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Visualizzazione dei post da aprile, 2015

biscottini al miso e kinako per le gru di Hiroshima

Hai presente quando apri un blog, non vuoi apparire di persona e,  come avatar personale,  scegli tra le mille foto scattate del tuo ultimo viaggio quella che più ti sembra possa rappresentarti? E h ai presente quando ti chiedono cosa sia quella foto e non hai mai parole per rispondere pienamente?  Ecco, in due righe ho riassunto il mio silenzio, in quasi sei anni di blog, sul senso di quella immagine. Ora apre una mostra alla Palazzina Liberty della Fabbrica del Vapore a Milano che invece spiega per bene di cosa si tratta! Si inaugura oggi, martedì 14 aprile, alle 18.30 e dura fino al 19 aprile la mostra  SEN MILLE THOUSAND -  Hiroshima orizuru: new ideas for a social design -  Dalle gru origami di Hiroshima: nuove idee per un design sociale  Spiegazione del titolo: La parola "mille" in giapponese, sen , inglese, thousand , ed italiano. Sen è parte del termine s enbazuru , che definisce le "catene" di carta colorata composte da mille piccole gru di origa

spiedini marocchini senza l'orgoglio di un nome

La mia recente fase di "addio ai monti" mi porta a far tappa nei luoghi più amati della città che sto per lasciare. In questa ottica mi sono concessa una cenetta marocchina al Buon Gusto, un piccolo locale di Varese che da fuori sembra un kebab-pizzeria, ibrido ed inutile come molti solo più accogliente e pulito degli altri. E che sull'insegna offre anche, guarda un po', "specialità orientali". In realtà è gestito da una famiglia marocchina e nel menù, oltre alle solite proposte indispensabili perché un pubblico mediamente disinformato entri e consumi, compaiono tajine , couscous (e fino a qui i nomi a qualcuno possono già dire qualcosa) ed una serie di altri deliziosi piatti marocchini descritti solo in italiano. Credo che la scelta di definire "orientale" la loro cucina, come quella di non complicare il menù con nomi poco conosciuti, sia consapevolmente adottata per non disorientare troppo gli avventori medi e predisporli ad assaggiare qualc

torta di mele: alleggerire un archetipo dell'infanzia

Sempre un prodotto uscito dal forno, in questo periodo a cavallo tra due case. Questa volta di massima tradizione: una torta di mele! Non è la prima che pubblico sul blog e credo nemmeno sarà l'ultima, perché gli esperimenti in tema "torta di mele" credo possano essere infiniti anche senza tener conto di versioni a pie, crostata e dolcezze varie.  Io in effetti per la torta fatta pienamente a torta, giro spesso attorno alla stessa ricetta base. E' forse quella che mi attira di più per i risultati sempre interessanti in termini di morbidezza, umidità e sapore.  Oppure sarà perché la ricetta di partenza me l'ero trascritta su un foglio strappato da una vecchia agenda quando avevo una decina d'anni, quando aveva cominciato ad interessare pasticciare in cucina. Il mio personale archetipo di torta di mele, insomma... Anche la versione di oggi è della stessa famiglia, parente stretta di  quella al calvados  e di  quella con tante mele  già pubblicate. Questa s

il respiro di un soufflé

Trasloco. Non con il blog intendo: cambio proprio casa... P er qualche settimana  avrò la vita un po' confusa, tanto per cambiare, ma non racconto la cosa per dovere di cronaca (a chi interessano poi i fatti miei?), quanto per una riflessione che tali eventi hanno indotto. Definito che "ovviamente" in questi casi di solito si cominciano ad imballare gli oggetti meno utili, di fatto da qualche giorno mi ritrovo con gli abiti "invaligiati" e i documenti inscatolati ma libreria e cucina praticamente si mantengono senza alcuna variazione di dotazione. Leggere e cucinare, di fatto, mi sono indispensabili più del vestire e del verificare la contabilità familiare? Sì. Non solo l'atto in sé del terminare un libro o del testare una ricetta, ma la libertà mentale di sapere che in ogni istante posso scegliere il libro e la ricetta che voglio perché "sono miei" ed ho tutti gli strumenti necessari a disposizione. Più che l'abbandono delle mura fisiche

passaggio di stagione: verza coi piselli

Credo che l'ondata di ispirazioni etniche di cui si è di recente ripopolato il mio blog sia una sorta di reazione ad un periodo in cui devo attenermi ad un regime alimentare molto semplice ma con la salvezza di una trasgressione delle norme a settimana.  E per il quotidiano sono moltissimi anche in altre culture i piatti "semplici", gustosi ma insieme leggeri (o alleggeribili), mentre la volta che non ho regole da seguire e posso cibarmi di ciò che più mi rende felice perché limitarmi ad una delle "solite" golosità italiane come le vietatissime lasagne o cotolette panate? Di conseguenza il blog ha ripreso, dopo mesi di ricette etnicamente neutre, un andazzo decisamente multiculturale.  Ad esempio, con la verza di oggi avrei potuto prepararmi dei pizzoccheri valtellinesi ma questa settimana il permesso premio era già stato utilizzato. Mi sono buttata allora su una "verzata" indiana, decisamente più light dei pizzoccheri ma non per questo priva di mo

precisazione:

Per carattere tendo a tenermi in disparte e so che un comportamento simile in rete rema contro la normale volontà di visibilità di un blog che si rispetti: ho ricevuto spesso critiche per questo.
Mi hanno anche fatto notare che non sempre racconto le manifestazioni a cui sono invitata da aziende e che non polemizzo con chi ha utilizzato i miei testi o le mie foto senza citare il mio blog.
Ringrazio con passione chi mi rivolge queste critiche per affetto e chi mi sopporta lo stesso, nonostante non segua i loro consigli!