Non ha tanto senso attendere la fine dell'anno in corso per riassumere la propria vita o l'inizio di un anno nuovo per porsi obiettivi od elencare sogni da avverare. L'ultimo giorno dell'anno, così come il primo, sono dei giorni semplici e normali, come tutti gli altri trecentosessantaerotti. Ed i miracoli possono succedere in ognuno di questi giorni.
Alba usciva di casa qualche giorno fa e in piena città le ha attraversato la strada un leprotto. Ha fermato l'auto, ha spento i fari per non abbagliarlo (ricordava da un romanzo di Adams il punto di vista di un coniglio immobilizzato dal terrore davanti alla luce improvvisa di un'auto nella notte...), ha ignorato i clacson impazienti delle auto in coda dietro di lei fino a che al leprotto è passato lo stupore e si è rifugiato in un giardino lì vicino.
Il suo stupore invece le è rimasto dentro intatto per almeno un altro paio di giorni, fino a che durante una nevicata fittissima ha spiccato il volo proprio davanti ai suoi occhi un colombo bianco più della neve, frullando qualche istante insieme ai fiocchi fuori dalla finestra e sparendo poi verso l'altro, bianco perso nel bianco.
Alba già sapeva da tempo che le magie succedono tutti i giorni, ma queste ultime piccole bellezze l'hanno spinta ad accendere il computer e a spedire una mail che attendeva da tempo di essere completata. Una lettera iniziata un anno e mezzo fa, costruita giorno per giorno con il passare del tempo, completata oggi, come per magia. Oggi, che non è l'ultimo giorno dell'anno e neppure il primo.
Una lettera per raccontare che il silenzio con amici lontani era dovuto all'aggravarsi della sua malattia, alle cure faticose, agli impegnativi viaggi della speranza. Righe dolorose e pesanti, che poco per volta hanno potuto cominciare a parlare di regressione, di un domani da far seguire ad un oggi, del riaccendersi delle forze per lottare.
Una lettera che ad un certo punto racconta di nuovi malesseri sovrapposti ai primi ma con una causa tutta diversa, e di nove mesi di una dedizione, un silenzio ed una fatica tutti nuovi ed inaspettati. E di una nascita, e di due sorrisi che vincono su tutto, mamma e bambino, intrecciati ed indivisibili.
Note aggiunte poche per volta, in date qualsiasi, come una serie di magie senza scadenza, a mano a mano che i miracoli accadevano. E mai spedite per discrezione soprattutto, perchè l'attesa di capire cosa sarebbe successo dopo non era più abituata a permettersela.
Alba oggi, dopo il leprotto ed il colombo, ha invece anche lo spunto per mettere tutto in favola e trova la forza e la gioia per completare la sua lettera e spedirla agli amici, mascherando le sue sofferenze e le sue vittorie dietro lo schermo delicato di un racconto per bambini. Alba ed il suo coraggio sono il vero miracolo, anche se la fiaba grazie al suo pudore si intitola diversamente.
Gli amici che riceveranno oggi questa lettera non potranno che tirare un sospiro di sollievo, ringraziarla per la profondità e la dolcezza del suo insegnamento ed unirsi idealmente a lei a festeggiare ogni singolo giorno di questo anno passato, insieme ad ogni piccolo grande sogno che è finalmente possibile dedicare ai giorni che verranno.
E verrà anche Capodanno ora, che di diverso dagli altri giorni questa volta ha proprio solo la cena tradizionale con cotechino e lenticchie. Non so se Alba li metterà in tavola la sera del 31, ma per sottolineare la dolcezza di questo momento stupendo di gioia e speranza profonde io da lontano aggiungo idealmente qualcosa di dolce al suo ipotetico piatto di lenticchie.
E mentre l'anno scorso mi ero rifatta alla tradizione spagnola dell'uva, questa volta provo ad abbinare le lenticchie ad un altro tipo di frutta, dolce ma anche un pochino aspra, come la vita...
