Non ricordo esattamente chi dicesse che una casa non è la tua casa fino a che non ci ritorni. Forse Virginia Woolf, che sui luoghi degli affetti e delle memorie ha comunque ragionato molto, anche non fosse suo questo pensiero. Ma non è la citazione in sé l'argomento di questa giornata neutra di primo autunno, cielo lattiginoso e aria senza profumi. Come si sviluppa il senso di appartenenza ad un luogo? Come si trattiene la propria terra anche quando si è altrove? E qual'è la propria terra: quella in cui si nasce oppure quella che si sceglie, inevitabilmente, prima o poi, nel corso della vita? E può essere "casa" semplicemente il singolo edificio, svincolato dalla terra su cui posa, dalla società in cui è immerso, dai profumi del paesaggio che lo circonda? E ci si può sentire a casa anche in più luoghi? Non so rispondere. Considero indistintamente "casa" luoghi in cui ho piacevoli e ripetute memorie infantili come luoghi che mi sono conquistata da sola,
Amo storia e geografia del cibo, tra le altre cose. Così viaggio attraverso il mondo e dentro me stessa. Assaggiare mi fa sapere con cuore e palato, ancora prima di capire con la testa.