Accogliere amici in uno spazio personale ha fatto riemergere dei pensieri sul significato dell'abitare che mi si muovono dentro da qualche settimana, così ho ricordato una riflessione condivisa qualche tempo fa con una delle persone che è stata ora mia ospite. La storia è questa...
Un diploma in tasca, una certa esperienza in un settore professionale in piena espansione, una fidanzata straniera, un luogo d'origine con poche prospettive lavorative... ed il gioco è fatto: il nostro eroe prende armi e bagagli e decide che la sua futura vita sarà europea.
Dopo qualche anno nel nuovo Paese l'attività è avviata, la vita ha preso il suo trantran e la casa è acquistata, perchè adesso oltre alla moglie ospita anche un piccolo italo/europeo, che parla fluentemente la lingua madre e con qualche incertezza la lingua padre e che mangia cibo locale e pasta italiana con la stessa familiarità.
Il papà è saggio, ha fatto della sua famiglia un nido senza distanze. Per chi gli chiede di che nazionalità si senta ha pronta una bella risposta: “più europeo di prima e più italiano di prima” e sarebbe da credere che, come accade a molti, il passato è in un luogo ed il presente/futuro in un altro, con i loro bei sentimenti di memoria e dolcezza opportunamente ripartiti.
Ma qui non c'entra la malinconia, è la “casa” che non coincide con un luogo fisico: quando papà e figlio si divertono insieme nella cucina de nuovo Paese a fare i biscotti della tradizione italiana in che “casa” sono? Quando la famiglia "estera" guarda i cartoni animati della Pimpa ed il piccolino li commenta in italiano, su che divano stannno sedendo? E poi d'estate, quando giocano tutti e tre a palla sulla terrazza dei parenti italiani col Mediterraneo sullo sfondo, dove si sentono veramente?
Il genio paterno sta insegnando al figlio a vivere le sue infinite case come fossero una, a vivere la propia casa come il mondo intero. L'abitare è un gesto d'amore, la casa è il luogo dell'intelligenza, loro sono persone fortunate e abitano, senza necessità di muri, in una bella casa.
Il ricordo di questa storia è riemerso in questi giorni, quando si parlava di amicizia più che di famiglia ma sotto lo stesso tetto si erano ugualmente radunati persone, memorie, progetti e sentimenti ad abitare un unico luogo in totale fusione e confusione. Così oggi, ripensandoci, è nata in cucina la somma della mia ultima vita fusa e confusa, un piatto semplice e dai sapori pulitissimi, in cui ogni ingrediente racconta una persona.
Dunque cicoria (che Lei prevedeva di ripassare come ripieno di uno strudel salato ma che è rimasta in frigo, travolta dagli eventi), olio al bergamotto (che Lui mi ha regalato dopo avermi coinvolto in una folle degustazione di olii piena di smorfie e versacci che non mi scordero più per la vita!), ricotta affumicata (della Latteria di Roverbasso, veneta come le mie radici, delicatissima, personale trofeo di uno dei miei ultimi viaggi). E poi pasta, naturalmente (o che Italiani inside/ouside siamo?), e praticamente nient'altro, a parte un tocco d'aglio e di pepe per stabilire con certezza che queste, di casa ed amicizia, sono definizioni da cui non si torna indietro...
Pasta con cicoria, olio al bergamotto e ricotta affumicata
ingredienti per 4 persone:
1 cespo di cicoria catalogna (circa 800 gr.)
380 gr. di pasta (io ho usato i messinesi)
1 pezzo di ricotta affumicata
2 spicchi d'aglio
4 cucchiai di olio al bergamotto
sale
pepe al mulinello
Lavare bene la cicoria, tagliarla a pezzetti di circa 4 cm. e lessarla per una decina di minuti in abbondante acqua bollente salata, quindi scolarla (senza buttare l'acqua) e lasciarla intiepidire strizzandola il più possibile con delicatezza.
Mentre la pasta cuoce nell'acqua della verdura scaldare tre cucchiai di olio in un tegame con l'aglio sbucciato ma intero e saltarvi la cicoria per due o tre minuti.
Eliminare la buccia marroncina della ricotta per evitare un aroma troppo diretto e con il pelapatate tagliarne a velo una manciata abbondante di fettine.
