Passa ai contenuti principali

i tavoli dei crotti

Chi non vede il fratello nella notte,
nella notte non può vedere se stesso.

Racconto spesso che durante l'infanzia ho ricevuto poche "istruzioni per l'uso" riguardo alla cucina. Sono cresciuta in una famiglia in cui sia i genitori che i nonni lavoravano a tempo pieno. Mentre era chiaro a tutti quanto fossero importanti i legami affettivi e dunque tantissimo amore sia stato trasmesso a noi figli nel poco tempo a disposizione trascorso insieme, non è stato esattamente lo stesso con le tradizioni culinarie...

Siamo in qualche modo sopravvissuti, anche perchè le origini svizzere della mamma rendevano molto naturale l'utilizzo di sugelati e prodotti pronti... con conseguenze diverse per noi tre bambini negli sviluppi delle successive cucine personali! Non sto certo negando l'esistenza di interessanti tradizioni gastronomiche svizzere, solo che nostra madre... non ne era tendenzialmente consapevole!

In realtà, quando ogni tanto la domenica si usciva a pranzo tutti insieme, abitando a dieci minuti dalla Svizzera i genitori ci portavano volentieri a pranzo oltre confine, nei crotti (semplici osterie con in genere tavoli di sasso all'aperto e spesso un campo di bocce con allegri e vocianti vecchetti annessi) oppure in ristorantini specializzati in cucina locale, dunque un po' di esperienza ce la siamo comunque fatta  e le conoscenze sono state in qualche modo trasmesse.

Erano per noi veri e propri momenti di festa, non so quanti ragazzini oggi vivano con la stessa gioia trepidante e piena un'uscita al ristorante! Sono anche quelli comunque i piatti che ora tutti noi figli ricordiamo a distanza come sapori d'infanzia, tra quelli che ci fanno sentire molto "in famiglia". 

Probabilmente non era importante veramente a che tavolo fossimo seduti quanto il fatto che attorno a quel tavolo fossimo tutti insieme, radunati serenamente dentro un momento speciale a condividere gesti, confidenze e sorrisi, oltre agli aromi di quelle semplici delizie. Anche attorno ai tavoli di quelle trattorie abbiamo costruito una memoria comune che ci permette di vederci nella notte l'un l'altro pur abitando in case lontane tra loro...

Eravamo golosi di tutto, in quelle giornate speciali delle gite in Svizzera: formaggini freschi e stagionati, würstel in salsa di cipolle, Riz Kasimir (riso con pollo al curry e frutta... ebbene sì, sembrerebbe fuori luogo ma gli Svizzeri ne vanno pazzi!), Rösti di patate e Sminuzzato alla Zurighese, un piatto oggettivamente davvero diffuso anche nella cucina casalinga, tanto è vero che... anche nostra madre ne aveva una sua semplificata versione!

Nella ricetta originale si parla di rognone e funghi, poi stemperata nei toni dall'uso comune, che miscela agli ingredienti principali carne di vitello e panna, fino a far completamente sparire il rognone, come in casa nostra... Questa volta ho usato solo vitellone (tendo a preferire il manzo adulto al vitello, qui ho fatto una parziale eccezione) non tanto per omaggio nostalgico alla ricetta di mammà, quanto perchè si trattava di un piatto commissionato all'ultimo... ma all'uscita dal lavoro il macellaio era già chiuso ed al supermercato non ho trovato il rognone. Riporto però la ricetta completa.


Zürcher Geschnetzeltes - Sminuzzato alla Zurighese
ingredienti per 4 persone:
650 gr. di magatello o noce di vitello (io ho usato vitellone)
200 gr. di rognoncini di vitello (questa volta non li ho utilizzati; chi non li apprezza li può tranquillamente ignorare...)
450 gr. di champignon (ho provato anche varianti con funghi più "nobili" ma il sapore originale è questo!)
1 cipolla
1/2 bicchiere di vino bianco
200 ml. di panna da cucina
50-100 ml. di latte
1 cucchiaio abbondante di farina o amido di mais
50 gr. di burro
2 cucchiai di prezzemolo fresco tritato
sale
pepe al mulinello

Tagliare la carne prima a fette sottili circa 5 mm., poi a piccole losanghe, fino ad ottenere degli "straccetti"; sgrassare i rognoncini ed eliminare le vene visibili, quindi tagliarli a fettine come il vitello; tritare finemente la cipolla; pulire bene i funghi e tagliarli a fettine spesse circa 3 millimetri.

