Passa ai contenuti principali

biscottini natalizi svizzeri di famiglia, puntata 1: i Brunsli

Ho avuto occasione ultimamente di dover spiegare ad amici recenti come la mia famiglia composita non abbia in verità sviluppato vere e proprie tradizioni di ricette natalizie. Se mediamente nel Nord Italia è poco considerata la cena della Vigilia e si da più importanza al pranzo di Natale, sia come momento di riunione familiare che come allestimento di un pasto speciale. 

Eppure noi abbiamo invece due curiose abitudini: la colazione della Vigilia, primo momento in cui tutta la famiglia si siede attorno allo stesso tavolo, e la "cena leggera" della sera della Vigilia, come continua a definirla mia madre, che prevede zuppa di cipolle di nostra mamma e baccalà di nostro padre, a volte affiancato o sostituito da trippa

Per quanto riguarda il pranzo di Natale la tradizione di famiglia, da quando sono mancati la nonna paterna ed il suo pollo arrosto, è stata rifarci ogni volta ad un tema differente, allestendo di anno in anno un pranzo sempre diverso e sempre speciale, che ci trasporta insieme verso in sapori ed atmosfere che incuriosiscono ed ingolosiscono tutti. 

I link a baccalà e trippa qui sono a ricette mie, mi rendo conto in questo momento di non aver mai pubblicato le ricette di casa, a cui rimedierò volentieri nei prossimi giorni. Mentre sono pronta oggi a raccontare meglio alcuni dei sette tipici biscottini natalizi svizzeri che in questo periodo in quel Paese ci si scambia come dono e che, avendo appreso la tradizione (anche se non le ricette...) da mia mamma svizzera, sono il mio contributo alla nostra colazione della Vigilia. 

Non ne ho mai postato in effetti qui le ricette ma quest'anno mi voglio rifare e ne pubblico tre, uno ogni giorno a partire da oggi, in modo da essere libera il 24 mattina quando ci dedicheremo tutti insieme alla degustazione, inaugurando le nostre feste di famiglia.
Oggi partiamo con i Brunsli, che sarebbero i biscotti natalizi tipici di Basilea ma che io preparo con la ricetta di un mio prozio pasticcere di Zurigo. Lui riteneva i Brunsli di Basilea a suo gusto troppo croccanti e poco avvolgenti, tanto da inventarsene una sua personale variante che sostituiva la farina con patate lesse. Cosa che, oltre a renderli dei meravigliosi dolcetti gluten free, ne ha modificato perfettamente la consistenza e ne ha fatto i miei biscotti preferiti in assoluto.

La forma tradizionale sarebbe a trifoglio ma oggi se ne vedono di ogni sagoma. Si conservano tranquillamente anche per un mese e, se si forano prima della cottura, si possono appendere all'albero di Natale con un nastrino, teoricamente meglio bianco. Comunque non sono mai riuscita a resistere alla tentazione, qualsiasi quantità ne prepari!

BRUNSLI NELLA VERSIONE DI ZURIGO
ingredienti per 2 teglie, circa 75 pezzi:
450 g di mandorle tritate fini (le si può miscelare a farina di mandorle ma un po' di "croccante” deve sentirsi)
450 g di zucchero a velo (per i celiaci attenzione alla tipologia di amido)
1 patata media, circa 100/110 g
100 g di albumi (circa 3 uova)
75 g di cacao (o, come qui, metà cacao e metà cioccolato fondente ridotto in polvere)
1/2 cucchiaino essenza di vaniglia (ma c'è chi preferisce cannella)
1/2 bicchierino di kirsch (o altra grappa secca di frutta)
2 cucchiaiate di zucchero semolato per la copertura

Lessare la patata a pezzi senza buccia (o cuocerla al microonde intere e poi sbucciarla); schiacciarla e versare il purè in una capace terrina e lasciar intiepidire.

Unire alla patata tutti gli altri ingredienti tranne lo zucchero semolato e rimestare con energia per 7-10 minuti (o nella planetaria per 5) in modo da ottenere un impasto uniforme ed abbastanza compatto. Coprire bene e lasciar riposare l'impasto per circa 24 ore.