Scolare la pasta al dente, versarla nella padella della verdura e saltare tutto insieme un paio di minuti insieme a metà delle fettine di ricotta.
Dividere nei piatti individuali, decorare con il resto della ricotta e finire con una bella macinata di pepe e qualche altra goccia di olio crudo. Mi ero tenuta pronta anche un pizzico di scorza di limone ma il delicato profumo del bergamotto alla fine era sufficiente ad aromatizzare senza necessità di altre aggiunte.
Se non si ha sottomano l'olio al bergamotto (e neppure un bergamotto!) si può aromatizzare qualche cucchiaio di olio extravergine leggero lasciandovi in infusione per un paio di giorni alcune scorzette di arancia e di lime. Non si ottiene esattamente lo stesso aroma del bergamotto ma le assonanze dei profumi legano comunque bene con il piatto.
Un diploma in tasca, una certa esperienza in un settore professionale in piena espansione, una fidanzata straniera, un luogo d'origine con poche prospettive lavorative... ed il gioco è fatto: il nostro eroe prende armi e bagagli e decide che la sua futura vita sarà europea.
Dopo qualche anno nel nuovo Paese l'attività è avviata, la vita ha preso il suo trantran e la casa è acquistata, perchè adesso oltre alla moglie ospita anche un piccolo italo/europeo, che parla fluentemente la lingua madre e con qualche incertezza la lingua padre e che mangia cibo locale e pasta italiana con la stessa familiarità.
Il papà è saggio, ha fatto della sua famiglia un nido senza distanze. Per chi gli chiede di che nazionalità si senta ha pronta una bella risposta: “più europeo di prima e più italiano di prima” e sarebbe da credere che, come accade a molti, il passato è in un luogo ed il presente/futuro in un altro, con i loro bei sentimenti di memoria e dolcezza opportunamente ripartiti.
Ma qui non c'entra la malinconia, è la “casa” che non coincide con un luogo fisico: quando papà e figlio si divertono insieme nella cucina de nuovo Paese a fare i biscotti della tradizione italiana in che “casa” sono? Quando la famiglia "estera" guarda i cartoni animati della Pimpa ed il piccolino li commenta in italiano, su che divano stannno sedendo? E poi d'estate, quando giocano tutti e tre a palla sulla terrazza dei parenti italiani col Mediterraneo sullo sfondo, dove si sentono veramente?
Il genio paterno sta insegnando al figlio a vivere le sue infinite case come fossero una, a vivere la propia casa come il mondo intero. L'abitare è un gesto d'amore, la casa è il luogo dell'intelligenza, loro sono persone fortunate e abitano, senza necessità di muri, in una bella casa.
Il ricordo di questa storia è riemerso in questi giorni, quando si parlava di amicizia più che di famiglia ma sotto lo stesso tetto si erano ugualmente radunati persone, memorie, progetti e sentimenti ad abitare un unico luogo in totale fusione e confusione. Così oggi, ripensandoci, è nata in cucina la somma della mia ultima vita fusa e confusa, un piatto semplice e dai sapori pulitissimi, in cui ogni ingrediente racconta una persona.
Dunque cicoria (che Lei prevedeva di ripassare come ripieno di uno strudel salato ma che è rimasta in frigo, travolta dagli eventi), olio al bergamotto (che Lui mi ha regalato dopo avermi coinvolto in una folle degustazione di olii piena di smorfie e versacci che non mi scordero più per la vita!), ricotta affumicata (della Latteria di Roverbasso, veneta come le mie radici, delicatissima, personale trofeo di uno dei miei ultimi viaggi). E poi pasta, naturalmente (o che Italiani inside/ouside siamo?), e praticamente nient'altro, a parte un tocco d'aglio e di pepe per stabilire con certezza che queste, di casa ed amicizia, sono definizioni da cui non si torna indietro...
ingredienti per 4 persone:
1 cespo di cicoria catalogna (circa 800 gr.)
380 gr. di pasta (io ho usato i messinesi)
1 pezzo di ricotta affumicata
2 spicchi d'aglio
4 cucchiai di olio al bergamotto
sale
pepe al mulinello
Lavare bene la cicoria, tagliarla a pezzetti di circa 4 cm. e lessarla per una decina di minuti in abbondante acqua bollente salata, quindi scolarla (senza buttare l'acqua) e lasciarla intiepidire strizzandola il più possibile con delicatezza.
