Sta arrivando Natale. Più che dalle luminarie e dalle vetrine addobbate (che hanno in realtà cominciato ad apparire oltre un mese fa, snaturate ed assolutamente fuori contesto), me ne accorgo dalla sottile voglia che mi ha preso da qualche giorno di rendere un po' speciali la casa, i cibi, i programmi delle giornate libere...
Mi piace e consola recuperare la gioia infantile del presepe come un mondo in miniatura, in cui succedono le magie come quelle della stella cometa che segna la via o di bue ed asinello che scaldano un bimbo infreddolito. Mi piace appendere all'albero di Natale i piccoli oggetti che ho radunato in una vita e che mi raccontano ognuno una favola diversa, come se a questo punto dell'anno ciò che è successo finora avesse il potere di abbracciarmi, di scaldarmi, di esortarmi a non perdere l'animo dopo essere arrivata fino a qui.
Certo non ho le stesse trepide aspettative di quando preparavo a scuola i lavoretti di carta per i genitori e la sera del 24 andavo a letto presto, l'orecchio teso ad ogni rumore insolito. In famiglia i ruoli si sono invertiti, gli anziani sono davvero tornati bambini e sono loro, insieme ai piccoli di casa, a dover essere coccolati, sorpresi e rassicurati dai gesti rituali e dalle piccole innovazioni affettuose e discrete. Di Natale è speciale questa palese sensazione di ricoprire il ruolo giusto, un vero balsamo per il cuore di ognuno, un piccolo invito spontaneo a non abbandonare la speranza, a non abbassare lo sguardo nemmeno dal futuro.
All'inizio de La freccia azzurra di Gianni Rodari, Francesco se ne sta con il naso appiccicato alla vetrina del negozio di giocattoli della Befana sognando un trenino che non si può permettere. Io ora mi sento così. Però si sta avvicinando Natale... e nella mia ingenuità spero in qualche strambo modo che la mia favola termini come la sua, con l'arrivo prima o poi di un regalo talmente diverso dalle aspettative da riuscire di nuovo a sorprendermi come una bambina.
In fondo Natale significa riscoprirsi ogni anno cresciuti e rimpiccioliti, nuovi e sempre uguali e dicembre serve ad avvicinarsi gradualmente ad una giornata "speciale" proprio per il gusto di questo strano percorso emotivo. E, forse per la magia del Natale, ho notato che i piatti che mi escono dalle mani a dicembre hanno quasi sempre una piccola componente elegante, come se il valore di queste giornate tra la saggia consapevolezza e l'infantile attesa rendesse comunque ogni cosa un pochino più preziosa.
Così oggi comincio ad avvicinarmi al Natale... imprevedibilmente (per me) con un dolce! Preparazione davvero semplice, può essere servita come dessert a sè oppure, escludendo i biscotti ed aggiungendo altra frutta decorativa come spicchi di mandarino, datteri morbidi e/o litchees sbucciati, come crema di accompagnamento ad una torta. Panettone e pandoro compresi, naturalmente...
3 banane
9 o 12 alchechengi freschi
1 lime
1 goccia di essenza di vaniglia (non l'aroma sintetico, se possibile...)
3 cucchiai di zucchero di canna
250 ml. panna da montare
4 biscotti (io ho usato i grancereale croccanti)
Tagliare a pezzi le banane sbucciate e metterle in un pentolino di acciaio con lo zucchero, il succo di mezzo lime ed un cucchiaino della sua scorza grattugiata finissimissima.
Unire un paio di cucchiai d'acqua e la vaniglia e cuocere fino a che le banane sono tanto morbide da ridursi quasi da sole in crema, unendo altra acqua se serve e badando a non farle troppo scurire. Lasciar intiepidire e frullare.
Sbriciolare non troppo finemente i biscotti frullandoli solo qualche secondo nel mixer; lavare ed asciugare accuratamente gli alchechengi, rivoltandone all'esterno i petali secchi (se tendono a chiudersi si possono radunare in un paio di mazzetti e legarne i petali rivoltati con un elastico, in modo da "abituarli" alla forma).
Una mezz'oretta prima di servire montare la panna ben ferma ed unirla delicatamente alla crema di banane fredda, suddividere in coppette individuali e tenere in frigo coperto.
