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un isolato progetto di piacere, senza fretta



Nove anni fa, il 13 luglio 2009, l'acqua viva con cui mi visualizzavo in rete ha cominciato a scorrere in questo blog, dapprima  solo per me, dopo qualche mese aperto anche alla alla lettura pubblicaHo sfogliato velocemente i primi tre anni di post e vi ho incontrato una persona diversa. Oggi sono meno addolorata ed emotiva, un po' più amara ed annoiata di allora, molto più trattenuta nel parlare di me. 

Rimpiango quella scrittura del tutto e del niente che c'entrava poco con la cucina, quei titoli dei post legati all'emozione del testo senza nemmeno nominare la ricetta, quei dialoghi con altre persone che nascevano nei commenti e proseguivano nel tempo, da un post all'altro. Non rimpiango la persona che ero sul web, sarebbe stupido, ma quel modo personale che mi ero inventata per starci.

I motivi per cui iniziai quesa avventura mi sono molto chiari ora. Meno quelli per cui la continuo. Cioè: non capisco perché ho portato avanti negli ultimi anni i miei post in questa maniera "da foodblogger": vecchia, piegata a certe routine. Mi sono resa conto di volere altro. Sono brava a cucinare e so scrivere decentemente, come ho mostrato per nove anni in rete e fuori. Me lo sono vista riconoscere, in qualche modo, ogni tanto, in fondo anche nella vita reale. Cercavo quello? Forse. E adesso? Non lo so. Forse ne ho abbastanza o forse, ecco, meglio, non mi basta più. 

La stanchezza sopisce l'entusiasmo, vela il senso di quello che vorrei dire e finisco per non parlare. Perché scrivere ricette racconta di me attraverso un linguaggio di confine, che ovviamente non arriva se l'intento di chi legge e semplicemente quello di ascoltare dosi e procedimenti. E ora un letargo comunicativo decorato di rari guizzi non mi serve più. Forse è ora di tornare a dire davvero.

Non credo di volermi staccare dalla lingua della cucina, però. I like sotto una foto di facebook hanno sostituito il senso profondo del leggersi un articolo su un blog e gli emoticon la lentezza di scriverne commenti di confronto, ed è un peccato pure mio, me lo ritrovo addosso. Ma per me questa è una conseguenza, non l'unico modo che conosco per frequentare la rete.

In generale la comunicazione ha perso i contenuti e la cucina è esondata, pretendendo di non sapere di avere dei limiti, e in quella piena di parole le mie si sono perse in mezzo a mille altre. Per me era una delle possibili forme di linguaggio, il racconto del cucinare, non l'espediente per mettermi in mostra, ma travolto e disperso da parole simili, ho finito per confondermi con i modi di fare altrui, soccombendo al leggi non scritte che non erano neppure mai state mie.

Ci sono alternative vive, per fortuna, piccole isole di serenità e contenuto, ma io in questo bailamme fatico a vederle e quasi non ho forze per raggiungerle. Forse prima di tentare di muovermi in qualche direzione è il caso che capisco da dove sto partendo. Io dove sono finita? Mi rendo conto che devo ripensare la mia personale dimensione di web, di scrittura, di cucina pubblicata.

Non mi piace "fare la foodblogger", stamparmi un biglietto da visita e pubblicare ricette tonte e luminose tutti i giorni fino a che qualcuno mi nota e decide di invitarmi agli "eventi" o regalarmi prodotti in cambio di un articolo. Non mi piace "diventare famosa", stare in cima ai motori di ricerca e ricevere apprezzamenti solo perché ho mescolato due surgelati ad una scatoletta ma ci ho messo una spezia o un titolo "cool" ed ho fotografato divinamente il tutto.

Per un periodo mi sarebbe piaciuto un sacco, non lo nego, vivere di un lavoro legato al blog, ma in effetti non "in prima persona": mi sarebbe piaciuto scrivere di cucina per qualche testata o editore autorevole, partecipare a dibattiti tra "esperti", tenere corsi. E sono tutte cose che in effetti ho fatto in realtà, in questi nove anni, riuscendo a rimanere sempre un po' defilata, tenendo il mio nome spesso dietro le quinte di una ribalta calcata da altri.

