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Visualizzazione dei post con l'etichetta manzo

di chi parla il film Il Gusto delle Cose? E le 'quenelles' sono francesi?

Lo so, è inutile parlarne ora che tutti i cinefili appassionati di cinema e di cucina lo hanno già visto, ma come al solito non sono una buona reporter ed arrivo a parlare dopo gli accadimenti invece di anticiparli: a maggio, a 4 giorni dalla sua uscita ufficiale, ho presentato in un colto cineforum il film  Il Gusto delle Cose . Pur sapendo di avere un limite di pochi minuti, come al solito mi ero preparata ore e ore di argomenti, decidendo poi cosa dire davvero solo al momento di accendere il microfono, in base all'umore della sala. Ho finito semplicemente per consigliare di "ascoltare" il film nei suoi suoni mesmerizzanti e di farsi coinvolgere dal sapiente tepore delle sue luci, e poi ho scelto di raccontare un aneddoto storico che curiosamente nessuno pare aver ancora notato. Il film, ambientato nella Francia del 1884*, illustra il rapporto tra un gastronomo benestante e la sua cuoca, ed è ispirato ad un romanzo del 1924 di Marcel Rouff, scrittore e gourmet svizzero,

di nuovo in Ucraina, con vareniki e panna

Finalmente il clima si è un po' riaccordato con la stagione e le temperature mi permettono di tornare in cucina seriamente. Mi spiace non riuscire a pubblicare spesso quanto vorrei, ma nella vita che faccio ora non sono contemplati momenti di pausa in cui godersi i fornelli e fotografare con calma. Tornando alla stagione, se nella mia cucina iniziano a comparire zuppe e stufati di tutte le parti del mondo, qui nel blog riprendo più che volentieri il filo dei racconti di cucina dedicati all'Ucraina con una delle tante varianti dei loro  vareniki . Sono i ravioli la cui storia avevo accennato qui , che questa volta preparo utilizzando la panna acida, come da tradizione molto diffusa in diverse aree del Paese, che entra sia nell'impasto che nel condimento.  Io per la verità li avevo preparati qualche settimana fa, in uno strano "buco temporale" libero da altri impegni e pensieri, per poi congelarli su un vassoio e raccoglierli in sacchetti per alimenti. ovviamente

carne giapponese Wagyu in Italia e come cucinarla

Grazie al Consolato Giapponese di Milano  ho potuto partecipare ad un interessante incontro della stampa italiana con esponenti del Ministero Giapponese dell’Agricoltura, del Ministero della Cultura e del loro Ente Nazionale del Turismo, in cui ci si è confrontati sulla diffusione della cucina giapponese in Italia, sulla conoscenza che se ne ha nel nostro Paese e sulla volontà nipponica di promuovere maggiormente i loro prodotti alimentari in Italia.  So di essere su questi argomenti una interlocutrice privilegiata, perché per cucinare giapponese a casa mia almeno un paio di volte a settimana non ho avuto bisogno di attendere che il washoku (cucina tradizionale giapponese) venisse proclamato Patrimonio Immateriale dell’Umanità Unesco nel 2013, ne’ di vedercelo insegnare e servire in infinite occasioni durante Expo 2015: sono Japanese inside da decenni! Anche se con un po' di ricerca ho sempre reperito la materia prima, vivere ora a Milano certamente mi facilita nel trovare ingre

chebureki ucraini (ma anche un po' turchi) di famiglia

Come già detto qualche giorno fa , in questi giorni cucino quasi solo ucraino, o per dire meglio cucino i piatti del Rus' di Kyiv, cioè le ricette di una tradizione gastronomica condivisa da secoli dalle popolazioni che oggi si chiamano Ucraini, Russi, Bielorussi, Polacchi, Lituani, eccetera. Ecco perchè oggi, al posto di friggere delle "semplici" zeppole di San Giuseppe, per una festa di famiglia ho pensato ai chebureki , dei bocconi di pasta fritta farciti che nascono nella penisola della Crimea e che, per via delle storiche diaspore delle popolazioni tatare che l'abitavano, si sono diffusi non solo nell'area slava cui facevo prima riferimento ma fino a Romania e Uzbekistan, e verso sud anche tra le popolazioni balcaniche, fino a Grecia e Turchia, dove questo fagottino ripieno prende il nome di börek . Se in Ucraina i chebureki contengono carne profumata di cipolle ed erbe, nella versione turca in genere i  böregi vengono farciti con formaggio, liscio o misto

