Alla conferenza di presentazione di Identità Golose qualche giorno fa si sono avvicendati al microfono chef, giornalisti, produttori, rappresentanti delle istituzioni e vari addetti ai lavori. Hanno preannunciato programmi interessantissimi che renderanno Milano il centro dell'universo gastronomico italiano per qualche giorno e se avrò la fortuna di riuscire a seguire tutto ciò che vorrei durante la giornata che riuscirò a dedicare all'evento sarà di certo un'esperienza molto arricchente.
Tra le varie iniziative ce n'è una "buona in due modi": è attenta al gusto perchè permette anche al pubblico di non addetti di degustare piatti preparati da chef di altissimo calibro, in specifico risotti, ad un prezzo non proibitivo (ogni assaggio costerà 8 euro). E' inoltre "buona" perchè devolve il ricavato alla Anlaids, associazione che nell'affrontare varie problematiche legate all'aids si occupa anche della formazione di operatori e volontari che aiutino i malati a vivere una condizione psicologica e pratica di semplice normalità.
Rispetto ad una qualsiasi azione di charity, il cui ritorno propagandistico avrebbe anche potuto rischiare di superare il valore del gesto in sè, quello che mi è piaciuto di questa iniziativa è l'attenzione che si da alla vita di persone con difficoltà anche dopo le dimissioni, quando al di là delle cure hanno anche bisogno di reinserirsi nel contesto sociale, di accedere a forme corrette di comunicazione ed interazione, di non essere ghettizzate, di non essere dimenticate.
Oggi è appunto il Giorno della Memoria: sono tanti gli uomini, le esperienze ed i gesti che varrebbe la pena di non dimenticare. L'aspetto benefico di attenzione al rispetto della malattia di Un risotto per Milano ci ricorda che la memoria consiste certamente nel guardare al passato per non trascurarne gli insegnamenti... ma non solo.
Oggi (e sempre nel quotidiano) non dovremmo scordare neppure quelle realtà che esistono accanto a noi nel presente ma che sembrano appartenere ad un universo parallelo. Ciò che non è sempre sotto i nostri occhi, soprattutto quando parla di difficoltà, viene facilmente accantonato. Non per cattiva volontà, molto spesso semplicemente per pigrizia, perchè la memoria è selettiva e sceglie le strade più comode.
I risotti dei grandi chef diventano in questi giorni stimoli per la buona memoria e per coerenza il piatto protagonista del post di oggi dovrebbe essere, appunto, un risotto. Invece scivolo volutamente in una ricetta supersemplice e supertradizionale perchè a casa dei miei, almeno fino a che non ho preso in mano io le padelle, il risotto si faceva in pentola a pressione e la cosa di per sè non emanava alcun fascino "familiare"...
Alla fine ho trovato nella tradizione emiliana verace quello che cercavo: qualcosa di avvolgente, rassicurante e casalingo. Con buona pace dei cuochi creativi una ricetta "di memoria", insomma, oggi...
Cipolline glassate nel pomodoro
ingredienti x 3 o 4 persone:
450 gr. di cipolline borettane o cuori di cipolle dolci emiliane
180 gr. di salsa di pomodoro
200 ml. di brodo vegetale caldo
1 piccola noce di burro
1 cucchiaio di zucchero
1 cucchiaio di aceto balsamico
4 foglie di salvia
1/2 cucchiaio di foglioline di timo
1 piccola foglia di alloro
sale
pepe al mulinello
Sbucciare le cipolline, sforacchiarle con uno stuzzicadenti e glassarle leggermente in un tegame con burro, zucchero e la foglia di alloro a fuoco basso per un tre o quattro minuti, fino a che cominciano ad ammorbidirsi.
Coprire con la salsa di pomodoro ed il brodo, regolare se serve di sale, quindi unire l'aceto e le altre erbe e cuocere semicoperto per circa 40 minuti, rimestando ogni tanto, fino a che la salsa è molto densa e ristretta e le cipolline colorate e morbide.
Eliminare salvia e alloro, spoverizzare con una grattata leggera di pepe, spegnere e lasciar riposare qualche minuto, quindi servire caldo o tiepido, ma anche a temperatura ambiente. Funziona come fingerfood in piccole ciotoline individuali,
Tra le varie iniziative ce n'è una "buona in due modi": è attenta al gusto perchè permette anche al pubblico di non addetti di degustare piatti preparati da chef di altissimo calibro, in specifico risotti, ad un prezzo non proibitivo (ogni assaggio costerà 8 euro). E' inoltre "buona" perchè devolve il ricavato alla Anlaids, associazione che nell'affrontare varie problematiche legate all'aids si occupa anche della formazione di operatori e volontari che aiutino i malati a vivere una condizione psicologica e pratica di semplice normalità.
