Ho incontrato il Futurismo attraverso gli studi di architettura, che mi hanno fatto inciampare anche nella pittura e nella letteratura e cascare come una pera cotta dentro la musica futurista, che in pochi conoscono ma che è parte integrante della visone artistica totalizzante di quel movimento.
Avevo l'onore all'università di studiare con Achille Castiglioni, uno dei padri del design italiano e mitico anche come docente: la prima lezione salì in piedi sulla cattedra con uno sgabello da mungitore legato al sedere per farci comprendere come il pensiero curioso fosse l'unico approccio serio alla progettazione, in quel caso di una sedia.
Per stuzzicarci sulle infinite possibilità di definire l'armonia nella invenzione delle forme, sostituì un giorno una sua lezione con un concerto in aula della soprano Rossana Maggia, la cui potente voce accompagnava gli intonarumori suonati dallo studioso Gian Franco Maffina, fondatore dell'Associazione Musicale Russolo Pratella.
Luigi Russolo, il "futurista dimenticato", era l'inventore di questi curiosi strumenti musicali e fu, insieme al musicista Francesco Balilla Pratella, il fondatore della teoria musicale futurista, quella "dis-armonia dei rumori" legata alla dodecafonia, e con essa progenitrice della musica elettronica, cui dedicavano tutte le loro energie i due colti ed umili narratori di quella insolita lezione accademica.
Mi si aprì un mondo. Credo decisi in quel momento che davvero l'arte, la progettazione e la curiosità intellettuale avrebbero fatto parte della mia futura vita professionale. E mi resi anche conto a partire da quella esperienza di quanto la creatività possa essere totalizzante, perchè mi appassionai al movimento artistico futurista, che, fatte le debite considerazioni da una distanza storica consapevole, ebbe per alcuni aspetti degli spunti geniali.
Uno fra tutti quello di considerare la cucina un'arte al pari di poesia, pittura, architettura o musica, sostenendo che anche a tavola valesse la pena di sperimentare, rompere vecchi schemi e ricercare un "nuovo" degno di un'epoca di trasformazione. Si pensa, si sogna e si agisce secondo quello che si beve e si mangia sosteneva Marinetti (e chissà se aveva letto Feuerbach!). E chissà se si immaginava l'evoluzione della cucina dopo qualche decennio, dal minimalismo al molecolare, dal chilometro zero al territorio etnico reinterpretato!
Con questa passione nel cuore e questa citazione in testa mi sono recata qualche settimana fa alla cena futurista organizzata presso la RED Feltrinelli di Porta Nuova da Rustichella d'Abruzzo, ben consapevole del fatto che nel Manifesto della Cucina Futurista il poeta Filippo Tommaso Marinetti avesse proclamato, oltre al convincimento di cui sopra, anche l'abolizione della pasta e della forchetta per mangiarla.
Sosteneva che la pastasciutta a cui gli Italiani erano assuefatti generasse in loro fiacchezza, pessimismo, inattività nostalgica e neutralismo, mentre forchetta e coltello mortificassero, a differenza del cibo mangiato con le mani, i complessi plastici che possono dare un piacere tattile prelabiale, ovvero tutte le sensazioni che ci perdiamo interponendo uno strumento tra noi ed il cibo prima ancora del gusto.
Mi chiedevo dunque che cosa si fosse inventato un produttore di pasta per ricondurre il proprio prodotto in territorio futurista, durante una cena che si preannunciava accompagnata da musica e da istallazioni artistiche.
Qualche idea ha cominciato a balenarmi in testa pensando alla visione dissacrante e provocatoria che avevano i Futuristi in tutti i campi artistici e a quanto predicassero dinamismo, tensione, velocità, energia, movimento e slancio verso il futuro in opposizione alla inattività nostalgica e allo scetticismo ironico che allontanano gli inerti dall'azione.
"Velocità" era la parola chiave, insieme alla commistione di varie arti tutte in chiave futurista. Così si è cenato, in presenza di alcuni dei famosi Burattini di legno originali di Depero (wow!!!),
e insieme si era accompagnati da una selezione di brani musicali all'insegna del tema "velocità" eseguiti dai Work Music Project, dai passi di danza di una ballerina, sorpresi dai profumi floreali che venivano spruzzati tra i tavoli come da dettami della perfetta cena futurista e stregati da poesie e trascinanti testi futuristi, magistralmente interpretati dall'attrice Franca Minnucci.
