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la mia pasta colorata: qui in due formati, con due condimenti di zucchine e un ringraziamento

Pasta Tua , la scuola di sfoglia emiliana di Rina Poletti è grande perchè non insegna solo a impastare e tirare alla perfezione quella pasta all'uovo tradizionale che tanto amo. Con lei impari a rispettare ciò che fai ed a condirlo di allegria. E' lo spirito con cui mi sono cimentata ultimamente in un paio di occasioni con la pasta di semola colorata, che mi viene bene proprio grazie alla cura nei gesti e all'attenzione per i dettagli acquisiti lavorando con Rina (grazieeeeeee!!!!!), anche se la pasta di semola con lei non l'ho mai preparata. In un caso si trattava di orecchiette multicolor destinate ad un pranzo quasi a piatto unico con amici, nell'altro di malloreddus serviti come primo piatto in una cena su commissione a tema "bandiera italiana".  L'impasto è il medesimo, adatto ad entrambi i formati: qui lo riporto nella dose per 4 persone e 3 colori più il bianco ma ovviamente, fatta salva la proporzione tra acqua, semola e colorante in polvere,
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scene da un matrimonio: A + J, featuring C & A

19 agosto 2022, Fregene, primo pomeriggio. Finalmente grazie al vento la pioggia si è allontanata e decido con il resto dello staff di riprendere ad allestire il prato di fronte al mare al posto della sala interna.  Asciugate le sedie le vestiamo con cuscini bianchi e teli da spiaggia di cotone, mentre i fioristi completano le decorazioni colore del mare, della sabbia e dell'aurora e dal ristorante i camerieri apparecchiamo i tavoli: ogni cosa bianca, centrotavola di conchiglie e candele galleggianti, i menu segnaposto ritraggono un'onda che si allunga sulla spiaggia. Gli sposi arrivano con il sole basso, in una luce dorata impensabile fino a un attimo prima. Gli amici musicisti cantano, i convitati sorridono. Il bouquet di lei e la boutonnière di lui sono fiori di carta origami. Suona strano usare parole francesi per dettagli giapponesi di un matrimonio italo-brasiliano. Ma anche qui i colori sono sempre gli stessi: il mare non è un tema casuale qui, poiché sembrava separare e

Saluto a V.

Mi lavo con sapone di Aleppo, so che ne cogli il senso umano prima ancora che politico. Poi indosso un abito nero perchè oggi al tuo funerale sarò triste. Prima di uscire infilerò al collo una collana africana di legno colorato: insieme è la "tua" Africa e le infinite tinte di tutte le cose stupende che tu mi hai insegnato a scoprire. Poco tempo fa mi hai chiesto "vienimi a salutare" e sono corsa. Lì mi hai confidato di quanto hai coltamente scritto negli anni di pensieri filosofici che possono preparare alla morte e di come ti sia sorpreso a rinnegarli quando ti sei reso conto che a morire eri tu.  Fermo nel letto hai bevuto da assetato i racconti dei miei ultimi viaggi, hai ricordato, tra i tuoi innumerevoli, quello tuo più felice insieme a tua moglie, e ogni volta che la nominavi ti brillavano gli occhi.  Stanco nella vista mi hai chiesto delle mie ultime letture e mi hai inondato di consigli: come sempre è più forte di te dispensare sapienza, istillare curiosità

variazione di torta australiana, qui con noci e albicocche

Avevo promesso di pubblicare presto il dolce del pranzo coi parenti napoletani  ma si tratta di una torta con crema al burro, di cui non ho neppure scattato foto decenti in quella occasione e che ad ogni modo aspetterei a replicare quando il clima mi garantirà di evitare la liquefazione immediata della copertura. Posso però rimediare pubblicando, per i golosi in attesa, una torta decisamente più estiva, quella che ho preparato per il pranzo con amici cinesi  di qualche settimana fa. Per loro ho messo a punto per uno  sheet cake  che non è ne' italiano ne' cinese ma è comunque a base di frutta fresca e a guscio a loro familiare, e che si ispira alla mia autrice australiana preferita, Donna Hay*.  La versione della Hay vede un'impasto semplice, con lievito, e vi infila albicocche a fette e mirtilli. Qui però incrocio quella sua idea con una ricetta tradizionale australiana, un torta non lievitata, con panna acida e zucchero di canna nell'impasto, che di solito viene coper

ravioli cinesi o panadas sarde? in ogni caso al forno e farciti di verdure

So che in questi giorni di caldo esasperante accendere il forno non è tra le idee migliori, ma ero invitata ad una grigliata campestre da amici cinesi e mi pareva brutto non collaborare al menu con qualcosa di italiano che loro potessero appezzare pur non conoscendo magari il piatto. Così sono partita con delle panadas sarde, immaginate come antipasto, che ho mantenuto originali nella ricetta dell'involucro ma che ho presentato a forma di piccoli ravioli, di cui loro sono golosissimi, e che ho farcito di verdura visto che la grigliata si annunciava tutta a base di carne. Ci sarebbe stato bene anche qualche dadino di scamorza o una cucchiaiata di grana ma loro non amano i latticini ed ho così aggiunto umami con un po' di pomodoro concentrato. Probabilmente abbiamo avuto lo stesso pensiero di riguardo nei confronti della cultura altrui, visto che l'unica specialità cinese sulla graticola era una salsiccia speziata e per il resto non hanno usato condimenti di alcun tipo. Le c

