"- Quando si guarda l'acqua in un secchio, - disse Adamsberg - si vede il fondo. Metti dentro un braccio e tocchi qualcosa. Anche in una botte, ci riesci. In un pozzo, non ce la fai. Anche lanciarci dentro dei sassolini per cercare di capire non serve a niente. Il dramma è che ci si prova lo stesso. L'uomo ha sempre bisogno di 'capire'. E questo gli crea solo grane. Lei non ha idea della quantità sterminata di sassolini che ci sono in fondo ai pozzi. [...]
- Ma non vedo che rapporto c'è con l'omicidio - disse Castreau.
- Non ho detto che ce ne sa uno - disse Adamsberg.
- Allora perché ci racconta la storia del pozzo?
- Perchè no? Mica si può sempre parlare per essere utili."
Il fiore invernale sul balcone è fiorito da solo, inevitabilmente, perché la vita si snocciola un giorno dopo l'altro, senza far caso alle date. Da quando l'ho imparato non mi aspetto novità dall'anno nuovo, non tiro bilanci, non faccio propositi... .Questa volta mi interessa poco addirittura capire cosa e perché sia successo nell'ultimo anno... e non intendo neppure cominciare una dieta! Che atteggiamento degenere, vero...?!
Mi sono divertita nei giorni scorsi col citare usanze imparate in altri Paesi. Senza farne un rifugio nei ricordi passati, semplicemente mi sono assaporata il racconto di una ricetta nel suo giusto contesto. Che la notte tra il 31 dicembre ed il 1° gennaio fosse un momento di passaggio l'ho lasciato al divertimento di chi se lo sapeva gustare, che fosse un'occasione di bilanci a chi non si pone mai dubbi se non costretto dalle scadenze.
Ho vissuto una serata tranquilla, con amici semplici, sorrisi scambiati sopra melograni e lenticchie, parole affettuose e senza pretese, e poi gli occhi aperti sotto un cielo nero in una notte uguale alle altre, che non nascondeva un futuro diverso o migliore... copriva con semplicità il piccolo futuro qualsiasi del giorno dopo.
Se proprio devo citare una riflessione inevitabilmente spuntata tra le pieghe della serata, era quella dedicata a ciò che stavo vivendo esattamente un anno fa... ma mi è capitato spesso negli ultimi tempi, anche il giorno del mio compleanno, l'ultimo giorno di lavoro prima delle ferie estive ed in altre piccole ricorrenze personali, perchè ci casco pure io ogni tanto nei trucchi della memoria, se lascio fare alle date...
Ricordi in realtà, più che paragoni, costanti, piani e sereni. Il riassunto sostanziale di tutti questi momenti di confronto con me stessa è stato un graduale, ragionevole ed abbastanza pacato superamento dei rimpianti. E' vero, alcuni ieri erano per me più felici di certi oggi, ma vivere la vita voltata all'indietro non mi permette di vedere, capire e scegliere dove sto andando. Mi sono accorta di avere, poco per volta, smesso di farlo. Per fortuna.
Le ferite ogni tanto dolgono, come a tutti, le esperienze tornano a ricordarmi prudenze e saggezze varie, ma il presente è sempre più presente e, anche se la testa si gira ancora indietro qualche volta, mi ritrovo molto più spesso ad osservare quel che sto facendo nell'oggi, ed ogni tanto riesco anche a guardare il piccolo domani quotidiano che mi aspetta al termine di una notte qualsiasi. Questa come le altre, una notte semplice.
E poi oggi, che è già domani, al solito respiro cucina. Pane, brodo caldo, un leggero profumo di speck. Anche questo: semplice, come una mattina d'inverno dopo una notte di luna. Nessuna novità nella luce bianca di nebbia, nei gesti sereni della ricetta, nella pastosità della vita quotidiana, nel fiorellino sul balcone. Nessuna novità nelle parole, che in effetti a volte non sono neanche utili.
Buongiorno, anno nuovo...