Stregata dall'insieme, ho chiesto di poter avere il copione della serata. Salta fuori che è tutto stato scelto ed elaborato con lucida, appassionata follia da un'unica organizzatrice, la titolare di Rustichella d'Abruzzo Maria Stefania Peduzzi. Scriverò ancora in altro post dei testi recitati e della loro fantastica coerenza in una narrazione che procedeva di pari passo con il crescendo del coinvolgimento emotivo... e gastronomico!
Gli ospiti della serata, infatti, attorno ai tavoli sistemati tra gli scaffali di libri, hanno anche seguito la preparazione del menù da parte degli chef in una cucina a vista e gustato, con una posata disegnata ex novo per l'occasione che svuotava il centro di una forchetta con la passione di un cuore, un fantastico menù tutto di pasta, dai titoli e dalla presentazione futuristi e dai sapori molto contemporanei.
Lo so, questo è un blog di cucina e, non solo avrei dovuto parlare dell'evento molto più nell'immediato, ma ora dovrei citare gli chef che hanno cucinato in modo concettualmente futurista, elencare i piatti con relative ricette e legami alle musiche e al recitato, mostrare fotografie di spaghetti cotti e conditi in 90 secondi sullo sfondo di un vorticoso countdown (cosa più futurista di questa accelerazione dinamica?!) dello chef Stellato William Zonfa... ma non lo posso fare!
Ero talmente rapita dal turbinare degli spunti, delle emozioni, dei suoni, degli oggetti, delle persone, dei profumi e delle parole, che ha preso il sopravvento la vitalità di un'esperienza artistica a tutto tondo, in cui nessuna componente spiccava perché erano tutte eccelse, ed ha perso di importanza il "dettaglio" cucina. Ed anche i tempi di sedimentazione di tutte quelle emozioni sono stati lunghi, perchè potessero essere riassunte al meglio in parole non totalmente "in libertà" che giungessero ad un senso compiuto.
Capisco che commercialmente questo racconto serva a poco, nel senso che non celebro gli autorevolissimi chef a ridosso delle loro performance ne' racconto le infinite possibilità gastronomiche offerte dai diversi, eccellenti tipi di pasta presentati e anche le poche foto che illustrano la serata sono di pessima qualità. Chi volesse entrare nei dettagli trova articoli più approfonditi, più autorevoli, meglio illustrati e pure più puntuali del mio: qui, qui ed anche qui.
L'aspetto che a mio parere ha reso l'esperienza memorabile è la fantasmagorica "visione" della regia della sig.ra Peduzzi, che ha concentrato l'amore per l'arte e la passione per il proprio lavoro nell'ideazione di un momento in cui ogni dettaglio ha permesso di respirare arte, cultura e legame con il territorio (abruzzese sono l'azienda ma anche la band, lo chef Zonfa e l'attrice), mentre il profumo della pasta, che era insieme casa e novità e sorpresa e futuro e cura... e velocità!
Emozionarsi nell'intuire un legame tra cibo e arte ed appassionarsi nel renderlo evidente agli altri sono capacità non comuni, tipiche di chi ha una visione imprenditoriale che travalica il profitto e bada alla "salute" di una "azienda". E virgoletto i termini perché li intendo nei loro significati originari: "stato di completo benessere fisico, psichico e sociale" di una "organizzazione di beni e capitale umano finalizzata alla soddisfazione di bisogni umani attraverso la produzione [...] di beni e servizi verso clienti".
La signora Peduzzi ama la sua azienda, i suoi collaboratori, i suoi clienti e li vorrebbe fare felici attraverso i suoi prodotti. La ammiro infinitamente per questo, e con me ci è riuscita di sicuro.
Se la pasta per Marinetti era "una palla, un rudere che gli Italiani si portano nello stomaco come ergastolani o archeologi" sostengo fortemente che la signora l'ha smentito: la pasta è emozione sorprendente, dinamismo felice, novità entusiasmante, energia vorticosa, sorriso vibrante. E non sto citando nessuna delle meravigliose definizioni rintracciabili nei testi della serata, che ho golosamente recuperato e che mi voglio gustare con calma, "a piccoli sorsi", per poi scrivere, come dicevo, un post dedicato solo a quelli.
