Diceva un vecchio slogan anarchico: "con l'ironia abbatteremo il potere e un sacco di riso lo seppellirà".
A no? Erano risate?! Va be'... per un MTC di questa portata ci si può anche concedere una licenza!
Premessa...
... avevo scritto un post lunghissimo per raccontare perché e per come ho scelto questo tema per l'MTChallenge di settembre 2014. Poi l'ho ridotto della metà, lasciando solo alcune note che mi sembravano indispensabili, e l'ho mandato alla Gennaro per un parere.
E lei ha detto che un terzo di quanto le ho mostrato era già troppo! Allora ho ricomposto alcuni dei contenuti in articoli di supporto da pubblicare più avanti ed ho cassato il resto. Qui è rimasto il riassunto della selezione della selezione, ovvero il puro tema dell'MTC. Che, mi spiace, adesso vi tocca leggere per intero!
Se scegliere un ingrediente invece che una ricetta tende ad allargare gli orizzonti, questa volta scegliere IL RISO, come capirete, li spalanca frantumando ogni confine storico, geografico, culturale e religioso. Tentazione sublime, a maggior ragione per chi ne ha fatto una passione, come me.
Si è pensato di arginare un po' la marea delle possibilità limitandoci ad alcune tecniche di cottura, per cui oggi qui racconto solo il puro argomento della prova, illustrando poi con una ricetta completa ognuna delle tecniche di cottura selezionate. Perchè il vero tema è proprio qui: COME CUCINARE IL RISO!
Il resto emergerà poco a poco, un po' su questo blog e un po' su quello dell'MTChallenge. Mi è inevitabile e vi chiedo perdono in anticipo. La colpa, oltre che della sottoscritta e della sua devozione a questo ingrediente, sappiate che è anche di chi mi ha lasciato due mesi di tempo per pensare a questa sfida!
Per vostra fortuna nessuno è obbligato a leggersi nulla di tutto ciò se non ne ha voglia... tranne ovviamente questo post! E ora basta con le parole, andiamo ai fatti:
Le tecniche di cottura
Versare di nuovo il riso sciacquato nella ciotola lavata, riempire con abbondante acqua, che dovrebbe a questo punto rimanere limpida, e lasciar riposare il riso a mollo dai 20 ai 40 minuti: il riso tondo, tipo quello giapponese autentico o tipo l’Originario o il Balilla (con cui si può sostituire per piatti giapponesi; diffidare del “riso per sushi” dei negozietti cinesi, meglio un riso italiano di buona qualità) richiede una mezz’ora di ammollo d’estate o se è stato conservato e in ambienti umidi, anche un’oretta in inverno, se viene da una dispensa molto arieggiata e secca, se è stagionato a lungo e se è di qualità eccelsa.
Scolare e sciacquare di nuovo bene il riso, versarlo in una pentola di acciaio dal fondo spesso (oppure in un tegame di terracotta smaltata giapponese) proporzionata alla quantità di riso. Unire eventuali aromi od ingredienti, tipo sale, spezie, erbe, alghe, verdure, bocconcini di carne o di pesce, e coprire con liquido a temperatura ambiente in pari volume o poco più (1 tazza di riso per 1 tazza di liquido più 1 cucchiaio) che superi il riso di circa 2 cm.
Parlando di acqua fresca e di riso senza altri ingredienti voluminosi la misura esatta è facile da individuare: si appoggia una mano sulla superficie del riso e si versa l’acqua, che per le donne deve arrivare a lambire l’osso esterno del polso, per gli uomini deve coprire la punta del dito mignolo.
Se siete in alta montagna meglio aggiungere un filo di acqua, così come se per un motivo qualsiasi si è dovuto abbreviare l’ammollo. Mettere la pentola sul fuoco e portare a leggero bollore.
Per il Basmati ed il riso thai il procedimento varia leggermente: la dose di acqua è di una volta e mezza il volume del riso e la si porta prima a bollore per poi aggiungere il riso (insieme ad un goccio di olio o una nocina di burro se si vuole aumentare la lucentezza del riso cotto) e si attende a pentola scoperta che riprenda il bollore. In entrambi i casi eventuali ingredienti liquidi, tipo salsa di pomodoro o latte di cocco, vanno pesati ed uniti insieme all'acqua.
Quando l’acqua bolle coprire la pentola con un coperchio pesante, meglio se avvolto in un panno in modo che il tegame sia quasi sigillato ed il telo assorba le gocce di vapore ed eviti che ricadano sul riso dal coperchio), abbassare la fiamma e lasciar cuocere senza mai aprire per 10 minuti. Se si usa riso integrale va cotto 25/30 minuti.
Spegnere e, sempre senza aprire, lasciar riposare per altri 10 minuti. Quando si scoperchia il riso deve risultare morbido e lucido: nel caso di riso giapponese e affini forma grandi fiocchi e va raccolto delicatamente con le bacchette o da sotto con uno shamoji (spatola di legno) bagnato perché non diventi colloso, nel caso di riso indiano e simili si sgrana con una forchetta.
La crosticina che si forma sul fondo della pentola è una golosità, un po' come qui la crosta della polenta, che in Giappone si contendono i bambini (e non solo!).
Disporvi sopra lo sgombro, i funghi e le carote in modo ordinato e gradevole, decorare con una spolverata di di alghe nori e servire con a fianco la salsa di soia ed il sichimi togarashi.
Quando la crema è a temperatura ambiente unire i canditi e poi incorporare delicatamente la panna; versare in uno stampo a cupola foderato di pellicola (o in coppette individuali), coprire e tenere in frigo per almeno tre ore.
Però, di qualsiasi piatto si tratti, sempre a mio parere saranno importanti lo spirito di armonia dell’insieme, la cura positiva dei gesti, la fantasia degli abbinamenti e la conseguente, inevitabile bellezza "naturale" del piatto finale.
A no? Erano risate?! Va be'... per un MTC di questa portata ci si può anche concedere una licenza!
Premessa...
... avevo scritto un post lunghissimo per raccontare perché e per come ho scelto questo tema per l'MTChallenge di settembre 2014. Poi l'ho ridotto della metà, lasciando solo alcune note che mi sembravano indispensabili, e l'ho mandato alla Gennaro per un parere.
E lei ha detto che un terzo di quanto le ho mostrato era già troppo! Allora ho ricomposto alcuni dei contenuti in articoli di supporto da pubblicare più avanti ed ho cassato il resto. Qui è rimasto il riassunto della selezione della selezione, ovvero il puro tema dell'MTC. Che, mi spiace, adesso vi tocca leggere per intero!
Se scegliere un ingrediente invece che una ricetta tende ad allargare gli orizzonti, questa volta scegliere IL RISO, come capirete, li spalanca frantumando ogni confine storico, geografico, culturale e religioso. Tentazione sublime, a maggior ragione per chi ne ha fatto una passione, come me.
Si è pensato di arginare un po' la marea delle possibilità limitandoci ad alcune tecniche di cottura, per cui oggi qui racconto solo il puro argomento della prova, illustrando poi con una ricetta completa ognuna delle tecniche di cottura selezionate. Perchè il vero tema è proprio qui: COME CUCINARE IL RISO!
Il resto emergerà poco a poco, un po' su questo blog e un po' su quello dell'MTChallenge. Mi è inevitabile e vi chiedo perdono in anticipo. La colpa, oltre che della sottoscritta e della sua devozione a questo ingrediente, sappiate che è anche di chi mi ha lasciato due mesi di tempo per pensare a questa sfida!
Per vostra fortuna nessuno è obbligato a leggersi nulla di tutto ciò se non ne ha voglia... tranne ovviamente questo post! E ora basta con le parole, andiamo ai fatti:
Le tecniche di cottura
Per cuocere il riso occorre un liquido: l’amido del riso lo
assorbe e progressivamente gelatinizza, ovvero si ammorbidisce, fino a disfare
completamente il chicco. Il chicco di riso cotto alla perfezione, dunque di ottima digeribilità
e piacevole consistenza, è gelatinizzato al 75%, è asciutto e sgranato ed
oppone una resistenza elastica al taglio ma senza un nucleo duro.
I sistemi di cottura di base sono due, la bollitura e la cottura a
vapore, che in ogni tradizione locale hanno poi sviluppato varianti diverse
a seconda della varietà di riso disponibile e del risultato che si vuole
ottenere, con relativa invenzione degli strumenti di cottura più adatti.
In linea di massima dalla bollitura derivano la cottura all’inglese, la risottatura o crogiolatura, la cottura in brodo, la cottura all’indiana o alla creola, la cottura al latte. Parenti della cottura a vapore sono il pilaf e la cottura per assorbimento. Ma niente paura: se anche nei prossimi giorni le descriveremo tutte, la sfida di questo MTC ne prende in esame "solo" tre!