Semplici canederli allo speck
Ingredienti per circa 20 pezzi piccoli o 12/14 grossi:
300 gr. di pane del giorno prima, non troppo secco
150 gr. di speck in fette un pochino spesse
1 cucchiaio di prezzemolo tritato
1 cucchiaio di erba cipollina tagliata fine
2 uova
2 bicchieri circa di latte tiepido
1 piccola cipolla
burro
qualche cucchiaio di farina
sale
pepe
(8 mestoli di brodo di carne, per servire)
Tagliare il pane a dadini e metterlo in una terrina; tritare grossolanamente lo speck.
Sbucciare la cipolla, tagliarla a pezzetti e stufarla in poco burro fino a che è molto morbida e trasparente.
Un minuto prima di spegnere unire lo speck ed il prezzemolo perchè si insaporiscano leggermente ed appena il grasso dello speck comincia a schiarirsi versare il tutto sul pane.
Unirla poi, insieme alla farina, al composto di pane.
Sbattere le uova con un bicchiere scarso di latte e distribuire il tutto uniformemente sul pane insieme ad un'altra nocciola di burro ammorbidito, a due cucchiai di farina e all'erba cipollina, impastando con forza le mani per verificare che il pane sia umido senza ammollarsi troppo. Regolarsi eventualmente con l'aggiunta di qualche altro cucchiaio di latte o di un pizzico ancora di farina.
Lasciar riposare mezz'ora coperto a temperatura ambiente quindi regolare di sale e pepe, unire se piace la noce moscata ed impastare di nuovo il composto, se serve con ancora un pochino di latte, fino a che sia bello uniforme ed asciutto.
Con le mani bagnate formare una ventina di pallline poco più grosse di noci (oppure una dozzina poco più piccole di palle da tennis), lisciandone per bene la superficie e rotolandole ancora in un leggero strato di farina.
Cuocere il acqua salata appena fremente (non deve bollire troppo violentemente) per circa 15 minuti dalla ripresa del bollore, fino a che gli gnocchi vengono a galla e scolarli delicatamente con un mestolo forato. Conviene fare la prova con uno e, se si disfa nell'acqua, unire all'impasto dei rimanenti ancora un pochino di farina.
Distribuire nei piatti individuali e servire irrorati con un paio di mestoli a testa di buon brodo di carne bollente oppure condire con burro fuso ed un'abbondante spolverata di pepe.
- Ma non vedo che rapporto c'è con l'omicidio - disse Castreau.
- Non ho detto che ce ne sa uno - disse Adamsberg.
- Allora perché ci racconta la storia del pozzo?
- Perchè no? Mica si può sempre parlare per essere utili."
Il fiore invernale sul balcone è fiorito da solo, inevitabilmente, perché la vita si snocciola un giorno dopo l'altro, senza far caso alle date. Da quando l'ho imparato non mi aspetto novità dall'anno nuovo, non tiro bilanci, non faccio propositi... .Questa volta mi interessa poco addirittura capire cosa e perché sia successo nell'ultimo anno... e non intendo neppure cominciare una dieta! Che atteggiamento degenere, vero...?!
Mi sono divertita nei giorni scorsi col citare usanze imparate in altri Paesi. Senza farne un rifugio nei ricordi passati, semplicemente mi sono assaporata il racconto di una ricetta nel suo giusto contesto. Che la notte tra il 31 dicembre ed il 1° gennaio fosse un momento di passaggio l'ho lasciato al divertimento di chi se lo sapeva gustare, che fosse un'occasione di bilanci a chi non si pone mai dubbi se non costretto dalle scadenze.
Ho vissuto una serata tranquilla, con amici semplici, sorrisi scambiati sopra melograni e lenticchie, parole affettuose e senza pretese, e poi gli occhi aperti sotto un cielo nero in una notte uguale alle altre, che non nascondeva un futuro diverso o migliore... copriva con semplicità il piccolo futuro qualsiasi del giorno dopo.
Se proprio devo citare una riflessione inevitabilmente spuntata tra le pieghe della serata, era quella dedicata a ciò che stavo vivendo esattamente un anno fa... ma mi è capitato spesso negli ultimi tempi, anche il giorno del mio compleanno, l'ultimo giorno di lavoro prima delle ferie estive ed in altre piccole ricorrenze personali, perchè ci casco pure io ogni tanto nei trucchi della memoria, se lascio fare alle date...
