Passa ai contenuti principali

Post

sichenyki ucraini, risotto italiano e... viva l'Ucraina! ...Xай живе Україна!

Da due anni, purtroppo e volentieri, mi sento moralmente portata a cucinare spesso ucraino. Oggi, 24 febbraio, a maggior ragione. E preparo січеники, sichenyky , polpette di pesce che nascono nel Kherson sulle sponde del Denpr. E' il fiume più lungo d'Europa, ha origine in Russia, passa in Bielorussia e scorre per quasi la metà del suo percorso in Ukraina (*) prima di sfociare poco lontano da Odessa, portando con sé delle tradizioni gastronomiche comuni a tutti i Paesi del Rus d' Kyiv . Anticamente si trattava di un unico regno, da secoli oramai frammentato in diversi Stati Sovrani, ciascuno sviluppatosi storicamente con proprie caratteristiche politiche e sociali. Nonostante qualcuno cerchi di falsificare la Storia a proprio vantaggio. Nonostante, come racconto da due anni, la guerra non abbia senso perché tutti questi Paesi indipendenti sono legati da affinità culturali, di cui moltissime proprio quelle culinarie che continuo a proporre. Avendo l'Ucraina una costa rid
Post recenti

risotto cavolfiore e sesamo, concessione alla moda Veganuary

Dopo mesi (per non dire anni) che ammiro dall'esterno il Clan del Risotto del Venerdì senza più riuscire a partecipare, vorrei provare a riprendere il percorso, anche se magari con un ritmo uno pochino rallentato. D'altronde è parecchio tempo che seguo poco iniziative e pure mode, tanto da aver appreso solo grazie al tema di questa settimana del Clan che siamo che gennaio oramai nel mondo dei foodie si chiama VEGANUARY. E che, quindi, oggi si tratta di preparare un risotto vegano.  Mi invento un piatto davvero molto semplice (nonostante il nome risulti un po' tronfio), perchè parto da un cavolfiore, a cui do, tra cottura e non, tre differenti consistenze, e a cui abbino tre versioni di sesamo: olio, semi e tahina, ovvero quella pasta che di solito si usa per dare cremosità e profumo a purè di legumi mediorientali ma che ha infiniti altri utilizzi... tra cui fornire il grasso (vegano) per la mantecatura di un risotto! Per quanto riguarda la parte alcolica, che usualmente ne

ma la verza si usa in Giappone?

Unica nella coppia, adoro la verza. Mi viene in mente di propinarla all'essere che mi vive accanto in versione giapponese, sperando sopravviva... ma poi, in verità, la verza è davvero utilizzata nel quotidiano in Giappone? Verza, cavolo cappuccio e cavolo rosso sono in realtà acquisizioni relativamente recenti: introdotti dopo la seconda guerra mondiale, diventano più popolari solo nell'ultimo decennio, in parte perchè tutte le brassicacee hanno fama di grande salubrità (difatti la cucina nipponica fa da sempre ampio uso di ortaggi autoctoni della famiglia dei cavoli), ma soprattutto perchè questi "nuovi" cavoli vengono identificati come tipici della cucina italiana, che ora è lì di gran moda.  Come tutte le cose, quando una novità arriva in Giappone viene "migliorata", ovvero portata al massimo delle sue potenzialità rispetto alla visione giapponese della vita e, in questo caso, della cucina. Così in Giappone ora esistono, ad esempio, due tipologie di verza

regali di Natale gastronomici: spread di gingerbread e confettura di vin brûlé

Da anni in famiglia abbiamo concordato che per Natale ci si regali reciprocamente solo (o quasi) prodotti realizzati da noi e, a parte qualche piccola deviazione tra uncinetto e bricolage, i miei per i vari rivoli della mia famiglia sono quasi unicamente gastronomici.  Qui nel blog ho pubblicato raramente le ricette dei miei "doni alimentari": negli anni vari biscottini della tradizione svizzera (come  Spitzbuben ,  Gipfeli e Brunsli ), una versione di  Bayleys casalingo  e anche un salume stagionato in casa detto "filozino", di cui avevo riportato la ricetta  qui . Poiché non posso certo considerarmi un punto di riferimento per chi cerca idee PRIMA di Natale ecco che pubblico oggi, serenamente fuori tempo massimo, un paio di ricette golose, perfette entrambe per completare sfizi sia dolci che salati e talmente natalizie che dovrò ricordarmi di citarle il prossimo dicembre, dato che nessuno, credo, si avventurerà a prenderne ispirazione fuori dal periodo delle fest

il mio anno: Giappone e Ucraina. Ovvero pane di mele e noci con spread al miso

Durante quest'ultimo anno  ho vissuto un numero tale di esperienze differenti che non ho praticamente avuto tempo di raccontarne qui nemmeno una. Mi prenderò spazio personale nel 2024 per farlo come si deve, parlando approfonditamente di (in ordine sparso) viaggi, piatti, vicende e persone che mi hanno arricchito durante i miei ultimi percorsi. Chiudo qui questo anno, ricco di incontri ma scarso di post, accennando ad un ingrediente in cui ho avuto modo di tuffarmi "full immersion" in questo ultimo paio di mesi, e che conto di approfondire nei prossimi articoli: il 味噌... cioè il miso giapponese. Ma questo mio 2023 è stato pieno, oltre che di Giappone, anche di Ucraina e non posso ovviamente fare a meno di citare anche una ricetta di quel Paese: nuove guerre sono purtroppo nate quest'anno ma quella a cui ho dedicato il mio cuore da febbraio 2022 è tristemente ancora in atto.  Uno dei cibi più sacri per il popolo ucraino, come un po' in tutto il mondo cristiano, è i

