Passa ai contenuti principali

dolcetti giapponesi ed evoluzione: mochi facile, contaminato con mirtillo e mandorla

Oggi pubblico una ricetta che prende origine da una serie di riflessioni partite da una domenica diversa dal solito. Mi ci sono volute diverse settimane per elaborare il senso profondo che ha avuto quella giornata per me e le conseguenze pratiche sulla mia vita, tanto è vero che sono passati quasi due mesi dall'ultimo post pubblicato qui nel blog.

Non era mai successo che lasciassi un intervallo di silenzio così lungo ma è servito e, per le decisioni prese in questo periodo di assenza dalla rete, non credo succederà di nuovo. Tutte le riflessioni profonde e piacevoli legate alla scelta maturata in questa pausa le racconterò a parte, però. Il mese prossimo.

Qui cucino solo, con il micro-tempo a disposizione sfruttato al meglio per non lasciare orfano di ricette questo stranissimo, decisivo mese di maggio e con tanta, tanta, tanta serenità. Spero si noti quanto ne fanno parte il mio amore per la cucina, la mia mania per il Giappone e la mia voglia di vivere in pieno quella che è la mia vita vera.

Un dolce, stranamente, per questo momento. La versione semplificata nella tecnica e contaminata nei sapori di un classico giapponese come il mochi: una evoluzione del senso tradizionale di un dolcetto, a segnare una mia evoluzione personale. Chissà se si tratta di miglioramento. Nel mio caso, intendo... perchè il mochi tradizionale teoricamente sarebbero intoccabili ed inarrivabili!
MOCHI AL MIRTILLO, MANDORLA E NOCCIOLA
per circa 16 pezzi:
100 ml di spremuta di mirtillo Natura Buona
25 ml di latte di mandorla (*)
60 g di farina di riso glutinoso (o meglio "appiccicoso", ne avevo parlato qui)
20 g di zucchero
10 mandorle
6 nocciole
1/2 cucchiaio di amido di mais
Sgusciare mandorle e nocciole, tostarle leggermente in un padellino caldo fino a che profumano e poi sfregarle in un telo ruvido perchè perdano gran parte della loro pellicina.

Passarle al frullatore con 5 g di zucchero, quindi mescolarle all'amido e versarle in una ciotola.

Mescolare succo di mirtillo e latte di mandorla in un contenitore che vada al microonde. Unire la farina di riso e mescolare con una frustina fino a che è completamente assorbita. Unire 15 g di zucchero e mescolare di nuovo.

Chiudere ermeticamente il contenitore e mettere al microonde a 500 w per 1 minuto e 45 secondi.

Mescolare di nuovo per bene fino a che la parte leggermente solida e quella rimasta liquida si amalgamino senza grumi. Coprire di nuovo e cuocere sempre a 500 w per 1 minuto e 10 secondi.

Con un cucchiaino bagnato prendere una quantità di impasto poco più piccola di una noce e, aiutandosi con un secondo cucchiaino bagnato, formare un gnocchetto e rotolarlo nella granella, disponendolo poi su un vassoio. dovrebbero venire in tutto circa 16 mochi.
Si conservano per un paio di giorni fuori dal frigo, coperti di pellicola, ma sono ottimi appena fatti, quando sono ancora tiepidini.

(*non avendo latte di mandorla pronto sotto mano me lo sono fatto: 20 g di mandorle spellate, a mollo 2 ore in 60 ml di acqua, poi tutto frullato con altri 60 ml acqua e 1 cucchiaino di zucchero, filtrare in un telo sottile premendolo bene e tenere il liquido in frigo almeno per un'ora.)
  • rivoli affluenti:
  • ringrazio Natura Buona per la sua spremuta di mirtillo, che è in realtà un'ottima miscela di succo di uva rossa, purea di mirtillo e succo di mirtillo rosso. Nient'altro. Stupenda.
  • ringrazio Emanuela di True Company  per l'assist che mi ha portato a quella domenica, quindi per questo post, per quello che arriverà dopo ma soprattutto per la persona che è.

