Passa ai contenuti principali

esperimenti con la maionese

A gennaio scorso ho accettato l'invito ad una presentazione di Calvè di ricette a base di maionese nei locali della Scuola di Cucina Italiana. Un incontro interessante e ricco di spunti, per invogliare gli appassionati di gastronomia ad utilizzare la maionese non solo come salsa fredda di accompagnamento ma proprio come ingrediente di cucina.

La riflessione che uova, olio e limone, le componenti base della maionese, siano un mix facilmente ritrovabile in molte ricette non mi era sfuggita, tanto è vero che qualche blando esperimento per conto mio l'avevo anche già fatto. Sono stati però i mitici biscottini dell'Araba Felice, pubblicati giusto qualche settimana prima dell'incontro con Calvè, a "darmi il la" per buttarmi in una sperimentazione più accanita.

Uno si chiede: sì, ma perché raccontare tutto questo solo ora, a quasi un anno dagli eventi? Be'... perché sinceramente i primi risultati miei non mi avevano convinto del tutto. Poi è arrivata la bella stagione e la voglia di cuocere la maionese mi è un po' passata, così come il lieve senso di colpa per non aver pubblicamente ringraziato Calvè per la piacevole esperienza.

Ora che l'arietta fresca è arrivata ed i colori autunnali degli alberi hanno fatto finalmente pace con la temperatura dell'aria, la voglia di cosine sfiziose e calde è riapparsa come magicamente. E parlando di maionese con un'amica russa lei mi ha suggerito una ricetta tradizionale di carne al forno tipica del suo Paese in cui la maionese è usata proprio come componente della gratinatura. Questa volta, senza alcun merito da parte mia, l'esperimento è riuscito alla grande!

Anche quella russa, come quasi tutte le cucine europee, è una cucina di grande contaminazione (basti pensare che quella che noi chiamiamo "insalata russa" è secondo loro di origine italiana...). Nel nostro caso, a seconda dei Paesi che componevano quel che per semplicità qui chiamiamo genericamente Russia, viene denominata "carne alla francese" una teglia di manzo cotta in pomodoro, carote e cipolle oppure questo fantastico piatto di carne gratinata nella maionese. Se poi la carne si trita e le si aggiungono pancetta e patate, come avviene in Bielorussia, ecco che il piatto diventa un babka e gli si attribuiscono origini tedesche...

In questa nostra versione di myasa pa franzuski, cioè di carne alla francese, è un piatto assolutamente popolare, spesso preparato con carne cotta avanzata da preparazioni precedenti e a cui, secondo la necessità, si miscelano anche delle patate crude tagliate a fettine molto sottili, per dare maggiore sostanza ad un piatto che deve risultare economico ma nutriente.

Nel nostro caso usiamo maiale e non ci sono patate: la mia amica sostiene che quelle italiane non abbiano lo speciale sapore di quelle russe e che rovinerebbero il piatto.E io mi fido del suo giudizio, rimanendo curiosissima di assaggiare prima o poi queste patate russe oramai per me quasi leggendarie...

Per pienezza di scambio culturale mentre imparavo dalla mia amica questa ricetta le ho insegnato a fare la maionese in casa. Veloce e semplice, preparata con uova fresche ed olio di girasole russo. Praticamente come qui ma con metà limone e metà aceto e senza senape. La prossima volta voglio provare con la maionese confezionata per capire se ci sono differenze nella tenuta di cottura.

MYASA PA FRANZUSKI - CARNE ALLA FRANCESE, SECONDO I RUSSI
ingredienti per 6 o 8 persone:
800 gr, di lonza di maiale più stretta e lunga che larga
2 piccole cipolle molto sottili (o porri)
250 gr. di maionese
200 gr. di formaggio gouda (o montasio, asiago, emmental...)
1/2 limone
1 cucchiaio e 1/2 di prezzemolo tritato
2 cucchiai di olio di girasole (o extravergine molto leggero, o burro)
sale
pepe al mulinello

Tagliare la carne in circa 24 fesse spesse circa 5 mm. E' più facile ottenere fette regolari e di spessore uniforme se si mette prima il trancio di carne in freezer per un'oretta.

Affettare finemente le cipolle e stufarle con un cucchiaio di olio ed un paio di cucchiai di acqua a fuoco basso, salando leggermente e cuocendo fino a che le cipolle sono morbide ed asciutte.