Sciogliere un dadino di burro in un largo tegame e saltarvi velocemente il rognone, quindi levarlo dalla padella e tenerlo in caldo.

Infarinare il vitello, sciogliere nello stesso tegame il resto del burro e saltarvi velocemente la carne un paio di minuti al massimo fino a che si è colorata su tutti i lati, quindi levarla dal condimento e tenerla in caldo insieme al rognone.

Nel fondo di burro far appassire la cipolla fino a quando è morbida e trasparente, unire i funghi, insaporire un minuto, salare e cuocere a fuoco abbastanza vivace in modo che prima rilascino la loro acqua e poi si asciughino. Quando sono belli morbidi scolarli dal fondo ed unirli alla carne, sempre tenendo tutto in caldo.

Infine nel tegame versare il vino e deglassare il fondo, far sfumare per un minuto a fiamma più moderata quindi unire la panna e gradualmente il latte, da regolare in proporzione alla farina presente, fino a che si forma una salsa vellutata e leggermente cremosa.

Rimettere carne e funghi nel tegame, mescolare per bene e solo a questo punto salare (altrimenti prima la le carni si sarebbero indurite); lasciar amalgamare per un paio di minuti e, quando è tutto bello legato e cremoso, spolverare con il prezzemolo tritato ed una grattata di pepe fresco e servire subito ben caldo, accompagnando con rösti, riso bianco o spätzli.


(PS: le foto sono pietose, lo so... ma le ho fatte al volo in cucina e poi è sparito tutto troppo in fretta per poterci riporvare...)
  • rivoli affluenti:
  • Rabindranath Tagore (a cura di Brunilde Neroni), Massime per una vita armoniosa, Guanda.

Commenti

  1. Tu che utilizzi la panna e non le alghe in una ricetta? Non c'è più religione!

    A parte gli scherzi, bello lo spunto dei sapori della memoria: alcuni restano più vividi di molte immagini...

    Quali sono gli altri sapori della tua infanzia?

    RispondiElimina
  2. ecco, pensare agli svizzeri che adorano il pollo al curry mi fa considerare straniero quello che non conosciamo come realmente è. nella mia immaginazione gli svizzeri mangiano puntualmente solo ciocciolata. bello il racconto di "casa" e il riconoscere i fratelli al buio.

    RispondiElimina
  3. Lo sminuzzato alla zurighese rimane uno dei miei piatti preferiti. I motivi sono forse anche di carattere "affettivo". Collego lo sminuzzato al Movenpick e quindi a tempi anche più recenti. Non dimentichiamoci che in quel ristorante qualcuno ha fatto anche degli annunci di una certa rilevanza... Per quanto riguarda il riconoscerci al buio credo che per individuare la mia siluette sia sufficente un mozzicone di candela !
    A parte gli scherzi sono convinto che questo post rappresenti una nota piacevole e mi ha portato serenità. Grazie

    RispondiElimina
  4. strani i gusti di questi svizzeri???
    questo piatto deve essere buonissimo.

    RispondiElimina
  5. @virò: che 'tte devo di'... se nella cucina popolare Svizzera si usa il curry ma non le alghe non è colpa mia!
    Raccontami tu i sapori della tua infanzia, vediamo se coincidono...

    @mogliedaunavita: che gli Svizzeri mangino "puntualmente" non c'è dubbio (sei forte!), per il resto è facile cadere nei pregiudizi, esattamente come per noi mangiaspaghetti o per i Francesi mangiarane...
    Giudicare lo straniero come "diverso da sè",diceva Simmel, aiuta a rafforzare la nostra identità ed appartenenza. Più abbiamo bisogno di rassicurazioni meno riusciamo a staccarci dagli stereotipi. Per fortuna esistono anche le persone curiose, sicure e per niente spaventate dai confronti...

    @grei: credo che pirma o poi la racconterò la storia dell'annuncio. Devo dire che me l'hai regalata tu una risata stasera, tra questo episodio e la candela della silouette!

