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troppo caldo per pensare

Troppo caldo per pensare. Approfitto per starmene distesa, sventolo il ventaglio con una mano e reggo con l'altra un libro. Ne ho sul tavolino una pila accumulatasi nel tempo, approfitto di queste ore immobili e pesanti per tuffarmi nella mia vacanza attuale, fatta di pagine da scorrere e di viaggi della fantasia.

Non si tratta semplicemente degli ultimi libri acquistati ma anche di ripescaggi dagli scaffali di titoli che mi sembra dinon avere più in mente. Che offrono strane sorprese, anche se fa tanto caldo che sembra di non poterci pensare.

Parecchi anni fa ho ricevuto in regalo un libro che il donatore riteneva un perfetto ritratto del suo vissuto del momento. Raccontava di un ragazzo americano degli anni '50 che ricerca un senso di normalità nella propria vita, condizionata nel suo sviluppo dalle pressioni della cultura ebraica familiare e dall'eccessiva passione per il sesso.

Mi hanno regalato più di recente un successivo romanzo dello stesso autore. Un altro donatore, un'altra fase della mia vita, lo stesso scopo autodescrittivo. Questa volta la storia di un ragazzo ebreo degli anni '50 che decide di studiare in un college lontano da un padre troppo protettivo e da una cultura di origine in cui non è certo di riconoscersi.

Decido di leggere i due romanzi in sequenza, nonostante li separino quarant'anni di altri racconti dello stesso scrittore, ed ora di sera li ho teminati entrambi. Mi chiedo perchè due uomini tanto diversi tra loro hanno provato a raccontarmisi attraverso lo stesso autore e, di fondo, attraverso lo stesso personaggio narrato, nonostante poi nessuno dei due sia di origine ebraica o americana o nato in quegli anni.

Il primo romanzo fu scritto nel 1967 (e regalatomi nel 1992), il secondo nel 2008 (e ricevuto nel 2009) ed i nomi dei protagonisti sono differenti, però rappresentano la stessa persona e lo stile narrativo è identico, nonostante siano stati scritti a quarant'anni di distanza. Stesso quartiere per l'ambientazione, stessa insofferenza verso le regole ricevute per insegnamento, stesse filastrocche ricordate dell'infanzia, stessa parola chiave, che nel primo romanzo ricorre come un mantra e nel secondo romanzo diventa addirittura il titolo. Devo dire che da questo scrittore imparo poco.

Stesso finale irrisolto, per finire: un individuo sconfitto dalle proprie indecisioni, un altro da una decisione presa per inutile eccesso di puntiglio. Due uomini perdenti nei confronti della vita i personaggi dei due romanzi, due finali che possono in effetti fungere da ritratto perfetto per gli uomini reali che me li hanno donati.

Vedo un percorso letterario ai miei occhi poco significativo in quarant'anni di esercizio di scrittura, perchè un autore che riflette per tutta la tua vita sulle stesse tematiche e non arriva a conclusioni nuove non mi invoglia affatto a leggere ne' i romanzi intermedi ne' quelli successivi.

Vedo pure che nei vent'anni tra i due regali anche io sono cambiata poco, dato che i miei grandi amori erano sempre verso uomini molto complicati, che il tempo non ha aiutato questi uomini a risolversi e che io ho continuato comunque a perderli per strada. Sono rimasta immobile, come quest'aria afosa contro cui può solo la distrazione della lettura ed il refolo sottile del ventaglio. Immobile come quest'aria calda che impedisce di pensare più lucidamente.

Due libri in un giorno, separati solo nel mezzo da un frullato rinfrescante ed alla fine da una riflessione di chiusura, al termine del secondo romanzo e della giornata, quando l'aria ha cominciato a muoversi, il cielo a scurirsi, il cervello a tornare al qui e ora e pure a snebbiarsi dai ricordi.

 Le dosi della bibita sono indicative: a metà giornata era ancora troppo caldo per pensare lucidamente...


Smoothie di pesche e menta
ingredienti per un paio di bicchieroni:
2 pesche mature
1 rametto di menta fresca (+ qualche ciuffo per decorare)
2 foglie di basilico
1 bicchiere di kefir (o yogurt)
1/2 cucchiaio zucchero
pepe bianco al mulinello

Sbucciare e snocciolare le pesche, ridurle a tocchetti e metterle nel bicchiere del frullatore con le foglie del rametto di menta, il basilico e lo zucchero.