Tritare o grattugiare il formaggio, versarne 1/3 in una ciotola ed unirvi 1 cucchiaio di prezzemolo, una bella macinata di pepe ed un cucchiaio abbondante di maionese.

Frullare le cipolle intiepidite e versarle nella ciotola del formaggio, miscelando bene per avere un composto omogeneo.

Spalmare il composto in un velo leggero sopra le fettine di lonza, arrotolarle formando dei sottili involtini e disporli in una teglia da forno leggermente unta con l'olio rimasto.

Spolverare gli involtini con un pizzico di sale ed una macinata di pepe, spruzzare con il succo del limone e distribuirvi sopra il resto del formaggio, quindi spalmare abbondantemente di maionese.
Infornare a 170° in forno statico per una ventina di minuti, fino a che la carne è morbida e la superficie è ben gratinata,
quindi servire spolverizzato con prezzemolo e con un'ulteriore grattata di pepe.
Qui non c'è, ma un tipico contorno per questo piatto è un'insalata di cavolo e carote tagliati a julienne fine, salati e pepati e conditi con olio in cui si è sciolta un punta di concentrato di pomodoro.
  • rivoli affluenti:
  • le ricette dolci e salate a base di maionese che suggerisce Calvè si trovano nel sito Visto che buono

Commenti

  1. Dalla rete ho appreso il procedimento dei biscottini con la maionese, e sono andati a ruba!
    Non resta che provare la gratinatura!
    buon week end

    RispondiElimina
  2. non ho mai provato questo abbinamento, ma lo proverò sicuramente, piatto goloso, ciao

    RispondiElimina
  3. @twostella: devo dire che ci ho ampiamente marciato anch'io da Natale a Pasqua con i biscottini alla maionese. E mi sa che riprendo quanto prima. Un abbraccio, stellina.

    @orodorienthe: te lo consiglio, ha un sapore sorprendentemente "logico", quando entri nell'ordine di idee.

    RispondiElimina
  4. mio marito è fan della maionese, io invece non tanto, anzi. Ma credo che così preparata e cotta è proprio un'altra cosa... o come dici tu: sono uova olio e limone...


    besos

    RispondiElimina
  5. Mi piacciono gli abbinamenti insoliti..da provare!!

    RispondiElimina
  6. La maionese in forno, e non dentro i biscotti!!!
    Sono basita, ma convinta che dia un risultato ottimo.

    RispondiElimina
  7. Sorprendente, cerco di immaginare il sapore.
    La prima impressione e' che sappia un po' di frittata: dimmi di no, cosi' provo questa ricetta :)

    RispondiElimina
  8. @mai: il gusto della maionese si perde proprio, resta una cremina formaggiosa/limonosa con personalità propria... Credo possa mettervi decisanmente d'accordo!

    @lamagicazucca: quel che adoro del cucinare "etnico" è che le cose che a noi sembrano novità assolute per altre culture sono gesti quotidiani...

    @arabafelice: e che questa volta non ho usato il cannello!

    @corradot: ne' di frittata (l'uovo è "alterato" dall'acido di limone e/o aceto) ne' di maionese (perchè cuocendo tutto cambia)... è lì il bello! Giochi a cucinare e ti ritrovi piccolo alchimista. Non so se citare il dotto Bressanini oppure Topolino apprendista stregone del film Fantasia...

    RispondiElimina
  9. Per quel che ho provato le patate russe sono come quelle italiane, le differenze sono molto più marcate dalla varietà e specialmente se si tratta di pasta bianca o pasta gialli, nonchè della altitudine a cui sono prodotte. Per la questione insalata russa (che anche in Polonia chiamano italiana) mi hanno dato la seguente versione. Il piatto era frequentissimo in Italia alla fine del secolo e tutte le moltitudini di russi nobili che venivano in Italia (Capri, ecc.) ne andavano pazzi e la ordinavano sempre, tanto che da noi si è cominciato a chiamarla insalata russa, naturalmente loro quando tornavano a casa la chiamavano italiana, ma non so se sia una verità certificata.

    RispondiElimina
  10. Il refuso con cui hai scritto Clave al posto di Calvè sa di gaffe freudiana comunque la gratinatura con la maionese ha un suo fascino...la proverò!

    RispondiElimina
  11. Mi piace questa Grande Contaminazione: carne alla francese secondo i russi, ma evitando rigorosamente le patate italiane!!! :-D

    RispondiElimina
  12. @enrico: anche secondo me dipiende più dalla varietà che altro. Oppure è un pizzico di affettuoso campanilismo...
    In Polonia è Insalata Italiana quel che in Russia è la Salat Olivier, ma non so che origine abbia il nome russo. Vuoi vedere che ne esce un'altra storia interessante?