Zuppa di lenticchie rosse e mele
ingredienti per 12 persone:
600 gr. di lenticchie rosse (o mix di lenticchie rosse, farro e riso)
5 mele Stark (o altre mele rosse)
140 gr. di pancetta affumicata tagliata in 4 fette spesse (o cotechino cotto, per fare più Capodanno...)
2 carote
2 gambi di sedano
1 cipolla
4 chiodi di garofano
2 foglie di alloro
2 lt. di brodo vegetale bollente
3 cucchiai di olio extravergine
10 gr. di burro
1/2 cucchiaio di zucchero
1 pezzetto di alga kombu (facoltativa, serve silo per evitare gli effetti collaterali delle lenticchie)
sale
pepe al mulinello
Sciacquare le lenticchie in acqua corrente per un paio di minuti e scolarle bene; tritare sedano, carote e cipolla; tagliare la pancetta (o il cotechino cotto e spellato) a dadini piccoli; lavare molto bene le mele, levare il torsolo a 4 di esse e tagliarle a dadini senza sbucciarle.
Scaldare due cucchiai di olio sul fondo di una pentola di terracotta e saltarvi le verdure tritate insieme all'alloro ed alla pancetta (o cotechino) per qualche minuto, fino a che si sono bene insaporite.
Unire le lenticchie e cuocere a fuoco vivace un altro paio di minuti fino a che sono diventate belle lucide, levare qualche dadino di pancetta o cotechino che servirà per la decorazione ed unire quindi le mele, i chiodi di garofano (e l'alga).
Coprire con il brodo bollente (probabilmente ne basterà 1,5 lt., meglio tenere il resto in caldo, da aggiungere se la zuppa dovesse inspessirsi troppo) e cuocere per 20/30 minuti, a seconda del tipo di lenticchie, fino a che è tutto bello morbido.
Nel frattempo tagliare l'ultima mela a fettine sottili, sempre senza sbucciarla, e dorarla in un tegame con l'olio rimasto ed il burro fino a che comincia a colorire; spolverizzare con lo zucchero ed un pizzico di sale e lasciar caramellare leggermente, quindi spegnere il fuoco, pepare leggermente e tenere in caldo.
Eliminare l'alga e, se si riescono a trovare, i chiodi di garofano, frullare grossolanamente circa metà della zuppa e miscelarla di nuovo nel tegame in modo da ottenere una minestra un po' rustica (oppure passarla tutta finemente se si preferisce una vellutata più raffinata), rimettere sul fuoco, aggiungere eventuale brodo per ottenere la densità desiderata, regolare se serve di sale, pepare abbondantemente e scaldare per bene.
Servire fumante in ciotole individuali, decorando con le fettine di mela caramellate, i dadini di pancetta croccante (o di cotechino) ed una spolveratina di pepe fresco.
Alba usciva di casa qualche giorno fa e in piena città le ha attraversato la strada un leprotto. Ha fermato l'auto, ha spento i fari per non abbagliarlo (ricordava da un romanzo di Adams il punto di vista di un coniglio immobilizzato dal terrore davanti alla luce improvvisa di un'auto nella notte...), ha ignorato i clacson impazienti delle auto in coda dietro di lei fino a che al leprotto è passato lo stupore e si è rifugiato in un giardino lì vicino.
Il suo stupore invece le è rimasto dentro intatto per almeno un altro paio di giorni, fino a che durante una nevicata fittissima ha spiccato il volo proprio davanti ai suoi occhi un colombo bianco più della neve, frullando qualche istante insieme ai fiocchi fuori dalla finestra e sparendo poi verso l'altro, bianco perso nel bianco.
Alba già sapeva da tempo che le magie succedono tutti i giorni, ma queste ultime piccole bellezze l'hanno spinta ad accendere il computer e a spedire una mail che attendeva da tempo di essere completata. Una lettera iniziata un anno e mezzo fa, costruita giorno per giorno con il passare del tempo, completata oggi, come per magia. Oggi, che non è l'ultimo giorno dell'anno e neppure il primo.