Ecco perché non ho mai contato i follower o le visite (non so neppure bene come si faccia!) ne' ho mandato i miei lavori a possibili sponsor e mi farebbe orrore diventare "influencer". Ho ricevuto inviti a collaborazioni accettando solo quelle che mi piacevano, ho dato vita a cibi, culture, storie e mondi attraverso le parole di fronte ad uditori che non conoscevano il mio nome, e sono sempre risultata credibile. Forse perché fino in fondo non ci credevo neppure io.

Di fatto in questi nove anni ho sempre cucinato, scritto e fotografato perché erano azioni vive, che mi davano entusiasmo, e più che divulgare o "fare tendenza", questi atti mi hanno aiutato a comunicare creativamente qualcosa di me che nella vita reale ho sempre faticato ad esporre. Ma che attraverso la cucina, la sua storia e la sua geografia, fiorivano e magicamente si rivelavano.

Il mio rifugio vero, però, la mia forma espressiva prediletta è stato sempre il blog. E i blog come piacevano a me ora sono considerati superati: sono intanto assolutamente inutili a chi cerca visibilità, e poi faticosi da seguire per chi si è passivamente abituato al consumo delle informazioni-istante. Ne' per dare ne' per avere, non interessano più a nessuno.

Io stessa da tempo ho smesso di frequentarli, e mi relaziono con iil mio quasi con l'automatismo con cui la sera mi ricordo di lavare i denti. Mi racconto la storia che ho pochissimo tempo libero sia per leggere che per scrivere e non è neanche falso, ma costituisce di fatto una scusa: mi sono distaccata dai blog fondamentalmente per apatia.

Nove anni fa la notorietà, nella vita reale come nel web di allora, era quell'aspetto inevitabile del fare bene il proprio lavoro in certi ambiti. Nella vita reale, senza che c'entrassero lo scrivere o il cucinare, la notorietà nel mio piccolo l'ho pure avuta, meritata senza cercarla, ma il periodo in cui mi si riconosceva per strada sinceramente non mi è piaciuto.  

Ora che sul web la "visibilità" guadagna apprezzamento, indipendentemente dalla qualità di ciò che si mostra o si dice, capisco che si sta rivelando il mezzo perfetto per i divi di oggi, e che non è il mio. Il mio modo di intendere il blog in questo senso ha fatto il suo tempo, anche se è da lì che vorrei ricominciare. 

Fin dall'inizio, a ben pensarci, mi nascondevo dietro un nick blindatissimo, stavo fuori dai social, usavo pochissime foto piccole piccole e senza props, davo ai post titoli slegati dalle ricette. Mi stupivo di avere lettori e commenti, e che tornassero ancora a leggermi, così, solo per me, che nel blog mettevo semplicemente degli hobby e non la me stessa vera, quella che pensavo valesse di più, che fuori era riconoscibile ma lì dentro no, rimaneva protetta. 

E da lì vorrei ricominciare, riappropriandomi del blog come puro spazio personale, aperto a chi vorrà leggermi per sbaglio, escluso da quei meccanismi della rete attuale che attirano l'attenzione su chi vuole colpire, stupire, aggregare. Non cerco ammiratori, ne' inserzionisti, ne' community di cui essere parte, Non sono mai vissuta di immagine per precisa scelta fin dall'adolescenza e compiango chi non si rende conto di quanti limiti ponga una visione così limitata della vita. Non ho la necessità di "esserci", mi basta esistere nel mio, per bene.

