Passa ai contenuti principali

Post

Visualizzazione dei post da marzo, 2010

quando dalle navi sbarcano le idee...

In tutto questo andirivieni della famiglia Polo nelle terre di Levante, capitava anche che talvolta se ne tornassero pure... a Venezia! E dopo tutte le stranezze assaggiate durante i loro viaggi di certo faceva piacere a tutti ritrovare le pietanze "di casa". Già, ma che si mangiava a Venezia all'epoca di Marco Polo? Questa volta più che un viaggio nello spazio ci si propone un viaggio indietro nel tempo... "Costruita su scampoli di terre e barene, isolata dalle acque della laguna, senza terra che fornisca 'cosa alcuna al viver degli uomini', Venezia ha detenuto da secoli un primato nell'arte gastronomica. [...] Erede diretta della tradizione bizantina e quindi romana, la gastronomia lagunare è tra le prime a confrontarsi con le altre cucine del mondo: dalla misulmana all'autroungarica passando per quella spagnola e francese. Sono incontri che nascono dalla convivenza con le popolazioni islamiche (la Serenissima fin da XIII secolo ha ambasciate p

la cucina come scienza e come arte

Ed ecco che la carovana riprende la marcia e, in compagnia degli ambasciatori del Gran Khan, si avvia verso  Pechino . Nonostante gli incontri di ogni genere fatti finora dai nostri viaggiatori, questo con la tavola del Khan deve essere stato veramente sorprendente per loro... In cucina i Cinesi usano da sempre la filosofia del tocco gentile: non lasciano fare al caso ma, per antica sapienza, razionalizzano tutto. Se la vita per un Orientale poggia su una solida base di destino e casualità, in cucina il cuoco cinese ricorre alla scienza senza troppe teorizzazioni ma con le certezze originate da un'esperienza dalle origini già antichissime ai tempi di Marco Polo. Per scrivere la parola "cucinare" in Cina si usano due ideogrammi, peng tiao. Il primo indica l'atto vero e proprio del cuocere (cioè la tecnica che permette di non mangiare gli alimenti crudi), il secondo si traduce con un concetto misto di "raffinatezza" ma anche "aromatizzazione", ov

la vivandiera nel bazar

Saltando la sosta sul Volga sono riuscita a raggiungere la carovana di Marco Polo... Enrico  ha cominciato da poco a narrarci le tappe del viaggio degli antichi mercanti veneziani, paragonando i loro racconti alle esperienze da lui vissute personalmente secoli dopo negli stessi luoghi. Ed io mi sono accodata cercando di ricostruire le ricette locali, possibilmente compatibili con l'epoca... Non sono un'esperta ed alcune regioni le conosco davvero poco, come la tappa di oggi, che si troverebbe bnell'attuale Uzbekistan ... Proprio qui sta il fascino di questa impresa, per quanto mi riguarda: approfondire una serie di conoscenze superficiali per capire meglio non solo le usanze di popoli lontani, ma anche la storia delle loro consuetudini alimentari, legate naturalmente alle risorse disponibili in zona, alla situazione geografica e climatica, al grado di sviluppo dell'agricoltura, delle tecniche di conservazione, degli scambi commerciali, e poi anche a guerre ed invasion

barare sotto i ciliegi in fiore...

In questo periodo in Giappone i notiziari TV ed i giornali riportano come notizia principale l'avanzata del sakura zensen , cioè il fronte della fioritura dei ciliegi che in questi giorni sta salendo da Sud a Nord, con aggiornamenti quotidiani accompagnati da accurati bollettini metereologici. Lo scopo è permettere alla popolazione delle varie regioni di organizzare gite scolastiche, aziendali e familiari nel giorno giusto per il loro Hanami ( hana = fiore, mi contrazione di miru = vedere): assistere allo stabiliante spettacolo della fioritura dei ciliegi. Per molti Giapponesi l' Hanami non è solo il simbolo dell'arrivo della primavera o l'espressione della propensione culturale nipponica verso la natura, l'armonia e la bellezza. E' un'occasione di riflessione interiore su quanto tutto nella vita sia effimero come i leggeri petali dei fiori dalla breve vita, e tutto appartenga comunque al naturale ciclo degli eventi, dove ad ogni fine segue un nuovo i

all'inseguimento del Milione

Piccolo post estemporaneo e fugace per portarmi alla pari e non mangiare la polvere del convoglio che già vedo allontanarsi all'orizzonte... Enrico ha iniziato sui suoi blog Soffia il vento dell'Est  e Cultura Cinese  un viaggio sulle orme di Marco Polo . Sono rimasta talmente affascinata dal suo progetto che mi è venuta la malsana idea di propormi al suo seguito, per incamminarmi anch'io in coda alla sua carovana con una cucina da campo virtuale ed intrufolarmi nei sapori e nei profumi dei Paesi che visiterà... Purtoppo per lui, Enrico non ci ha pensato due volte... Per dirla con parole di altri "lo sventurato rispose" ed ora il tapino vedrà ogni suo post marcopoliano inevitabilmente tallonato in ogni tappa dalle mie ricette. Ma la collaborazione è nata in corsa (siamo in viaggio o no?!) e quando mi sono svegliata io il suo Marco Polo era già partito da Venezia ed arrivato a Costantinopoli . Non avrei avuto il tempo di preparare un piatto appositamente per lu

ma come: un altro capodanno?!