    @alem: devo indagare meglio sulla storia del riso Kasimir. In effetti a me da bambina era sempre parso un piatto "normale" come questo sminuzzato o le patate fritte, visto che lo trovavo semplicemente sul menù insieme agli altri piatti e nei supermercati vendevano le bustine pronte per la salsa di frutta e curry vicino ai dadi ed al concentrato di pomodoro in tubetto.
    Solo crescendo mi sono resa conto del curioso ed evidente legame con una cultura non autoctona. Comunque quando lo proporrò qui mi premurerò di capirne il senso!

    RispondiElimina
  6. Ciao buono e cremoso, davvero da provare...Complimenti...un abbraccio Luciana

    RispondiElimina
  7. Non sapevo cosa fossero i crotti, e non conosco la cucina svizzera: per cui ho particolarmente apprezzato la ricetta, e il tuo racconto. Conosco in vece Tagore, sul comodino da una vita per l'ultima riflessione prima di ogni notte.
    A presto

    Sabrine

    RispondiElimina
  8. @luciana: certo non è il piatto più light di questa terra... ma quando ci vuole ci vuole, no?!

    @sabrine: la bellezza non ha reali confini, che si tratti di poesie indiane o di ricette svizzere...
    Mi è spiaciuto non avere in archivio qualche bella foto di crotto, sono luoghi tradizionali ed interessantissimi. Ma rimedierò con un post specifico, magari quando l'aria si fa un po' più tiepida e si torna volentieri a stare all'aperto.

    RispondiElimina
  9. Ah, che bello leggere queste storie...

    Non conoscevo i crotti, ora mi hai incuriosita tantissimo!
    Aspettiamo la primavera allora, così arriverà anche il tuo post su questi luoghi a me sconosciuti ;-)

    RispondiElimina
  10. @muscaria: lieta di farti da guida turistica (!!!)

    RispondiElimina
  11. Io proverei, ignorando i rognoncini :-)
    Una buonissima settimana. Smack

    RispondiElimina
  12. @twostella: allora ti viene proprio come quello qui sopra!
    ciao Stellina, ben ritrovata e buona settimana anche a te...

    RispondiElimina
  13. che dirti,l'assaggio del tuo piatto ha riportato anche me ai giorni dell'infanzia! Se ricordi ti ho chiesto: è fegato? stavo per dire rognone ma mi sembrava "esagerato" per un piatto che da qualcuno dei presenti mi era stato accennato essere un pò svizzero. Ed ecco perchè l'infanzia: il ricordo non è piacevolissimo perchè il rognone allora a me non piaceva anche se con il tempo ho imparato ad apprezzarne il sapore e la consistenza callosa, tamt'è che quando lo trovo al supermercato non posso fare a meno di comprarmelo e prepararlo "alla napoletana". Ovviamente pomodorini, prezzemolo, cipolla ed aglio. Ma il sapore delicato con la panna lo rende ancora più gustoso ed allora proverò a cucinarlo anch'io seguendo la tua ricetta.
    Ogni tuo post è comunque una sorpresa per me!

    RispondiElimina
  14. I sapori della mia infanzia?

    Dunque...pollo arrosto (che come lo faceva mia nonna non l'ha più fatto nessuno!), polenta e qualsiasi cosa, pizzoccheri, formaggio fuso, cioccolato dei conigli di pasqua svizzeri, cioccovo, biscottini Japonais, Zwieback, succo di mele,pomodori alla griglia con basilico e aglio, i canestrelli con lo zucchero a velo, il cioccolato Frey della Migros, la torta di ricotta della Migros, la soppressa veneta, il profumo del vino rosso quando si imbottigliava, le pizzette di sfoglia della pasticceria Garibaldi, le fette di pane con un'idea di nutella, i sofficini, i panini caldi del Dorigo's, il cannoncino gigante di Canavesi...

    Ma che infanzia ho avuto?!

    @ Grei: I love you!

    RispondiElimina
  15. @paola: a questo punto urge scambio culturale con ricetta napoletana annessa...

    @virò: gnocchi alla romana della nonna, gelato cioccolato e limone, i ghiaccioli svizzeri con gli stecchi di plastica incastrabili, il billy split, le pesche al vino del nonno, la colazione all'inglese con le uova allo speck, l'insalata vitaminica, i moretti, la gazzosa bevuta nelle tazzinelle, le mele alla griglia, la focaccia di Vercellini, il pane francese di Numeroli,le brioches del collegio di Lucchini, le ciotoline di nutella con il coperchio di carta argentata che suonava, la royal crown cola, i bratwurst con le patate fritte, i vermisei di castagne...
    (PS Grei spesso è proprio adorabile...)