In linea di massima dalla bollitura derivano la cottura all’inglese, la risottatura o crogiolatura, la cottura in brodo, la cottura all’indiana o alla creola, la cottura al latte. Parenti della cottura a vapore sono il pilaf e la cottura per assorbimento. Ma niente paura: se anche nei prossimi giorni le descriveremo tutte, la sfida di questo MTC ne prende in esame "solo" tre!
I tre temi
dell’MTChallenge
Che occorre, per partecipare all'MTC di settembre? Poco: farsi ingolosire, sorridere e scegliere una delle cotture qui descritte per la propria ricetta. Oppure provare due cotture con due ricette, o anche tre.
Proposte come minestre o risotti non valgono ai fini della sfida, mentre ci rientrano tutti i piatti che contengono riso cotto con una delle seguenti tre modalità. Allora: non vi abbiamo semplificato la vita?!
Proposte come minestre o risotti non valgono ai fini della sfida, mentre ci rientrano tutti i piatti che contengono riso cotto con una delle seguenti tre modalità. Allora: non vi abbiamo semplificato la vita?!
“Cottura per assorbimento”. E' la definizione corretta di quella che
tutti chiamano invece “cottura al vapore”, che invece si svolge in un cestino posto sopra acqua bollente. E' la tecnica che più adoro perché non solo è diffusa in tutto l'Oriente ma è proprio quella specifica per ogni tipo di riso
giapponese!
Il fraintendimento sul nome nasce dalla traduzione inesatta (steamed rice) da parte dei primi inglesi che hanno riportato questo metodo in Occidente: in una prima fase il riso bolle fino a che ha assorbito tutta l’acqua, dopo di che in effetti la cottura prosegue al vapore, sia a fornello acceso che nel periodo di riposo fuori dal fuoco. La definizione inglese se non altro è parziale, insomma. Ad ogni modo: ecco qui tutti i trucchi passo passo!
Versare il riso in una ciotola capace, coprire con circa il doppio di acqua fredda e “sprimacciarlo” tra le dita e roteandolo nell'acqua e massaggiandolo per circa un minuto, fino a che l’acqua risulta praticamente bianca. Versare in un colino, sciacquare sotto un getto gentile di acqua corrente, rimettere il riso nella ciotola lavata e ripetere lo stesso procedimento per altre tre o quattro volte, fino a che l’acqua è chiara.
Il fraintendimento sul nome nasce dalla traduzione inesatta (steamed rice) da parte dei primi inglesi che hanno riportato questo metodo in Occidente: in una prima fase il riso bolle fino a che ha assorbito tutta l’acqua, dopo di che in effetti la cottura prosegue al vapore, sia a fornello acceso che nel periodo di riposo fuori dal fuoco. La definizione inglese se non altro è parziale, insomma. Ad ogni modo: ecco qui tutti i trucchi passo passo!
Versare il riso in una ciotola capace, coprire con circa il doppio di acqua fredda e “sprimacciarlo” tra le dita e roteandolo nell'acqua e massaggiandolo per circa un minuto, fino a che l’acqua risulta praticamente bianca. Versare in un colino, sciacquare sotto un getto gentile di acqua corrente, rimettere il riso nella ciotola lavata e ripetere lo stesso procedimento per altre tre o quattro volte, fino a che l’acqua è chiara.
Versare di nuovo il riso sciacquato nella ciotola lavata, riempire con abbondante acqua, che dovrebbe a questo punto rimanere limpida, e lasciar riposare il riso a mollo dai 20 ai 40 minuti: il riso tondo, tipo quello giapponese autentico o tipo l’Originario o il Balilla (con cui si può sostituire per piatti giapponesi; diffidare del “riso per sushi” dei negozietti cinesi, meglio un riso italiano di buona qualità) richiede una mezz’ora di ammollo d’estate o se è stato conservato e in ambienti umidi, anche un’oretta in inverno, se viene da una dispensa molto arieggiata e secca, se è stagionato a lungo e se è di qualità eccelsa.
Scolare e sciacquare di nuovo bene il riso, versarlo in una pentola di acciaio dal fondo spesso (oppure in un tegame di terracotta smaltata giapponese) proporzionata alla quantità di riso. Unire eventuali aromi od ingredienti, tipo sale, spezie, erbe, alghe, verdure, bocconcini di carne o di pesce, e coprire con liquido a temperatura ambiente in pari volume o poco più (1 tazza di riso per 1 tazza di liquido più 1 cucchiaio) che superi il riso di circa 2 cm.
Parlando di acqua fresca e di riso senza altri ingredienti voluminosi la misura esatta è facile da individuare: si appoggia una mano sulla superficie del riso e si versa l’acqua, che per le donne deve arrivare a lambire l’osso esterno del polso, per gli uomini deve coprire la punta del dito mignolo.
Se siete in alta montagna meglio aggiungere un filo di acqua, così come se per un motivo qualsiasi si è dovuto abbreviare l’ammollo. Mettere la pentola sul fuoco e portare a leggero bollore.
Per il Basmati ed il riso thai il procedimento varia leggermente: la dose di acqua è di una volta e mezza il volume del riso e la si porta prima a bollore per poi aggiungere il riso (insieme ad un goccio di olio o una nocina di burro se si vuole aumentare la lucentezza del riso cotto) e si attende a pentola scoperta che riprenda il bollore. In entrambi i casi eventuali ingredienti liquidi, tipo salsa di pomodoro o latte di cocco, vanno pesati ed uniti insieme all'acqua.
Quando l’acqua bolle coprire la pentola con un coperchio pesante, meglio se avvolto in un panno in modo che il tegame sia quasi sigillato ed il telo assorba le gocce di vapore ed eviti che ricadano sul riso dal coperchio), abbassare la fiamma e lasciar cuocere senza mai aprire per 10 minuti. Se si usa riso integrale va cotto 25/30 minuti.
Spegnere e, sempre senza aprire, lasciar riposare per altri 10 minuti. Quando si scoperchia il riso deve risultare morbido e lucido: nel caso di riso giapponese e affini forma grandi fiocchi e va raccolto delicatamente con le bacchette o da sotto con uno shamoji (spatola di legno) bagnato perché non diventi colloso, nel caso di riso indiano e simili si sgrana con una forchetta.
La crosticina che si forma sul fondo della pentola è una golosità, un po' come qui la crosta della polenta, che in Giappone si contendono i bambini (e non solo!).
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La cottura al latte,
utilizzata prevalentemente per piatti dolci, non è totalmente diversa dalla tecnica
precedente, con la differenza che è meglio sostituire la sciacquatura del riso con lo sbianchimento.
Il riso va infatti scottato per un minuto in acqua bollente, poi scolato e sciacquato sotto acqua fredda, quindi messo in pentola coperto di latte bollente, eventualmente zuccherato e/o aromatizzato, nelle proporzioni indicative di circa 1 l di latte per 220 g di riso crudo.
Il riso va infatti scottato per un minuto in acqua bollente, poi scolato e sciacquato sotto acqua fredda, quindi messo in pentola coperto di latte bollente, eventualmente zuccherato e/o aromatizzato, nelle proporzioni indicative di circa 1 l di latte per 220 g di riso crudo.
Si copre il tutto e si cuoce sulla fiamma a fuoco moderato, oppure in forno a 160 °C, per circa 30 minuti, fino all'assorbimento del latte e alla formazione di una crema densa che avvolge il riso e lo lega.
Se si preferisce una massa più cremosa, con il riso praticamente sciolto, va raddoppiata la dose del latte, il riso cuoce scoperto per almeno 50 minuti e va mescolato quasi costantemente.
In gran parte è una tecnica che si utilizza per preparazioni dolci ma… non diamolo per scontato: in Arabia Saudita il seleq è un piatto di agnello e riso al latte ed in Grecia la kolokithopita è farcita con feta mescolata con riso e zucca cotti nel latte. Quindi non poniamoci limiti nelle interpretazioni fantasiose!
Se si preferisce una massa più cremosa, con il riso praticamente sciolto, va raddoppiata la dose del latte, il riso cuoce scoperto per almeno 50 minuti e va mescolato quasi costantemente.
In gran parte è una tecnica che si utilizza per preparazioni dolci ma… non diamolo per scontato: in Arabia Saudita il seleq è un piatto di agnello e riso al latte ed in Grecia la kolokithopita è farcita con feta mescolata con riso e zucca cotti nel latte. Quindi non poniamoci limiti nelle interpretazioni fantasiose!
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Pilaf o pilav è una parola turca che descrive
una cottura, probabilmente nata prima in Persia e poi passata all'Impero
Ottomano, che comunque nei secoli si è diffusa in tutto il vicino e lontano Oriente ed anche più in là, come testimoniano i piatti più disparati che
vengono cucinati così in ogni parte del mondo.