All'ultimo momento spolverare la crema con le briciole di biscotti e decorare con 2 o 3 alchechengi a testa.
Mi piace e consola recuperare la gioia infantile del presepe come un mondo in miniatura, in cui succedono le magie come quelle della stella cometa che segna la via o di bue ed asinello che scaldano un bimbo infreddolito. Mi piace appendere all'albero di Natale i piccoli oggetti che ho radunato in una vita e che mi raccontano ognuno una favola diversa, come se a questo punto dell'anno ciò che è successo finora avesse il potere di abbracciarmi, di scaldarmi, di esortarmi a non perdere l'animo dopo essere arrivata fino a qui.
Certo non ho le stesse trepide aspettative di quando preparavo a scuola i lavoretti di carta per i genitori e la sera del 24 andavo a letto presto, l'orecchio teso ad ogni rumore insolito. In famiglia i ruoli si sono invertiti, gli anziani sono davvero tornati bambini e sono loro, insieme ai piccoli di casa, a dover essere coccolati, sorpresi e rassicurati dai gesti rituali e dalle piccole innovazioni affettuose e discrete. Di Natale è speciale questa palese sensazione di ricoprire il ruolo giusto, un vero balsamo per il cuore di ognuno, un piccolo invito spontaneo a non abbandonare la speranza, a non abbassare lo sguardo nemmeno dal futuro.
All'inizio de La freccia azzurra di Gianni Rodari, Francesco se ne sta con il naso appiccicato alla vetrina del negozio di giocattoli della Befana sognando un trenino che non si può permettere. Io ora mi sento così. Però si sta avvicinando Natale... e nella mia ingenuità spero in qualche strambo modo che la mia favola termini come la sua, con l'arrivo prima o poi di un regalo talmente diverso dalle aspettative da riuscire di nuovo a sorprendermi come una bambina.
In fondo Natale significa riscoprirsi ogni anno cresciuti e rimpiccioliti, nuovi e sempre uguali e dicembre serve ad avvicinarsi gradualmente ad una giornata "speciale" proprio per il gusto di questo strano percorso emotivo. E, forse per la magia del Natale, ho notato che i piatti che mi escono dalle mani a dicembre hanno quasi sempre una piccola componente elegante, come se il valore di queste giornate tra la saggia consapevolezza e l'infantile attesa rendesse comunque ogni cosa un pochino più preziosa.
Così oggi comincio ad avvicinarmi al Natale... imprevedibilmente (per me) con un dolce! Preparazione davvero semplice, può essere servita come dessert a sè oppure, escludendo i biscotti ed aggiungendo altra frutta decorativa come spicchi di mandarino, datteri morbidi e/o litchees sbucciati, come crema di accompagnamento ad una torta. Panettone e pandoro compresi, naturalmente...
Crema di banane e lime con alchechengi
dosi per 4 porzioni:3 banane
9 o 12 alchechengi freschi
1 lime
1 goccia di essenza di vaniglia (non l'aroma sintetico, se possibile...)
3 cucchiai di zucchero di canna
250 ml. panna da montare
4 biscotti (io ho usato i grancereale croccanti)
Tagliare a pezzi le banane sbucciate e metterle in un pentolino di acciaio con lo zucchero, il succo di mezzo lime ed un cucchiaino della sua scorza grattugiata finissimissima.
Unire un paio di cucchiai d'acqua e la vaniglia e cuocere fino a che le banane sono tanto morbide da ridursi quasi da sole in crema, unendo altra acqua se serve e badando a non farle troppo scurire. Lasciar intiepidire e frullare.
Sbriciolare non troppo finemente i biscotti frullandoli solo qualche secondo nel mixer; lavare ed asciugare accuratamente gli alchechengi, rivoltandone all'esterno i petali secchi (se tendono a chiudersi si possono radunare in un paio di mazzetti e legarne i petali rivoltati con un elastico, in modo da "abituarli" alla forma).
Una mezz'oretta prima di servire montare la panna ben ferma ed unirla delicatamente alla crema di banane fredda, suddividere in coppette individuali e tenere in frigo coperto.
All'ultimo momento spolverare la crema con le briciole di biscotti e decorare con 2 o 3 alchechengi a testa.