Alla sig.ra Peduzzi dedico invece una ricetta futurista, per ringraziarla con semplicità delle emozioni di una serata tanto speciale. E' l'unica ricetta di pasta proposta nel Formulario futurista per ristoranti e quisibeve, è confezionata con farina di riso ed è denominata la zuppa zoologica!
La versione originale prevede pasta di riso in forma di animali imbottita di marmellata e servita in un brodo caldo alla rosa rialzato da gocce di acqua di Colonia italiana. Ai tempi sembrava un'accozzaglia di sapori inusitati... ma quanto erano avanti i Futuristi di allora, rispetto, che so, al risotto alle rose degli anni '80?!
Sarà che sono figlia di una mamma svizzera che da bambina mangiava pasta scotta condita con purè di mele, sarà che nella cucina mediorientale (da cui prende spunto la mia rielaborazione) è normale accompagnare riso e pasta anche con frutta, composte e acque di fiori quando no la si usa direttamente per i dolci, ma non faccio nessuna fatica oggi a ripensare quella ricetta per la 90'' Rapida di Rustichella d'Abruzzo.
Ne' trovo nulla di particolarmente provocatorio nell'accostare ingredienti dolci e molto veloci da predisporre ad uno spaghetto che in meno di due minuti è in tavola perfettamente al dente e ottimamente legato ai condimenti, senza bisogno di precottura ne' di altro strumento che una comune pentola di acqua bollente. Forse anche questa trasversalità dei gusti e ritmi è responsabilità di quella famosa lezione universitaria sulle armonie alternative!
Al piatto che offro alla sig.ra Peduzzi appioppo un titolo con parole in libertà e, soprattutto, aggiungo un pensiero tra quelli di Aldo Palazzeschi che non erano presenti tra gli scritti futuristi da lei scelti per la serata. E' un imperativo che l'autore dedicava ai giovani nel prepararli alla vita (un po' come faceva il mio docente di curiosità all'università!), che spinga la mia proposta in un suo piccolo movimento in direzione dell'arte del vivere:
Ridere quando se ne ha voglia, quando cioè il nostro ingegno, il nostro istinto più profondo ce ne suggeriscono il diritto, sviluppare questa che è la sola facoltà divina dell'essere umano.
Futurista Cipolle in Marmellata Bontà Pasta Rapida Rose Grazie Ciliegie
ingredienti per 4 persone:
300 g di spaghetti 90'' Rapida Rustichella d'Abruzzo
3 cipolle
80 g di ciliegie
2 cucchiai di pistacchi sgusciati
1 cucchiaino di petali di rosa essiccati, più un altro per il decoro
3 cucchiai di grappa (nel mio caso fatta in casa)
1 cucchiaino di acqua di rose ad uso alimentare
1 piccolo rametto di rosmarino
2 foglie di salvia, più 4 piccole per il decoro
1 foglia di alloro
3 cucchiaini di zucchero di canna
20 g di burro
2 cucchiai di olio extravergine leggero
sale
pepe bianco al mulinello
(acqua di colonia Rosa d'Italia)
Per la marmellata di cipolle alle ciliegie tagliare le cipolle al velo, tritare finissimi salvia e rosmarino, snocciolare e tagliare a spicchietti 8 ciliegie.
Fondere il burro con l'olio in un tegame, versarvi le cipolle, le ciliegie, le erbe tritate, l'alloro; salare e saltare un paio di minuti per insaporire, quindi versare nel tegame la grappa, flambare (gesto dinamico molto futurista, si potrebbe anche lasciar sfumare), zuccherare, mescolare bene e poi lasciar cuocere coperto a fuoco basso, fino a che le cipolle diventano una marmellata. Levare l'alloro.
Poco prima di servire portare a bollore l'acqua per gli spaghetti, salarla leggermente ed unirvi 1 cucchiaino di acqua di rose ed i petali di rosa. Tagliare a filetti i pistacchi e snocciolare il resto delle ciliegie (tranne 4).
Due minuti prima di portare in tavola calare la pasta, cuocere 90 secondi, scolare subito e versarla nella padella con il condimento con un paio di cucchiaiate di acqua di cottura, saltare brevissimamente a fuoco vivace e spegnere.
Unire le ciliegie snocciolate e i pistacchi, profumare la pasta con una bella macinata di pepe, dividere nei piatti, decorare con le ciliegie intere, le foglioline di salvia e un pizzico di petali di rosa e servire, insieme alla forchetta col cuore, spruzzando nell'aria acqua di colonia Rosa d'Italia mentre i piatti arrivano in tavola.