di famiglie napoletane e corzetti azzurri

Vivo con un essere napoletano. L'altro giorno abbiamo inviato a pranzo suoi parenti, altrettanto napoletani. Mi è sembrato carino accoglierli con un menu "azzurro Napoli", pur senza esagerare e mantenendo sapori semplicissimi, per rispetto ai gusti abbastanza tradizionali della famiglia.   Così si sono tinti di azzurro lo spumante di aperitivo (qualche mirtillo intero e una goccia di sciroppo alla violetta nelle flutes), servito con chips di patate viola e di flatbread e un dip di robiola azzurro (spirulina) alle erbe.  Lampi di datterini, multicolor come fuochi d'artificio, erano il condimento della pasta azzurra di cui parlo tra poco, e a seguire un polpettone bianco, ravviato da tanti pois colorati come l'allegria dell'occasione, servito con patate sabbiate e maionese "ovviamente" azzurra.  Tutto molto poco documentato da foto scattate al volo, perchè una famiglia napoletana per casa tutta insieme di punto in bianco è un po' impegnativa.  Ma t

omaggi napoletani: totani ripieni di scarola

Abbandono per un momento i miei temi ucraini ed orientali per infilarmi nel ginepraio di un pranzo di compleanno dedicato ad un'ospite napoletana. Per il quale ho saccheggiato (ovviamente...)  le ricette che lei stessa mi aveva insegnato, da cui ho colto spunti per ripresentargliele in un omaggio di tutto cuore ed un poco personalizzato. Il piatto per cui si è più meravigliata è quello di totani ripieni di scarola, in verità un incrocio tra la sua ricetta della pizza di scarole  della Vigilia e quella, sempre sua, dei  calamari 'mbuttunati , che lei cuoce in rosso mentre ho scoperto non essere prassi comune napoletana, bensì più cilentana. Dovrò tornare in loco per verificare questi dettagli! Che poi io qui nel mio "omaggio incrociato" abbia poi usato totani e non calamari, datterini al posto dei pomodorini del piennolo (oggettivamente irreperibili qui, ia'. ..) e pure mandorle invece dei pinoli non sono che minuzie, in fondo... TOTANI... 'MBUTTUNATI DI SCAROL

Chiacchiere tra amiche e polpette di tacchino vagamente thai

Offro un aperitivo in casa ad un'amica gluten free che ama "i profumi asiatici" ma non la salsa di soia. Mi piace preparare stuzzichini diversi, da servire con un cocktail leggermente alcolico e un'apparecchiatura rilassata, sul tavolino davanti al divano. Tra le varie cosine a disposizione mi ha detto di aver apprezzato tutto ma che ho guadagnato mille punti come cuoca con le polpettine di ispirazione thai. Come non ringraziarla regalandole la ricetta? Per la verità avevo previsto di intingerle in un'altra salsa che ho servito a parte, ma la maionese al cocco e lime che avevo preparato per i gamberi alla menta è stato il suo dip preferito e lo ha usato per tutta la serata e con tutti gli snack... dunque sono queste due le ricette che pubblico oggi, in modo che lei possa le replicare quando vuole! POLPETTE DI TACCHINO VAGAMENTE TAILANDESI ingredienti per circa 25 pezzi: 300 g di polpa di tacchino tritata 1 uovo 1 cipolla 1 spicchio di aglio 1 pezzo di zenzero gran

pranzo giapponese: ravioli di coniglio e asparagi brasati

Nei giorni scorsi ho cucinato una cena giapponese a domicilio per ospiti molto curiosi, che in omaggio ai padroni di casa hanno portato una grandiosa cesta di frutta e verdura. Del menu parlerò nei prossimi post, qui volevo raccontare che cosa è successo al meraviglioso mazzo di asparagi che mi è arrivato in dono, insieme ad altre delizie vegetali, come parte della suddivisione di quella cesta. Dalla serata ho ereditato anche un coniglio nostrano, da cui ho messo da parte un po' di polpa prima di cucinare il resto a' stimpirata , come faccio spesso quando ho voglia di Sicilia. E' proprio con questo pezzetto di coniglio e con gli asparagi del cesto che ho preparato il pranzo di oggi, ovviamente primaverile perchè siamo a maggio, anche se dal cielo non si direbbe, e ovviamente giapponese come da mood del periodo: 兎の 餃子 , usagi no gyoza , ravioli di coniglio, (ricetta washoku , ovvero ibrida, perchè coniglio e farro non sono molto usati in Giappone) アスパラガス の 煮物, asuparagasu n

pastasciutta e coccarde, per la gioia della libertà

Ognuno vive la propria infanzia come "normalità", fino a che non prende coscienza di sé e non comincia a confrontarsi con l'altro e con esperienze differenti dalla propria. Così solo verso la fine delle elementari mi sono conto che i racconti che ascoltavo tutti i giorni, rapita, pendendo dalle labbra di mio nonno erano diversi da quelli che sentivano altri bambini. Insieme a filastrocche e canzoncine che mi insegnavano a scuola o all'oratorio per me era "normale" imparare dal nonno i canti della Resistenza e quelli degli Alpini della Prima Guerra Mondiale, accomunati da un nemico simile e dallo stesso coraggioso, dolente cuore. I suoi racconti invece non parlavano di fate o draghi ma di fantasiosi escamotage per procurare viveri ai partigiani nascosti, di dispetti ai soldati tedeschi, di blitz per liberare prigionieri antifascisti, di resistenza alle torture in carcere, di sopravvivenza nel campo di concentramento di Fossoli, di una rocambolesca fuga al mom

precisazione:

Per carattere tendo a tenermi in disparte e so che un comportamento simile in rete rema contro la normale volontà di visibilità di un blog che si rispetti: ho ricevuto spesso critiche per questo.
Mi hanno anche fatto notare che non sempre racconto le manifestazioni a cui sono invitata da aziende e che non polemizzo con chi ha utilizzato i miei testi o le mie foto senza citare il mio blog.
Ringrazio con passione chi mi rivolge queste critiche per affetto e chi mi sopporta lo stesso, nonostante non segua i loro consigli!