- rivoli affluenti:
- Gianno Rodari, La freccia azzurra, Editori Riuniti
La freccia azzurra, le avventure di Cipollino, la torta in cielo...che flash!
RispondiEliminaBello questo primo post natalizio, stranamente rassicurante la ricetta, sagge le riflessioni...
Ma perchè aspettare Natale per aspettarsi (o fare) un regalo sorprendente? La vita te/ce ne riserva in continuazione: è che a volte non ce ne rendiamo conto...
(Non farci caso: oggi sono particolarmente malinconica!)
Natale...dalle tue parole l'ho immaginato come un equilibrista del circo...in bilico sulla messa a fuoco del proprio io, tra ciò che manca o che ci facciamo mancare per avere un motivo per alzarsi la mattina e l'abbraccio di un pubblico famigliare che sia supporto e calore alla nostra 'impresa'...
RispondiEliminaPost malinconico ma mooooolto bello :)
finchè ci sono stati i miei anziani, mi piaceva festeggiarli specialmente, con doni e regalini e una festa natalizia per loro soli. si divertivano così tanto. fallo fin che puoi.
RispondiElimina@virò: sono consapevole di ciò che mi arriva ogni giorno ma mi piace anche la dimensione infantile dell'aspettarsi sorprese dalla vita. Il "prima o poi" che ho scritto sottintende proprio il non porre condizioni.
RispondiElimina@gambetto: per fortuna faccio anch'io parte del pubblico altrui...
Mi piace il concetto di "ciò che ci facciamo mancare" come stimolo all'azione invece che fonte di amara rassegnazione. Ci devo pensare sopra...
@artemisia: assolutamente! E poi è davvero un piacere profondo anche per me...
:)
RispondiEliminaNatale...io adoro questa festa, ma dato che non sono cristiana, il mio amore non scaturisce da un sentimento religioso, ma per l'aria che si respira, per il freddo che tiene le persone più strette e forse un pò più buone. Ormai però è diventato pura festa commerciale...però sono una sognatrice e quindi spero che almeno qualche famiglia cresca i propri bimbi senza pensare all'espetto commerciale ( regali alla moda, giocattoli con nuovi e finti laser perforanti ...) della festa...facendoli crescere osservando la neve che si scioglie quando tocca l'erba, il caldo che si crea quando insieme addobbano l'albero di Natale...
RispondiEliminaVeniamo alla ricetta...io adoro le creme e questa mi gusta molto...peccato che dalle mie parti è difficile e addirittura impossibile reperire gli alchechengi.....
ho appena scoperto una cosa..volevo vedere com'era fatta la pianta di questo frutto, ho cercato su internet ed ecco la sorpresa:io li avevo in casa...ma è morta, mia madre credeva che fosse erbaccia...che sfiga!!!
che bello la freccia azzurra! visto poi il cartone animato? non male.
RispondiEliminaalchechengi???
:)
mumble mumble.
Io rimango appiccicata alle tue belle parole che descrivono quest'introduzione al natale. E mi piace anche l'approccio: riscopirsi, anche se non si sente più adosso quelle gioia fatata di quando eravamo bambini.
RispondiEliminaElegante e leggero questo dessert!
@aria: il sentimento religioso non è indispensabile per apprezzare i mutamenti della natura ed il calore del focolare domestico durante i rigori invernali. Non si può comunque negare una dimensione mistica al periodo delle luci scarse, dei freddi intensi, del terminare e ricominciare delle annate, dei semi che sottoterra già cominciano a lavorare per le primavere future...
RispondiEliminaTornando alle cose pratiche: se non trovi gli alchechengi puoi sostituirli con qualcuno dei frutti che ho indicato. Anche i miei ne avevano una piantina in giardino, peccato che desse solo frutti aspri.
@robiciattola: sì... Ma tu mi sai spiegare perchè mi piacciono quasi sempre molto di più le storie raccontate nei libri rispetto alla loro versione cinematografica?! E lo chiedo proprio a te...
(PS: se gli alchechengi "ti perpledono"... come vedi non sono indispensabili alla ricetta...)
@dada: non è più gioia fatata ma è comunque un sentimento semplice, un pochino amaro, molto dolce...