Non ricordo esattamente chi dicesse che una casa non è la tua casa fino a che non ci ritorni. Forse Virginia Woolf, che sui luoghi degli affetti e delle memorie ha comunque ragionato molto, anche non fosse suo questo pensiero. Ma non è la citazione in sé l'argomento di questa giornata neutra di primo autunno, cielo lattiginoso e aria senza profumi.
Come si sviluppa il senso di appartenenza ad un luogo? Come si trattiene la propria terra anche quando si è altrove? E qual'è la propria terra: quella in cui si nasce oppure quella che si sceglie, inevitabilmente, prima o poi, nel corso della vita?
E può essere "casa" semplicemente il singolo edificio, svincolato dalla terra su cui posa, dalla società in cui è immerso, dai profumi del paesaggio che lo circonda? E ci si può sentire a casa anche in più luoghi?
Non so rispondere. Considero indistintamente "casa" luoghi in cui ho piacevoli e ripetute memorie infantili come luoghi che mi sono conquistata da sola, con fatica ed affetto. A volte sono proprio case fatte di stanze, scale e porte, in altri casi sono strade che amo percorrere, fiumi che mi incanto a guardare, grandi sassi assolati a cui mi piace appoggiarmi di spalle, con gli occhi chiusi.
Mi rendo conto che è soprattutto la sfera della rassicurazione quella che funge da discriminante, non certo la bellezza di un luogo o la durata della frequentazione. E' la sensazione che in quel punto io possa affondare radici nel suolo e sentirmi parte di quel tutto. Assorbire e rilasciare. Uno scambio. Un valore. Trattenere dentro di me la ricchezza di quella terra vitale, di cui mi porto inavvertitamente sempre qualche granello addosso quando riparto.
Non penso a quelle case con nostalgia ma quando ci torno mi sorprende la forza del legame, la passione con cui mi sento accolta. Più facile con le case che con le persone, questa relazione pulita e nutriente. Bella. Terrosa.
Occhieggiano in frigorifero due ingredienti freschissimi ma ad altissima deperibilità. Il buon senso mi dice di utilizzarli subito, l'istinto mi suggerisce di utilizzarli insieme. E penso: cos'altro hanno in comune finferli e vongole?
Nella tradizione italiana senz'altro la cottura classica con olio, aglio e prezzemolo. In assoluto, fondamentale, la necessità di assicurarsi che venga eliminata ogni traccia della terra e della sabbia che ognuno dei due ingredienti tende naturalmente a trattenere...
Forte di una tradizione familiare alpina che vede i funghi rosolati in olio e burro, sostenuta in aggiunta da una esperienza insospettabilmente giapponese che osa il burro anche con le vongole, ho provato a declinare le due delizie proprio così, con una nocciola di burro. Un morbido condimento per la pasta leggermente sporcato di rosso per l'aggiunta un po' napoletana di un paio di pomodorini. Il prezzemolo sostituito con un più personale rosmarino.
Linguine con vongole, finferli e burro
ingredienti per 4 persone:
350 gr. di linguine
1 kg. di vongole piccole (qui lupini)
500 gr. di finferli
2 pomodorini
2 spicchi di aglio
20 gr. di burro
1/2 bicchiere di vino bianco
2 rametti di rosmarino
4 grani di pepe nero
3 cucchiai di olio extravergine
sale
Mettere a bagno le vongole per qualche ora in acqua fresca ben salata. Tagliare quattro ciuffetti dal rosmarino e metterli da parte per la decorazione (io qui me ne sono dimenticata...).
Nel frattempo pulire con attenzione i finferli, eliminando la terra con un coltellino e spolverandoli con un panno umido. Si ridurranno a circa 350/400 gr. di funghi netti.
Sciogliere in un ampio tegame metà del burro con due cucchiai di olio, uno spicchio di aglio schiacciato ed uno dei rametti di rosmarino.
Unirvi i finferli ed i pomodorini schiacciati, saltando a fuoco vivace fino a che i funghi sono morbidi, quindi salare leggermente, lasciar insaporire ancora un paio di minuti, spegnere e tenere in caldo con un coperchio.
In una pentola dai bordi alti sciogliere il resto del burro con il resto dell'olio, l'altro aglio, l'altro rametto di rosmarino ed i grani di pepe.