non tutti i roll giapponesi sono sushi: involtini giapponesi di carne e funghi

Nonostante io cucini spessissimo giapponese, mi rendo conto che da troppo tempo non pubblico sul blog una di quelle ricettine nipponiche che tanto adoro nel quotidiano. Essendo appena passato in Italia il momento dei funghi, ecco che racconto una delle mie ultime prove casalinghe, un piatto di carne e funghi, per contraddite chi pensa che la cucina giapponese sia fatta solo di pesce! Appartiene al filone degli  Yawata-maki , 八幡巻, che avevo già presentato qui in versione primaverile con asparagi tanto tempo fa. Il termine inizialmente definiva degli involtini di carne e bardana, pianta tipicamente coltivata nella prefettura di Yawata, ma con il tempo si è esteso a tutti gli involtini cotti di carne e verdura. Qui le fettine di manzo avvolgono degli  enokitake,  funghi   allungati, sottili e dalla piccola capocchia che crescono in famigliole, in natura sui ceppi di alcune piante, dove prendendo luce e diventano marroncini. In quel caso sono chiamati nameko , なめこ, mentre quelli coltivati,

tanti piccoli assaggi tricolori

Dopo aver seguito in tv tutte le partite dell'Europeo trasmesse dalla Rai, anche un po' mio malgrado, devo ammettere, si è arrivati alla finale e l'essere che mi vive a fianco ha preferito, non so se per scaramanzia o altro, che seguissimo anche l'ultimo incontro noi due soli, come avevamo fatto fino a quel momento.  E così, per non annullarmi completamente nel diluvio di calcio per me davvero insolito, ho dedicato la domenica della finale a preparare una serie di snack e piattini tutti tricolori, che ci avrebbero sostenuto durante il tifo, per poi festeggiare un buon risultato o consolarci di una sconfitta. Ricordo diverse altre cene tricolori in occasioni simili, anni fa, e allora si erano condivise sempre con amici. Sarà per quello che ho voluto abbondare in varietà: a compensare l'ancora scarso entusiasmo, purtroppo, per esperienze che coinvolgano un gruppo numeroso. Senza profferire verbo sull'esito dell'incontro, che altri più esperti di me dal punto d

fuori piove? Koresh di manzo con spinaci e prugne!

Qualche giorno fa ho azzardato un risotto alla banana e in generale nella mia cucina la presenza di frutta anche inconsueta nei piatti salati non è particolarmente rara. Manon sono completamente pazza: esiste una tradizione antichissima, tutt'ora conservata in molti Paesi di Africa, Medio e Lontano Oriente, Oceania, come pure nel Nord Europa e nelle Americhe, dove abbinare proteine animali e verdure alla frutta appare "normale" quanto a me. In specifico è pratica comune legare frutta molto dolce alla carne in diversi piatti maghrebini e levantini, per non parlare dei luoghi dell'attuale Iran che si dice siano stati l'antica culla di gran parte della civiltà gastronomica mediterranea. Ad esempio ho parlato qui abbastanza spesso dei koresh , gli stufati persiani di cui vado matta e di cui avevo raccontato un po' la storia quando avevo cucinato quello  con zucca e melagranata .  Il mio riferimento quando si parla di cucina persiana è spesso  Najmieh Batmanglij

precisazione:

Per carattere tendo a tenermi in disparte e so che un comportamento simile in rete rema contro la normale volontà di visibilità di un blog che si rispetti: ho ricevuto spesso critiche per questo.
Mi hanno anche fatto notare che non sempre racconto le manifestazioni a cui sono invitata da aziende e che non polemizzo con chi ha utilizzato i miei testi o le mie foto senza citare il mio blog.
Ringrazio con passione chi mi rivolge queste critiche per affetto e chi mi sopporta lo stesso, nonostante non segua i loro consigli!