Sono sostanzialmente pilaf: la jambalaya statunitense, il polau ed il biryani indiani, il plov uzbeko, la paella spagnola, il polow iraniano, l’arroz a la brasileira brasiliano… e perfino il riso del ripieno del coulibiac russo e dei dolmades greci.
Il riso più adatto è quello superfino a chicchi lunghi e vetrosi; perfetto il basmati e tutti i risi parboiled. Si usa cuocere a pilaf anche il riso semifino ma se il riso è un po’ polveroso (come quello turco, che non è brillato) conviene sciacquarlo più volte oppure, come fanno in Turchia, coprirlo di acqua bollente leggermente salata e lasciarlo raffreddare prima di scolarlo, sciacquarlo ed utilizzarlo in cottura.
Sono sostanzialmente pilaf: la jambalaya statunitense, il polau ed il biryani indiani, il plov uzbeko, la paella spagnola, il polow iraniano, l’arroz a la brasileira brasiliano… e perfino il riso del ripieno del coulibiac russo e dei dolmades greci.
Il riso più adatto è quello superfino a chicchi lunghi e vetrosi; perfetto il basmati e tutti i risi parboiled.
Di base si scalda un grasso tipo burro o olio in un tegame dai
bordi alti, vi si ammorbidiscono gli aromi (in Turchia cipolla tritata e a volte pinoli e qualche spezia) e vi si unisce
il riso ed eventuali altri ingredienti, tritati o a piccoli bocconi: carne a pezzetti, pesce in tranci, verdura, frutta… Si fa insaporire tutto a fuoco
basso per qualche minuto, non più di una decina, senza che prenda molto colore. Di
fatto un po’ come la base del nostro risotto.
A quel punto si unisce il liquido bollente in dose doppia rispetto al riso (200 g di acqua per 100 g di riso), si riporta a bollore, si sala o si zucchera se richiesto (in Turchia si sala e zucchera insieme!), si copre e si cuoce a fuoco medio-basso oppure in forno a 180 °C per circa 15 minuti, fino a che il riso è sgranato ed asciuttissimo ma ancora un filino al dente.
Si condisce poi volendo con altro burro o olio ed eventuali erbe fresche e si lascia riposare coperto per qualche minuto prima di servire.
A quel punto si unisce il liquido bollente in dose doppia rispetto al riso (200 g di acqua per 100 g di riso), si riporta a bollore, si sala o si zucchera se richiesto (in Turchia si sala e zucchera insieme!), si copre e si cuoce a fuoco medio-basso oppure in forno a 180 °C per circa 15 minuti, fino a che il riso è sgranato ed asciuttissimo ma ancora un filino al dente.
Si condisce poi volendo con altro burro o olio ed eventuali erbe fresche e si lascia riposare coperto per qualche minuto prima di servire.
Una variante può essere quella di versare l’acqua nel
condimento con aromi iniziale, portarla a bollore ed unire il riso a quel punto, come si
fa nelle cucine più popolari dove non ci sono tanti tegami.
Il contenitore turco per la cottura pilaf è di terracotta smaltata con un foro sul coperchio ma va bene qualsiasi pentola di acciaio o tegame di terracotta, che si possono coprire con un coperchio leggero o con un foglio di alluminio non sigillato sui bordi (oppure sforacchiato in due o tre punti).
Anche in questo caso eventuali ingredienti liquidi vanno pesati ed uniti insieme all'acqua o brodo di cottura. Ovviamente i tempi esatti di cottura a coperchio chiuso variano dai 10 ai 20 minuti in base al tipo di riso e al liquido utilizzato, mentre il riposo a termine cottura può andare dai 5 minuti alla mezz'ora.
Il contenitore turco per la cottura pilaf è di terracotta smaltata con un foro sul coperchio ma va bene qualsiasi pentola di acciaio o tegame di terracotta, che si possono coprire con un coperchio leggero o con un foglio di alluminio non sigillato sui bordi (oppure sforacchiato in due o tre punti).
Anche in questo caso eventuali ingredienti liquidi vanno pesati ed uniti insieme all'acqua o brodo di cottura. Ovviamente i tempi esatti di cottura a coperchio chiuso variano dai 10 ai 20 minuti in base al tipo di riso e al liquido utilizzato, mentre il riposo a termine cottura può andare dai 5 minuti alla mezz'ora.
Le ricette per la
sfida: i tre esempi
Per non lasciare nessuno orfano di ricette e di spunti, infine, ecco tre esempi di come può essere interpretata ciascuna delle tecniche di cottura descritte:
Per non lasciare nessuno orfano di ricette e di spunti, infine, ecco tre esempi di come può essere interpretata ciascuna delle tecniche di cottura descritte:
Per la cottura ad
assorbimento: un gentile piatto freddo giapponese
Un fantastico riso cotto all'orientale, così
bianco e semplice nel suo sapore perfetto, costituisce un contorno ideale per qualsiasi cosa ma diventa
una ricetta saporita e sempre molto light per ogni tipo di menù.
Per questo può essere addizionato di altri ingredienti in cottura, come lo speziato chelow ed il monumentale kateh persiani od il mame gohan in Giappone con i fagioli verdi di soia, oppure può essere condito e completato da qualcosa di preparato o cotto a parte, come ad esempio l’asari gohan nipponico alle vongole.
Si presta perfettamente anche alla composizione di dolci delicati, in abbinamento a frutta e/o ingredienti morbidi e vellutati. Ma, lasciatemelo dire, se realizzato con riso giapponese o Originario questo shiro-gohan (riso bianco cotto) da il suo meglio... nel sushi!
Per questo può essere addizionato di altri ingredienti in cottura, come lo speziato chelow ed il monumentale kateh persiani od il mame gohan in Giappone con i fagioli verdi di soia, oppure può essere condito e completato da qualcosa di preparato o cotto a parte, come ad esempio l’asari gohan nipponico alle vongole.
Si presta perfettamente anche alla composizione di dolci delicati, in abbinamento a frutta e/o ingredienti morbidi e vellutati. Ma, lasciatemelo dire, se realizzato con riso giapponese o Originario questo shiro-gohan (riso bianco cotto) da il suo meglio... nel sushi!
Ovviamente servirebbe un mese di post fittissimi anche solo per cominciare a capire cosa sia il sushi. Quindi, come era successo per il kaki-age, versione popolare e
semplificata del tenpura, ecco che introduciamo nelle nostre umili cucine domestiche non il conosciutissimo nigiri sushi, quello che anche in Giappone si mangia solo al ristorante, ma il casalinghissimo chirashi sushi.
E' un “sushi sparso”, dove il riso è condito come per i più conosciuti nigiri o maki ma gli si aggiungono anche altri aromi e lo si serve in una ciotola completato da vari ingredienti, crudi o cotti, appoggiati sulla sua superficie.
Sarebbe meglio disporre tutti gli accompagnamenti sul riso con grazia, tenendo conto di consistenze, forma e colori, ma il chirashi sushi ha l'innegabile vantaggio di non richiedere tagli perfetti, dimensioni superstudiate ne' condimenti sofisticati.
A chi volesse comunque cimentarsi con il pesce crudo si consiglia la lettura di queste brevi indicazioni. Tra parentesi nella ricetta che segue indico le alternative per chi non trovasse ingredienti giapponesi sotto casa.
E' un “sushi sparso”, dove il riso è condito come per i più conosciuti nigiri o maki ma gli si aggiungono anche altri aromi e lo si serve in una ciotola completato da vari ingredienti, crudi o cotti, appoggiati sulla sua superficie.
Sarebbe meglio disporre tutti gli accompagnamenti sul riso con grazia, tenendo conto di consistenze, forma e colori, ma il chirashi sushi ha l'innegabile vantaggio di non richiedere tagli perfetti, dimensioni superstudiate ne' condimenti sofisticati.
A chi volesse comunque cimentarsi con il pesce crudo si consiglia la lettura di queste brevi indicazioni. Tra parentesi nella ricetta che segue indico le alternative per chi non trovasse ingredienti giapponesi sotto casa.
