel lavoro. Non so ancora cosa sia andato storto. Forse non lo voglio nemmeno sapere. So solo che 24 ore fa postava una foto delle sue onde su facebook, augurando buona serata. E che stamattina invece dal mare non è più riemersa.

Io non so bene come salutarti M., donna magnifica. Non ho voce esile ne' toni delicati come i tuoi, e non ho dalla mia neppure la tua tempra per imparare in un attimo a reagire razionalmente. Ho nel cuore infinite parole ma questa cosa è più grande di noi. Questa è una cosa che non si può dire con nessuna voce.

L'immagine può contenere: oceano, cielo, nuvola, spazio all'aperto, natura e acqua

Commenti

  1. posso solo abbracciarti e condividere il tuo dolore, cara Annalena. Ci sono passata, ci sto passando. Il dolore per una perdita così importante non si sopisce mai resta lì a covare, a volte quieto a volte con fragore. Che il mare le sia lieve...

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  2. Sono dove tu sai ma non posso fare a meno di leggerti. So cosa vuol dire e che non ci sono parole ma un abbraccio forte e quanto sento nel mio io voli verso il tuo cuore e lo avvolga per attutire il dolore. Ciaoo Edvige

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  3. Forse ti sembrerà di non avere voce lieve e tempra ma hai scritto un messaggio di addio delicato e profondo. Una celebrazione di una persona molto amata. Un abbraccio

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  4. Perdere un'amica è una ferita grande. Purtroppo lo so per esperienza e si fa fatica ad accettarlo. Non si supera, ci si impara a convivere. Si impara ad ricordare solo le cose grandi e belle che ti han lasciato. Farle tue e ricordarle saranno un modo di averla sempre vicina. Un abbraccio. Nora

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  5. Tutti i suggerimenti che hai condiviso sono adorabili !!! Grazie.

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