Passa ai contenuti principali

l'amico giapponese. Our Japanese friend, our small okuyami

(English version below)

Fino alle 13 di sabato ci si sperava tutti. 

Lui era l'amico giapponese simpatico, quello che avendo vissuto a lungo all'estero sapeva superare l'innato riserbo nipponico nelle relazioni interpersonali: non si offendeva per le pacche sulle spalle o il "tu" dato senza chiedere il permesso, sapeva ridere alle battute italiane perchè le comprendeva e a volte ne tentava pure qualcuna sua. 

Lui era l'amico giapponese curioso, quello che, una volta destinato all'Occidente per lavoro, prima si era girato l'America e, dopo l'ultimo trasferimento, l'Europa e tutta Italia, sfruttando i weekend ed i giorni liberi per capire questi mondi diversi dal suo, alcuni altrettanto antichi, altri ancora più strani, tutti pieni di gente, di arte e di cibi che gli interessava capire.

Lui era l'amico giapponese solitario, quello che sapeva trarre da ogni momento il meglio, che si prendeva cura del proprio corpo con lo sport e del proprio spirito attraverso il contatto diretto con la natura, segnata qui nella delicatezza e meraviglia delle stagioni dagli stessi colori giapponesi nonostante le foglie, le onde e le montagne avessero forme differenti da quelle a lui familiari.

Lui era l'amico giapponese corretto, che scherzava volentieri in ufficio ma che non si lasciava mai distrarre, che usava toni giapponesamente deferenti con i superiori per vero rispetto, senza piaggeria, e sapeva dare confidenza ai colleghi ma li induceva anche, con il suo ordine, i suoi toni pacati, la sua concentrazione, a capire quando il lavoro fosse una cosa seria, da svolgere sempre con impegno ed in un clima sereno e collaborativo.

Lui era l'amico che l'altro giorno, libero dal  lavoro, ha deciso di avventurarsi in montagna nonostante l'autunno, la pioggerella, la nebbia. O forse proprio per loro. E che ha tenuto spento il cellulare perchè nulla interferisse con i suoni sottili della natura. E che per il ritorno ha scelto una scorciatoia un po' più ripida, sicuro e sereno come al solito, consapevole della propria forma fisica e della conoscenza della zona.

Lui è l'amico che non abbiamo visto rientrare, per cui abbiamo passato giorni di angoscia, e che da sabato alle 13 piangiamo, cercando di fare per lui piccole cose, in silenzio, discretamente, perchè non ci rimane altro. 

Dettagli, quelli che gli Occidentali in mezzo a cui viveva probabilmente nemmeno comprendono ma che speriamo possano rasserenarlo nel viaggio verso casa. Lo aspetta in Giappone la sua vera famiglia. Noi qui, con tutti i nostri errori e la nostra goffaggine, speriamo di avergli saputo trasmettere, sia prima che adesso, se non proprio il calore di una famiglia almeno l'affetto e la stima che ha sempre intensamente meritato. 

  • rivoli affluenti:
  • questo è il nostro お悔やみ okuyami, simboleggia le nostre condoglianze: これは私たちの哀悼の意を象徴しています。
  • il riso bianco in fondo è preparato come qui e senza condimento
  • il mochi in primo piano è fatto così ma solo con acqua, farina di riso e poco zucchero
  • nella tazzina a sinistra tè giapponese, nella ciotola di destra acqua
  • i fiori bianchi sono origami di carta perchè quelli freschi non sono reperibili causa lock down
  • la foto del Poncione d'Alnasca viene da qui.

ENGLISH VERSION

Until Saturday we all hoped for a different otucome.

He was the likeable Japanese friend, the one who, having lived for a long time abroad, knew how to overcome the innate Japanese reserve in interpersonal relationships: he was not offended by pats on the back or confidential jokes, he knew how to laugh at Italian gags because he understood them and sometimes even tried some of his own.

He was the curious Japanese friend, the one who, once destined to work in the West, first toured America and, after the last transfer, saw Europe and all of Italy, taking advantage of his weekends and free days to understand these worlds, which were different from his one, some just as ancient, others even stranger, all full of people, art and foods that he was interested in understanding.

He was the solitary Japanese friend, the one who knew how to make the best of every moment, who took care of his body through sport and of his soul through direct contact with nature, where season are marked by delicacy and wonder of the same Japanese colors, despite  leaves, waves and mountains having different shapes from those familiar to him.