Fukiyose chirashi sushi – Sushi in ciotola con tre colori autunnali
ingredienti per 6 persone giapponesi (o per 4 italian):
per il riso:
450 g di riso Okomesan (o Originario o altro riso tondo)
8 cucchiai di aceto di riso (o aceto di mele leggero)
1 quadrato di alga kombu da 5 cm (facoltativo)
15 g di zenzero fresco (oppure mezzo cucchiaio di scorza di
limone grattugiata)
1 cipollino sottile
2 cucchiai di semi di sesamo
1 cucchiaio abbondante di zucchero
1 cucchiaino di sale
per il decoro:
3 doppi filetti di sgombro freschissimi, in tutto circa 250 g
260 g di piccoli funghi freschi (o 20 g di shijtake o porcini
secchi)
2 carote, in tutto circa 150 g
1 piccolo spicchio di aglio
1/2 foglio di alga nori
1 cucchiaio di olio di arachidi
brodo dashi (o brodo di pollo leggero)
sakè (oppure vermuth dry)
mirin (oppure vino dolce liquoroso)
zucchero
salsa di soia leggera
sichimi togarashi (mix di aromi giapponese a base di peperoncino)
sale
Sciacquare, ammollare e cuocere il riso come indicato nel
procedimento, unendo all'acqua di cottura l’alga kombu prima sciacquata.
Scaldare in un pentolino l’aceto con lo zucchero e il sale e, quanto è tutto ben sciolto, spegnere e lasciar raffreddare.
Appena il riso è cotto trasferirlo su un piano di legno o in
un’ampia ciotola dal fondo piatto, versarvi sopra l’aceto freddo e con un
cucchiaio di legno a spatola bagnato mescolare il riso dal basso verso l’alto e dai lati verso il centro con grande delicatezza, fino a che il riso si è quasi totalmente raffreddato, si è
profumato in modo uniforme ed i chicchi sono lucidi.
Aiuta a raffreddare eseguire l'operazione all'aperto oppure puntare sul riso l’aria fredda di un phon. Questo e altri trucchi per il riso da sushi casalingo qui. Tenere il riso coperto con un panno umido perché il su-meshi (riso condito) non si asciughi.
Aiuta a raffreddare eseguire l'operazione all'aperto oppure puntare sul riso l’aria fredda di un phon. Questo e altri trucchi per il riso da sushi casalingo qui. Tenere il riso coperto con un panno umido perché il su-meshi (riso condito) non si asciughi.
Per i funghi brasati dake
no umani: se si usano funghi freschi pulirli bene e tagliarli a fettine.
Scaldare l’aglio appena schiacciato nell’olio, unire i funghi e saltare qualche minuto, per permettere ai funghi di rilasciare la
loro acqua e poi di farla evaporare.
Unire 1/2 cucchiaio di sakè, 1/2 cucchiaio di mirin, 1 cucchiaio di salsa di soia, 1 cucchiaio di brodo dashi e un pizzichino di zucchero; saltare fino a che i funghi sono asciutti e glassati, regolare se serve di sale, spegnere e lasciar raffreddare.
Unire 1/2 cucchiaio di sakè, 1/2 cucchiaio di mirin, 1 cucchiaio di salsa di soia, 1 cucchiaio di brodo dashi e un pizzichino di zucchero; saltare fino a che i funghi sono asciutti e glassati, regolare se serve di sale, spegnere e lasciar raffreddare.
Se si usano funghi secchi metterli in ammollo in poca acqua
tiepida per una ventina di minuti, eliminare il gambo degli shijtake e tagliarli
a fettine sottili.
Filtrare 50 ml di liquido di ammollo, unirlo a 150 ml di brodo dashi, portare a bollore, unire l doppio delle dosi di sakè, mirin, zucchero e soia di cui sopra ed immergervi i funghi. Lasciar sobbollire per 15-20 minuti circa, fino a che il liquido si è quasi completamente ridotto; lasciar raffreddare e scolare.
Filtrare 50 ml di liquido di ammollo, unirlo a 150 ml di brodo dashi, portare a bollore, unire l doppio delle dosi di sakè, mirin, zucchero e soia di cui sopra ed immergervi i funghi. Lasciar sobbollire per 15-20 minuti circa, fino a che il liquido si è quasi completamente ridotto; lasciar raffreddare e scolare.
Per le carote alla soia kimpira:
tagliare le carote a fiammifero (o a forma di foglia d'acero, se avete lo stampino...), metterle a bagno in acqua fredda salata per 10
minuti, scolarle ed asciugarle.
Saltarle a fuoco medio con 1 cucchiaino di olio e 1 cucchiaino di zucchero; quando cominciano ad ammorbidirsi unire 1 cucchiaio di salsa di soia e stufare qualche minuto a fuoco basso fino a che si sono
asciugate. Versare in una ciotola e lasciar raffreddare.
Per lo sgombro al sale saba
shioyaki: pulire bene i filetti di pesce, dividere i due filetti di ogni pesce rifinendoli con un coltello affilato e levare tutte le spine con una pinzetta.
Tagliare poi ogni filetto in tre pezzi grossomodo quadrati, ottenendone in tutto 18, e massaggiarli delicatamente con il sale sia dal lato della pelle che da quello della polpa.
Tagliare poi ogni filetto in tre pezzi grossomodo quadrati, ottenendone in tutto 18, e massaggiarli delicatamente con il sale sia dal lato della pelle che da quello della polpa.
passare una padella antiaderente con un tampone di carta unto di olio, scaldarla bene e disporvi il pesce dalla parte della pelle, cuocendo a fuoco medio per circa 1 minuto e mezzo.
Voltare i filetti (partendo da quelli più affusolati, che cuociono più velocemente) e cuocere un altro minuto circa, badando che la polpa sia tutta schiarita ma ancora molto morbida. Lasciar intiepidire su un piatto.
Voltare i filetti (partendo da quelli più affusolati, che cuociono più velocemente) e cuocere un altro minuto circa, badando che la polpa sia tutta schiarita ma ancora molto morbida. Lasciar intiepidire su un piatto.
Tagliare il cipollino a rondelle molto sottili, compresa la
parte verde, e metterlo a bagno in acqua fredda per 15/20 minuti, quindi
scolare bene. Tostare al volo sulla fiamma l’alga nori dal lato lucido e tagliarla a julienne
sottilissima con le forbici; ridurre a piccoli bastoncini lo zenzero.
Mescolare al riso i semi di sesamo, lo zenzero ed il cipollino scolato e dividerlo nelle ciotole individuali.
Mescolare al riso i semi di sesamo, lo zenzero ed il cipollino scolato e dividerlo nelle ciotole individuali.
Disporvi sopra lo sgombro, i funghi e le carote in modo ordinato e gradevole, decorare con una spolverata di di alghe nori e servire con a fianco la salsa di soia ed il sichimi togarashi.
Il piatto è già ricco così ma ogni commensale potrà insaporire ulteriormente il riso con salsa di soia e peperoncino, mescolando a
fondo tutti gli ingredienti o piluccando a piacere decori e riso nell'ordine e
negli abbinamenti che preferisce.
PS: le carote da sole, spolverizzate con sesamo e
peperoncino, costituiscono un tipico antipasto o piccolo contorno giapponese;
lo sgombro al sale servito con daikon grattugiato fa anche piatto a sé oppure
spezzettato diventa parte di un sushi, un po' tipo così; i funghi così preparati si conservano
per 5 o 6 giorni e, insieme al loro sugo o ben scolati, entrano a far parte di
classici piatti autunnali giapponesi come stufati di verdure, zuppe e condimenti per riso
caldo.
Per la cottura al
latte: un godurioso dessert inglese
Cereali cotti nel latte esistono in tutto il mondo, ma
conditi con zucchero, burro e cannella erano e sono tuttora un classicissimo
piatto casalingo inglese, di solito servito a colazione o come merenda per
bambini.
Da questa materia base sono nate due tradizioni parallele
che si contendono il primato dell’invenzione di un dolce “imperiale”. I Francesi infatti fanno risalire la creazione del Riz Impératrice al matrimonio dell’ultimo imperatore di Francia
Napoleone III con la nobile spagnola Eugenia nel 1853; gli Inglesi, sostengono
invece che sia di tradizione tutta inglese e che sia stato dedicato alla regina
Vittoria, incoronata Imperatrice d’India nel 1876. In ogni caso molti dolci del
periodo se contengono riso vengono definiti “all’imperatrice”…
Noi qui scegliamo la versione britannica, sia perché la Gran
Bretagna fu un paese da subito goloso consumatore di riso attraverso la lunga esperienza
coloniale, sia perché l’altro ingrediente fondamentale per questo dessert è la
celeberrima crema inglese…
Empress Pudding – Bavarese di riso all’Imperatrice
ingredienti per 6/8 persone:
ingredienti per 6/8 persone:
650 ml di latte
150 ml di panna da montare (più qualche cucchiaio per il decoro)
2 uova
70 g di gelatina di albicocche
60 g di riso Originario
50 g di zucchero
2 uova
70 g di gelatina di albicocche
60 g di riso Originario
50 g di zucchero
35 g di zenzero candito (più un paio di pezzetti per il decoro)
30 g di ciliegie candite (più qualche ciliegia per il decoro)
15 g di gelatina in fogli
10 g di angelica candita
1/2 baccello di vaniglia
1/2 baccello di vaniglia
3 cucchiai di sherry
Scottare e poi cuocere il riso come descritto sopra nel
procedimento utilizzando qui 350 ml di latte, 25 g di zucchero e il baccello
di vaniglia inciso e con i semi grattati nel latte. Tenere il fuoco basso, cuocere per 30-35 minuti e mescolare di tanto in tanto.