compleanno con torta di pere e cioccolato più un twist giapponese

Credo che la torta pere e cioccolato non abbia bisogno di me: sui libri, sulle riviste di cucina e in rete se ne trovano centinaia di versioni e anche se la preparo per il compleanno di mia sorella posso aggiungere davvero poco a quanto da scritto da altri*. Forse il mio contributo, in onore dello sweet tooth di mia sorella, può essere un tocco vagamente giapponese (e ti pareva!), che sostituisce parte della classica farina di frumento con kinak o,きな粉. Si tratta di farina di soia leggermente tostata, che in Giappone in genere si usa per spolverare o per farcire dolcetti a base di riso, regalando loro un aroma leggermente nocciolato. Nella torta di pere secondo me acquisisce un suo perché insieme con il cioccolato... TORTA DI PERE E DOPPIO CIOCCOLATO AL  KINAKO  ingredienti per una teglia da 24 cm: 2 piccole pere (circa 400 g) 4 uova 300 g di farina 00 100 g di kinako 200 ml di latte** 180 g di zucchero 150 g di burro 120 g di cioccolato fondente 20 g di cacao 5 g di lievi

un pollo alla melagrana che non vuole essere "etnico"

Mi trovo una bella melagranata in casa... detta anche melagrana, ovvero il frutto: "melograno" sarebbe l'albero!  Subito la associo a qualcosa di molto persiano, tipo il  koresh fesenjan , ovvero pollo stufato con melagrana e noci. Peccato che gli ingredienti principali siano melassa di melagrana, che pensavo di avere in frigo ed invece era terminata, e le noci, sparite in modo selettivo dal cestino della frutta secca che in questo periodo mi fa da centrotavola. La cosa mi ha portato a riflettere su tutte quelle perverse reinterpretazioni delle ricette tradizionali "etniche", ovvero tipiche di culture che percepiamo distanti dalla nostra, visto che ne imperversano in abbondanza in rete e pure in certi tristi libri di cucina etnica.  Il problema base è che, senza una precisa conoscenza dei prodotti e delle ricette di cui si scrive, spessissimo si sostituiscono ingredienti di non immediata reperibilità con altri presi praticamente a caso per assonanze definite arb

ritorno in Ucraina: polpette ai funghi

Forse qualcuno ricorda che avevo cominciato a parlare di cucina ucraina citando gli zrazy , Зразы, polpette generalmente a base di patate farcite con ingredienti diversi, compresa la carne, spesso di riciclo.  Ne esiste anche una versione "ricca", che non usa avanzi di carne cotta per ripieno ma parte da carne fresca, di solito maiale, come ingrediente principale della ricetta. In questo caso prendono di solito il nome di kotlety,  Котлети ed assomigliano molto ai bitki polacchi (in genere di pollo) e ai tefteli   тефтели russi (cotti in panna e pomodoro), per quelle ragioni di comunanza storica e culturale del Rus' di Kyiv di cui non mi stanco mai di parlare.  Una versione particolarmente gustosa, incrocio tra  kotkety  e zrazy , sono le polpette di carne farcite con verdure di stagione. La mia amica ucraina li chiama  zrazy  "a prescindere" e chi sono io per contraddirla? Posso solo operarmi per preparare il piatto nel modo più autentico possibile e sperare

ma i pierogi sono ravioli davvero polacchi o no?

Come ho spesso detto  parlando di cucina ucraina , nell'area dei cosiddetti "Paesi dell'Est" si sono sviluppati nei secoli molti piatti similari. Le ragioni non stanno solo nelle analogie climatico/territoriali che producono ingredienti in comune, ma sono soprattutto in quelle culturali: in origine molti di quei territori appartenevano ad un unico "Regno degli Slavi", il Ruś di Kyiv , che tra il XI e il XIV secolo riuniva parti delle odierne Ucraina, Russia, Bielorussia, Polonia, Lituania, Lettonia ed Estonia.  A capo di questo territorio indiviso era nel XI secolo la città di Kiev (pronuncia russa, mentre in ucraino si scrive Kyiv, letto "Kìiv"). Oggi il nucleo quell'area, detta Rutenia, è in parte in territorio ucraino ed in parte bielorusso. A questa antica cultura gastronomica appartiene anche la pasta ripiena, di cui parlo oggi perchè la mia amica  Rosanna mi ha proprio chiesto la ricetta dei pierogi (al plurale, che si pronuncia: "

precisazione:

Per carattere tendo a tenermi in disparte e so che un comportamento simile in rete rema contro la normale volontà di visibilità di un blog che si rispetti: ho ricevuto spesso critiche per questo.
Mi hanno anche fatto notare che non sempre racconto le manifestazioni a cui sono invitata da aziende e che non polemizzo con chi ha utilizzato i miei testi o le mie foto senza citare il mio blog.
Ringrazio con passione chi mi rivolge queste critiche per affetto e chi mi sopporta lo stesso, nonostante non segua i loro consigli!