Stendere l’impasto in una sfoglia spessa circa 1 cm (è un po' appiccicosa per cui meglio usare carta forno o pellicola sul piano) e ritagliare i biscotti con stampini a trifoglio o natalizi (io quest'anno ho deragliato...). 
Rigarne la superficie con una forchetta o, come qui, premendoli su un rigagnocchi.
Disporli man mano su una placca rivestita di carta forno, rigarne la superficie con una forchetta, spolverare di zucchero semolato e lasciar riposare per almeno un paio di ore, ma anche una notte, in ambiente fresco.
Cuocere in forno ventilato a 200 °C posizionando la teglia sul secondo supporto dall'alto per circa 5 minuti; levare subito dal forno quando i biscotti si curvano sugli orli e si forma una crosticina molto sottile in superficie, ma internamente sono ancora morbidi; lasciar raffreddare su una gratella. 
  • rivoli affluenti:
  • uscendo dalla traccia svizzera, un'altra quarantina di biscotti, classici ma più spesso insoliti, si trovano nel blog cliccando qui.

Commenti

  1. "Si conservano tranquillamente anche per un mese"...come sei spiritosa!!!

    RispondiElimina
    Risposte
    1. ma infatti! E ho specificato che qualsiasi sia la quantità preparata, non riesco mai a conservare quelli che tengo per me a sufficienza nemmeno per appenderli all'albero...

      Elimina

Posta un commento

post più popolari

MTC di settembre 2014: un sacco di riso!

Diceva un vecchio slogan anarchico: "con l'ironia abbatteremo il potere e un sacco di riso lo seppellirà".  A no? Erano risate?! Va be'... per un MTC di questa portata ci si può anche concedere una licenza! Premessa... ... avevo scritto un post lunghissimo per raccontare perché e per come ho scelto questo tema per l'MTChallenge di settembre 2014. Poi l'ho ridotto della metà, lasciando solo alcune note che mi sembravano indispensabili, e l'ho mandato alla Gennaro per un parere.  E lei ha detto che un terzo di quanto le ho mostrato era già troppo! Allora ho ricomposto alcuni dei contenuti in articoli di supporto da pubblicare più avanti ed ho cassato il resto. Qui è rimasto il riassunto della selezione della selezione, ovvero il puro tema dell'MTC. Che, mi spiace, adesso vi tocca leggere per intero! Se scegliere un ingrediente invece che una ricetta tende ad allargare gli orizzonti, questa volta scegliere IL RISO , come capirete, li spalanca fran...

a tu per tu con il Fleischkäse svizzero, questo sconosciuto di famiglia

Nel curioso elenco dei cibi svizzeri che hanno caratterizzato la mia infanzia mi rendo conto che, fatto strano, sul blog non ho ancora parlato del  Fleischkäse, una via di mezzo tra un polpettone ed un würstel gigante di cui da bambini venivamo spesso nutriti. Ma un episodio di vita vera me lo ha messo sotto il naso proprio l'altro giorno, ed eccomi qui con il mio reportage storico-familiare. Alcuni Svizzeri, come quelli di casa mia, vivono il   Fleischkäse come un salume, da comprare pronto, intero o affettato sottile in buste, da servire in tavola come fosse prosciutto cotto o da infilare nei panini per merenda con maionese, senape e cipolline sottaceto (Be'... che c'è?! Se mia mamma per evitare che noi figli mangiassimo troppa Nutella la teneva in frigo ad indurire, così era più difficile da spalmare e sul pane se ne metteva di meno, perché stupirsi di quella che lei invece considerava una merenda "sana"?!) Altri amanti del  Fleischkäse  lo ...

una salsa di cipolle svizzera per würstel e per mamme lavoratrici

Lo so: sono rimasta indietro di una puntata! Parlavo di  ricette svizzere  quando un'irrefrenabile tentazione di cibo americano  si è intrufolata in cucina ed ha avuto  la meglio. Riprendo ora il filo con un piatto che ho proposto pochi giorni fa anche alla mia cara mammina svizzera in occasione del suo compleanno: Bratwurst con salsa di cipolle. L'aspetto curioso non sta tanto nel tipo di würstel utilizzato, una salsiccia bianca di vitello il cui nome per alcuni significa "salsiccia di carne spezzettata" e per altri "salsiccia da arrostire". In Germania di solito viene speziata in modo deciso con pepe, noce moscata e/o cumino, mentre in Svizzera il suo sapore è molto più delicato. In Ticino ne esiste una versione mignon, una "collana" di micro-salsiccine detta cipollata  non perchè contenga cipolle ma perchè, appunto, di solito si serve in salsa di cipolle. Ma, a casa della mia mamma lavoratrice senza tempo ne' passione per la cucina,...