He was the correct Japanese friend, who willingly joked in the office but never let himself be distracted, who used Japanese deferential tones with his superiors out of true respect, without flattery, and knew how to be friendly with his colleagues but also induced them, with his order, his calm tones, his concentration, to understand when work was a serious matter, to always be carried out with commitment and in a serene and collaborative atmosphere.

He was the friend who the other day, free from work, decided to venture into the mountains despite the autumn, the drizzle, the fog. Or maybe just for them. And who kept his cell phone off so that nothing interfered with subtle sounds of nature. And who for his return chose a slightly steeper shortcut, himself as safe and serene as usual, aware of his physical shape and knowledge of the area.

He is the friend we have not seen come back, for whom we spent days in anguish, and who from Saturday we cry, trying to do little things for him, in silence, discreetly, because there is nothing else left.

Details, those that the Westerners whom he lived with probably do not even understand, but which we hope will accompany him on a paceful journey home. His real family awaits for him in Japan. Here, with all our mistakes and our awkwardness, we hope to have been able to convey to him, both before and now, if not really the warmth of a family at least the affection and esteem he has always so intensely deserved.
  • Footnotes:
  • this post symbolizes our お悔やみ okuyami (condolences)
  • in the last picture: home altar in honor of our deceased friend. For him: white rice, water, homemade mochi, japanese tea; in the vase white origami paper flowers (fresh ones not available, due to lock down)
  •  Poncione d'Alnasca mountain's picture comes from here.

Commenti

Posta un commento

post più popolari

MTC di settembre 2014: un sacco di riso!

Diceva un vecchio slogan anarchico: "con l'ironia abbatteremo il potere e un sacco di riso lo seppellirà".  A no? Erano risate?! Va be'... per un MTC di questa portata ci si può anche concedere una licenza! Premessa... ... avevo scritto un post lunghissimo per raccontare perché e per come ho scelto questo tema per l'MTChallenge di settembre 2014. Poi l'ho ridotto della metà, lasciando solo alcune note che mi sembravano indispensabili, e l'ho mandato alla Gennaro per un parere.  E lei ha detto che un terzo di quanto le ho mostrato era già troppo! Allora ho ricomposto alcuni dei contenuti in articoli di supporto da pubblicare più avanti ed ho cassato il resto. Qui è rimasto il riassunto della selezione della selezione, ovvero il puro tema dell'MTC. Che, mi spiace, adesso vi tocca leggere per intero! Se scegliere un ingrediente invece che una ricetta tende ad allargare gli orizzonti, questa volta scegliere IL RISO , come capirete, li spalanca fran

a tu per tu con il Fleischkäse svizzero, questo sconosciuto di famiglia

Nel curioso elenco dei cibi svizzeri che hanno caratterizzato la mia infanzia mi rendo conto che, fatto strano, sul blog non ho ancora parlato del  Fleischkäse, una via di mezzo tra un polpettone ed un würstel gigante di cui da bambini venivamo spesso nutriti. Ma un episodio di vita vera me lo ha messo sotto il naso proprio l'altro giorno, ed eccomi qui con il mio reportage storico-familiare. Alcuni Svizzeri, come quelli di casa mia, vivono il   Fleischkäse come un salume, da comprare pronto, intero o affettato sottile in buste, da servire in tavola come fosse prosciutto cotto o da infilare nei panini per merenda con maionese, senape e cipolline sottaceto (Be'... che c'è?! Se mia mamma per evitare che noi figli mangiassimo troppa Nutella la teneva in frigo ad indurire, così era più difficile da spalmare e sul pane se ne metteva di meno, perché stupirsi di quella che lei invece considerava una merenda "sana"?!) Altri amanti del  Fleischkäse  lo compran

MTC giugno 2011... verso Oriente!