Nel frattempo
sbattere le uova e 25 g di zucchero con una frusta fino
a che diventano chiari, quindi unire il latte. Cuocere il composto
a bagnomaria mescolando con cura per una decina di minuti fino a che la crema si comincia ad addensare e vela il cucchiaio.
Mettere a bagno la gelatina nello sherry. Eliminare la stecca di vaniglia dal riso ed unire il riso caldo alla crema, continuando a mescolare.
Incorporare i fogli di gelatina uno alla volta, mescolando fino a che sono perfettamente sciolti; spegnere il fuoco ed unire alla crema la gelatina di albicocche e lo sherry filtrato, amalgamare bene, coprire con una retina e lasciar intiepidire il composto.
Tritare finemente zenzero ciliegie ed angelica canditi, tenendone da parte qualcuno per la decorazione; montare la panna.
Incorporare i fogli di gelatina uno alla volta, mescolando fino a che sono perfettamente sciolti; spegnere il fuoco ed unire alla crema la gelatina di albicocche e lo sherry filtrato, amalgamare bene, coprire con una retina e lasciar intiepidire il composto.
Tritare finemente zenzero ciliegie ed angelica canditi, tenendone da parte qualcuno per la decorazione; montare la panna.
Quando la crema è a temperatura ambiente unire i canditi e poi incorporare delicatamente la panna; versare in uno stampo a cupola foderato di pellicola (o in coppette individuali), coprire e tenere in frigo per almeno tre ore.
Sformare, se si vuole, il pudding e servire decorato con i canditi e
ciuffetti di panna montata.
Per la cottura pilaf:
un profumato piatto unico turco
Quanti piatti tipici di tutto il mondo si possono elencare parlando
di questa cottura, oltre a quelli che ho citato poco fa? Anche il nostro stesso
riso alla pilota di fatto è una sorta di pilaf, ne' vanno scartate le
suggestioni dolci…
Ma per non esagerare nel troppo domestico con un piatto italiano, ne’ buttarmi eccessivamente
sull'esotico visto che già l'Asia è stata citata, ho pensato di rimanere in Turchia, una sorta di "via di mezzo" dove il riso è molto presente
sulla tavola quotidiana e molti ingredienti appartengono alla tradizione mediterranea.
In Turchia questo è praticamente l’unico metodo di cottura utilizzato per il riso, che si propone di solito in accompagnamento a vivande di carne e pesce o nella farcitura di verdure e volatili.
In Turchia questo è praticamente l’unico metodo di cottura utilizzato per il riso, che si propone di solito in accompagnamento a vivande di carne e pesce o nella farcitura di verdure e volatili.
In onore dell'MTC ho scelto qui invece un piatto “importante”, di quelli della
festa, preparato con
ingredienti semplici e a noi molto familiari, a dimostrare che ci si può avvicinare alla
cultura “degli altri” con gran gusto anche senza grandi esotismi...
Pirinçli Piliç –
Pollo cotto nel riso
ingredienti per 6
persone:
1 pollo da circa 1 kg, tagliato a pezzi, con il fegatino
400 g di riso Ribe parboiled
400 ml di brodo di pollo
2 cipolle
2 pomodori medi
2 cucchiai di uvetta
2 cucchiai di pinoli
1 peperoncino (facoltativo)
2 cucchiai di aneto
1 cucchiaio di dragoncello
3 cucchiai di olio d’oliva
20 g di burro
sale
pepe nero al mulinello
pepe nero al mulinello
Tritare separatamente le cipolle, i pomodori (e il
peperoncino); ammollare l’uvetta in poca acqua calda; fiammeggiare il pollo;
tritare il fegatino; portare il brodo a leggero bollore. Se si
usa riso turco sciacquarlo come descritto sopra.
Sciogliere il burro con l’olio in un paio tegame; unire le
cipolle e cuocerle a fuoco basso per 10/15 minuti fino a che sono morbidissime e cominciano a colorire.
Levarle dal tegame, alzare la fiamma e nel loro fondo dorare
i pezzi di pollo a fuoco medio per 5 minuti, colorandoli da tutti i lati, quindi levarli dal
tegame.
Nel fondo di cottura versare il fegatino saltare un minuto
fino a che cambia colore, quindi unire i pomodori con il dragoncello, l’aneto (il peperoncino) e l’uvetta scolata e insaporire per un minuto.
Unire le cipolle e mescolare bene, aggiungere poi il pollo, salare e pepare. Coprire e lasciar cuocere a fuoco basso per una ventina di minuti.
Levare i pezzi di pollo lasciando il resto nel tegame ed
unire il riso ed i pinoli; alzare la fiamma e tostare per 3 o 4 minuti, fino a che il riso ha assorbito completamente il condimento.
Versare nel tegame il brodo bollente, riprendere il bollore
per un minuto quindi unire di nuovo il pollo, coprire, ridurre la fiamma o trasferire in forno a 180 °C e
cuocere 15-20 minuti, fino a che il liquido è tutto assorbito ed il riso è cotto ma ancora un filino al dente.
Spegnere, regolare di sale e pepe se serve,
coprire di nuovo e lasciar riposare 10 minuti prima di servire.
I criteri di giudizio
Tutto qui. Al primo impatto forse sembra una prova complessa ma in
verità è più facile a farsi che... a leggersi!
Il compito vero e proprio consiste nello scegliere la varietà di riso che più ci piace (varietà di cui presto parleremo), nel cucinarla con la tecnica di cottura più adatta tra le tre indicate per confezionare la propria ricetta personale, e nel completarla con idee caratterizzanti e con ingredienti dolci, salati... o misti.
Rifarsi a ricette tradizionali italiane e straniere o inventarsi tutto di sana pianta? Poco cambia, basta capire che cosa si sta facendo e perché. E farlo con cura e sorriso, al meglio del proprio gusto per la cucina. Insomma: semplicemente un tipico MTC.
Il compito vero e proprio consiste nello scegliere la varietà di riso che più ci piace (varietà di cui presto parleremo), nel cucinarla con la tecnica di cottura più adatta tra le tre indicate per confezionare la propria ricetta personale, e nel completarla con idee caratterizzanti e con ingredienti dolci, salati... o misti.
Rifarsi a ricette tradizionali italiane e straniere o inventarsi tutto di sana pianta? Poco cambia, basta capire che cosa si sta facendo e perché. E farlo con cura e sorriso, al meglio del proprio gusto per la cucina. Insomma: semplicemente un tipico MTC.
I criteri di giudizio generali valuteranno l’appropriatezza
dell’abbinamento riso/cottura e la qualità tecnica del risultato finale, per
quanto la si possa giudicare in fotografia...
Per questo chiederei per cortesia, oltre a tutte le foto artistiche che volete, anche un’immagine ravvicinata del piatto finito per il dettaglio dei chicchi di riso. Se il riso non è dichiaratamente visibile al termine della ricetta fotografate il riso cotto prima di utilizzarlo diversamente.
Per questo chiederei per cortesia, oltre a tutte le foto artistiche che volete, anche un’immagine ravvicinata del piatto finito per il dettaglio dei chicchi di riso. Se il riso non è dichiaratamente visibile al termine della ricetta fotografate il riso cotto prima di utilizzarlo diversamente.
La parte invece di gusto personale, che ogni giudizio
inevitabilmente implica, per quanto mi riguarda non privilegerà ricette
giapponesi ne’ sottovaluterà ricette dolci, come chi mi legge spesso o mi
conosce di persona potrebbe “temere”.
Però, di qualsiasi piatto si tratti, sempre a mio parere saranno importanti lo spirito di armonia dell’insieme, la cura positiva dei gesti, la fantasia degli abbinamenti e la conseguente, inevitabile bellezza "naturale" del piatto finale.
Ed il riso è l’ingrediente perfetto per questa sfida, a parte il gioco di parole iniziale: il termine “riso” in italiano indica il cereale ma anche l’allegria. Forse per questo Alberto
Bevilacqua scriveva:
Noi mangiamo il riso, cucinato nelle varie forme, lo assimiliamo nel corpo, ed ecco che ci accompagna quel senso cordiale (della natura, del cielo appunto) che diventa benessere interiore. […] Il riso ha un’altra, e doppia, possibilità: di essere umile (sulla tavola dei poveri) e insieme regale, se lo si cucina con una delle ricette […]della religiosità del riso. […]
Sento il riso come un cibo amico, che non si impone mai con l’autorità arrogante di altri cibi. […] Mia madre diceva […]: "Dimmi come preferisci il riso e ti dirò chi sei". Be’, sono uno che preferisce il risotto creato con la fragranza e con il candore, in ogni senso, di un cibo che mi piove dall'alto come "figlio del cielo".