Avevo l'onore all'università di studiare con Achille Castiglioni, uno dei padri del design italiano e mitico anche come docente: la prima lezione salì in piedi sulla cattedra con uno sgabello da mungitore legato al sedere per farci comprendere come il pensiero curioso fosse l'unico approccio serio alla progettazione, in quel caso di una sedia.
Per stuzzicarci sulle infinite possibilità di definire l'armonia nella invenzione delle forme, sostituì un giorno una sua lezione con un concerto in aula della soprano Rossana Maggia, la cui potente voce accompagnava gli intonarumori suonati dallo studioso Gian Franco Maffina, fondatore dell'Associazione Musicale Russolo Pratella.
Luigi Russolo, il "futurista dimenticato", era l'inventore di questi curiosi strumenti musicali e fu, insieme al musicista Francesco Balilla Pratella, il fondatore della teoria musicale futurista, quella "dis-armonia dei rumori" legata alla dodecafonia, e con essa progenitrice della musica elettronica, cui dedicavano tutte le loro energie i due colti ed umili narratori di quella insolita lezione accademica.
Mi si aprì un mondo. Credo decisi in quel momento che davvero l'arte, la progettazione e la curiosità intellettuale avrebbero fatto parte della mia futura vita professionale. E mi resi anche conto a partire da quella esperienza di quanto la creatività possa essere totalizzante, perchè mi appassionai al movimento artistico futurista, che, fatte le debite considerazioni da una distanza storica consapevole, ebbe per alcuni aspetti degli spunti geniali.
Uno fra tutti quello di considerare la cucina un'arte al pari di poesia, pittura, architettura o musica, sostenendo che anche a tavola valesse la pena di sperimentare, rompere vecchi schemi e ricercare un "nuovo" degno di un'epoca di trasformazione. Si pensa, si sogna e si agisce secondo quello che si beve e si mangia sosteneva Marinetti (e chissà se aveva letto Feuerbach!). E chissà se si immaginava l'evoluzione della cucina dopo qualche decennio, dal minimalismo al molecolare, dal chilometro zero al territorio etnico reinterpretato!
Con questa passione nel cuore e questa citazione in testa mi sono recata qualche settimana fa alla cena futurista organizzata presso la RED Feltrinelli di Porta Nuova da Rustichella d'Abruzzo, ben consapevole del fatto che nel Manifesto della Cucina Futurista il poeta Filippo Tommaso Marinetti avesse proclamato, oltre al convincimento di cui sopra, anche l'abolizione della pasta e della forchetta per mangiarla.
Sosteneva che la pastasciutta a cui gli Italiani erano assuefatti generasse in loro fiacchezza, pessimismo, inattività nostalgica e neutralismo, mentre forchetta e coltello mortificassero, a differenza del cibo mangiato con le mani, i complessi plastici che possono dare un piacere tattile prelabiale, ovvero tutte le sensazioni che ci perdiamo interponendo uno strumento tra noi ed il cibo prima ancora del gusto.
Mi chiedevo dunque che cosa si fosse inventato un produttore di pasta per ricondurre il proprio prodotto in territorio futurista, durante una cena che si preannunciava accompagnata da musica e da istallazioni artistiche.
scatole di amore in conserva di Marinetti, ripiene di fumo |
"Velocità" era la parola chiave, insieme alla commistione di varie arti tutte in chiave futurista. Così si è cenato, in presenza di alcuni dei famosi Burattini di legno originali di Depero (wow!!!),
i giocattoli di Depero! |
voce recitante, musica e, sul fondo, la cucina |
è lei la mitica Maria Stefania Peduzzi! |
paccheri alla frutta, una delle paste di Rustichella d'Abruzzo, qui declinati con pesce |
Lo so, questo è un blog di cucina e, non solo avrei dovuto parlare dell'evento molto più nell'immediato, ma ora dovrei citare gli chef che hanno cucinato in modo concettualmente futurista, elencare i piatti con relative ricette e legami alle musiche e al recitato, mostrare fotografie di spaghetti cotti e conditi in 90 secondi sullo sfondo di un vorticoso countdown (cosa più futurista di questa accelerazione dinamica?!) dello chef Stellato William Zonfa... ma non lo posso fare!
