Passa ai contenuti principali

Post

Visualizzazione dei post da novembre, 2009

la quiete dopo la tempesta

In questi giorni sono stata lontana dal computer perchè ero eccezionalmente circondata da persone interessanti di solito lontane, a cui ho dedicato tutta la mia attenzione. Alcune di loro sono state ospiti anche a casa mia e, sapendo della predisposizione di una di loro in particolare per la cucina giapponese, avevo anche preparato una bella scorta di ingredienti adatti. E' finta che abbiamo fatto i viaggi più impensati, dalle tisane svizzere alle salsicce ungheresi, dal miele abruzzese alla mortadella di Bologna, mentre alla fine l'unica cosa giapponese estratta dalla dispensa è stato un misero senbei, un biscottino salato che non ha avuto nemmeno il tempo di parlare... Oggi questa casa silenziosa mi permette di raccogliere le idee e di cucinare una piccola cosa per me, crogiolandomi nell'allegria che questi passaggi veloci hanno lasciato nell'aria, anche se purtroppo l'accumulo di doveri tralasciati non mi da lo spazio sufficiente per far sedimentare tutto e p

le case che parlano

Qualche giorno fa mi sono ritrovata nel polveroso appartamento appena lasciato libero da un'anziana vedova, il cui nuovo proprietario voleva un consiglio su cosa fare dei pezzi d'arredo esistenti. Eredi frettolosi avevano infatti preferito alienare insieme alla casa tutto il contenuto e l'acquirente non sapeva distinguere se ci fosse qualcosa "di valore" da salvare dalla discarica... Ma cosa si intende per valore di un oggetto?! Ciò che ho visto io erano i detriti della vita di qualcuno che non conosco... e se ne stavano lì muti, abbandonati a loro stessi come se i padroni fossero usciti pensando di rientrare poco dopo. L'impressione è stata violenta: vecchi mobili di formica anni '60 tutti pieni di bicchieri, zuppiere e vasetti; in bella mostra su credenze e mensole foto di bambini anni '70 in spiaggia tutte virate in arancio; poster pendenti dalle pareti a coprire inquietanti tappezzerie geometriche; sul tavolo di cucina sbeccato un barattolo di zu

gli osti gelosi

Quando qualche settimana fa mi hanno chiamato per lavoro a Castelfranco Veneto ne ho approfittato per attaccarci un giorno libero e scoprire una zona ed una cittadina che non conoscevo. Devo dire che non mi sono tuffata subito nell'aspetto gastronomico perchè Castelfranco ha una storia particolare che mi ha subito catturato e le cui tracce la continuano a caratterizzare fortemente ancora dopo secoli dalla sua fondazione. Le mura possenti ed il fossato che racchiudono la cittadella antica ne raccontano gli iniziali scopi militari, il nome spiega come questo avamposto fosse stato popolato attirandovi nuovi abitanti con la promessa di affrancamento dalle tasse, la grande piazza del mercato fuori dalla porta principale e le tracce di case addossate all'esterno delle mura ne illustrano la successiva evoluzione commerciale ed il conseguente sviluppo edilizio extra moenia . All'interno delle mura, che gli abitanti chiamano "il Castello", c'è il microsc

l'affetto che sta nel cuore

Breve flash estemporaneo: nel post di Sigrid sul patè di fegatini, per colpa di un lettore monello si è scatenata in queste ore fra i lettori una simpatica compilation sui traumi infantili a tema gastronomico. In realtà ho anche io la mia parte di responsabilità, dato che ho fornito lo spunto iniziale raccontando per prima una delle esperienze traumatiche a cui mia mamma, di origine svizzera, lavoratrice fuori casa e moderatamente interessata alla cucina, aveva abituato noi figli quando ci sedevamo a tavola: la crema di carne spalmabile in tubetto, per noi ai tempi una vera golosità... Beata innocenza! Questo invito all'outing mi ha subito ricordato che qualche tempo fa sempre Sigrid aveva indetto un concorso per il racconto della ricetta di infanzia a cui ci si sentiva più legati. Le mie riflessioni in realtà si erano rivelate più simili ad un testo comico che ad una dolce memoria di gesti e sentimenti... andando dunque completamente fuori tema ma scatenando moti di comprension