Rispetto ad una qualsiasi azione di charity, il cui ritorno propagandistico avrebbe anche potuto rischiare di superare il valore del gesto in sè, quello che mi è piaciuto di questa iniziativa è l'attenzione che si da alla vita di persone con difficoltà anche dopo le dimissioni, quando al di là delle cure hanno anche bisogno di reinserirsi nel contesto sociale, di accedere a forme corrette di comunicazione ed interazione, di non essere ghettizzate, di non essere dimenticate.
Oggi è appunto il Giorno della Memoria: sono tanti gli uomini, le esperienze ed i gesti che varrebbe la pena di non dimenticare. L'aspetto benefico di attenzione al rispetto della malattia di Un risotto per Milano ci ricorda che la memoria consiste certamente nel guardare al passato per non trascurarne gli insegnamenti... ma non solo.
Oggi (e sempre nel quotidiano) non dovremmo scordare neppure quelle realtà che esistono accanto a noi nel presente ma che sembrano appartenere ad un universo parallelo. Ciò che non è sempre sotto i nostri occhi, soprattutto quando parla di difficoltà, viene facilmente accantonato. Non per cattiva volontà, molto spesso semplicemente per pigrizia, perchè la memoria è selettiva e sceglie le strade più comode.
I risotti dei grandi chef diventano in questi giorni stimoli per la buona memoria e per coerenza il piatto protagonista del post di oggi dovrebbe essere, appunto, un risotto. Invece scivolo volutamente in una ricetta supersemplice e supertradizionale perchè a casa dei miei, almeno fino a che non ho preso in mano io le padelle, il risotto si faceva in pentola a pressione e la cosa di per sè non emanava alcun fascino "familiare"...
Alla fine ho trovato nella tradizione emiliana verace quello che cercavo: qualcosa di avvolgente, rassicurante e casalingo. Con buona pace dei cuochi creativi una ricetta "di memoria", insomma, oggi...
Cipolline glassate nel pomodoro
ingredienti x 3 o 4 persone:
450 gr. di cipolline borettane o cuori di cipolle dolci emiliane
180 gr. di salsa di pomodoro
200 ml. di brodo vegetale caldo
1 piccola noce di burro
1 cucchiaio di zucchero
1 cucchiaio di aceto balsamico
4 foglie di salvia
1/2 cucchiaio di foglioline di timo
1 piccola foglia di alloro
sale
pepe al mulinello
Sbucciare le cipolline, sforacchiarle con uno stuzzicadenti e glassarle leggermente in un tegame con burro, zucchero e la foglia di alloro a fuoco basso per un tre o quattro minuti, fino a che cominciano ad ammorbidirsi.
Coprire con la salsa di pomodoro ed il brodo, regolare se serve di sale, quindi unire l'aceto e le altre erbe e cuocere semicoperto per circa 40 minuti, rimestando ogni tanto, fino a che la salsa è molto densa e ristretta e le cipolline colorate e morbide.
Eliminare salvia e alloro, spoverizzare con una grattata leggera di pepe, spegnere e lasciar riposare qualche minuto, quindi servire caldo o tiepido, ma anche a temperatura ambiente. Funziona come fingerfood in piccole ciotoline individuali,
come accompagnamento per delle carni o come piatto principale, servito su un letto di riso bianco condito con olio extravergine, parmigiano grattugiato, salvia e timo tritatissimi ed un pizzico di pepe.
- rivoli affluenti:
- per informazioni più precise sulla degustazione dei risotti "doppiamente buoni": infoline fino al 29 gennaio al numero 800.825.144
- per il programma generale di Identità Golose tutti i dettagli qui
Non ho il tempo per leggere il tutto, aaargh, ma tornero'!
RispondiEliminaUn bacione, e buona giornata ad Identità Golose.
(Ovviamente aspettiamo un tuo post a riguardo)
Una memoria a 360 gradi la tua, carissima; mi è piaciuta in particolare " l'attenzione che si da alla vita di persone con difficoltà anche dopo le dimissioni, quando al di là delle cure hanno anche bisogno di reinserirsi nel contesto sociale, di accedere a forme corrette di comunicazione ed interazione, di non essere ghettizzate, di non essere dimenticate".
RispondiEliminaPerché ogni persona chiede proprio questo: di essere accolta, abbracciata e amata così com'è e per quello che è, e non etichettata come malata o altro.
Un abbraccio.
E' stato un piacere conoscerti, speriamo di poterci incontrare presto per fare una bella chiaccherata.Interessante e dettagliato questo post, molto interessante la ricetta delle cipolline.Ciao Daniela.