    RispondiElimina
  16. mi piace il tuo flusso interiore, il ricordo, la sua pregnanza affettiva e poi il tuffo della ricetta nella vita vera, è così! la nostra realtà psichica ama mischiare luoghi e persone e cronaca,
    acqua viva che scorri tu sai bene che scorrere è la fluidità che ci è concessa!
    un gentile saluto!

    RispondiElimina
  17. @papaverodicampo: scorrere, imparare, lasciar andare. Coerenti con se stessi, ad ogni attimo con qualcosa in più, con qualcosa in meno.
    Viaggiare.

    RispondiElimina
  18. "Con coraggio gentilmente, gentilmente
    dolcemente viaggiare...! Lucio Battisti 1977. W Acquaviva, i crotti e i missoltini!

    RispondiElimina
  19. @iomilanese-laura:
    "Il fiume va,
    sa dove andare,
    guardo più in là..."

    RispondiElimina
  20. acquaviva, mi manderesti una tua email? artemisia :)

    RispondiElimina
  21. @artemisia: Volentieri, ma non riesco a leggere il tuo indirizzo mail dal profilo personale (tieni conto che sono fuori sede ed ho fino a martedì un collegamento volante...). Come ti rintraccio?

    RispondiElimina

Posta un commento

post più popolari

MTC di settembre 2014: un sacco di riso!

Diceva un vecchio slogan anarchico: "con l'ironia abbatteremo il potere e un sacco di riso lo seppellirà".  A no? Erano risate?! Va be'... per un MTC di questa portata ci si può anche concedere una licenza! Premessa... ... avevo scritto un post lunghissimo per raccontare perché e per come ho scelto questo tema per l'MTChallenge di settembre 2014. Poi l'ho ridotto della metà, lasciando solo alcune note che mi sembravano indispensabili, e l'ho mandato alla Gennaro per un parere.  E lei ha detto che un terzo di quanto le ho mostrato era già troppo! Allora ho ricomposto alcuni dei contenuti in articoli di supporto da pubblicare più avanti ed ho cassato il resto. Qui è rimasto il riassunto della selezione della selezione, ovvero il puro tema dell'MTC. Che, mi spiace, adesso vi tocca leggere per intero! Se scegliere un ingrediente invece che una ricetta tende ad allargare gli orizzonti, questa volta scegliere IL RISO , come capirete, li spalanca fran...

a tu per tu con il Fleischkäse svizzero, questo sconosciuto di famiglia

Nel curioso elenco dei cibi svizzeri che hanno caratterizzato la mia infanzia mi rendo conto che, fatto strano, sul blog non ho ancora parlato del  Fleischkäse, una via di mezzo tra un polpettone ed un würstel gigante di cui da bambini venivamo spesso nutriti. Ma un episodio di vita vera me lo ha messo sotto il naso proprio l'altro giorno, ed eccomi qui con il mio reportage storico-familiare. Alcuni Svizzeri, come quelli di casa mia, vivono il   Fleischkäse come un salume, da comprare pronto, intero o affettato sottile in buste, da servire in tavola come fosse prosciutto cotto o da infilare nei panini per merenda con maionese, senape e cipolline sottaceto (Be'... che c'è?! Se mia mamma per evitare che noi figli mangiassimo troppa Nutella la teneva in frigo ad indurire, così era più difficile da spalmare e sul pane se ne metteva di meno, perché stupirsi di quella che lei invece considerava una merenda "sana"?!) Altri amanti del  Fleischkäse  lo ...

una salsa di cipolle svizzera per würstel e per mamme lavoratrici

Lo so: sono rimasta indietro di una puntata! Parlavo di  ricette svizzere  quando un'irrefrenabile tentazione di cibo americano  si è intrufolata in cucina ed ha avuto  la meglio. Riprendo ora il filo con un piatto che ho proposto pochi giorni fa anche alla mia cara mammina svizzera in occasione del suo compleanno: Bratwurst con salsa di cipolle. L'aspetto curioso non sta tanto nel tipo di würstel utilizzato, una salsiccia bianca di vitello il cui nome per alcuni significa "salsiccia di carne spezzettata" e per altri "salsiccia da arrostire". In Germania di solito viene speziata in modo deciso con pepe, noce moscata e/o cumino, mentre in Svizzera il suo sapore è molto più delicato. In Ticino ne esiste una versione mignon, una "collana" di micro-salsiccine detta cipollata  non perchè contenga cipolle ma perchè, appunto, di solito si serve in salsa di cipolle. Ma, a casa della mia mamma lavoratrice senza tempo ne' passione per la cucina,...