William Zonfa mentre parla (e non mentre cucina!) |
Capisco che commercialmente questo racconto serva a poco, nel senso che non celebro gli autorevolissimi chef a ridosso delle loro performance ne' racconto le infinite possibilità gastronomiche offerte dai diversi, eccellenti tipi di pasta presentati e anche le poche foto che illustrano la serata sono di pessima qualità. Chi volesse entrare nei dettagli trova articoli più approfonditi, più autorevoli, meglio illustrati e pure più puntuali del mio: qui, qui ed anche qui.
L'aspetto che a mio parere ha reso l'esperienza memorabile è la fantasmagorica "visione" della regia della sig.ra Peduzzi, che ha concentrato l'amore per l'arte e la passione per il proprio lavoro nell'ideazione di un momento in cui ogni dettaglio ha permesso di respirare arte, cultura e legame con il territorio (abruzzese sono l'azienda ma anche la band, lo chef Zonfa e l'attrice), mentre il profumo della pasta, che era insieme casa e novità e sorpresa e futuro e cura... e velocità!
Emozionarsi nell'intuire un legame tra cibo e arte ed appassionarsi nel renderlo evidente agli altri sono capacità non comuni, tipiche di chi ha una visione imprenditoriale che travalica il profitto e bada alla "salute" di una "azienda". E virgoletto i termini perché li intendo nei loro significati originari: "stato di completo benessere fisico, psichico e sociale" di una "organizzazione di beni e capitale umano finalizzata alla soddisfazione di bisogni umani attraverso la produzione [...] di beni e servizi verso clienti".
La signora Peduzzi ama la sua azienda, i suoi collaboratori, i suoi clienti e li vorrebbe fare felici attraverso i suoi prodotti. La ammiro infinitamente per questo, e con me ci è riuscita di sicuro.
Se la pasta per Marinetti era "una palla, un rudere che gli Italiani si portano nello stomaco come ergastolani o archeologi" sostengo fortemente che la signora l'ha smentito: la pasta è emozione sorprendente, dinamismo felice, novità entusiasmante, energia vorticosa, sorriso vibrante. E non sto citando nessuna delle meravigliose definizioni rintracciabili nei testi della serata, che ho golosamente recuperato e che mi voglio gustare con calma, "a piccoli sorsi", per poi scrivere, come dicevo, un post dedicato solo a quelli.
Alla sig.ra Peduzzi dedico invece una ricetta futurista, per ringraziarla con semplicità delle emozioni di una serata tanto speciale. E' l'unica ricetta di pasta proposta nel Formulario futurista per ristoranti e quisibeve, è confezionata con farina di riso ed è denominata la zuppa zoologica!
La versione originale prevede pasta di riso in forma di animali imbottita di marmellata e servita in un brodo caldo alla rosa rialzato da gocce di acqua di Colonia italiana. Ai tempi sembrava un'accozzaglia di sapori inusitati... ma quanto erano avanti i Futuristi di allora, rispetto, che so, al risotto alle rose degli anni '80?!
composizione di pasta Rapida 90", frutta, fiori e opere futuriste |
Ne' trovo nulla di particolarmente provocatorio nell'accostare ingredienti dolci e molto veloci da predisporre ad uno spaghetto che in meno di due minuti è in tavola perfettamente al dente e ottimamente legato ai condimenti, senza bisogno di precottura ne' di altro strumento che una comune pentola di acqua bollente. Forse anche questa trasversalità dei gusti e ritmi è responsabilità di quella famosa lezione universitaria sulle armonie alternative!
Al piatto che offro alla sig.ra Peduzzi appioppo un titolo con parole in libertà e, soprattutto, aggiungo un pensiero tra quelli di Aldo Palazzeschi che non erano presenti tra gli scritti futuristi da lei scelti per la serata. E' un imperativo che l'autore dedicava ai giovani nel prepararli alla vita (un po' come faceva il mio docente di curiosità all'università!), che spinga la mia proposta in un suo piccolo movimento in direzione dell'arte del vivere:
Ridere quando se ne ha voglia, quando cioè il nostro ingegno, il nostro istinto più profondo ce ne suggeriscono il diritto, sviluppare questa che è la sola facoltà divina dell'essere umano.