Commenti

  1. Molto buono e un pò laborioso. Dolci uno preso da qui non fa male. Bentornata cara il blog ed io siamo in pausa e arrivederci a presto. Buona fine settimana.

    RispondiElimina
  2. Ma certo che virare sui dolci è ùn'evoluzione in senso migliorativo...come puoi avere dubbi?!

    RispondiElimina
    Risposte
    1. e con i dolci giapponesi do un colpo al cerchio e uno alla botte...

      Elimina
  3. dolcetti super golosi, te ne ruberei volentieri uno...Annalena, dai vediamoci un pomeriggio per un tè, son certa che avremo molte cose da raccontarci... ;)
    Grazie perchè quella domenica è stata bella anche per me, in tua compagnia! Ti abbraccio

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Vediamoci assolutamente! Magari te li preparo per quell'occasione.

      Elimina

Posta un commento

post più popolari

MTC di settembre 2014: un sacco di riso!

Diceva un vecchio slogan anarchico: "con l'ironia abbatteremo il potere e un sacco di riso lo seppellirà".  A no? Erano risate?! Va be'... per un MTC di questa portata ci si può anche concedere una licenza! Premessa... ... avevo scritto un post lunghissimo per raccontare perché e per come ho scelto questo tema per l'MTChallenge di settembre 2014. Poi l'ho ridotto della metà, lasciando solo alcune note che mi sembravano indispensabili, e l'ho mandato alla Gennaro per un parere.  E lei ha detto che un terzo di quanto le ho mostrato era già troppo! Allora ho ricomposto alcuni dei contenuti in articoli di supporto da pubblicare più avanti ed ho cassato il resto. Qui è rimasto il riassunto della selezione della selezione, ovvero il puro tema dell'MTC. Che, mi spiace, adesso vi tocca leggere per intero! Se scegliere un ingrediente invece che una ricetta tende ad allargare gli orizzonti, questa volta scegliere IL RISO , come capirete, li spalanca fran

a tu per tu con il Fleischkäse svizzero, questo sconosciuto di famiglia

Nel curioso elenco dei cibi svizzeri che hanno caratterizzato la mia infanzia mi rendo conto che, fatto strano, sul blog non ho ancora parlato del  Fleischkäse, una via di mezzo tra un polpettone ed un würstel gigante di cui da bambini venivamo spesso nutriti. Ma un episodio di vita vera me lo ha messo sotto il naso proprio l'altro giorno, ed eccomi qui con il mio reportage storico-familiare. Alcuni Svizzeri, come quelli di casa mia, vivono il   Fleischkäse come un salume, da comprare pronto, intero o affettato sottile in buste, da servire in tavola come fosse prosciutto cotto o da infilare nei panini per merenda con maionese, senape e cipolline sottaceto (Be'... che c'è?! Se mia mamma per evitare che noi figli mangiassimo troppa Nutella la teneva in frigo ad indurire, così era più difficile da spalmare e sul pane se ne metteva di meno, perché stupirsi di quella che lei invece considerava una merenda "sana"?!) Altri amanti del  Fleischkäse  lo compran

una salsa di cipolle svizzera per würstel e per mamme lavoratrici

Lo so: sono rimasta indietro di una puntata! Parlavo di  ricette svizzere  quando un'irrefrenabile tentazione di cibo americano  si è intrufolata in cucina ed ha avuto  la meglio. Riprendo ora il filo con un piatto che ho proposto pochi giorni fa anche alla mia cara mammina svizzera in occasione del suo compleanno: Bratwurst con salsa di cipolle. L'aspetto curioso non sta tanto nel tipo di würstel utilizzato, una salsiccia bianca di vitello il cui nome per alcuni significa "salsiccia di carne spezzettata" e per altri "salsiccia da arrostire". In Germania di solito viene speziata in modo deciso con pepe, noce moscata e/o cumino, mentre in Svizzera il suo sapore è molto più delicato. In Ticino ne esiste una versione mignon, una "collana" di micro-salsiccine detta cipollata  non perchè contenga cipolle ma perchè, appunto, di solito si serve in salsa di cipolle. Ma, a casa della mia mamma lavoratrice senza tempo ne' passione per la cucina,

MTC giugno 2011... verso Oriente!