MTC giugno 2011... verso Oriente!

Continuo a pensare che le giudici  titolari  e aggiunte  dell'MTC fossero completamente fuori quando hanno passato a me il testimone e nessuno potrà convincermi del contrario, anche perchè potevano ben immaginare in che gorgo storico-etnico-confusionale avrei trascinato la sfida... ma si sono fidate lo stesso! No, è oggettivo: non possono essere completamente normali... Accertato questo, dichiaro anche di non essermi mai emozionata tanto nello scrivere un post e soprattutto nel proporre una ricetta, sentendo tanti occhi puntati addosso ed il fiato trattenuto di tanti MTC addicted... Ebbene sì, rilassatevi (o disperatevi) pure: come temevate, questa volta si va davvero tutti in Giappone! Niente succede per caso, si sa. Tanto è vero che l'eterno girovagare di Marco Polo (a cui faccio da qualche tempo da vivandiera ) l'ha portato proprio a questo punto del suo viaggio a confrontarsi con  Cipango , il Paese del Sol Levante... Come potevo non cogliere il suggerimento ...

peperoni farciti alla croata: massaia batte bustina millemila a zero!

Riprendere a parlare di cucina non è facilissimo, soprattutto con il tono scanzonato che avevo in mente per questo post. Mi limiterò all'aspetto "documentaristico" ed umano, che l'umore magari sa beneficiare della concentrazione e della dolcezza richieste da una simile impostazione. Dopo una lunga serie di articoli e ricette a base di riso penso di cambiare direzione dedicandomi ai peperoni bianchi croati che di solito si cucinano ripieni di carne, per scoprire poi che nella farcia è presente riso crudo. Quando si dice il caso... I peperoni bianchi, babura paprika, in Croazia sono reperibili facilmente proprio in questa stagione. Ne ho in frigo tre e decido di prepararli, appunto, come  punjene paprike , ovvero farciti e cotti nel pomodoro, ricetta tipica che con piccole varianti è diffusa anche in altri Paesi limitrofi e che ogni famiglia, ovviamente, prepara secondo i propri criteri. La versione più semplice prevede di profumare carne trita di manzo o m...

riso Otello: un nero integral(ista)

Il primo giorno di autunno una ricetta con le ultime verdure estive, che sono ancora buone visto che sembra far più caldo ora che nei mesi trascorsi... Sollecitata da alcuni dubbi posti sulle modalità di cottura del riso integrale e sull'utilizzo di varietà di riso "esotiche", ho pensato di provare le risposte sul campo e chiarire soprattutto le idee a me stessa, la prima che ha tutto ancora da imparare. Così, per prendere due piccioni con una fava, ho scelto un riso sia nero che integrale. No, non famoso ed idolatrato riso Venere, fantastica varietà di nobile origine cinese che, grazie a opportune ibridazioni, ora è coltivato anche in Italia.  Ho pescato  invece una varietà tutta italiana: il riso Otello, che deriva anch'esso da varietà cinesi ma è di concezione e di coltivazione tutta nostrana. Chissà se il  nome è stato ispirato ispirato dal famoso personaggio shakespeariano, dalla sua pelle scura e dalla sua natura piuttosto integral ista... Si utilizz...

precisazione:

Per carattere tendo a tenermi in disparte e so che un comportamento simile in rete rema contro la normale volontà di visibilità di un blog che si rispetti: ho ricevuto spesso critiche per questo.
Mi hanno anche fatto notare che non sempre racconto le manifestazioni a cui sono invitata da aziende e che non polemizzo con chi ha utilizzato i miei testi o le mie foto senza citare il mio blog.
Ringrazio con passione chi mi rivolge queste critiche per affetto e chi mi sopporta lo stesso, nonostante non segua i loro consigli!