MTC giugno 2011... verso Oriente!

Continuo a pensare che le giudici  titolari  e aggiunte  dell'MTC fossero completamente fuori quando hanno passato a me il testimone e nessuno potrà convincermi del contrario, anche perchè potevano ben immaginare in che gorgo storico-etnico-confusionale avrei trascinato la sfida... ma si sono fidate lo stesso! No, è oggettivo: non possono essere completamente normali... Accertato questo, dichiaro anche di non essermi mai emozionata tanto nello scrivere un post e soprattutto nel proporre una ricetta, sentendo tanti occhi puntati addosso ed il fiato trattenuto di tanti MTC addicted... Ebbene sì, rilassatevi (o disperatevi) pure: come temevate, questa volta si va davvero tutti in Giappone! Niente succede per caso, si sa. Tanto è vero che l'eterno girovagare di Marco Polo (a cui faccio da qualche tempo da vivandiera ) l'ha portato proprio a questo punto del suo viaggio a confrontarsi con  Cipango , il Paese del Sol Levante... Come potevo non cogliere il suggerimento ...

peperoni farciti alla croata: massaia batte bustina millemila a zero!

Riprendere a parlare di cucina non è facilissimo, soprattutto con il tono scanzonato che avevo in mente per questo post. Mi limiterò all'aspetto "documentaristico" ed umano, che l'umore magari sa beneficiare della concentrazione e della dolcezza richieste da una simile impostazione. Dopo una lunga serie di articoli e ricette a base di riso penso di cambiare direzione dedicandomi ai peperoni bianchi croati che di solito si cucinano ripieni di carne, per scoprire poi che nella farcia è presente riso crudo. Quando si dice il caso... I peperoni bianchi, babura paprika, in Croazia sono reperibili facilmente proprio in questa stagione. Ne ho in frigo tre e decido di prepararli, appunto, come  punjene paprike , ovvero farciti e cotti nel pomodoro, ricetta tipica che con piccole varianti è diffusa anche in altri Paesi limitrofi e che ogni famiglia, ovviamente, prepara secondo i propri criteri. La versione più semplice prevede di profumare carne trita di manzo o m...

riso Otello: un nero integral(ista)

Il primo giorno di autunno una ricetta con le ultime verdure estive, che sono ancora buone visto che sembra far più caldo ora che nei mesi trascorsi... Sollecitata da alcuni dubbi posti sulle modalità di cottura del riso integrale e sull'utilizzo di varietà di riso "esotiche", ho pensato di provare le risposte sul campo e chiarire soprattutto le idee a me stessa, la prima che ha tutto ancora da imparare. Così, per prendere due piccioni con una fava, ho scelto un riso sia nero che integrale. No, non famoso ed idolatrato riso Venere, fantastica varietà di nobile origine cinese che, grazie a opportune ibridazioni, ora è coltivato anche in Italia.  Ho pescato  invece una varietà tutta italiana: il riso Otello, che deriva anch'esso da varietà cinesi ma è di concezione e di coltivazione tutta nostrana. Chissà se il  nome è stato ispirato ispirato dal famoso personaggio shakespeariano, dalla sua pelle scura e dalla sua natura piuttosto integral ista... Si utilizz...

precisazione:

Per carattere tendo a tenermi in disparte e so che un comportamento simile in rete rema contro la normale volontà di visibilità di un blog che si rispetti: ho ricevuto spesso critiche per questo.
Mi hanno anche fatto notare che non sempre racconto le manifestazioni a cui sono invitata da aziende e che non polemizzo con chi ha utilizzato i miei testi o le mie foto senza citare il mio blog.
Ringrazio con passione chi mi rivolge queste critiche per affetto e chi mi sopporta lo stesso, nonostante non segua i loro consigli!