Ricordi in realtà, più che paragoni, costanti, piani e sereni. Il riassunto sostanziale di tutti questi momenti di confronto con me stessa è stato un graduale, ragionevole ed abbastanza pacato superamento dei rimpianti. E' vero, alcuni ieri erano per me più felici di certi oggi, ma vivere la vita voltata all'indietro non mi permette di vedere, capire e scegliere dove sto andando. Mi sono accorta di avere, poco per volta, smesso di farlo. Per fortuna.
Le ferite ogni tanto dolgono, come a tutti, le esperienze tornano a ricordarmi prudenze e saggezze varie, ma il presente è sempre più presente e, anche se la testa si gira ancora indietro qualche volta, mi ritrovo molto più spesso ad osservare quel che sto facendo nell'oggi, ed ogni tanto riesco anche a guardare il piccolo domani quotidiano che mi aspetta al termine di una notte qualsiasi. Questa come le altre, una notte semplice.
E poi oggi, che è già domani, al solito respiro cucina. Pane, brodo caldo, un leggero profumo di speck. Anche questo: semplice, come una mattina d'inverno dopo una notte di luna. Nessuna novità nella luce bianca di nebbia, nei gesti sereni della ricetta, nella pastosità della vita quotidiana, nel fiorellino sul balcone. Nessuna novità nelle parole, che in effetti a volte non sono neanche utili.
Buongiorno, anno nuovo...
Semplici canederli allo speck
Ingredienti per circa 20 pezzi piccoli o 12/14 grossi:
300 gr. di pane del giorno prima, non troppo secco
150 gr. di speck in fette un pochino spesse
1 cucchiaio di prezzemolo tritato
1 cucchiaio di erba cipollina tagliata fine
2 uova
2 bicchieri circa di latte tiepido
1 piccola cipolla
burro
qualche cucchiaio di farina
sale
pepe
(8 mestoli di brodo di carne, per servire)
Tagliare il pane a dadini e metterlo in una terrina; tritare grossolanamente lo speck.
Sbucciare la cipolla, tagliarla a pezzetti e stufarla in poco burro fino a che è molto morbida e trasparente.
Un minuto prima di spegnere unire lo speck ed il prezzemolo perchè si insaporiscano leggermente ed appena il grasso dello speck comincia a schiarirsi versare il tutto sul pane.
Unirla poi, insieme alla farina, al composto di pane.
Sbattere le uova con un bicchiere scarso di latte e distribuire il tutto uniformemente sul pane insieme ad un'altra nocciola di burro ammorbidito, a due cucchiai di farina e all'erba cipollina, impastando con forza le mani per verificare che il pane sia umido senza ammollarsi troppo. Regolarsi eventualmente con l'aggiunta di qualche altro cucchiaio di latte o di un pizzico ancora di farina.
Lasciar riposare mezz'ora coperto a temperatura ambiente quindi regolare di sale e pepe, unire se piace la noce moscata ed impastare di nuovo il composto, se serve con ancora un pochino di latte, fino a che sia bello uniforme ed asciutto.
Con le mani bagnate formare una ventina di pallline poco più grosse di noci (oppure una dozzina poco più piccole di palle da tennis), lisciandone per bene la superficie e rotolandole ancora in un leggero strato di farina.
Cuocere il acqua salata appena fremente (non deve bollire troppo violentemente) per circa 15 minuti dalla ripresa del bollore, fino a che gli gnocchi vengono a galla e scolarli delicatamente con un mestolo forato. Conviene fare la prova con uno e, se si disfa nell'acqua, unire all'impasto dei rimanenti ancora un pochino di farina.
Distribuire nei piatti individuali e servire irrorati con un paio di mestoli a testa di buon brodo di carne bollente oppure condire con burro fuso ed un'abbondante spolverata di pepe.