    @virò: certo in quelche modo mi è talmente contronatura l'aspetto "commerciale" che può avere un blog che per una volta che ritengo giusto citare una marca ecco che la sbaglio! Anche se in verità credo me l'abbia corretto in automatico il computer. Però ora l'ho scritto bene, mi sembra giusto...

    @mapi: una volta ci devi venire a cucinare russo con noi... ora della fine non si capisce più chi è di dove, che ci fa lì e che sta combinando...

    RispondiElimina
  13. Quasi quasi mi fermo a pranzo :-)
    Ciao, sono tornata, come sono felice di essere andata a Firenze,ho così tante cose da raccontare.... ora però esco a fare la spedizione del libro.
    Grazie ancora di tutto, un abbraccio forte :-)

    RispondiElimina
  14. @libera: sono affamata di notizie! Deve essere stata un'esperienza incredibile, appena puoi racconta tutto tutto tutto...

    RispondiElimina
  15. Ommamma ha un aspetto invitante da morire! Accidenti non credo proprio che col Philadelphia possa rendere perché non è un formaggio che fila, il Gouda è la morte sua!
    Me la salvo perché se in una delle prossime analisi (io ci spero sempre che si tratti di intolleranza e non di allergia) mi danno il via per qualcosa di più estremo dal punto di vista formaggesco, questa la provo subito!

    RispondiElimina
  16. PS: e ora, per colpa tua, sono curiosa anche io di assaggiare queste patate russe!

    RispondiElimina
  17. @muscaria: tienimi aggiornata, che altrimenti ci attiviamo con tutte ricette solo di philadelphia!

    RispondiElimina

Posta un commento

post più popolari

MTC di settembre 2014: un sacco di riso!

Diceva un vecchio slogan anarchico: "con l'ironia abbatteremo il potere e un sacco di riso lo seppellirà".  A no? Erano risate?! Va be'... per un MTC di questa portata ci si può anche concedere una licenza! Premessa... ... avevo scritto un post lunghissimo per raccontare perché e per come ho scelto questo tema per l'MTChallenge di settembre 2014. Poi l'ho ridotto della metà, lasciando solo alcune note che mi sembravano indispensabili, e l'ho mandato alla Gennaro per un parere.  E lei ha detto che un terzo di quanto le ho mostrato era già troppo! Allora ho ricomposto alcuni dei contenuti in articoli di supporto da pubblicare più avanti ed ho cassato il resto. Qui è rimasto il riassunto della selezione della selezione, ovvero il puro tema dell'MTC. Che, mi spiace, adesso vi tocca leggere per intero! Se scegliere un ingrediente invece che una ricetta tende ad allargare gli orizzonti, questa volta scegliere IL RISO , come capirete, li spalanca fran

MTC giugno 2011... verso Oriente!

Continuo a pensare che le giudici  titolari  e aggiunte  dell'MTC fossero completamente fuori quando hanno passato a me il testimone e nessuno potrà convincermi del contrario, anche perchè potevano ben immaginare in che gorgo storico-etnico-confusionale avrei trascinato la sfida... ma si sono fidate lo stesso! No, è oggettivo: non possono essere completamente normali... Accertato questo, dichiaro anche di non essermi mai emozionata tanto nello scrivere un post e soprattutto nel proporre una ricetta, sentendo tanti occhi puntati addosso ed il fiato trattenuto di tanti MTC addicted... Ebbene sì, rilassatevi (o disperatevi) pure: come temevate, questa volta si va davvero tutti in Giappone! Niente succede per caso, si sa. Tanto è vero che l'eterno girovagare di Marco Polo (a cui faccio da qualche tempo da vivandiera ) l'ha portato proprio a questo punto del suo viaggio a confrontarsi con  Cipango , il Paese del Sol Levante... Come potevo non cogliere il suggerimento di un s