Futurista Cipolle in Marmellata Bontà Pasta Rapida Rose Grazie Ciliegie
ingredienti per 4 persone:
300 g di spaghetti 90'' Rapida Rustichella d'Abruzzo
3 cipolle
80 g di ciliegie
2 cucchiai di pistacchi sgusciati
1 cucchiaino di petali di rosa essiccati, più un altro per il decoro
3 cucchiai di grappa (nel mio caso fatta in casa)
1 cucchiaino di acqua di rose ad uso alimentare
1 piccolo rametto di rosmarino
2 foglie di salvia, più 4 piccole per il decoro
1 foglia di alloro
3 cucchiaini di zucchero di canna
20 g di burro
2 cucchiai di olio extravergine leggero
sale
pepe bianco al mulinello
(acqua di colonia Rosa d'Italia)
Per la marmellata di cipolle alle ciliegie tagliare le cipolle al velo, tritare finissimi salvia e rosmarino, snocciolare e tagliare a spicchietti 8 ciliegie.
Fondere il burro con l'olio in un tegame, versarvi le cipolle, le ciliegie, le erbe tritate, l'alloro; salare e saltare un paio di minuti per insaporire, quindi versare nel tegame la grappa, flambare (gesto dinamico molto futurista, si potrebbe anche lasciar sfumare), zuccherare, mescolare bene e poi lasciar cuocere coperto a fuoco basso, fino a che le cipolle diventano una marmellata. Levare l'alloro.
Poco prima di servire portare a bollore l'acqua per gli spaghetti, salarla leggermente ed unirvi 1 cucchiaino di acqua di rose ed i petali di rosa. Tagliare a filetti i pistacchi e snocciolare il resto delle ciliegie (tranne 4).
Due minuti prima di portare in tavola calare la pasta, cuocere 90 secondi, scolare subito e versarla nella padella con il condimento con un paio di cucchiaiate di acqua di cottura, saltare brevissimamente a fuoco vivace e spegnere.
Unire le ciliegie snocciolate e i pistacchi, profumare la pasta con una bella macinata di pepe, dividere nei piatti, decorare con le ciliegie intere, le foglioline di salvia e un pizzico di petali di rosa e servire, insieme alla forchetta col cuore, spruzzando nell'aria acqua di colonia Rosa d'Italia mentre i piatti arrivano in tavola.
- rivoli affluenti:
- la citazione sul ridere (e non dico "riso" perché lo abbiamo d'autorità soppiantato con la pasta) è tratto da: Aldo Palazzeschi, Il controdolore, Lacerba, Anno II, n. 2, Firenze, 15 gennaio 1914
- la ricetta della zuppa zoologica e tratta da: Filippo Tommaso Marinetti, Fillìa, La cucina futurista, 1932, il cui capitolo Formulario futurista, ovvero quello con le ricette, è questo
- ok ok... qualche ricetta di pasta che potrebbe essere molto futurista ed è invece frutto della mia mente malata o di tradizioni altrui? Condimenti perfetti per la pasta 90" Rapida sono la pasta con sgombro e sciroppo di canna da zucchero o la pasta cozze e gorgonzola, ma c'è anche una versione di pasta ad uso dessert: gli spaghetti latte, mandorle e cardamomo!
- l'acqua di colonia Rosa d'Italia è un profumo prodotto da Wally di Prato ed ha sentori di rosa, violetta, zafferano frutti di bosco, legni dolci, muschio bianco e miele. Quasi una ricetta in sé da poter mettere nel piatto!
Con questo racconto dal punto di vista mio nello scrivere sei all'apice per quanto piccola nella mia considerazione. Premetto una cosa... so di cosa parla futurimo ecc. il buon Marinetti era amico intimo di un certo Sanzin di Trieste ed assieme hanno fondato il gruppo triestino del futurismo Marinetti. L'amico di scuola e poi collega di lavoro era il figlio di quel Sanzin e nella sua casa Marinetti era quasi sempre presente per cui conosciuto di persona (io no). Si per quella volta erano avanti ma non erano capiti cose nuove purtroppo di solito sono viste con un occhio....sopra tutto quando tanto diverse fino al momento che sono ...diciamo esplose. E' un piatto come accostamento molto interessante e penso che lo farò ma in porzione abbondante perchè se non piace a lui... mi tocca mangiarla solo io. Saranno le rose a darmi il problema ma andando presto in campeggio in Austria forse li è più facile trovare. Un abbraccio e buona giornata.
RispondiEliminaNo, va be', Marinetti frequentava casa di un tuo amico... Non ci posso credere che non riusciamo ad incrociarci!
RispondiEliminaUna pausa come un respiro, necessario!
RispondiEliminaA presto!
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