Continuo a pensare che le giudici  titolari  e aggiunte  dell'MTC fossero completamente fuori quando hanno passato a me il testimone e nessuno potrà convincermi del contrario, anche perchè potevano ben immaginare in che gorgo storico-etnico-confusionale avrei trascinato la sfida... ma si sono fidate lo stesso! No, è oggettivo: non possono essere completamente normali... Accertato questo, dichiaro anche di non essermi mai emozionata tanto nello scrivere un post e soprattutto nel proporre una ricetta, sentendo tanti occhi puntati addosso ed il fiato trattenuto di tanti MTC addicted... Ebbene sì, rilassatevi (o disperatevi) pure: come temevate, questa volta si va davvero tutti in Giappone! Niente succede per caso, si sa. Tanto è vero che l'eterno girovagare di Marco Polo (a cui faccio da qualche tempo da vivandiera ) l'ha portato proprio a questo punto del suo viaggio a confrontarsi con  Cipango , il Paese del Sol Levante... Come potevo non cogliere il suggerimento di un s

peperoni farciti alla croata: massaia batte bustina millemila a zero!

Riprendere a parlare di cucina non è facilissimo, soprattutto con il tono scanzonato che avevo in mente per questo post. Mi limiterò all'aspetto "documentaristico" ed umano, che l'umore magari sa beneficiare della concentrazione e della dolcezza richieste da una simile impostazione. Dopo una lunga serie di articoli e ricette a base di riso penso di cambiare direzione dedicandomi ai peperoni bianchi croati che di solito si cucinano ripieni di carne, per scoprire poi che nella farcia è presente riso crudo. Quando si dice il caso... I peperoni bianchi, babura paprika, in Croazia sono reperibili facilmente proprio in questa stagione. Ne ho in frigo tre e decido di prepararli, appunto, come  punjene paprike , ovvero farciti e cotti nel pomodoro, ricetta tipica che con piccole varianti è diffusa anche in altri Paesi limitrofi e che ogni famiglia, ovviamente, prepara secondo i propri criteri. La versione più semplice prevede di profumare carne trita di manzo o m

riso Otello: un nero integral(ista)

Il primo giorno di autunno una ricetta con le ultime verdure estive, che sono ancora buone visto che sembra far più caldo ora che nei mesi trascorsi... Sollecitata da alcuni dubbi posti sulle modalità di cottura del riso integrale e sull'utilizzo di varietà di riso "esotiche", ho pensato di provare le risposte sul campo e chiarire soprattutto le idee a me stessa, la prima che ha tutto ancora da imparare. Così, per prendere due piccioni con una fava, ho scelto un riso sia nero che integrale. No, non famoso ed idolatrato riso Venere, fantastica varietà di nobile origine cinese che, grazie a opportune ibridazioni, ora è coltivato anche in Italia.  Ho pescato  invece una varietà tutta italiana: il riso Otello, che deriva anch'esso da varietà cinesi ma è di concezione e di coltivazione tutta nostrana. Chissà se il  nome è stato ispirato ispirato dal famoso personaggio shakespeariano, dalla sua pelle scura e dalla sua natura piuttosto integral ista... Si utilizz

precisazione:

Per carattere tendo a tenermi in disparte e so che un comportamento simile in rete rema contro la normale volontà di visibilità di un blog che si rispetti: ho ricevuto spesso critiche per questo.
Mi hanno anche fatto notare che non sempre racconto le manifestazioni a cui sono invitata da aziende e che non polemizzo con chi ha utilizzato i miei testi o le mie foto senza citare il mio blog.
Ringrazio con passione chi mi rivolge queste critiche per affetto e chi mi sopporta lo stesso, nonostante non segua i loro consigli!