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Visualizzazione dei post da settembre, 2018

paccherini alla frutta poliedrici, come Cesare

Nella serie di post a tema abruzzese, che prevedo quasi infinita, voglio ritagliarmi uno spazio da dedicare ad un incontro davvero particolare. Io di persone surreali me ne intendo abbastanza... ne ho pure una che mi vive a fianco! E poi, a guardare bene, tanto in quadra non sono neppure io. Ma questo signore, che mi è stato presentato come giornalista ma che si è poi rivelato soprattutto stilyst delle dive, merita davvero una categoria a parte. Di solito sul blog non faccio nomi e non metto foto di persone ma credo che in questo caso la visibilità (per quanto, qui, assai modesta!) sia un piacevole vezzo più che un attentato alla riservatezza. Lui si chiama Cesare Zucca. E' entrato nella mia vita in Abruzzo ma, sorpresa delle sorprese, avrebbe potuto succedere in qualsiasi momento, dato che abbiamo un buon amico in comune, ovvero i famosi sei gradi di separazione nel nostro caso in versione ultra-ridotta! La prima foto che ci siamo scattati insieme dunque, quando impast

crema di zucchine per una favola da cigno

L'autunno sembra arrivare. Giornate più corte, notti fresche, una folata di vento e subito la temperatura scende. Forse è il caso di avvertire l'orto, che ultimamente continua a sfornare verdure senza badare al calendario. Questa nella foto è la zucchina trombetta più piccola nell'orto di mio padre. La più lunga è alta quasi due metri. Raccontano tutte la stessa storia, che ho ripetuto al mio nipotino mentre giravamo tra questa questa strabiliante verzura, affascinati. E la storia è stata ispirata a  Giulia , maga delle parole, dal dipinto del suo compagno  Alessandro , mago del pennello. E parla di queste strane zucchine che continuano a crescere sognando di potersi trasformare in cigni. Ovviamente ad una zucchina da 2,3 kg volevo offrire comunque un destino da favola, a compensare l'impossibilità di realizzare il suo sogno da cigno. Così l'ho abbinata ad una miscela di spezie keniota, terra stramba in cui danno a questo mix un nome inglese ispirati a quel

pappa al pomodoro con pomodori varesini e pane milanese: chiedo perdono!

Possibile che qui non abbia mai pubblicato la mia versione della pappa al pomodoro? OK, se ne presenta l'ottima occasione oggi: grazie alla stagione clemente ho pomodori maturi e basilico dell'orto paterno! E poi qualche giorno fa con l'essere che mi vive a fianco non ci siamo capiti ed abbiamo preso entrambi il pane...  Di pane ci vorrebbe quello sciocco, senza sale, alla toscana, ma visto che in questa interpretazione personale di toscano rimane ben poco non mi pongo il problema.  Il pane dei prestinai di Milano (i panettieri, in gergo locale) è, per suo destino intrinseco, secco già la stessa sera. Non tutti i tipi ne' formati, e non proprio quello di tutti i forni, ma la media purtroppo è abbastanza alta.  Stesso destino hanno seguito questi tre pani: nel prestino (panetteria) sotto casa si ostinano a chiamarli "baguette francesi" anche se io non ne capisco il motivo. E già così, un filo troppo cotti in partenza, non ci hanno messo davvero niente a

paccherini alla frutta, con pudore

In occasione del compleanno mio e del blog (nove anni il blog, per il resto sorvoliamo!) festeggio tornando con una nuova puntata della mia personale saga abruzzese per parlare un momento dell'azienda che mi ha accompagnato in questa esperienza di conoscenza del territorio e delle sue emozioni. Il primo impatto con Rustichella d'Abruzzo è stato il viaggio notturno in macchina con un cordiale magazziniere dell'azienda che mi è venuto a prendere all'aeroporto ad ora tarda, la sera del mio arrivo. Il saluto finale è stato, qualche giorno dopo, con un altro gentilissimo componente dello staff che si è alzato all'alba per accompagnarmi al primo volo del mattino per Milano. Non sarebbero stati tenuti, sindacalmente parlando, a svolgere questi compiti ma entrambi mi hanno spiegato che si erano offerti volentieri perché l'azienda è come una grande famiglia in cui tutti si danno una mano, e poi tutti ci tengono ad accogliere come si deve chi viene nella loro terra

una vaga idea thai di curry verde di maiale e melanzane

Rispetto all'estate passata quest'anno ho pubblicato poche ricette con le melanzane che tanto adoro. Rimedio ora, fino a che il tempo regge, citando in modo abbastanza superficiale un curry verde, piatto thai che ho assaggiato più volte, di solito con le tipiche melanzanine amare piccole come piselli e con pollo o gamberi, ma che questa volta decido di replicare con melanzane nostrane e... lonza di maiale! Il procedimento classico prevederebbe di ricavare dal cocco fresco del "latte" e della "panna", ovvero creme di cocco dalle diverse densità, di prepararsi la pasta di curry in casa ma soprattutto, di "lessare" carne e verdure nel liquido aromatico ottenuto da cocco, aromi e spezie in vari passaggi. Io stravolgo tutto, non solo usando banale latte di cocco in lattina e pasta di curry verde in barattolo, ma unisco pure bok choy, soffriggo verdure e carne in un velo d'olio prima di unirvi le componenti liquide ed accompagno il piatto con u

precisazione:

Per carattere tendo a tenermi in disparte e so che un comportamento simile in rete rema contro la normale volontà di visibilità di un blog che si rispetti: ho ricevuto spesso critiche per questo.
Mi hanno anche fatto notare che non sempre racconto le manifestazioni a cui sono invitata da aziende e che non polemizzo con chi ha utilizzato i miei testi o le mie foto senza citare il mio blog.
Ringrazio con passione chi mi rivolge queste critiche per affetto e chi mi sopporta lo stesso, nonostante non segua i loro consigli!