Noi mangiamo il riso, cucinato nelle varie forme, lo assimiliamo nel corpo, ed ecco che ci accompagna quel senso cordiale (della natura, del cielo appunto) che diventa benessere interiore. […] Il riso ha un’altra, e doppia, possibilità: di essere umile (sulla tavola dei poveri) e insieme regale, se lo si cucina con una delle ricette […]della religiosità del riso. […]
Sento il riso come un cibo amico, che non si impone mai con l’autorità arrogante di altri cibi. […] Mia madre diceva […]: "Dimmi come preferisci il riso e ti dirò chi sei". Be’, sono uno che preferisce il risotto creato con la fragranza e con il candore, in ogni senso, di un cibo che mi piove dall'alto come "figlio del cielo".
Come avevo detto quando mi ero ritrovata qualche tempo fa in
questo stesso ruolo di "giudice per caso", ogni piatto condiviso sulla tavola rappresenta un'offerta
di amore che chi cucina porge ai commensali e deve saper raccontare con
rispetto la dedizione che chi l'ha preparato offre non tanto al cibo ma
alle persone a cui era destinato.
In questo caso i commensali non sono solo gli amici e i parenti che davvero assaggeranno dal vero la ricetta, ma tutti i partecipanti all’MTC che condividono in queste occasioni una sorta di mensa virtuale: cucinare riso per l'MTC credo saprà rivelare il rapporto profondo di ciascuno con la propria cucina e svelerà anche un pochino della propria anima.
Aggiornamenti:
qui e qui un primo breve chiarimento sulle tipologie di riso disponibili in Italia
qui qualche chiarimento sulle altre tecniche di cottura del riso...
In questo caso i commensali non sono solo gli amici e i parenti che davvero assaggeranno dal vero la ricetta, ma tutti i partecipanti all’MTC che condividono in queste occasioni una sorta di mensa virtuale: cucinare riso per l'MTC credo saprà rivelare il rapporto profondo di ciascuno con la propria cucina e svelerà anche un pochino della propria anima.
...
Aggiornamenti:
qui e qui un primo breve chiarimento sulle tipologie di riso disponibili in Italia
qui qualche chiarimento sulle altre tecniche di cottura del riso...
qui invece la storia della diffusione della coltura del riso, uno degli alimenti più antichi sulla faccia della Terra!
E poi qui come nasce e come è trattato il riso.
- rivoli affluenti:
- AA.VV., Annual events of Japan and recipes of dishes, Navi International, 2009, ISBN 978-4-8163-4636-1.
- AA.VV., Riso. Allegria in Tavola, Quadratum, 1997
- Elisabeth Andoh, Washoku. Recipes fron the Japanese Home kitchen, Ten Speed Press, 2005, ISBN 978-1-58008-519-9
- Alberto Bevilacqua, “Il riso figlio del cielo”, in AA.VV, Guida Gallo ai migliori Risotti del mondo, Riso Gallo/De Agostini, 1998
- Inci Kut, La Cucina Turca, Net Turistik Yayinlar a.s., 1992, ISBN 975-479-152-X
- Paolo Gentili, Manuale del cuoco professionista. Arte e scienza in cucina, Calderini, 1993, ISBN 88-7019-701-8
- Minoru Hirozawa, Graziana Canova Tura, Giappone, Fabbri Editori, 1999, ISBN 88-451-7269-4
- Marguerite Patten, A Century of British Cooking, Grub Street, 2001, ISBN 1-902304-69-1
- Claudia Roden, La cucina del Medio Oriente, Vallardi, 1989, ISBN 88-11-92690-4
- Brian Turner, Brian Turner’s favourite British recipes, Headline Boo Publishings, 2003, ISBN 0-7553-1092-6
- Memet Yazgan (cura), Cucina Turca, Yazgan Turizm ltd, 1992
Annalena non sai quanto sia felice per questa scelta e per questo tuo post! Grazie grazie grazie! :)
RispondiEliminaPost troppo interessante, che per quanto mi riguarda rileggerò più volte e con attenzione! L'unica cosa su cui ero preparata era l'okomesan, ma solo perché mi sono cimentata a fare il sushi e quindi volevo che il riso fosse preprato esattamente come quello mangiato in Giappone! Bene Annalena, inizia la sfida...... E non so bene se per noi o per te! Intanto grazie!
RispondiEliminada stampare, leggere e rileggere e leggere ancora....che meraviglia!!
RispondiEliminaFelice per la scelta del riso che adoro! Decisamente interessante le nozioni sul come dove quando! Sfida davvero intrigante ed istruttiva
RispondiEliminaGrande tema che, rispettando comunque la tecnica così mirabilmente descritta, lascia ampia libertà alla fantasia. E allora comincia a far volare la mente
RispondiEliminaImmaginavo ci fosse da imparare, ma ... wow! hai una cultura gastronomica pazzesca! stampo tutto e studio :-) grazieeee!!
RispondiEliminaLetto velocemente
RispondiEliminaTornerò per studiarlo e provare tutte le ricette e le tecniche suggerite e ora gas al motore anzi al neurone!
É sempre stimolante leggere i tuoi post e articoli.
;)
Un post magnifico, aereo e delicato ma al contempo ricchissimo di contenuti e di sapere, come solo tu sai scriverne.
RispondiEliminaUn post da gustare e centellinare a poco a poco, perché dopo averlo letto tutto d'un fiato sento il bisogno di tornarci su per approfondire alcuni dettagli.
Un post da Acquaviva insomma, che mi terrà compagnia ben oltre al mese di settembre, entro cui è racchiusa questa sfida dell'MTC?
GRAZIE!!!!!
Splendido veramente
RispondiEliminaun post meraviglioso per un protagonista eccellente
la cottura per assorbimento la conoscevo un po' ma sicuramente adesso è più chiara, sarà un post che rileggerò più volte perchè sei veramente attenta ad ogni sfumatura ;) Grazie ;-)
Adesso stampo e vado a studiare, che ho un po' di cose da segnarmi:) Capito qui per la prima volta grazie all'MTC e non posso che dire grazie, di cose da imparare qui ce ne sono tantissime. Tornerò a trovarti spesso. E piacere di averti "conosciuta". Giorgia
RispondiEliminano....ma è incredibile questo post!! bellissimo
RispondiEliminaChapeau, cara Annalena, un post eccezionale!
RispondiEliminaMa quanto tempo ti sarà costato, mamma mia...
Anche se non partecipo più alle sfide, faccio come le altre: stampo e studio!!!
Un abbraccio, a presto
Pensavo di saperne in fatto di riso e invece... Non ne sapevo neppure un terzo e siamo solo all'inizio! il tema mi piace da morire e sarà ora di mettersi sotto a studiare che il tempo passa e non voglio perdermi l'occasione :)
RispondiEliminaAspettavo con trepidazione e contemporaneamente, lo ammetto, con una certa apprensione, di scoprire il tema della sfida, data la tua vastissima e profonda cultura gastronomica. Il tema che hai scelto si preannuncia quanto mai stimolante e ricco di suggestioni, e soprattutto ci sarà tanto da imparare: grazie!
RispondiEliminaGiulia
Annalena mi hai colpita dritto al cuore!
RispondiEliminaAmo il riso in tutte le forme, in tutte le cotture, in tutte le sue varietà e amo cucinarlo. A casa mia (e non si direbbe per una campana) devo preparare almeno una volta a settimana un risotto e un pilaf.Lo amano tutti da mio marito al piccolo di casa. Lo preferiscono in assoluto rispetto alla pasta
Mi hai fatta felice!!!
Complimenti per il post: l'ho letto tutto senza perdermi una virgola ma ritornerò a leggerlo.
Grazie
Felicissima di una sfida naturalmente gluten free!!!
RispondiEliminaFantastico tutto!
RispondiEliminaIl tema, questo post, le tre ricette che hai proposto: TUTTO!
Non vedo l'ora di tuffarmi e sperimentare! :)
Bravissimaaa! Essendo di ritorno da Istanbul, non posso non cimentarmi nel Pilav!
RispondiElimina:*
Tanta ammirazione per la tua immensa cultura gastronomica! mi rileggerò + volte questo post e curiosa di quelli che seguiranno! ...avrò tanto da imparare! :)
RispondiEliminaGracias por traernos a relajarse, su sitio es maravilloso, estoy en ello todos los días y no veo el final por lo que no es noticia.
RispondiEliminaGracias por darnos tanta felicidad usted!