Una lettera per raccontare che il silenzio con amici lontani era dovuto all'aggravarsi della sua malattia, alle cure faticose, agli impegnativi viaggi della speranza. Righe dolorose e pesanti, che poco per volta hanno potuto cominciare a parlare di regressione, di un domani da far seguire ad un oggi, del riaccendersi delle forze per lottare.
Una lettera che ad un certo punto racconta di nuovi malesseri sovrapposti ai primi ma con una causa tutta diversa, e di nove mesi di una dedizione, un silenzio ed una fatica tutti nuovi ed inaspettati. E di una nascita, e di due sorrisi che vincono su tutto, mamma e bambino, intrecciati ed indivisibili.
Note aggiunte poche per volta, in date qualsiasi, come una serie di magie senza scadenza, a mano a mano che i miracoli accadevano. E mai spedite per discrezione soprattutto, perchè l'attesa di capire cosa sarebbe successo dopo non era più abituata a permettersela.
Alba oggi, dopo il leprotto ed il colombo, ha invece anche lo spunto per mettere tutto in favola e trova la forza e la gioia per completare la sua lettera e spedirla agli amici, mascherando le sue sofferenze e le sue vittorie dietro lo schermo delicato di un racconto per bambini. Alba ed il suo coraggio sono il vero miracolo, anche se la fiaba grazie al suo pudore si intitola diversamente.
Gli amici che riceveranno oggi questa lettera non potranno che tirare un sospiro di sollievo, ringraziarla per la profondità e la dolcezza del suo insegnamento ed unirsi idealmente a lei a festeggiare ogni singolo giorno di questo anno passato, insieme ad ogni piccolo grande sogno che è finalmente possibile dedicare ai giorni che verranno.
E verrà anche Capodanno ora, che di diverso dagli altri giorni questa volta ha proprio solo la cena tradizionale con cotechino e lenticchie. Non so se Alba li metterà in tavola la sera del 31, ma per sottolineare la dolcezza di questo momento stupendo di gioia e speranza profonde io da lontano aggiungo idealmente qualcosa di dolce al suo ipotetico piatto di lenticchie.
E mentre l'anno scorso mi ero rifatta alla tradizione spagnola dell'uva, questa volta provo ad abbinare le lenticchie ad un altro tipo di frutta, dolce ma anche un pochino aspra, come la vita...
Zuppa di lenticchie rosse e mele
ingredienti per 12 persone:
600 gr. di lenticchie rosse (o mix di lenticchie rosse, farro e riso)
5 mele Stark (o altre mele rosse)
140 gr. di pancetta affumicata tagliata in 4 fette spesse (o cotechino cotto, per fare più Capodanno...)
2 carote
2 gambi di sedano
1 cipolla
4 chiodi di garofano
2 foglie di alloro
2 lt. di brodo vegetale bollente
3 cucchiai di olio extravergine
10 gr. di burro
1/2 cucchiaio di zucchero
1 pezzetto di alga kombu (facoltativa, serve silo per evitare gli effetti collaterali delle lenticchie)
sale
pepe al mulinello
Sciacquare le lenticchie in acqua corrente per un paio di minuti e scolarle bene; tritare sedano, carote e cipolla; tagliare la pancetta (o il cotechino cotto e spellato) a dadini piccoli; lavare molto bene le mele, levare il torsolo a 4 di esse e tagliarle a dadini senza sbucciarle.
Scaldare due cucchiai di olio sul fondo di una pentola di terracotta e saltarvi le verdure tritate insieme all'alloro ed alla pancetta (o cotechino) per qualche minuto, fino a che si sono bene insaporite.
Unire le lenticchie e cuocere a fuoco vivace un altro paio di minuti fino a che sono diventate belle lucide, levare qualche dadino di pancetta o cotechino che servirà per la decorazione ed unire quindi le mele, i chiodi di garofano (e l'alga).
Coprire con il brodo bollente (probabilmente ne basterà 1,5 lt., meglio tenere il resto in caldo, da aggiungere se la zuppa dovesse inspessirsi troppo) e cuocere per 20/30 minuti, a seconda del tipo di lenticchie, fino a che è tutto bello morbido.
