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Visualizzazione dei post da gennaio, 2021

all'inseguimento di Uffizi da mangiare 1: Giacomo Ceruti e polpette di pane e pesce al limone

Eccomi finalmente all'inseguimento di Uffizi da mangiare , l'iniziativa delle Gallerie degli Uffizi grazie a cui cui l'arte entra in cucina attraverso le parole e le ricette di grandi chef che si ispirano ai meravigliosi dipinti di nature morte appartenenti alla collezione delle Gallerie.  L'iniziativa, di cui ho messo tutti i riferimenti qui , è partita il 17 gennaio con Ragazzo con cesta di pesci , un dipinto di Giacomo Ceruti, pittore milanese vissuto fra il 1698 ed il 1767, ed io dieci giorni dopo arrivo con il mio più umile Inseguendo l'arte da mangiare , in cui affianco al celebre dipinto proposto dagli Uffizi una ricetta "storica", ovvero che avrebbe potuto essere preparata all'epoca e nell'area di attività dell'autore, utilizzando alcuni degli ingredienti ritratti e cercando di seguire anche lo spirito che l'opera esprime. Ad esempio: alle attività di ritrattistica e scene di genere per famiglie benestanti o di soggetti sacri per l

all'inseguimento di Uffizi da mangiare: arte in cucina. Oggi con Ugo Celada da Virgilio

E' partita in 17 gennaio un'iniziativa fantastica delle  Gallerie degli Uffizi di Firenze  in cui l'arte si confronta con la cucina:  Uffizi da mangiare . Ogni domenica un importante chef racconta la propria visione di un dipinto della collezione degli Uffizi: nell'opera è presente del cibo, ovvero si tratta di una natura morta, ed il cuoco/osservatore abbina alla suggestione da essa derivata una propria ricetta, raccontando entrambe in un video (tutti raccolti nel link qui sopra e visibili anche sul  canale Youtube dedicato ) come anche sulla  pagina Facebook del museo . Nei miei ultimi due anni di lavoro in una prestigiosa galleria di arte antica di Milano la mia passione per il cibo nell'arte ha trovato uno sfogo: con il permesso dei titolari ho portato a casa cataloghi e riviste specializzate che ogni settimana  loro eliminavano dal proprio archivio, ne ho ritagliato con costanza riproduzioni di nature morte e mi sono costruita una personale raccolta di piccole

il manzo ai tre mandarini cinese che porta fortuna

Il cinese è una lingua affascinante, a cui credo mi avvicinerò appena sarò venuta almeno un pochino a capo di quella giapponese. A parte i dialetti locali e la antica, a volte persistente, differenza di registro nel linguaggio colto rispetto a quello popolare, il cinese ufficiale che si parla ovunque è il mandarino moderno, relativamente semplice a livello grammaticale ma per noi complicatissimo nei toni e nelle pronunce.  Lo stesso sistema di trascrizione in caratteri occidentali, che si chiama Pinyin, è quasi più complesso da praticare rispetto all'impararsi a memoria gli infiniti caratteri della scrittura ideografica cinese, perchè nella cultura cinese la fonetica è fondamentale quanto la lingua e la scrittura. Tutte infatti entrano sono parte integrante nel gioco delle tradizioni e simbologie che si intrecciano nelle abitudini della vita quotidiana  e nella cucina cinese, legata a doppio filo quindi a credenze e superstizioni popolari. I suoni delle parole sono fondamentali anc

il film Il cacciatore, i sentimenti, le frittelle di mele

Quando ho visto Il cacciatore per la priva volta avevo intorno ai 16 anni, ad un cineforum. Mi innamorai ovviamente in quell'occasione in modo totale di due attori per me ancora sconosciuti: quel Robert de Niro che poi mi ha abbandonato per strada coi suoi ruoli brillanti un po' dozzinali degli ultimi anni e quella Meryl Streep che invece non ha più lasciato il mio cuore.  Degli altri interpreti conoscevo solo John Cazale per Quel pomeriggio di un giorno da cani e John Savage per Hair (film che casualmente avevo visto prima, anche se era uscito più tardi); invece mi aveva talmente inquietato la recitazione di Cristopher Walken da non riuscire più a slegarlo da quel personaggio ed apprezzarlo in seguito in altri ruoli. Però... caspita che anni! Sono stata fortunata a vivere la mia epoca: quello sì era cinema!  Il fatto che a 16 anni leggessi Sciascia e Hesse e frequentassi cinema e cineforum mi aveva aiutato da subito, per  Il cacciatore , a cogliere l'atmosfera sospesa e d