@elisa: non sai quanto sono felice io...
RispondiElimina@flavia: sapevo che ti avrei trovata preparata sul riso jap!
@gianni: infatti mi piaceva un tema che unisse la tecnica a una grande libertà espressiva
@francy: abbiamo tutti una cultura gastronomica da esprimere qui dentro.. solo che io sono più verbosa!
@mapi: un post da acquaviva... difetti compresi!
@manu: una volta che ci hai preso la mano vedrai quanto inaspettato è il sapore di un buon riso cotto per assorbimento!
@ giorgia... il piacere è solo mio!
@rosaria: il post sarà anche bello... ma mai buono come il tuo cremoncello!
@cristina: e ci ho pure messo il pesce azzurro, hai visto?!
@marina: ero indecisa tra vari temi... ma questo credo sia proprio espressione della "mia" cucina
@loredana: chissà che non te ne esca qualcosa di interessante anche per l'attività...
@cristina.b: ma poi fammi sapere lo stesso se ci combini qualcosa che ti piace, anche MTC a parte
@marina: è vero, siamo solo all'inizio... Povera me!!!
@giulia: ma guarda che ad imparare sarò soprattutto io, e parlo seriamente!
@antonietta: ma hai qualche asso nella manica tipo riso e mozzarella?! No, perchè nel caso ora so esattamente che gusto potrebbe avere. Complimenti, le tue cose sono da sturbo...
@stefania: ti aspettavo al varco... da questa sfida senza bisogno di prodotti sostitutivi pensa quante ricette esagerate potrai goderti!
@fede.b: attenta a non finire come me, con frigo e dispensa imbottiti di riso di tutti i generi!
@chiara: ma dai! Non vedo l'ora, chissà che ispirazioni! Istambul: semplicemente adoro...
@ilaria: la curiosità è il punto perfetto di partenza per qualsiasi cosa in cucina, benissimo!
@voyance: gracias a vosotros
questo post e' da stampare
RispondiEliminanon ci crederai ma la mia nonna il riso lo cuoceva davvero dopo averlo sbiancato ed io ho sempre fatto cosi fino a poco tempo fa ... credevo che lo facesse per precauzione ihihihihi per essere sicura di quello che mangiava un poò come per i legumi secchi :)
grazie grazie un po' meritevole
@veronica: si tratta proprio di una tecnica che mira a "pulire" il riso non brillato quando cuoce in un liquido che poi resta nel piatto.E' una procedura molto classica, di certo indispensabile fino a qualche decennio fa anche per questioni igieniche. Ad esempio io ricordo che da bambina mi incaricavano di spulciare il riso prima della cottura in cerca di sassolini e chicchi scuriti... Chi mai lo fa più ora?
RispondiEliminaCiao Annalena, anch'io ero incaricata della "spulciatura" del riso, altri tempi! Anche se non sono più "membro" dell' mtc, farò comunque tesoro dei tuoi insegnamenti: Sono incantata dalla bavarese, amo i dolci col riso, mi riportano all'infanzia, quando "spulciavo". un abbraccio dal Friuli <3
RispondiEliminaLibera pensa che invece io il riso e latte da bambina l'ho sempre mangiato in versione salata. E ne sono ancora golosissima...
EliminaCara Annalena mi hai scippato l'argomento !
RispondiEliminaAvessi mai vinto un MTC avrei proposto anch'io il riso :-)
Certo, non con la larghezza di impieghi e la bellissima descrizione di accompagnamento che tu hai proposto. Molto piu' terra terra, ma anche per me sarebbe stato riso.
Vabbe'.... me ne faro' una ragione :-) :-) :-)
La liberta' che tu dai nell'interpretare il tema mi ha fatto felice ! ! ! ! (quattro punti esclamativi). Finalmente potro' sbizzarrirmi. Creare !
Grazie.
ma nooo!!! ti ho scippato il riso, mannaggia... e tu che speravi nelle alghe, ammettilo! Ora ti devi tener pronto un altro argomento! Ma intanto comincia a concentrarti su questo. Tremo al pensiero di cosa ti inventerai...
EliminaQuanta cura dei particolari...grazie per i tuoi insegnamenti e piacere di avere fatto la tua conoscenza :-)
RispondiEliminagrazie Sonia, il piacere è davvero tutto mio!
EliminaEcco, ora lo so......non so cuocere il riso. Mi sarà necessario leggere una cottura ed una ricetta al giorno, per tre giorni.
RispondiEliminaAnnalena, da te non si finisce mai di imparare tecniche, osservazioni, spunti, ricette e...la delicatezza dello sguardo di chi ama le piccole cose fatte bene.
Per il momento mi sono fermata alla prima cottura, e ho avuto conferme e fatto nuove scoperte.
RispondiEliminaMa la lettura del post deve essere fatta con calma. Ti stampo e ti porto in borsetta.
;-)
@giulietta: sono in molti ad amara le piccole cose fatte bene, purtoppo la vita a volte ce lo fa dimenticare ma quando ti fermi un attimo ed osservi... ecco che la gioia della cura rispunta.
RispondiElimina@gaia:... spero di starci dentro e di non pesarti troppo!
sono contentissima della scelta e per le numerosissime dritte che ci hai dato! non vedo l'ora di cimentarmi!
RispondiEliminabaci e complimenti
@giorgia: non vedo l'ora pure io... sono curiosissima di veder cominciare ad arrivare le vostre ricette!
RispondiEliminaComplimenti, che post ricco! di contenuti interessantissimi che cercherò di studiare per bene, gustandomi questa lezione sul riso per questo mese e oltre!
RispondiEliminaGrazie!!!
a presto Frankie
Cara Annalena non sai quanto mi abbia fatto felice la tua scelta. Adoro il riso e nonostante lo cucini spesso mi rendo conto di avere ancora molto da imparare sull'argomento. Bellissime tutte e tre le ricette. Ne vedremo delle belle!
RispondiEliminaCara Annalena, leggerti è sempre una gioia ed una pace nello stesso tempo. Mi ricordo che un paio di anni fa ci siamo passate il testimone proprio con il riso ed è giunta l'ora di ricominciare a correre. Grazie ed un abbraccio.
RispondiElimina@frankie: hai detto la parola giusta: "gustarsi" la sfida, la ricerca... il riso!
RispondiElimina@mari: la cosa grandiosa del riso è che dasvvero ti ci puoi inventare qualsiasi cosa... un alimento senza confini di nessun tipo!
@anna.maria: è vero!!! Sai che non ci avevo fatto caso, che il riso fosse così legato al mio destino nell'MTC?! Buona ripartenza...
Ho studiato!
RispondiElimina@cri: non vedo l'ora...!
RispondiEliminati leggo e ti rileggo e nel mentre ricordo la bellissima avventura con il kak-age...spero di ritornare ad abbracciare le sfide dell'MTC con il tuo riso cara Annalena, lo spero prorpio! Un abbraccio e grazie per questo magnifico post. Vale
RispondiEliminaInmensamennte grata!
RispondiElimina@valentina: mi sa che anche questa volta vivremo tutti un'avventura... e spero sia di nuovo bellissima!
RispondiElimina@mai: ... ma de che?!
Ciao cara, ecco la mia prima ed entusiasta proposta, lo sai che mi sono divertita da morire?
RispondiEliminahttp://lasagnapazza.blogspot.it/2014/09/fukiyose-chirashi-sushi-sushi-in.html
@mari: e posso dirti che l'entusiasmo e il divertimento si vedono tutti?!
RispondiEliminaBuongiorno :) volevo ringraziarti per questo bellissimo articolo...davvero interessante, scritto benissimo...ho seguito alla lettera la procedura per la cottura per assorbimento...è venuto un riso perfetto e saporito.
RispondiEliminaGrazie :)
Un caro saluto
Ila
@ilaria: grazie a te per esserti messa in gioco con qualcosa che non conoscevi
RispondiEliminaCiaooooo!!!! Bellissimo tema!!! Ecco la nostra proposta:
RispondiEliminahttp://kitchenpinching.blogspot.it/2014/09/risolatte-con-frutta-autunnale-speziata.html
@tiziana: mi state facendo venire voglia di dolci... ma si può?!
RispondiEliminaSempre dopo la puzza, non ero ancora passata per :
RispondiElimina1. farti i miei complimenti per la vittoria
2. ringraziarti per la scelta della sfida e per questo post meraviglioso (e pure per quelli per il blog mtc di approfondimento)
Avrai capito che di riso non ne so nulla, e questa sfida mi intimorisce ma nello stesso tempo mi stimola a imparare e sperimentare.