Quello era all'inizio questo è il mio blog, di nuovo, da oggi. Non era inteso come un ricettario e ora riprende a non esserlo, anche se magari al lettore da social continuerà ad apparire così. Bene: apparenza merita apparenza, siamo contenti tutti. Pazienza se non avrò lettori, commenti, sponsor. Altri correranno più veloci di me verso nuove avventure, a me interessa solo un piccolo blog personale in cui accoccolarmi. Voglio stare comoda, come in una bella poltrona davanti ad un camino con un piatto di biscotti burrosi, come in una sdraio su una terrazza ombreggiata con una limonata fresca. Insieme a un bel libro o a qualche buon amico.

Scrivere, fotografare, cucinare, leggere. Non per raccontarmi al mondo ma per stare bene con me senza chiudere il mondo fuori. E se poi per caso finisco per raccontarmi anche un po', a chi mi incrocia per caso a chi mi conosce ed è curioso di me, saperne un filo di più gli uni degli altri non farà male a nessuno. 
E se poi qualcuno a cui piace come scrivo e come cucino mi affiderà dei compiti compatibili con la mia vita reale, ben venga, sarà una reciproca scelta di qualità. 

In questi nove anni la mia vita si è ribaltata più volte. Ho imparato che aprirsi al cambiamento nella vita è indispensabile ed altrettanto importante è aver chiaro chi si è e perché si vive. Esperienze mi hanno mutato, insegnandomi a procedere a fronte alta ed a tenere strette quelle felicità minute di cui spesso non ci si rende conto. Magari è arrivato il momento di provare a mettere qualcosa di tutto ciò su carta, ritrovando quella scrittura che si era nascosta tra le tante ricette, addormentandosi dopo che il silenzio si era fatto molto lungo. Ritrovare il senso del blog.

E rinnovarlo, un pochino, nella grafica ma non nei meccanismi. Mi piace mantenere il blogroll che non usa più nessuno, in cui presenze vecchie di anni testimoniano il piacere di continuare ad attingere a fonti che ritengo sempre attuali, la sparizione delle abitudini pigre elimina alcuni nomi che hanno ora per me perso senso, l'ingresso di temi nuovi (graduale, che oggi non ho fatto in tempo) testimonia il mio ritorno curioso alla vita, on-line e non.

Farò pure un po' d'ordine, andando con il tempo a ritroso a re-impaginare foto misteriosamente scomparse o testi stranamente rimpiccioliti, razionalizzando i tag e magari creando un indice organico, se tecnicamente si può. Devo ancora prendere confidenza con questa immagine diversa, ma anche lì sfidare i gesti automatici non può che risvegliare l'attenzione.

E, sistemato il passato, voglio ricominciare a scrivere con linguaggio incisivo di progetti lenti, da curare con amore, e di emozioni veloci, farcite di luoghi, occasioni e persone che mi fanno stare bene. Mi piacerebbe riprendere anche l'antica abitudine agli appuntamenti piacevoli, tutti miei, senza meccanismi "da rete" ne' competizioni, un po' come quando il martedì sera era riservato al cineforum con le amiche del cuore per il puro gusto del film e della loro compagnia. 

Non ho più il tempo per tutta la ricerca che facevo agli inizi del blog, quando mi ero inventata delle rubriche periodiche, ma nuove esperienze sulla falsariga del giro storico gastronomico Inseguendo Marco Polo o della contaminazione geografico-culturale della cucina del Mondo in Casa non mi dispiacerebbero. Ci penso poi, con calma. Questo non è un lavoro ma un'isolato progetto di piacere.

E questo voglio sia da oggi il mio blog, con i profumi, i colori, le parole che mi stanno a cuore. Non aspiro ad essere niente di diverso da ciò che sono. Ance senza lettori al seguito, se il mondo oggi va altrove rispetto ad un blog vecchio stampo. Un vezzo intimamente creativo, uno degli infiniti modi per essere snob, in pratica.

Rispetto a quello che scrivevo nel post di apertura dei questo blog, nove anni fa, ora ho la consapevolezza che la curiosità di capire non mi abbandonerà mai, per quanto provi a volte a distaccarmene. 

