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fiocco rosa... ma dai!

Quando venne al mondo la mia prima nipote non avevo ancora un blog in cui gioire pubblicamente: erano anni in cui non esistevano social ne' telefonini di alcun tipo ed a malapena le società più evolute usavano i computer sul lavoro. Ma dai: incredibile quanto il mondo sia cambiato in 28 anni! Nemmeno quando nacque la seconda nipote avevo un blog: nonostante in ufficio usassi il computer, si trattava poco più di una macchina da scrivere completa di archivio, visto che, appunto, solo proprio nel 2002 che cominciò ad esistere Internet. Le forme della mia gioia presero dunque, allora come in precedenza, per forza strade non informatiche. L'unica di nascita di famiglia di cui ho esultato qui dentro finora è stata quella del terzo nipote , venuto al mondo quando avevo impostato il blog da pochi mesi e cominciato a pubblicare "in chiaro" giusto da un mesetto. Per la cronaca ai tempi non esistevano ancora Facebook e social media vari. Ma dai, anche in questo caso sembra...

vitello tonnato senza uova: una disputa piemontese

La maggior parte di noi quando pensa al vitello tonnato si immagina delle fettine di carne accompagnate da una maionese al tonno. E invece no: la maionese è una invenzione troppo "moderna" per far parte del bagaglio della mia ex famiglia piemontese. In una decina di anni di immersione in quel di Torino, tra gente per cui la maionese sul vitello era considerata una scorciatoia poco seria, ho capito che la tradizione locale prevedeva invece una salsa fatta con tonno, uova sode ed il fondo di cottura della carne. Che poi il vitello dovesse essere arrostito, lessato o brasato era in famiglia costante argomento di disputa tra i vari rami del parentame, mentre tutti concordavano nel criticare una cugina che alleggeriva la salsa facendo a meno delle uova sode. Qui racconto, appunto, proprio quella aborrita versione... che a me in verità è sempre piaciuta un sacco, a prescindere da quanto fosse realmente dietetica! Visto il bicchiere d'olio della ricetta della cugina ...

ceci e spezie del Punjab per un piatto dai troppi nomi

Il dettaglio forse più curioso del piatto di cui parlo oggi è il nome, che segue la sorte di molte parole entrate nell'uso comune nonostante si tratti in realtà di marchi commerciali. Chi di noi, ad esempio, non ha mai detto "fòrmica" per indicare il laminato plastico oppure "scotch" per parlare del nastro adesivo o "bic" di una penna a sfera? Ecco: nella regione del Punjab e dintorni, antico territorio ora politicamente suddiviso tra India e Pakistan, esiste uno stufato di ceci che si chiama semplicemente  chana o   chole  masala : chole,  cholay o   chana sono i ceci nelle varie lingue, mentre  masala significa in generale "misto di spezie", quello che noi Occidentali siamo abituati erroneamente a definire "curry" (...dalla parola tamil  cari , che invece significa salsa o, per esteso, il piatto con essa cucinato). Il chana masala , in Pakistan spesso detto familiarmente solo chole , viene tradizionalmente preparato versa...

un tuffo nello Hunan cinese per una ricetta di noodle dalla memoria occidentale

Rimanendo in tema di noodle asiatici, questa volta al posto degli spaghetti di riso  racconto di una pasta decisamente cinese, i "silk noodles" tagliatelle di amido di patate dolci del lago Tianding (o Donting, o Tungting). Il bacino si trova nella provincia dello Hunan, che da esso prende  nome:  hu (lago) nan (sud), "a sud del lago". Si tratta di una provincia dalla cucina grandiosa, una delle otto grandi tradizioni culinarie che caratterizzano la gastronomia cinese. Qui da noi è ancora poco conosciuta: i  primi ristoranti cinesi apparsi in Italia una cinquantina di anni fa proponevano quasi solo cucina cantonese, spesso adattata in modo acritico ai gusti occidentali. Solo di recente hanno cominciato a prendere piede anche da noi locali  più attenti alla cucina regionale autentica. Una delle più diffuse attualmente è quella diretta e speziata del Sichuan, a cui la gastronomia dello Hunan in parte somiglia per l'uso di peperoncino, in parte si discosta ...

ispirazioni giapponesi di tacchino e melanzane... senza cocco!

Oggi collaboro all'articolo pubblicato da  Mag about Food sui molteplici utilizzi della  noce di cocco in cucina in versione sia dolce che salata, Quella rielaborata da me è la ricetta di una zuppa di ispirazione thailandese contenente polpettine di tacchino, per i cui dettagli basta seguire il link. Di conseguenza mi sono ritrovata in cucina già "pronti per l'uso" noodle di riso, verdure adatte ad un piatto orientale e un po' di polpa di tacchino tritata al coltello, E ho istintivamente provato l'irrefrenabile impulso (chissà come...) di girare tutto in chiave giapponese. Ho lasciato ovviamente da parte il cocco, ingrediente "esotico" anche in Giappone, dove viene utilizzato raramente e solo per dessert, ed ho accostato invece al resto degli ingredienti delle melanzane perline, quelle lunghe e sottili che tanto si usano nella cucina asiatica in generale e pure giapponese e che, per formato e sfumature viola chiaro, mi sembravano adattissime...