Stavo guardando il metodo pilaf, nell'intro dici "il liquido bollente in dose doppia rispetto al riso (200 g di acqua per 100 g di riso)" mentre nella lista ingredienti ci sono 400 g di riso e 400 ml di brodo.. e io sono già in pallla.. :-) vedi come sono messa?? :-)) scusami per la domanda scema, che mi vergogno pure a mettere nel filo diretto! grazie, Francy
@franci: ma perchè vergognarti? Anzi, sottolinei un passaggio che forse è meglio chiarire per tutti: nella ricetta turca durante la cottura iniziale i pomodori rilasciano tanta acqua, per questo si aggiunge meno liquido poi. Come dicevo nella spiegazione di tutte e tre le tecniche, la dose di liquido totale deve tenere conto di tutti gli eventuali ingredienti liquidi oltre all'acqua/brodo.
RispondiEliminaahhhhh! ecco, vedi, come sono messa?? ;-)) grazie Annalena! ritorno a studiare :-)))
Elimina:-P
EliminaSenza parole! da stampare e leggere con calma. Cercherò una bella ricetta orientale! grazie. ciao Marica
RispondiElimina@marika: ottimo... orientale o meno se parli di bella ricetta mi trovi assolutamente d'accordo!
RispondiEliminaCara Annalena, con ritardo ti faccio i complimenti per la vittoria e, mentre studio le ricette, abuso del tuo sapere. Posso? :) Qui in Germania acquisto spesso nei negozi turchi e la varietà di risi mi ha sempre spiazzata. Ho fatto delle ricerche, ma non ne sono venuta a capo. Sapresti aiutarmi tu? Conosci la differenza tra "Pilavlik", "Sivri", "Baldo" (immagino sia il riso baldo che si trova anche in Italia) e "Sari Sivri"?
RispondiEliminaTi ringrazio in ogni caso :) e ancora complimenti per il pozzo di informazioni che sei: altro che rivoli, sei un fiume in piena!
Valentina
@valentina: mi spiace, come risi turchi io conosco solo il baldo, che è come quello italiano, il kirik, riso spezzato che si usa per dolmades e farciture, e l'osmancik, che non so se viene esportato e si usa di solito per i pilaf.
RispondiEliminaPer il resto vado per deduzione, ma sto sparando completamente a caso: il pilavlik immagino sia un riso per pilaf, mentre il "sivri" in Turchia è un peperoncino! Ma la parola significa anche "appuntito", per cui immagino siano varietà o a chicco lungo oppure adatte a qualche piatto tipico piccante che non conosco.
E dopo questa bella dimostrazione di ignoranza mi ritiro buona buona, in attesa che qualcuno lo spieghi anche a me!
Io invece ti ringrazio, perché mi fido moltissimo delle tue deduzioni e prometto che farò ricerche più approfondite! (e ora vado a preparare il post, ma intanto ti anticipo che non abbandonerò più la cottura pilaf!)
EliminaIl mio riso Biryani per il tuo super contest:
RispondiEliminahttp://www.cookingwithmarica.net/biryani-vegetariano-riso-profumato-di-spezie/
Buon fine settimana, Marica
@marica: adoro il biryani...
RispondiEliminaEccomi di nuovo, cosa non mi hai fatto combinare questo mese :) Sono questi gli mtc che mi piacciono!
RispondiEliminahttp://lasagnapazza.blogspot.it/2014/09/sushi-di-dentice-carote-e-zucchine-con.html
@mari: il problema sarà poi uscirne, da questa spirale perversa!
RispondiEliminaEccomi con la mia proposta, grazie per questo splendido viaggio nel mondo del riso
RispondiEliminaTorta di soffice di riso in crosta con mele e pistacchio
Semplice ma buona
Grazie a presto con un'altra proposta ........ spero
Ciao Manu
non so bene da dove cominciare con questo commento :) proverò ad andare per punti e spero di non dimenticare nulla!
RispondiElimina1. purtroppo non riesco a partecipare all'mtc perchè viaggio tanto per lavoro e non potrei garantire la partecipazione fissa, ma mi diverto a riprodurre le ricette in parallelo, in una sorta di sfida personale :) ricordo la sfida sul kaki-age, è stata la mia prima scoperta di qualcosa di giapponese che non fosse sushi e tempura :D
2. nel frattempo sono stata in giappone tre volte, ne ho conosciuto la cucina e ci ho lasciato un pezzo di cuore. le tue ricette mi aiutano a ritrovarlo, ma non so se te l'ho mai detto prima...
3. questo post è stato stampato e secondo me verrà anche rilegato: è un manuale vero e proprio!
4. per il riso al latte adottavo già i tuoi trucchi, grazie a mounsier conticini, e il risultato è davvero notevole!
5. è da quando sono stata in giappone per la prima volta che vorrei fare il riso alla giapponese, ma avevo sempre desistito e stavo addirittura valutando di comrpare una cuociriso: mi hai risolto un problema :D
6. ieri sera ho cotto il basmati per assorbimento seguendo la tua ricetta: assaggiato ieri sera e mangiato oggi a pranzo assoluto per accompagnare verdure speziate, un successo! perfetto, chicchi cotti, ma separati e gustosi anche il girono dopo: grazie!
per tutti questi motivi, stavolta più che mai mi dispiace non partecipare all'mtc, ma ci tenevo a dirti grazie, per questo post e per gli altri della serie riso che trasmettono in pieno l'entusiasmo con cui stai affrontando nuovamente la sfida di fare il terzo giudice!
Che meraviglia questo post! Come mi è potuto sfuggire il tuo bellissimo blog! Mi unisco ai tuoi lettori per seguirti da vicino! Complimenti, Mary
RispondiElimina@manu: mangiata con gli occhi la torta, ora vediamo il resto...
RispondiElimina@valentine: noooo... ma tu, vite le cose che mi dici, DEVI partecipare!
E poi guarda bene il regolamento: su 9 o 10 sfide annuali se ne possono saltare due se non piace la ricetta o non si è interessati, ma tutte le assenze dovute a lavoro, impegni familiari o altra "vita vera" che giustamente ha sempre la precedenza, quelle non contano! Dai... sarei lietissima di vederti a bordo!
@mary: grazie, ma questo è un blog piccolino, senza alcuna pretesa, con foto bruttine e totale assenza di pubbliche relazioni... chiediti piuttosto come ci sei capitata!
eccomi ci sono http://www.sosidolcesalato.com/2014/09/riso-basmati-polpo-fagioli-azuki-rossi.html
RispondiElimina@rosaria: azuki... mi prendi per la gola!
RispondiEliminaCiao sono riuscita a pubblicare la mia seconda proposta
RispondiEliminacon la cottura per assorbimento
Quenelle o gnocchi di riso al semi di papavero
purtroppo proprio non arrivo a preparare la terza proposta anche se l'idea per la cottura al pilaf c'era ................ la proverò sicuramente indipendentemente dal gioco
Ciao grazie e buona domenica
Manu
@manu: grazie a te per l'entusiasmo! il tempo purtroppo è tiranno per tutti.figurati che qualcuno aveva proposto che la sfida sul riso durasse tre mesi....però io sarei impazzita!
RispondiEliminaAl''ultimo momento ma ce l'ho fatta! è quei un onore partecipare a questa sfida presieduta da te ;) http://sexandgiuliaskitchen.blogspot.it/2014/09/riso-di-halloween.html
RispondiEliminachi troppo vuole insegnare finisce per disinformare
RispondiEliminaCiao Annalena, grazie per il commento carino che mi hai lasciato.
RispondiEliminaDi solito io passo dalla vincitrice sempre e solo dopo che tutte le ricette in gara sono state pubblicate, perché mi piace cogliere l'occasione per augurare buon lavoro ai giudici... ed infatti buon lavoro :-)
P.S. Ho letto solo oggi che avresti gradito una foto della riso cotto secondo tecnica prescelta prima di rilavorarlo... ops troppo tardi, mi spiace.
Bye Debora
@giulia: ... tu sei una folle assoluta!
RispondiElimina@anonimo: nessuno è infallibile ed io per prima mi ritengo l'ultima persona che può insegnare e la prima che deve invece tanto imparare. Se mi dici a cosa ti riferisci mi sarà utilissimo sia per correggere gli errori specificamente tecnici che quelli, ancor più gravi, di supponenza.
@debora: per la foto non ti preoccupare, nelle tue immagini è molto chiara la consistenza del tuo riso ed è facile dedurne quella che gli hai lasciato con la prima cottura. Ho cercato di rimanere aggiornata con le nuove ricette in tempo reale, convinta che la cosa mi avrebbe aiutato a farmi un'idea chiara del vincitore, ma ora che "la fatica è fatta" arriva la parte davvero difficile: la scelta definitiva. Non invidio per nulla chi deve farlo ogni mese!
Questo post è spettacolareeee!!!
RispondiEliminaQuesto post è spettacolareeee!!!
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