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Visualizzazione dei post da ottobre, 2016

tre tapas per MTC, la mia scuola di ironia preferita

Entusiasta! La decisione presa da  Mai  de  Il colore della curcuma  per questo mese, il sessantesimo (!) della sfida dell' MTChallenge , era  ir de tapeo   (andare per tapas!). E mi riempie il cuore, data la mia lunga, intensa, ripetuta ed appassionata storia d'amore con la gastronomia spagnola, di cui le tapas possono perfettamente fungere da spiegazione, da mappa e pure da riassunto. Mentre il tapeo  è per me la rappresentazione più pura, rilassata e golosa della felicità di vita. quando aprire un post significa esultare! (Il post è lungo, per le ricette conviene andare direttamente in fondo! Per chi è interessato ai miei deliri invece, racconto che:)  La prima idea era stata pescare tre ricette dalla tabla di 40 tapas tradizionali, magari proprio catalane, che avevo preparato tempo fa per i 40 anni di matrimonio dei miei, raccontando l'occasione come tema. Poi ho pensato: troppo facile e, in fondo, troppo banalmente spagnolo nei gusti!  Fernando Botero

arrosto alle noci e uvetta: forse una ragione c'è

Ultimamente ho dedicato, per ragioni differenti, molto tempo al mondo orientale. La cosa ha decisamente acuito il mio bisogno di cucina asiatica, eppure mi ritrovo ai fornelli a preparare tutt'altro, nonostante   oggi  sia sola e per una volta non debba rendere conto a niente e nessuno.  Le mani vanno da sole, in una direzione che certamente non è l'Est. Mi chiedo come mai, visto che nei prossimi giorni dovrò concentrarmi su specialità che nulla hanno a vedere con l'Oriente e che il poco tempo libero di cui fare tesoro gastronomico asiatico sarebbe stato questo. Non mi so dare una risposta. D'altro canto chi dice che tutto deve avere una spiegazione immediata? Credo che questo "istinto" che a volte spinge verso scelte e comportamenti inaspettati, sia in fondo una sorta di "razionalità nascosta": al momento non se ne capisce il perchè ma, prima o poi, magari anche dopo parecchio tempo, di certo la ragione risulterà chiara.  Perché una ragione

zuppa tricolore di lenticchie... che lenticchie non sono!

Dopo mille evoluzioni culinarie, un periodo in cui il blog non sembrava nemmeno mio tante sono state le ricette preparate per contest e simili, finalmente mi sento "tornata a casa".  Il primo passo in questa direzione è stato cucinare per l'MTC, poi gli esperimenti con la polpa del cocco fresco, ma il passo definitivo è quello di oggi, che mi riconcilia non sono con il blog ma anche con la stagione. E con una certa vena scherzosa che, in cucina come nella vita, qui latitava da tempo immemore. Tutto parte dall'odio di una certa persona verso il minestrone di riso, che invece è per me, cresciuta in Lombardia, la più naturale versione della minestra e pure una tra le più spontaneamente confortanti.  Ovviamente, dopo aver prodotto parmigiane di melanzane in serie (eh sì, siamo ad ottobre ma, dopo un settembre di esperimenti gastronomici, mi è toccato anche accontentare la povera cavia!) e tiramisù in quantità industriali (ed io che purtroppo non tollero il caffè.

fingere che non sia un riciclo 2: zuppa di udon con cocco catalogna e funghi

Ok, dopo la torta di cocco e fichi   oggi vado con la seconda ricetta a base di cocco fresco. Il riferimento è alla cultura della penisola indocinese e al sud dell'India, dove il cocco è disponibile fresco e, per zuppe e spezzatini, viene di solito ridotto in latte o crema di cocco. Come?  Di fatto grattugiando finissima la polpa, mettendola a bagno in pari peso di acqua tiepida (ottimo usare in parte l'acqua trasparente che contiene il cocco, che va raccolta all'apertura come dicevo qui ) e poi strizzandola più volte con un movimento simile all'impastare la pasta del pane, prima attraverso un setaccio e poi, se si vogliono eliminare tutte le particelle solide, attraverso una garza.  Così si ottiene, appunto, il "latte" di cocco, un liquido bianco, grasso ed appena poco più cremoso del latte vaccino. A temperature basse la parte grassa affiora, separandosi da quella più acquosa: ecco la "crema" di cocco, molto grassa e più densa della panna

torta di cocco fresco e fichi, fingendo non sia un riciclo

Avevo della polpa di cocco fresca, avanzata da questo brasato di maiale . Poi arriverà tra qualche giorno anche una proposta di utilizzo del cocco in una ricetta salata... ma oggi, con stupore dei più, la prima tentazione, e di conseguenza la prima realizzazione, è incredibilmente un dolce! Una torta, per la precisione, che rimane morbida anche senza lievito, con qualche pezzetto di cocco lasciato un po' grosso per avere la sorpresa della croccantezza, e con l'aroma delicato della polpa di cocco "vera", molto meno intensa del cocco disidratato che si usa generalmente per i dolci, che gioca quindi in sordina a rinfrescare la dolcezza potente dei fichi.  Niente vaniglia, come ero tentata di fare all'inizio, ne' zenzero, come mi suggeriva l'abitudine ad un cocco in versione asiatica, ma il profumo della scorza di limone, che possa valorizzare questo delicato sentore di cocco fresco senza sovrastarlo. Con il senno di poi avrei usato una teglia leggerm

precisazione:

Per carattere tendo a tenermi in disparte e so che un comportamento simile in rete rema contro la normale volontà di visibilità di un blog che si rispetti: ho ricevuto spesso critiche per questo.
Mi hanno anche fatto notare che non sempre racconto le manifestazioni a cui sono invitata da aziende e che non polemizzo con chi ha utilizzato i miei testi o le mie foto senza citare il mio blog.
Ringrazio con passione chi mi rivolge queste critiche per affetto e chi mi sopporta lo stesso, nonostante non segua i loro consigli!