Nel frattempo scolare le vongole e passarle sotto l'acqua corrente, sfregandole tra le mani a piccole manciate sotto il getto dell'acqua e scolandole poi bene di nuovo.
Versare le vongole nel condimento, insaporire per un minuto o due e sfumare con il vino bianco, quindi coprire e lasciar aprire le vongole a fuoco vivace, scuotendo il tegame di tanto in tanto.
Quando le vongole sono tutte aperte pescarle ad una ad una, controllare che non contengano sabbia, eventualmente sgusciarne circa un terzo ed unirle ai funghi.
Mettere a bollire abbondante acqua per la pasta; intanto filtrare l'acqua di cottura delle vongole con un colino foderato di carta da cucina.
Mettere da parte un bicchiere dell'acqua delle vongole filtrata ed unire il resto all'acqua in ebollizione, salando leggermente, se serve (assaggiare prima di aggiungere il sale perché il liquido delle vongole è già salato).
Versare le linguine nell'acqua aromatizzata e lessarle a fuoco vivace, spegnendo tre minuti prima del termine della cottura.
Riaccendere il fuoco sotto il tegame di funghi e vongole un minuto prima e trasferirvi la pasta scolata, padellando a fuoco vivace con l'aggiunta del bicchiere di acqua di vongole fino a che il liquido è assorbito, la pasta è al dente ed è rimasto sul fondo un sughetto ristretto ed aromatico.
Distribuire le linguine ed il condimento in quattro piatti individuali e servire subito, decorando ogni piatto con un ciuffetto di rosmarino fresco (qui solo un pochino di basilico...).
Il metodo per levare la terra dalle vongole richiede un tempo lungo, quello per eliminarla dai funghi richiede anche pazienza. Li applico entrambi perché non apprezzo i granelli sotto i denti, però capisco perfettamente perché entrambi riescano invece sempre a trattenerne almeno qualcuno dentro di sé...
Come si sviluppa il senso di appartenenza ad un luogo? Come si trattiene la propria terra anche quando si è altrove? E qual'è la propria terra: quella in cui si nasce oppure quella che si sceglie, inevitabilmente, prima o poi, nel corso della vita?
E può essere "casa" semplicemente il singolo edificio, svincolato dalla terra su cui posa, dalla società in cui è immerso, dai profumi del paesaggio che lo circonda? E ci si può sentire a casa anche in più luoghi?
Non so rispondere. Considero indistintamente "casa" luoghi in cui ho piacevoli e ripetute memorie infantili come luoghi che mi sono conquistata da sola, con fatica ed affetto. A volte sono proprio case fatte di stanze, scale e porte, in altri casi sono strade che amo percorrere, fiumi che mi incanto a guardare, grandi sassi assolati a cui mi piace appoggiarmi di spalle, con gli occhi chiusi.
Mi rendo conto che è soprattutto la sfera della rassicurazione quella che funge da discriminante, non certo la bellezza di un luogo o la durata della frequentazione. E' la sensazione che in quel punto io possa affondare radici nel suolo e sentirmi parte di quel tutto. Assorbire e rilasciare. Uno scambio. Un valore. Trattenere dentro di me la ricchezza di quella terra vitale, di cui mi porto inavvertitamente sempre qualche granello addosso quando riparto.
Non penso a quelle case con nostalgia ma quando ci torno mi sorprende la forza del legame, la passione con cui mi sento accolta. Più facile con le case che con le persone, questa relazione pulita e nutriente. Bella. Terrosa.
Occhieggiano in frigorifero due ingredienti freschissimi ma ad altissima deperibilità. Il buon senso mi dice di utilizzarli subito, l'istinto mi suggerisce di utilizzarli insieme. E penso: cos'altro hanno in comune finferli e vongole?
Nella tradizione italiana senz'altro la cottura classica con olio, aglio e prezzemolo. In assoluto, fondamentale, la necessità di assicurarsi che venga eliminata ogni traccia della terra e della sabbia che ognuno dei due ingredienti tende naturalmente a trattenere...
Forte di una tradizione familiare alpina che vede i funghi rosolati in olio e burro, sostenuta in aggiunta da una esperienza insospettabilmente giapponese che osa il burro anche con le vongole, ho provato a declinare le due delizie proprio così, con una nocciola di burro. Un morbido condimento per la pasta leggermente sporcato di rosso per l'aggiunta un po' napoletana di un paio di pomodorini. Il prezzemolo sostituito con un più personale rosmarino.