Mentre la pasta cuoce nell'acqua della verdura scaldare tre cucchiai di olio in un tegame con l'aglio sbucciato ma intero e saltarvi la cicoria per due o tre minuti.
Eliminare la buccia marroncina della ricotta per evitare un aroma troppo diretto e con il pelapatate tagliarne a velo una manciata abbondante di fettine.
Scolare la pasta al dente, versarla nella padella della verdura e saltare tutto insieme un paio di minuti insieme a metà delle fettine di ricotta.
Dividere nei piatti individuali, decorare con il resto della ricotta e finire con una bella macinata di pepe e qualche altra goccia di olio crudo. Mi ero tenuta pronta anche un pizzico di scorza di limone ma il delicato profumo del bergamotto alla fine era sufficiente ad aromatizzare senza necessità di altre aggiunte.
Se non si ha sottomano l'olio al bergamotto (e neppure un bergamotto!) si può aromatizzare qualche cucchiaio di olio extravergine leggero lasciandovi in infusione per un paio di giorni alcune scorzette di arancia e di lime. Non si ottiene esattamente lo stesso aroma del bergamotto ma le assonanze dei profumi legano comunque bene con il piatto.
- rivoli affluenti:
- il valore dei luoghi: Christian Norberg-Schulz, Genius Loci, Electa
- il valore dei non-luoghi: Richard Bach, Nessun luogo è lontano, Rizzoli
Mi sono proprio piaciute queste riflessioni e ne aggiungo altre...
RispondiEliminaIn particolare due sono gli elementi che rendono una casa la tua casa: i colori ed i profumi...
L'odore di sigaro toscano dai miei nonni, i toni chiari da mia sorella, il blu ed il giallo da mio fratello, il turchese da me...
In uno dei primi pensierini con cui mia figlia in prima elementare doveva descrivere il luogo in cui abitava leggevo: "la mia casa profuma di dolci"; appunto...
Mi irritano le case anonime, specchio di mediocrità di chi le abita, e amo curiosare nella libreria e nella dispensa dei nuovi amici per conoscerli un po' di più...
Facciamo che nei prossimi commenti ognuno si guarda intorno e ci dice il libro che ha sul comodino e l'ingrediente più interessante che ha in dispensa?
Comincio io: "L'eleganza del riccio" (pessima scelta, non leggetelo!) ed il sumac che mi ha regalato Acquaviva (ottima scelta: è quasi finito!)...
@virò: sì, brava... Diciamo che il libro in cima alla pila è "Il senso del cibo" di Paolo Scarpi, edizioni Sellerio, per l'ingrediente la lotta è ancora più dura perchè per me sono tutti interessanti! Facciamo che ti cito la cosa più indefinibile che mi trovo in dispensa, regalo della cugina svizzera: un barattolo di similnutella all'aroma di ovomantina con dentro dei pezzi croccanti non meglio definiti e gli ingredienti scritti solo in tedesco...
RispondiEliminaLa casa come luogo dell'anima...nel caso mio fatto...della voce dal tono alto di mia madre, dalle brevi e pacifiche sfuriate di mio padre, dai profumi di tortani e pastiere sparsi in ogni mensola della casa, della cassata in bella mostra a Natale, dallo sguardo concentrato di mia sorella capace di passare 2 giorni interi a preparare un dolce al cioccolato, dai rumori in cucina già alle 5:30 di mia madre che prepara un pranzo per 15 persone con una faciltà a me sconosciuta...al mio essere rompiballe come ingrediente collante del tutto ehehehe
RispondiEliminaPassando invece al "Facciamo che nei prossimi commenti ognuno si guarda intorno..." di Virò adesso di libri in attesa ne ho tre o quattro...ma il primo della lista è 'Il Quaderno' di José Saramago...mentre per l'ingrediente interessante anche per me è un pò difficile...dico quello che non saprei come usare e sono in particolare due creme alla nocciola (entrambe regalate) di fattura artigianale una, l'altra no...che non riesco a piazzare in nessuna ricetta o preparazione ahahaha
Siano benedetti gli eventi che, travolgendoti, hanno fatto si che tu mettessi insieme questa preparazione!!
RispondiEliminaL'uso dell'olio al bergamotto deve contrastare benissimo con l'amarognolo di cicoria e lo smoked della ricotta.