- rivoli affluenti:
- parole utili?: Fred Vargas, L'uomo dei cerchi azzurri, Einaudi
sono contenta di essere la prima a postare un commento a questo "pensiero" di primo dell'anno e per non perdere il "turno" comincio ad inviare questo pezzetto di messaggio...il resto a tra un monento.... grazie acquaviva!!!!!!!!!!!! ......
RispondiElimina.... grazie per condividere con altri i tuoi pensieri, i tuoi momenti... il tuo diario! grazie per le cose che dici e per come le dici che mi permettono di condividere il tuo vissuto, il tuo presente, il tuo futuro e con questa condivisione di sentire che "non aspettarsi novità dall'anno nuovo, non tirare bilanci, non fare propositi" è tutt'altro che "perdente" è fiducia, coraggio, speranza capcità di rinnovarsi e non demordere, voglia di ricominciare sempre, comunque senza mai tirarsi indietro. Ieri il messaggio del Presidente della Repubblica in una serata passata tra i fornelli, il camino acceso, una buona musica ed un bicchiere di buon vino bianco freddo insieme al mio vissuto, al mio presente, al mio futuro mi ha per un attimo rattristata. Non vi ho visto nè sentito "verità" "cuore" "anima" .... ma poi una @ con il collegamento a questo indirizzo di youtube.com/ che trascrivo "Opera en el Mercado www.esoqueseconocecomolaopera.com" ed il tuo post mi hanno consentito di abusare del tuo blog per "una pagina del mio diario" .... grazie e buon 2010
RispondiEliminati ho letto molto molto volentieri, quasi affascinata (e non solo dai canederli che ti sono venuti una meraviglia!) mi piace questa prospettiva di un futuro tutto da vivere, semplicemente, lasciandosi il passato alle spalle, lentamente, coi tempi giusti. baci :-)
RispondiElimina@paola: grandioso il video!!! Grazie per questo regalo di inizio anno: la bellezza perfetta dei piccoli momenti. Può davvero essere lo scopo vero della vita...
RispondiElimina@babs: come sai... sbagliando si impara!
Il fiore sul davanzale... è una nota felice per il risveglio...! buon anno!
RispondiEliminaSì ma non è così facile vivere il presente senza voltarsi troppo indietro...
RispondiEliminaSiamo il risultato delle esperienze vissute impastate con i sogni non ancora realizzati e non esiste il presente perfetto...
Io comunque ti vedo più grande di un anno fa, decisamente...
@ramaiolo: grazie mille, note felici anche a te!
RispondiElimina@virò: non penso sia facile, tanto più quando il presente è tutt'altro che perfetto, ma nell'impasto on va dimenticato nessun ingrediente. Quindi passato, presente e futuro in ugual misura, la maggior semplicità possibile a condire.
Anch'io ti vedo più grande di un anno, specie dopo il tuo compelanno...(!)
Allora i canederli insegnano: esperienze vissute (il pane di ieri), un pizzico di intraprendenza (lo speck e le spezie), le certezze degli affetti imprescindibili (il latte), la spinta al rinnovamento (l'erba cipollina)...
RispondiEliminaChe ricetta saggia!
@virò: vedi che brave siamo?! Attenta, che di questo passo inizi anche tu con le progressioni logiche...
RispondiEliminaEd io assaporo lentamente le tue riflessioni,i tuoi racconti, tue parole che dicono molto...
RispondiEliminaCome te, ho lo stesso atteggiamento degenere ;-)
Buon anno, pieno di gioia ed energia per le piccole grandi cose!
@dada: buon anno "degenere" anche a te, dunque... che così è più divertente, no?!
RispondiEliminaCanederli 'essenziali' per chi respira al solito cucina :P
RispondiEliminaA me il post ha regalato una riflessione, una preparazione che non appartiene alle mie tradizioni e quindi motivo in più per approfondire ed infine un senso più fragile del quotidiano ma non per questo meno bello.
Per questo nuovo anno, nessun augurio in particolare solo il desiderio che anche tu possa avere quei due o tre sorrisi lenti che poi ci fanno andare avanti con rinnovata energia per mesi!!
@gambetto: pazzesco come si riesca a comunicare a distanza tra persone che nemmeno si conoscono...
RispondiEliminaGià! :)))
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