Linguine con vongole, finferli e burro
ingredienti per 4 persone:
350 gr. di linguine
1 kg. di vongole piccole (qui lupini)
500 gr. di finferli
2 pomodorini
2 spicchi di aglio
20 gr. di burro
1/2 bicchiere di vino bianco
2 rametti di rosmarino
4 grani di pepe nero
3 cucchiai di olio extravergine
sale
Mettere a bagno le vongole per qualche ora in acqua fresca ben salata. Tagliare quattro ciuffetti dal rosmarino e metterli da parte per la decorazione (io qui me ne sono dimenticata...).
Nel frattempo pulire con attenzione i finferli, eliminando la terra con un coltellino e spolverandoli con un panno umido. Si ridurranno a circa 350/400 gr. di funghi netti.
Sciogliere in un ampio tegame metà del burro con due cucchiai di olio, uno spicchio di aglio schiacciato ed uno dei rametti di rosmarino.
Unirvi i finferli ed i pomodorini schiacciati, saltando a fuoco vivace fino a che i funghi sono morbidi, quindi salare leggermente, lasciar insaporire ancora un paio di minuti, spegnere e tenere in caldo con un coperchio.
In una pentola dai bordi alti sciogliere il resto del burro con il resto dell'olio, l'altro aglio, l'altro rametto di rosmarino ed i grani di pepe.
Nel frattempo scolare le vongole e passarle sotto l'acqua corrente, sfregandole tra le mani a piccole manciate sotto il getto dell'acqua e scolandole poi bene di nuovo.
Versare le vongole nel condimento, insaporire per un minuto o due e sfumare con il vino bianco, quindi coprire e lasciar aprire le vongole a fuoco vivace, scuotendo il tegame di tanto in tanto.
Quando le vongole sono tutte aperte pescarle ad una ad una, controllare che non contengano sabbia, eventualmente sgusciarne circa un terzo ed unirle ai funghi.
Mettere a bollire abbondante acqua per la pasta; intanto filtrare l'acqua di cottura delle vongole con un colino foderato di carta da cucina.
Mettere da parte un bicchiere dell'acqua delle vongole filtrata ed unire il resto all'acqua in ebollizione, salando leggermente, se serve (assaggiare prima di aggiungere il sale perché il liquido delle vongole è già salato).
Versare le linguine nell'acqua aromatizzata e lessarle a fuoco vivace, spegnendo tre minuti prima del termine della cottura.
Riaccendere il fuoco sotto il tegame di funghi e vongole un minuto prima e trasferirvi la pasta scolata, padellando a fuoco vivace con l'aggiunta del bicchiere di acqua di vongole fino a che il liquido è assorbito, la pasta è al dente ed è rimasto sul fondo un sughetto ristretto ed aromatico.
Distribuire le linguine ed il condimento in quattro piatti individuali e servire subito, decorando ogni piatto con un ciuffetto di rosmarino fresco (qui solo un pochino di basilico...).
- rivoli affluenti:
- sensazioni sull'appartenenza ai luoghi ed alla loro luce: Virginia Woolf, Gita al faro, 1927.
Credo che "casa" siano tutti quei luoghi dove si instaurano dei rapporti profondi, di amore, consuetudine di.... Quindi per me casa è in realtà CASE. E lA casA esiste? Forse sì, è il mare. Con un pezzo di terra. Magari con i funghi :-)
RispondiEliminaGuarda lasciamo stare questo tema che è base di forti tremori in questi giorni, a "Casa mia"... perche come diceva (non so qui...!) si sa dove si NASCE ma non dove si MUORE... e stò incrociando le dita mentre lo dico!
RispondiEliminaSo soltanto che CASA è là dove uno ci si sente bene, sia il tempo che sia. Poi, se ti trovi a tavola delle linguine simili, sei certo che sei a casa tua!
E niente peccato, o siamo in due... pure io metto il burro con la pasta e bongole (quella senza finferli..)
;) besos
Bella domanda... sono anni che tento di darmi una risposta!
RispondiEliminaEbbene sì anche i cialtroni hanno radici (non si sa bene dove, però ci sono)
(è bello essere di nuovo qui!)
RispondiEliminauhmmmmm! al diavolo Marco Polo!
RispondiEliminaPost bellissimo.
