Vivo con un essere surreale, che riesce a scovare un "noi" anche in alcune piccole cose che in realtà partono da presupposti completamente diversi. Lo ammetto: è un'esperienza impegnativa ma positiva, assolutamente indispensabile alla vita, se si ha un minimo di senso dell'ironia. L'altro giorno arriva tutto bello contento da un viaggio proponendo di festeggiare il suo rientro con un piatto di riso di sua invenzione. "Un momento che controllo le dosi", mi dice, e si mette a scartabellare sul cellulare. Mi sembra così strano non solo che abbia elaborato una ricetta lontano dai fornelli (di solito è uno che in cucina improvvisa con quello che si trova davanti) ma che addirittura se la sia segnata (ribadisco il concetto dell'improvvisazione estrema!), che gli chiedo come mai l'abbia addirittura scritta. Con il massimo della naturalezza risponde che in realtà è una ricetta che nel 2005 aveva inventato (o sentito raccontare da qualcuno,
Amo storia e geografia del cibo, tra le altre cose. Così viaggio attraverso il mondo e dentro me stessa. Assaggiare mi fa sapere con cuore e palato, ancora prima di capire con la testa.