le marachelle dell'essere: insalata di aringa affumicata alla salvia

"Oggi la spesa l'ho fatta io". Temo sempre questo genere di dichiarazione al mio rientro la sera, ma dovrei imparare a fidarmi di più perchè la maggior parte delle volte escono dalla sporta ingredienti interessanti e facilmente utilizzabili e la nostra cenetta si svolge tra grandi classici e curiose delicatessen, all'insegna della golosità. La maggior parte delle volte, dicevo. Capita ogni tanto (ma molto, molto raramente, ci tengo a precisare), che l'essere che mi vive a fianco si lasci un po' prendere la mano dalla sperimentazione oppure dall'innocenza, immaginando di poter organizzare una cena lampo con prodotti che non conosce ma che acquista lo stesso, pensando che assomiglino a cibi che già conosce. Tipo una bella aringa affumicata, che l'altra sera ho trovato sul tavolo nella sua confezione sotto vuoto e che, insieme al pacchetto di pane di segale a fette compatte che lo accompagnava, nella sua percezione sarebbe servita per prepararci al ...

l'allegra imperfezione di una ratatouille filo-giapponese

Per raccontare come inizia bene questa mia nuova parte di vita, comincio con una mancata ricetta di ispirazione giapponese: una variante della ratatouille  al miso... senza miso! C'è poco da spiegare: nella somma di mille idee e operazioni pratiche a cui si dedica la mia testa da quando mi sono ribaltata le logiche quotidiane, in sostanza mi ritrovo ogni istante a fare infinite cose insieme. In attesa di rientrare in una logica di pensiero più ordinata comunque ho continuato a cucinare, anche perchè avevo in testa una ricettina da dedicare ad  Emanuela  che volevo fosse come lei: insolita, positiva, curiosa e sprizzante energia. Cerco tante verdure, colori chiari e solari, nei toni finalmente estivi del giallo e verde, e profumi stranieri (i miei ovviamente sono asiatici ma chissà lei che preferisce, invece...) che raccontino viaggi, emozioni e scoperte. Tale è l'allegria di questa ricetta che, nonostante avessi pensato di insaporirla con un tocco finale di miso r...

a casa di Sonia, ovvero come ribaltare la propria vita

"Ciao, hai programmi per domenica mattina?" "No, idee pigre ma niente di particolare." "Ok, allora che ne dici di un brunch a casa di Sonia?" "A casa di chi?" "Da Sonia: Sonia Peronaci." Ovviamente ho accettato, e mi ci è pure voluto qualche momento per riprendermi. E poi un paio di mesi per metabolizzare, trovare la forza di agire e poi parlare di come un'uggiosa domenica di inizio aprile mi abbia ribaltato la vita. Credo non serva spiegare a chi legge blog a tema food chi sia la Sonia in questione, ne cosa sia Giallo Zafferano, che lei ora ha lasciato in altre mani ma con cui mantiene rapporti e collaborazione. Forse è però opportuno specificare che lo scorso anno ha aperto uno spazio di cucina e chiacchiere a Milano, il Sonia's Factory , un salotto gastronomico in cui spesso la domenica mattina invita "gente" per i suoi Sonia Social Brunch . So che molti appassionati fanno carte false per essere invitati e c...

dolcetti giapponesi ed evoluzione: mochi facile, contaminato con mirtillo e mandorla

Oggi pubblico una ricetta che prende origine da una serie di riflessioni partite da una domenica diversa dal solito. Mi ci sono volute diverse settimane per elaborare il senso profondo che ha avuto quella giornata per me e le conseguenze pratiche sulla mia vita, tanto è vero che sono passati quasi due mesi dall'ultimo post pubblicato qui nel blog. Non era mai successo che lasciassi un intervallo di silenzio così lungo ma è servito e, per le decisioni prese in questo periodo di assenza dalla rete, non credo succederà di nuovo. Tutte le riflessioni profonde e piacevoli legate alla scelta maturata in questa pausa le racconterò a parte, però. Il mese prossimo. Qui cucino solo, con il micro-tempo a disposizione sfruttato al meglio per non lasciare orfano di ricette questo stranissimo, decisivo mese di maggio e con tanta, tanta, tanta serenità. Spero si noti quanto ne fanno parte il mio amore per la cucina, la mia mania per il Giappone e la mia voglia di vivere in pieno quella ...

precisazione:

Per carattere tendo a tenermi in disparte e so che un comportamento simile in rete rema contro la normale volontà di visibilità di un blog che si rispetti: ho ricevuto spesso critiche per questo.
Mi hanno anche fatto notare che non sempre racconto le manifestazioni a cui sono invitata da aziende e che non polemizzo con chi ha utilizzato i miei testi o le mie foto senza citare il mio blog.
Ringrazio con passione chi mi rivolge queste critiche per affetto e chi mi sopporta lo stesso, nonostante non segua i loro consigli!