a tu per tu con il Fleischkäse svizzero, questo sconosciuto di famiglia

Nel curioso elenco dei cibi svizzeri che hanno caratterizzato la mia infanzia mi rendo conto che, fatto strano, sul blog non ho ancora parlato del  Fleischkäse, una via di mezzo tra un polpettone ed un würstel gigante di cui da bambini venivamo spesso nutriti. Ma un episodio di vita vera me lo ha messo sotto il naso proprio l'altro giorno, ed eccomi qui con il mio reportage storico-familiare. Alcuni Svizzeri, come quelli di casa mia, vivono il   Fleischkäse come un salume, da comprare pronto, intero o affettato sottile in buste, da servire in tavola come fosse prosciutto cotto o da infilare nei panini per merenda con maionese, senape e cipolline sottaceto (Be'... che c'è?! Se mia mamma per evitare che noi figli mangiassimo troppa Nutella la teneva in frigo ad indurire, così era più difficile da spalmare e sul pane se ne metteva di meno, perché stupirsi di quella che lei invece considerava una merenda "sana"?!) Altri amanti del  Fleischkäse  lo compran

una salsa di cipolle svizzera per würstel e per mamme lavoratrici

Lo so: sono rimasta indietro di una puntata! Parlavo di  ricette svizzere  quando un'irrefrenabile tentazione di cibo americano  si è intrufolata in cucina ed ha avuto  la meglio. Riprendo ora il filo con un piatto che ho proposto pochi giorni fa anche alla mia cara mammina svizzera in occasione del suo compleanno: Bratwurst con salsa di cipolle. L'aspetto curioso non sta tanto nel tipo di würstel utilizzato, una salsiccia bianca di vitello il cui nome per alcuni significa "salsiccia di carne spezzettata" e per altri "salsiccia da arrostire". In Germania di solito viene speziata in modo deciso con pepe, noce moscata e/o cumino, mentre in Svizzera il suo sapore è molto più delicato. In Ticino ne esiste una versione mignon, una "collana" di micro-salsiccine detta cipollata  non perchè contenga cipolle ma perchè, appunto, di solito si serve in salsa di cipolle. Ma, a casa della mia mamma lavoratrice senza tempo ne' passione per la cucina,

Milano matsuri: una festa popolare giapponese... sotto casa!

Il 26 maggio nessuno mi cerchi: non ci sarò! Il 26 maggio succederà una cosa bellissima, tanto che non sto più nella pelle dalla voglia che arrivi presto, e trascorrerò l'intera giornata a Milano vivendo un'esperienza giapponese davvero unica. A meno di non abitare in Giappone, intendo, cose così in Italia non si vedono spesso... A Milano tra via Keplero e piazza Carbonari (pochi passi dalle stazioni metrò di Zara o Sondrio) una domenica tutta dedicata alle tradizioni giapponesi. Non le solite che conoscono tutti, tipo sushi o manga, ma proprio quelle popolari, i divertimenti delle persone semplici che affollano una festa di piazza... insomma: un vero e originale matsuri giapponese, con le sue bancarelle, i suoi suoni, i suoi profumi ed i suoi colori! In alcune città d'Italia si sono tenuti degli eventi denominati " matsuri ", ma mai è stata ricostruita la vera atmosfera della sagra di paese giapponese, mai è stata presentata una così vasta gamma di aute

riso Otello: un nero integral(ista)

Il primo giorno di autunno una ricetta con le ultime verdure estive, che sono ancora buone visto che sembra far più caldo ora che nei mesi trascorsi... Sollecitata da alcuni dubbi posti sulle modalità di cottura del riso integrale e sull'utilizzo di varietà di riso "esotiche", ho pensato di provare le risposte sul campo e chiarire soprattutto le idee a me stessa, la prima che ha tutto ancora da imparare. Così, per prendere due piccioni con una fava, ho scelto un riso sia nero che integrale. No, non famoso ed idolatrato riso Venere, fantastica varietà di nobile origine cinese che, grazie a opportune ibridazioni, ora è coltivato anche in Italia.  Ho pescato  invece una varietà tutta italiana: il riso Otello, che deriva anch'esso da varietà cinesi ma è di concezione e di coltivazione tutta nostrana. Chissà se il  nome è stato ispirato ispirato dal famoso personaggio shakespeariano, dalla sua pelle scura e dalla sua natura piuttosto integral ista... Si utilizz

precisazione:

Per carattere tendo a tenermi in disparte e so che un comportamento simile in rete rema contro la normale volontà di visibilità di un blog che si rispetti: ho ricevuto spesso critiche per questo.
Mi hanno anche fatto notare che non sempre racconto le manifestazioni a cui sono invitata da aziende e che non polemizzo con chi ha utilizzato i miei testi o le mie foto senza citare il mio blog.
Ringrazio con passione chi mi rivolge queste critiche per affetto e chi mi sopporta lo stesso, nonostante non segua i loro consigli!