Ebbene sì, siamo al mio quarto Capodanno del 2010... Sì, perché Il  Nuovo Anno Persiano non coincide con il nostro ma comincia tra il 20 ed il 22 marzo con l'equinozio di primavera, il Tavhil, in armonia con la rinascita della natura. Le celebrazioni per Nowruz durano un paio di settimane ed i riti ricalcano gesti tradizionali di rinnovamento che si ripetono analoghi da centinaia di anni, a cavallo tra pubblico e privato, tra laico e religioso, tra Islam e devozioni ancora più antiche, tra usi contadini e sapienza di astrologi e filosofi... Le famiglie  in questo periodo si dedicano alla pulizia della casa e della persona, all'acquisto di nuovi abiti, alla confessione dei propri peccati, alle cerimonie per scacciare gli spiriti maligni, alla semina di germogli ed alla riaccensione dei fuochi domestici. Processioni di musicanti invadono le strade ed i loro abiti di seta rossa ricordano il sangue di Domuzi , l'antica divinità sumera che veniva uccisa alla fine di ogni ann

riflessioni a posteriori

Rientrata dalla mia breve ma intensa esperienza in quel di Roma ho sentito il bisogno di nutrirmi con qualcosa di semplice e leggero. Non solo per bilanciare tutti i bagordi di questa vorticosa parentesi romana ma proprio per ritrovarmi di nuovo "a casa". Molti spunti mi sono rimasti dentro e preferivo ricrearmi velocemente un quotidiano nelle mie corde per poter svolgere il nastro delle esperienze e rileggermelo con calma e tranquillità. E sia il cibo che i gesti di preparazione ad esso dedicati aiutano molto a rientrare nella propria dimensione. Mi sono resa conto che quando le emozioni si affastellano si rischia di badare solo alle più prepotenti, mentre a me piace ascoltare con attenzione tutte le voci, soprattutto quelle minute e flebili, che lasciano tracce più interessanti. Ad esempio ho trascorso una mattinata in una strana dimensione passata/futura, assistendo ad un paio di lezioni universitarie insieme ad una mia carissima accompagnatrice diciannovenne, entusiasta

il dolce che canta...

Sono stata qualche giorno a Roma lontana dai miei impegni quotidiani. Be', in effetti lontana da quelli obbligatori, nel senso che mi sono portata dietro un paio di occupazioni che fanno parte sì del mio panorama quotidiano ma in modo decisamente piacevole, e che quindi non ho abbandonato neppure lontano da casa: la passione per il Giappone e per la cucina. Per quanto riguarda il piacere di trafficare ai fornelli, tra le altre cose, mi sono ritrovata a cucinare "su commissione" un pranzo greco. Un po' sono andata a memoria, un po' mi sono affidata all'archivio del mio computer, un po' a internet e le ricette sono saltate fuori  quasi tutte, ma ho tremendamente sentito la mancanza dei miei libri, che adoro sfogliare in cerca di spunti e conferme ogni volta che devo sviluppare un menù. In sostanza la consultazione dei testi  è parte integrante del mio personale piacere di dedicarmi alla cucina, non riesco a stare lontana a lungo dal fruscio di quelle pagin

l'eleganza dal fango: 99 colombe per Sorelle Nurzia

Tutti quanti il 6 aprile di un anno fa abbiamo sentito raccontare dagli organi di informazione del terremoto in Abruzzo e siamo inorriditi, ci siamo commossi, magari abbiamo anche pregato o mandato in qualche modo una piccola offerta a qualcuno. Poi abbiamo cambiato canale televisivo, voltato pagina del giornale, spento la radio o il computer, tornando alle occupazioni quotidiane con una punta di malinconia e fatalismo in fondo al cuore, ma fondamentalmente in pace. Io per prima, in quell'occasione come in altre analoghe, l'ho pensato come un fatto lontano, di quelli che capitano solo agli altri, e ho creduto di esserne "fortunatamente" estranea. Nonostante mi si fossero ripresentati alla memoria i volti commossi dei nonni quando raccontavano di un bombardamento durante la guerra e di un incendio una decina d'anni dopo che per due volte avevano completamente "buttato all'aria" la famiglia ed il lavoro, nonostante abbia provato sulla mia pelle qualc

precisazione:

Per carattere tendo a tenermi in disparte e so che un comportamento simile in rete rema contro la normale volontà di visibilità di un blog che si rispetti: ho ricevuto spesso critiche per questo.
Mi hanno anche fatto notare che non sempre racconto le manifestazioni a cui sono invitata da aziende e che non polemizzo con chi ha utilizzato i miei testi o le mie foto senza citare il mio blog.
Ringrazio con passione chi mi rivolge queste critiche per affetto e chi mi sopporta lo stesso, nonostante non segua i loro consigli!