per il Calendario del Cibo Italiano: gattò di patate sformato

Per la Giornata del Calendario del Cibo Italiano  che oggi viene dedicata al Gattò ho voluto proporne una versione rivoluzionaria, a base di patate dolci, farcita di polpettine e servita in monoporzioni,  per questo blog ho pensato invece a mutare non tanto la sostanza quanto l'aspetto, presentandolo come un sofisticato sformato. L'impasto base qui è abbastanza classico, in base ai preziosi insegnamenti della mia napoletanissima amica Paola , che ringrazio per la scorza di limone nelle patate, oramai per me aroma imprescindibile. Per questa occasione speciale programmavo però di introdurre delle varianti sia nella farcitura che nell'impasto base di patate, ed ho quindi pensato di sperimentare prima alcuni  trucchetti "classici" appresi da due blog, super-autorevoli in tema di tradizione napoletana. Così da A cucina e mammà ho imparato l'inserimento del burro a caldo e del latte invece alla fine a regolare la densità dell'impasto (un po' come faccio d

pasta panettone bottarga e fichi: storia tardiva di una ricetta natalizia

Il mio "regalo di Natale" firmato Rustichella d'Abruzzo  conteneva alcuni formati della loro favolosa pasta della serie Primo Grano , prodotta con solo grano abruzzese, insieme ad un vasetto di Sugo con polpettine alla teramana , uno di Pomodoro a pezzi Pera d'Abruzzo e ad un godurioso Panettone con fichi e cioccolato . Se ad una qualsiasi persona sana di mente viene subito voglia di condirsi un bel piatto di chitarrone con il sugo di polpettine o anche di sagne a pezzi  condite il pomodoro arricchito dai profumi della molinara* , per poi gustarsi il panettone come dessert, a me invece sono tornati istintivamente alla memoria dei piccoli gratin di panettone con mozzarella, acciughe e pinoli che avevo preparato come antipasto caldo per una cena degli auguri commissionata in casa altrui nel lontano dicembre 2009.  A oltre 11 anni di distanza trovo l'idea non solo ancora tranquillamente attuale, ma perfettamente traducibile in un vero e proprio condimento per un

Per il Calendario del Cibo Italiano: Varese e i cammelli di sfoglia dell'Epifania

Ho già raccontato tanti anni fa come per la festa dell'Epifania noi bambini trovassimo le calze della Befana a casa nostra e dai nonni il cammello di pasta sfoglia, la cui storia accenno oggi nell’articolo per il Cibo dell'Epifania nel Calendario del Cibo Italiano . Si tratta di una tradizione tutta varesina, che si sovrappone ad antiche tradizioni popolari ma che a quanto pare a livello gastronomico è di nascita relativamente recente. L'idea sarebbe venuta ad un pasticcere locale nell’immediato dopoguerra, che si propose attraverso questo semplice dolce non solo di rilanciare, almeno nelle occasioni speciali, il consumo della pasticceria (ovviamente ridottissimo nel periodo precedente) ma soprattutto di rinverdire la festa dell'Epifania, che stava "perdendo punti" rispetto al Natale. Storicamente, infatti, prima dell'unificazione delle tradizioni locali apportata della cultura fascista, nella nostra zona i doni non arrivavano a Natale ma al 6 gennaio e

precisazione:

Per carattere tendo a tenermi in disparte e so che un comportamento simile in rete rema contro la normale volontà di visibilità di un blog che si rispetti: ho ricevuto spesso critiche per questo.
Mi hanno anche fatto notare che non sempre racconto le manifestazioni a cui sono invitata da aziende e che non polemizzo con chi ha utilizzato i miei testi o le mie foto senza citare il mio blog.
Ringrazio con passione chi mi rivolge queste critiche per affetto e chi mi sopporta lo stesso, nonostante non segua i loro consigli!