RispondiEliminaCiao cara, hai scritto delle parole veramente toccanti, che fanno riflettere.
RispondiEliminaChe delizia queste cipolline !!!!
Ci vediamo a I.G. e al "Risotto" per Anlaids
A presto.
Virginia
@muscaria: un mi post su Identità Golose?! Ci sarà da ridere...
RispondiElimina@mapi: "malato" per legge dovrebbe essere al più un aggettivo di interesse secondario, come "biondo" o "nasuto", non un sostantivo che definisce la dimensione di vita annullando l'individuo e le sue relazioni.
Gli ultimi miei due racconti in effetti si intrufolano in questo argomento. Si vede che era una sensazione che mi montava dentro da qualche tempo e l'iniziativa dei risotti è servita a farla emergere.
@daniela: sì, è stata un'occasione piacevole, peccato non avere avuto modo di approfondire tutte le conoscenze! Ma vedrai che ci saranno di certo ghiotte occasioni in cui ritagliarsi un po' di tempo in più.
@virgikelian: ben felice di fare la tua conoscenza anche dal vivo. Sì sì, quest'anno Identità Golose sarà anche un bel luogo di incontro per blogger.
un saluto :))
RispondiEliminaBella questa cosa dei grandi chef a 8 euro: loro si fanno pubblicità, i comuni mortali assaggiano e un po' di beneficenza fa star bene con la coscienza...
RispondiEliminaNon voleva essere un commento acido come pare ad una prima impressione: è che è vero che cucinare bene è sicuramente un'arte ma a volte la ricerca dell'originalità a tutti i costi rende gli addetti ai lavori abitanti di un altro pianeta...
RispondiEliminaChiaramente e' un'opinione che puo' lasciare
RispondiEliminamolti perplessi,ma leggevo di recente un commento (probabilmente riferito a Shaun Hill,un cuoco che non ama gli artifici) secondo cui i grandi cuochi sarebbero coloro che riescono a fare capolavori con lenticchie e cipolle,e non con astici e foie gras.
La classe non e' acqua....
Un abbraccio
@artemisia comina: mi fanno sempre piacere i tuoi saluti, i tuoi orsi, i tuoi viaggi e le tue caccavelle...
RispondiElimina@virò: pensa che il dibattito principe di Identità Golose quest'anno è proprio il rapporto tra tradizione ed innovazione all'interno della semplicità, considerata ora il vero lusso. Ti saprò dire...
@edith.pilaff: è quello che sostiene Oldani caramellando cipolle e che sembra che ci stiano riflettendo un po' tutti. Probabilmente anche perchè si è diradata la clientela spendacciona ed è aumentata quella dalle papille consapevoli.
a me la semplicità è sempre piaciuta, sia dei sapori (panna e affini e miscellanee varie) che degli ingredienti... è una sfida poi costruire un piatto attorno a degli ingredienti poveri... al di là delle mode, mi viene in mente la pasta e fagioli del compleanno dell'avvocato agnelli a ny qualche anno fa'...
RispondiEliminati abbraccio carissima annalena, mi fa' piacere leggere questo post, quando oggi sembra contare solo l'essere belli, sani e di successo.
gabri
p.s. non sono brutta
p.s. ho un debole per "gli ultimi" e per le cipolle.
@gabri: semplicità della preparazione e povertà degli ingredienti non sono sinonimi di mensa semplice e povera. Lo sapeva bene Agnelli quando scelse il lusso di una pasta e fagioli come si deve!
RispondiEliminaPS: io non sono bella ne' di successo ed in quanto alla salute mentale potremmo discuterne...
Gasp! Parlavo male della panna quando quasi contemporaneamente Carlo Cracco (il divo, lui si che adora le foto!) presentava una ricetta con l'ingrediente tanto discusso...
RispondiElimina@gabri: forse è rimasto affezionato al nome da quando è stato testimonial dell'acqua omonima...
RispondiEliminama a uno così si perdona tutto!
RispondiEliminal'anno scorso a Paris de Chefs le bloggers scavalcavano file di poltrone, mettendo in pericolo la loro incolumità, pur di arrivare sul palco!
hai visto anche inaki aizpitarte de le chateaubriand di parigi? io ho mangiato lì e devo dire con massima soddisfazione.
@gabri: Aizpitarte me lo sono perso ma in compenso mi sono lasciata travolgere da Mehmet Guers, una sorta di entusiasta Jamie Oliver turco trascinante ed energetico! Varrebbe la pena di organizzarsi quazsi quasi un weekend a Istanbul...
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