la castagna viaggiatrice

La festività americana del Thanksgiving cade quest'anno negli Stati Uniti  il 26 novembre, in Canada (per questioni climatiche) il 12 ottobre. Può essere interpretata in vari modi: guardando al passato come la celebrazione della collaborazione pacifica tra nuovi arrivati (i Padri Pellegrini) e padroni di casa (il "Popolo degli Uomini"); restando nel presente è il ringraziamento per la salute ed i beni materiali concessi alle famiglie riunite per l'occasione; sperando nel futuro sottolinea la volontà di recuperare una vera capacità di integrazione tra culture differenti. Al di là della rievocazione storica (più o meno in buonafede) tipicamente americana, credo che valori come unità familiare e desiderio di integrazione siano comunque degni di celebrazione e per farlo scelgo una data a cavallo tra i "ringraziamenti" canadesi e statunitensi ed un "piatto minore", poco conosciuto e di solito servito come contorno in accompagnamento al tacchino arrost

la fiaba dei kaki

Nel periodo invernale sulle bancarelle dei mercati giapponesi fanno la loro comparsa gli hoshi-gaki , i cachi secchi. Ne esistono di varie qualità, i più ricercati sono prodotti artigianalmente e addirittura "massaggiati" a mano prima di essere compressi tra tavolette di legno. Il frutto del cachi ha profondi significati simbolici in Giappone, tanto è vero che è protagonista delle offerte religiose legate alla celebrazione del Capodanno: in ogni casa viene predisposto un piccolo altare su cui si impilano cibi rituali come tortini di riso, arance amare, alghe kombu e cachi secchi... Sulle leggende tradizionali potrebbe essere curioso tornare in seguito, mentre un altro interessantissimo significato è stato attribuito alla pianta di cachi molto più di recente: al bombardamento atomico di Nagasaki il 9 agosto 1945 è miracolosamente sopravvissuto una piccolo alberello di cachi. Nel 1994 uno fitopatologo giapponese è riuscito a far nascere da quell’alberello alcune piante d

una storia laboriosa e semplice

Ci siamo conosciuti in Marocco ed è stato il mio amore per dieci anni. Lui era piemontese e girava il mondo per lavoro, poi con me è diventato stanziale e ha riempito la mia vita da vicino ogni giorno e ad ogni respiro. Insieme abbiamo anche viaggiato un bel po', per diletto, quando lavoro e  finanze ce lo permettevano. Paesi lontanissimi e regioni d'Italia, città sconosciute e paesini dietro l'angolo percorsi in lungo e in largo con un'automobile che alla fine diventava ogni volta una sorta di carro merci da pionieri del West, talmente tornavamo carichi di tutte le cose strane ed affascinanti che incontravamo nel nostro girovagare. Quasi tutte legate alla gastronomia, naturalmente, per mia passione e per sua deformazione professionale. Un giorno che da una gita piemontese eravamo rientati con tante verdure tipiche in previsione di una gigantesca bagnacauda plurifamiliare, ho preso invece dalla sporta un mazzo di cardi e li ho sbianchiti in acqua, farina e limone. Poi

rassegnata al dolce

Questo è un post senza costruzione, raccoglie semplicemente i gesti di una domenica mattina un po' svogliata. Ma ogni tanto fa anche bene mollare un pochino la presa...  Domenica scorsa si sono presentate una serie di concause... non so che mi è preso... ed è stato come "inevitabile" cascare in una torta! Della probabile ragione per cui non sono golosissima di dolci ho già detto parlando delle mie "traumatiche" esperienze infantili  (!!!), ma tant'è, qua e là e destino che mi ci debba rassegnare... Piccoli ospiti ultimamente mi sono girati per casa ed il mio piano durante le scorse settimane era organizzare una megapasticciata biscottifera, in cui avremmo preparato insieme biscottini di ogni forma e sapore. Il tempo però se ne volava sempre in altri lavoretti creativi, così per non arrivare sguarnita all'ora di merenda mi sono lasciata irretire da un'offerta speciale di biscotti. Gli ospiti hanno gradito, ma la scorta era forse eccessiva ed ora

precisazione:

Per carattere tendo a tenermi in disparte e so che un comportamento simile in rete rema contro la normale volontà di visibilità di un blog che si rispetti: ho ricevuto spesso critiche per questo.
Mi hanno anche fatto notare che non sempre racconto le manifestazioni a cui sono invitata da aziende e che non polemizzo con chi ha utilizzato i miei testi o le mie foto senza citare il mio blog.
Ringrazio con passione chi mi rivolge queste critiche per affetto e chi mi sopporta lo stesso, nonostante non segua i loro consigli!