Ma ho anche imparato che non comprendere non è un problema: intanto vale la pena di vivere il momento. E se non arriverò a capire... pazienza, non mi dannerò a cercarne la ragione come un torrente che insiste a gorgogliare in una strozzatura. Cambiando percorso magari trovo anche un alveo di maggior valore. 

Oltre lo zen, oltre Montale, anche i nove anni di acqua viva che scorre sono serviti a qualcosa.



  • rivoli affluenti:
  • Spesso il male di vivere ho incontrato: 
    era il rivo strozzato che gorgoglia,
    era l'incartocciarsi della foglia
    riarsa, era il cavallo stramazzato.
    Bene non seppi, fuori del prodigio
    che schiude la divina indifferenza:
    era la statua nella sonnolenza
    del meriggio, e la nuvola, e il falco alto levato.
  • Eugenio Montale, "Spesso il male di vivere ho incontrato", in Ossi di Seppia, 1925
  • la foto di apertura è la prima immagine che ho pubblicato sul blog (sono orizuru, qui la loro storia), quella di chiusura il fume al lato del quale mi ero fermata qualche settimana fa ad attendere. Invece del cadavere del nemico è passata la voglia di riprendermi il blog come si deve.

Commenti

  1. Concordo su tutto Annalena, con un percorso di vita e di blog ovviamente diversi. Anch'io preferisco raccontare me attraverso la cucina, non semplicemente ecrivere ricette, ed é per questo che da qualche anno sul blog ci sono digressioni su libri, film e oroscopo del giorno 😂😂 Non parlo di me direttamente, ma per vie traverse. Continuo anche per mio figlio, come se fosse un'ereditá per lui e perme che, fra qualche anno, potrö vedere chi ero negli anni passati, come hai fatto tu per scrivere questo post💖

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  2. A proposito, hai fatto anche bene a cambiare il tema del blog (che poi écome il mio). Ormai navigano tutti da telefono e così é più fruibile 😉

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    1. pensare che il futuro del blog è quello di essere letto da tuo figlio è una delle motivazioni più carine e sane che in questo momento mi vengono in mente per aprirne uno e curarselo.

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  3. Come al solito sai scrivere e descriverti oltre a descrivere bene il conCetto blog e foodblogger. Concordo con quanto dici in generale i 9 anni li faccio anch'io e molto è cambiato da allora. Sei brava in tutto e.nonostante il poco tempo lo trovi. Sei grande e mo pesce leggerti anche se i piatti favolosi che proponi non sono allain portata. Spero un giorno di poterti dire do più vis a vis. Un abbraccio e auguri per tutto.

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    1. Ps. Scusa gli errori ero sul cell. .mi piace e non pesce....allain vale a dire alla mia. .Buona domenica.😚

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    2. sapessi gli errori che faccio io da cellulare! Ma la sostanza l'avevo capita lo stesso. E te ne devo ringraziare, come al solito.

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  4. Non lo so...non credo che tu ti sia mai realmente scoperta tra queste righe, non per niente le poche volte che viravi sul personale il tag era "gocce di me".
    Fatico più di te ad adattarmi ai cambiamenti e questo font mi confonde un po', con le emme e le enne a cui pare manchi un pezzettino...mi piace però che sia in grassetto e mi piace il titolo che inizia con la minuscola.
    Rimpiango anch'io il periodo in cui i blog erano un bellissimo punto di partenza di tante cose, i tempi di Menu Turistico, di Gambetto nella zuppa, di Una Finestra di fronte e di altri...alcuni ci sono ancora, altri si sono trasformati e ormai Cuoche per caso su fb sforna cream tart e cestini di trita e patate ogni trenta secondi...che ogni giorno mi chiedo perchè ancora non mi sia cancellata...
    Però, a ragionarci, la scelta è ampia ed in fondo hai ragione: basta saper scegliere, voler scegliere, curare la qualità del proprio tempo selezionando solo ciò che ci piace davvero...
    Sappi che sarai sempre la mia prima scelta...

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