RispondiEliminaIl più bello di molti.
Condivido praticamente tutte le tue riflessioni, riconosco il rumore del tuo fiume ed il calore del sasso.
Aggiungerei i profumi e gli odori: ogni casa ne ha uno, irrinunciabile ed inconfondibile, ed è il più violento degli stimoli...
@pennaeforchetta: vero, rapporti profondi. Anche ai luoghi stessi ci si lega, come alle persone o alla memoria di certi avvenimenti.
RispondiElimina@mai: niente come l'incertezza ti aiuta a capire il valore di quel che senti davvero "tuo"...
Per il burro nelle vongole: ma quanto sei avanti?!
@muscaria: bentornata! In qualche modo anche in questi luoghi virtuali si possono mettere radici ed anche nel cuore delle persone. O come avremmo potuto sentire così tanto la tua mancanza?
PS: ho scelto la variante "tante case" perchè mi è impossiblie concludere che ne ho una sola e/o che semplicemente coincide con le mura tra cui al momento vivo...
@enrico: mi hai fatto piegare in due dal ridere! Dai che manca poco e con la carovana rimettiamo piede sul suolo italiano...
@virò: gli odori secondo me contribuiscono a rendere propriamente "fisica" la sensazione di apparteneza.
Più che una ricetta una poesia, un matrimonio d'amore che tollera anche la presenza del terzo incomodo, il burro...
RispondiEliminaLa mia casa è la natura, sono i boschi, le spiagge, i campi di mais, e le vigne e tutto ciò che mi fa emozionare, ultimamente la mia casa sono i ricordi..starò "invecchiando"? ;-)
P.s.: puoi mandarmi l'indirizzo (trovi la mia mail a dx in alto nel mio blog) che c'è un pensierino per chi ha partecipato alla raccolta? Una bella giornata a te.
@libera: matrimonio d'amore su lenzuola di burro...
RispondiEliminaLe memorie consolanti danno tanta protezione. Inevitabile che trattengano l'affetto nei luoghi in cui le hai vissute, l'età secondo me non c'entra. Il tuo rapporto con la natura invece è talmente simbiotico che probabilmente lei per te è casa a prescindere. Una casa dinamica.
(PS: il mio indirizzo è nel profilo ma ti scrivo subito. Grazie!)
Buongiorno!... non mi ricordo se sei iscritto o meno su Oraviaggiando. Se non l'hai fatto, fallo subito…
RispondiElimina- puoi avere cene in omaggio
- puoi fare il controller gourmet e inserire nuovi ristoranti
- puoi pubblicare ricette e vederle realizzate da grandi chef di caratura nazionale
- puoi parlare del tuo ristorante preferito
- puoi comunicare con tutti gli iscritti, seguirli (follow) ed essere seguito per tener traccia dei loro commenti, gusti e itinerari
- puoi invitare a cena un ragazzo che ti piace
- puoi farti una lista dei tuoi ristoranti preferiti per averli sempre a portata di "mouse" quando serve
- puoi partecipare alle nostre cene e puoi scrivere sul nostro forum potendo aprire nuovi topic
Spero ti piaccia.
Attendo la tua iscrizione
@oraviaggiando: tutto il resto lo faccio già con il mio blog o, ancora meglio, nella vita reale, però... be'... se posso invitare un ragazzo che mi piace... bisogna proprio che prima o poi mi ricordi di iscrivermi.
RispondiElimina@openkitchenmagazine: bravi
RispondiEliminaAi rivoli affluenti aggiungerei "Il mio paese incantato" in cui la Allende parla del Cile della sua infanzia consapevole degli innumerevoli filtri che l'esilio forzato dal Cile le ha insinuato nei ricordi.
RispondiEliminaForse quando parliamo di casa abbiamo tutti i nostri filtri...
@virò<. chissà perchè, per due volte di seguito ho letto senpre "fili" al posto di "filtri"...
RispondiEliminaOh sì, la penso esattamente come te.
RispondiEliminaE per quanto riguarda il sentire la mancanza... la cosa è reciproca!
PS: a proposito di sentire la mancanza, hai notizie di Edith?
@muscaria: sparita tra le nebbie londinesi. E guarda che è difficile, visto che anche lì al momento è ancora estate piena! Chissà che combina, bisogna che ci attiviamo alla ricerca di questa indispensabile lost rascal...
RispondiElimina