Nel frattempo tagliare l'ultima mela a fettine sottili, sempre senza sbucciarla, e dorarla in un tegame con l'olio rimasto ed il burro fino a che comincia a colorire; spolverizzare con lo zucchero ed un pizzico di sale e lasciar caramellare leggermente, quindi spegnere il fuoco, pepare leggermente e tenere in caldo.
Eliminare l'alga e, se si riescono a trovare, i chiodi di garofano, frullare grossolanamente circa metà della zuppa e miscelarla di nuovo nel tegame in modo da ottenere una minestra un po' rustica (oppure passarla tutta finemente se si preferisce una vellutata più raffinata), rimettere sul fuoco, aggiungere eventuale brodo per ottenere la densità desiderata, regolare se serve di sale, pepare abbondantemente e scaldare per bene.
Servire fumante in ciotole individuali, decorando con le fettine di mela caramellate, i dadini di pancetta croccante (o di cotechino) ed una spolveratina di pepe fresco.
- rivoli affluenti:
- per vivere in prima persona l'esperienza di un coniglio abbagliato da un'auto: Richard Adams, La collina dei conigli, Rizzoli
- una ragione di speranza: Barnea E.R., Jauniaux E., Schwartz P.E., Cancro e gravidanza, CIC Edizioni Internazionali
Ciao Acquaviva, intensa e saggia come sempre...non c' è bisogno di festeggiare una data. ...Ah io quasi mi strangolo con l'uva spagnola, alla faccia dei festeggiamenti..Tanti auguri grandi grandi grandi
RispondiEliminaCon le dovute differenze del caso e cioè tu di gran classe con una prosa che sfiora la poesia io invece con tagli d'accetta molto più grezzi abbiamo pubblicato dei post che per un sottilissimo filo trovo molto più uniti di quello che può sembrare.
RispondiEliminaForse li accomuna il dolore di fondo che vira in un sorriso consapevole e di speranza, la stessa speranza che qualche volta inganna, la medesima speranza che a volte si tinge di note magiche, la speranza che è fonte di timori, la speranza che serve per avere sempre un nuovo affaccio sulla vita :)
Indipendentemente da ciò, spero ti arrivi l'abbraccio affettuosissimo da qui, da estendere a tutta la tua famiglia, a tutte le persone alle quali tieni, sempre e solo con un bel sorriso, di quelli partenopei intendo e cioè schietti ma non da fessi, comprensivi ma non meno divertiti, un bel sorriso solare di quelli che non si dimenticano :))))
@glu.fri: diciamo che potrebbe essere un'ottima scusa per passare qualche anno in Spagna: allenarsi a mangiare 12 chicchi d'uva in 12 rintocchi...
RispondiElimina@gambetto: La magia di Alba è aver saputo ricominciare a pensare la speranza nella sua vita, quella di Ben una consapevolezza del dolore che forse ha anche in parte sapore di avventura.
Grazie per abbracci e sorrisi (quelli partenopei poi so per esperienza che sono proprio speciali!), neturalmente tutti pienamente ricambiati in senso allargato...
Carissima sono qui per farti mille auguri di sereno e Felice 2011:) ti abbraccio forte!
RispondiEliminaPS arrivato pacchettino?
besote!!
@patricia: auguri di cuore anche a te. Il pacchettino immagino arriverà con l'anno nuovo, magari proprio come prima bella sorpresa!
RispondiElimina@amosgitai: amo il cinema ma messo qui così a casaccio... anche no, grazie.
I nomi che scegli per i tuoi racconti non mi paiono mai casuali...
RispondiEliminaAlba è un nome che mi sa di antico e di solido, come Bianca, e anche di rinascita e di nuovo inizio.
Ha un senso iniziare un nuovo anno pensando che i miracoli accadono veramente...buon 2011, sul serio.
@virò: certo: l'alba di un nuovo giorno. Un giorno qualsiasi, speciale perchè non è per forza il primo dell'anno e per questa volta non è nemmeno l'ultimo.
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