Continuo a pensare che le giudici  titolari  e aggiunte  dell'MTC fossero completamente fuori quando hanno passato a me il testimone e nessuno potrà convincermi del contrario, anche perchè potevano ben immaginare in che gorgo storico-etnico-confusionale avrei trascinato la sfida... ma si sono fidate lo stesso! No, è oggettivo: non possono essere completamente normali... Accertato questo, dichiaro anche di non essermi mai emozionata tanto nello scrivere un post e soprattutto nel proporre una ricetta, sentendo tanti occhi puntati addosso ed il fiato trattenuto di tanti MTC addicted... Ebbene sì, rilassatevi (o disperatevi) pure: come temevate, questa volta si va davvero tutti in Giappone! Niente succede per caso, si sa. Tanto è vero che l'eterno girovagare di Marco Polo (a cui faccio da qualche tempo da vivandiera ) l'ha portato proprio a questo punto del suo viaggio a confrontarsi con  Cipango , il Paese del Sol Levante... Come potevo non cogliere il suggerimento di un s

una salsa di cipolle svizzera per würstel e per mamme lavoratrici

Lo so: sono rimasta indietro di una puntata! Parlavo di  ricette svizzere  quando un'irrefrenabile tentazione di cibo americano  si è intrufolata in cucina ed ha avuto  la meglio. Riprendo ora il filo con un piatto che ho proposto pochi giorni fa anche alla mia cara mammina svizzera in occasione del suo compleanno: Bratwurst con salsa di cipolle. L'aspetto curioso non sta tanto nel tipo di würstel utilizzato, una salsiccia bianca di vitello il cui nome per alcuni significa "salsiccia di carne spezzettata" e per altri "salsiccia da arrostire". In Germania di solito viene speziata in modo deciso con pepe, noce moscata e/o cumino, mentre in Svizzera il suo sapore è molto più delicato. In Ticino ne esiste una versione mignon, una "collana" di micro-salsiccine detta cipollata  non perchè contenga cipolle ma perchè, appunto, di solito si serve in salsa di cipolle. Ma, a casa della mia mamma lavoratrice senza tempo ne' passione per la cucina,

riso Otello: un nero integral(ista)

Il primo giorno di autunno una ricetta con le ultime verdure estive, che sono ancora buone visto che sembra far più caldo ora che nei mesi trascorsi... Sollecitata da alcuni dubbi posti sulle modalità di cottura del riso integrale e sull'utilizzo di varietà di riso "esotiche", ho pensato di provare le risposte sul campo e chiarire soprattutto le idee a me stessa, la prima che ha tutto ancora da imparare. Così, per prendere due piccioni con una fava, ho scelto un riso sia nero che integrale. No, non famoso ed idolatrato riso Venere, fantastica varietà di nobile origine cinese che, grazie a opportune ibridazioni, ora è coltivato anche in Italia.  Ho pescato  invece una varietà tutta italiana: il riso Otello, che deriva anch'esso da varietà cinesi ma è di concezione e di coltivazione tutta nostrana. Chissà se il  nome è stato ispirato ispirato dal famoso personaggio shakespeariano, dalla sua pelle scura e dalla sua natura piuttosto integral ista... Si utilizz

Milano matsuri: una festa popolare giapponese... sotto casa!

Il 26 maggio nessuno mi cerchi: non ci sarò! Il 26 maggio succederà una cosa bellissima, tanto che non sto più nella pelle dalla voglia che arrivi presto, e trascorrerò l'intera giornata a Milano vivendo un'esperienza giapponese davvero unica. A meno di non abitare in Giappone, intendo, cose così in Italia non si vedono spesso... A Milano tra via Keplero e piazza Carbonari (pochi passi dalle stazioni metrò di Zara o Sondrio) una domenica tutta dedicata alle tradizioni giapponesi. Non le solite che conoscono tutti, tipo sushi o manga, ma proprio quelle popolari, i divertimenti delle persone semplici che affollano una festa di piazza... insomma: un vero e originale matsuri giapponese, con le sue bancarelle, i suoi suoni, i suoi profumi ed i suoi colori! In alcune città d'Italia si sono tenuti degli eventi denominati " matsuri ", ma mai è stata ricostruita la vera atmosfera della sagra di paese giapponese, mai è stata presentata una così vasta gamma di aute

precisazione:

Per carattere tendo a tenermi in disparte e so che un comportamento simile in rete rema contro la normale volontà di visibilità di un blog che si rispetti: ho ricevuto spesso critiche per questo.
Mi hanno anche fatto notare che non sempre racconto le manifestazioni a cui sono invitata da aziende e che non polemizzo con chi ha utilizzato i miei testi o le mie foto senza citare il mio blog.
Ringrazio con passione chi mi rivolge queste critiche per affetto e chi mi sopporta lo stesso, nonostante non segua i loro consigli!