Complimentoni :)
@gambetto: insomma... casa tua quasi coincide con la cucina! (PS: se trovi un'idea per le creme di nocciole passa all'ala... anche la mia "cruncy cream" è in attesa di un destino che non sia quello scontato di spalmarla su una fetta di pane!
RispondiElimina@corradoT: tre sapori che si fondono e completano come le personalità di tre amici...
Sull'utilizzo della crema di nocciola: ovviamente dipende da quanto e' dolce, ma io una volta, per pura voglia di pastrocchiare, ho fatto dei biscotti allo zenzero e ci poi spalmato sopra la crema di nocciole lavorata a parte con un po' di buccia di limone grattugiata. A chi piacevano, a chi no.
RispondiEliminaPraticamente si! :D
RispondiEliminaE dire che nemmeno me ne vergogno ahahaha
@corradot & gambetto: si può anche tentare di farne un ripieno per dei tortelli dolci. Certo ne andrebbe verificata la consistenza e la resistenza alla cottura... Ach, mi sta venendo fame!
RispondiElimina@gambetto: vergognarti?! Ma sei pazzo?!!
RispondiElimina:)
RispondiEliminaPS
Tortelli dolci magari si...c'è un impasto con la ricotta che uso con successo sia per salati che per dolci(l'ho usato nei fagottini di ricotta con ricotta e salame...postati tempo fa)...quasi quasi...:-P
So di risultare un po' fuori dal coro ma, cogliendo l'invito di Virò, confesso che il libro che tengo sul comodino è "L'enigma dei numeri primi" di Marcus du Sautoy (a chi potesse interessare ne ho scritto un breve commento sul mio blog ldbweb.blogattivo.com) e per quanto riguarda la dispensa sono in attesa di pasta di salame mantovana per un bel riso alla pilota !!!
RispondiElimina@grei: il TUO blog?!! E' vero! me so sono subito andato a vedere: esiste!!! Come direbbe qualcuno: "non ci posso cre-de-re!!!" E poi dici di me che tengo le cose in sordina...
RispondiEliminaVirò, ma tu lo sapevi?! No, perchè adesso la cosa si fa spessa!!!
@ Gambetto: la descrizione della casa della tua infanzia ha entusiasmato il lato "napoletano inside" del mio io; posso immaginare che meraviglia l'atmosfera natalizia (e non)che i profumi di quei dolci contribuivano a creare...
RispondiEliminaPer Saramago...beh, condivido assolutamente, anche se il Quaderno non lo conosco. Leggilo e poi mi dici...confido ciecamente nelle tue capacità critiche!
@ Acquaviva: non solo non sapevo nulla del nuovo blog ma non riesco nemmeno a entrarci: ora chiederò istruzioni!
Riguardo quell'intruglio svizzero croccantoso ne avevo sentito parlare: ma non è che era destinato a me e te ne sei appropriata?
@ Grei: ma dai! Ma come? Ma quando? Ma in che senso? Ma perchè se digito l'indirizzo non riesco ad entrare? Ma cos'è? Un misto di argomenti matematici, architettonici, spaziali, gastronomici?
Illustra, chiarisci, erudiscimi!
P.s. per Corrado T.: biscotti allo zenzero con crema di nocciola e buccia di limone?
RispondiEliminaInteressanti, come li prepari?
La mia casa coincide con un abbraccio che mi avvolge quando entro in un luogo che mi fa stare bene .E' la sensazione che sento quando entro nella mia casina , piccola , non lussuosa , ma che segue i miei cambiamenti e le mie emozioni. Accoglie me , i miei sogni , i miei progetti e attraverso oggetti ,libri , foto , ricordi, le mie radici.
RispondiEliminaUn abbraccio chiara
@chiara:... e la caa fatta di amici invece che di mattoni... dove la lasci? Un abbraccio a te, come io fossi un'amica, come io fossi una casa...
RispondiEliminache delizia Acquaviva, questo tuo cammeo-amicale. Le persone belle, rendono bella una casa, e crescono bambini belli.Hai proprio ragione. Chissà perchè ripenso a un pupazzetto di legno con un berrettino giallo...ciao
RispondiElimina@iomilanese-laura: ... conosco chi apprezerebbe parecchio un pupazzeto di legno...
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