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Visualizzazione dei post da maggio, 2021

conseguenze dell'aprire il frigo soprappensiero: risotto piselli e ciliegie

Non sono nuova all'utilizzo delle ciliegie in piatti salati, ad esempio avevo raccontato qui nel blog la tradizione dei mashti levantini e la mia versione di   melanzane alle ciliegie , ma oggi mi è venuto il guizzo, di inserirle questo delizioso frutto in un risotto, complice il  Clan del risotto del venerdì  che come tema di questa settimana prevedeva un risotto ai piselli. L'argomento si sarebbe prestato a infinite interpretazioni "etniche", perchè abbinare riso e piselli è uso comune in molte culture differenti e da lì ero partita, indagando tradizioni indiane, greche, britanniche, caraibiche e via dicendo. Poi mi sono resa conto che mi sarei persa e mi è preso il trip creativo degli abbinamenti particolari, tipo con l'amaro del caffè, il sapido dell'acqua di frutti di mare, alla freschezza di alcune erbe o l'acido di certi formaggi,  Poi, mentre ero distratta e aprivo il frigo pensando alla cena, mi è saltato agli occhi il primo cestino di ciliegie d

all'inseguimento di Uffizi da mangiare 12: Willem Van Aelst e il cramique

In questa tappa di Inseguendo l'arte da mangiare  torniamo nella Firenze di metà '600 ma attraverso un giro strano... Sono infatti dipinti in Italia ma da pittore fiammingo i dipinti di oggi,  di  cui uno è stato scelto come simbolo del progetto di  Uffizi da mangiare . Parliamo di Willem Van Aelst, conosciuto come Guglielmo il Fiammingo poiché lavorò in Italia tra il 1649 ed il 1656, quando realizzò questa coppia di dipinti datati tra il 1652 ed il 1656, intitolati il primo Natura morta con vaso di cristallo ed il secondo che abbiamo imparato a conoscere bene, Natura morta con frutta . Specializzato in nature morte, viaggiò a lungo in Francia oltre che in Italia e fu anche a Firenze presso la corte del Granduca Ferdinando II de' Medici. Forse per questo troviamo nelle sue opere non solo i classici soggetti fiamminghi come formaggi, carni salate, cacciagione, pesci e pasticci, ma molto più spesso tripudi di frutta e di fiori che, come risulta evidente nei due dipinti di ogg

profumo di Cina in un risotto al gelsomino

Adoro il raffinatissimo uso dei fiori che si fa nella cucina cinese, comprese alcune meravigliose tisane di cui noi non abbiamo conoscenza perché tipiche di piccole località sperdute, che sanno valorizzare al meglio fiori, erbe e tè locali. Per il Clan del risotto del venerdì, che vuole un "risotto ai fiori" parto proprio da qui, dalla tradizione cinese dei  茉莉花珍珠    mòlìhuā zhēnzhū , ovvero delle "perle di gelsomino". Se in Cina profumare il tè con il gelsomino è pratica comune, i metodi sono differenti: il più antico, tradizionale e costoso stratifica petali di gelsomino e foglie di tè e lascia fondere gli aromi in ambiente caldo, mentre la versione popolare setaccia semplicemente insieme tè e fiori al momento della raccolta. Una versione riservata invece alla corte imperiale prevedeva di  arrotolare insieme due foglie di tè con un fiore di gelsomino formando minuscole palline dette, appunto, perle di gelsomino. Nella produzione odierna, che resta comunque destina

all'inseguimento di Uffizi da mangiare 11: Baccio Maria Bacci e l'acquacotta

Ritorna oggi l'appuntamento con Inseguendo l'arte da mangiare , che ci porta a pranzo in compagnia di amici sulle colline fiorentine degli anni '20.  L'iniziativa Uffizi da mangiare  ci propone infatti un dipinto di Baccio Maria Bacci, pittore fiorentino nato nel 1888 e vissuto tra Firenze e Fiesole, che nei primi anni si accostò al Futurismo e divenne poi un apprezzato esponente del Novecentismo toscano.  In specifico l'opera di oggi è Pomeriggio a Fiesole , dipinto tra il 1926 e il 1929, in cui l'autore ritrae se stesso e l'amico pittore in compagnia delle mogli alla fine di un pasto conviviale. I resti di pane e vino sul tavolo insieme ad una ciotola di frutta, la finestra aperta sulla campagna, gli atteggiamenti rilassati dei personaggi raccontano un momento piacevole e spontaneo di condivisione amicale. La sensazione di ariosità primaverile è lo spunto colto dallo chef sorrentino  Peppe Aversa , che nella sua ricetta dedicata al dipinto propone dei gnoc

fuori piove? Koresh di manzo con spinaci e prugne!

Qualche giorno fa ho azzardato un risotto alla banana e in generale nella mia cucina la presenza di frutta anche inconsueta nei piatti salati non è particolarmente rara. Manon sono completamente pazza: esiste una tradizione antichissima, tutt'ora conservata in molti Paesi di Africa, Medio e Lontano Oriente, Oceania, come pure nel Nord Europa e nelle Americhe, dove abbinare proteine animali e verdure alla frutta appare "normale" quanto a me. In specifico è pratica comune legare frutta molto dolce alla carne in diversi piatti maghrebini e levantini, per non parlare dei luoghi dell'attuale Iran che si dice siano stati l'antica culla di gran parte della civiltà gastronomica mediterranea. Ad esempio ho parlato qui abbastanza spesso dei koresh , gli stufati persiani di cui vado matta e di cui avevo raccontato un po' la storia quando avevo cucinato quello  con zucca e melagranata .  Il mio riferimento quando si parla di cucina persiana è spesso  Najmieh Batmanglij

precisazione:

Per carattere tendo a tenermi in disparte e so che un comportamento simile in rete rema contro la normale volontà di visibilità di un blog che si rispetti: ho ricevuto spesso critiche per questo.
Mi hanno anche fatto notare che non sempre racconto le manifestazioni a cui sono invitata da aziende e che non polemizzo con chi ha utilizzato i miei testi o le mie foto senza citare il mio blog.
Ringrazio con passione chi mi rivolge queste critiche per affetto e chi mi sopporta lo stesso, nonostante non segua i loro consigli!