Frullare fino a ridurre in crema omogenea, unire il kefir ed un paio di cucchiai di ghiaccio e frullare di nuovo fino ad ottenere una crema liquida omogenea. Diluire eventualmente a piacere con acqua ghiacciata o latte fino ad ottenere la consistenza voluta.

Pepare leggermente, mescolare, distribuire nei bicchieri da bibita e servire decorato con la menta rimasta. Se si preferisce servire come dessert evitare il ghiaccio e sostituire metà del kefir con panna montata ghiacciata, da unire all'ultimo momento. Se si preferisce farne un lassi indiano unire alla frutta cardamomo e cannella in polvere.


Smoothie è il nome americano di una categoria di bibite in realtà esistenti in tutto il mondo a base di frutta fresca...

 Ho provato a diluire la bibita anche con del tè Orange Pekoe freddo. Il sapore è buonissimo ma l'aspetto diventa grigiastro e poco invitante. Al prossimo momento di lucidità approfitterò per trovare una soluzione...
  • rivoli affluenti:
  • Philip Roth, Lamento di Portnoy, Leonardo Editore
  • Philip Roth, Indignazione, Einaudi

Commenti

  1. Senza arrivare in fondo al tuo post l'avevo capito, che era Philip Roth...scrittore che adoro.
    Almeno quanto uno smoothie in una giornata caldissima :-)

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  2. A me non è capitato che uomini volessero raccortarmisi attraverso libri che piacevano loro, piuttosto hanno sempre precisato di non interpretare in nessun modo il contenuto dei suddetti libri...insomma valli a capire 'sti uomini, molto meglio concentrarsi sui libri, magari quelli che ci piacciono davvero!
    ...e io con questo caldo ho pensato bene di fare le meringhe!
    A ognuno i propri problemi!
    ti auguro un we fresco e ombreggiato
    ciao loredana

    RispondiElimina
  3. Io ho deciso, tanti anni fa, di non farmi piacere gli uomini irrisolti che poi mi avrebbero lasciata... ho scelto di di farmi piacere quelli risolti e certi delle loro scelte... ma si soffre in ogni caso... ahimè non si è immuni dalla sofferenza in ogni caso... magari una bibita rinfrescante fra un libro e l'altro può aiutare anche me! ;)

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  4. @arabafelice: diciamo che quando si parla con ironia di ragazzi ebrei a New York si sospetta Woody Allen, se se ne parla con disincanto si ha la certezza di Roth. Che altro mi consigli di suo per modificare la sensazione di immobilità che mi è rimasta addosso?

    @loredana: non sono sicura che siano davvero più incomprensibili gli uomini rispetto alle donne. Forse è solo più semplice entrare in sintonia con lo stesso genere. Ad esempio sono pure io oggi con il forno acceso, anche se il clima rimane lo stesso di ieri...
    Che dici, dovremmo cominciare a scriverli noi dei libri che ci descrivano da regalare a loro? O magari un bel manuale di istruzioni per l'uso...

    @fantasie: magari sapessi come fare a scegliere la categoria! Anche io mi ripropongo ogni volta di cambiare genere, ma poi ci ricasco. Senza scampo. E pensare che critico tanto chi non sa imparare dai propri errori...
    Che sotto sotto ci si finisca per innamorare della sofferenza?

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  5. Ragazze, non potrete capirci mai e viceversa naturalmente, siamo due specie diverse e nemiche tra loro, che solo di tanto in tanto si avvicinano. Bisogna prenderla con filosofia, date retta a me. E bere roba fresca come gli smoothies ghiacciati!

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  6. @enrico: sul "diversi" concordo, sul "nemici" non tanto. Sul "prenderla con filosofia"... anche volendo non ci sono alternative!

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  7. se posso...di roth ti consiglio "pastorale americana", per quanto mi riguarda è l'unico libro che ho apprezzato davvero di questo autore.grazie per lo smoothie, ne ho proprio bisogno!

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  8. Non ti conosco personalmente, solo dal tuo modo di scrivere e dalla sensibilità che ne traspare. Ma non credo che tu sia rimasta la stessa nel corso degli anni: il cambiamento è impercettibile e sotterraneo, ma c'è; uno spostarsi lento, a volte persino un arretrare, non è mai ben chiara la direzione, ma sì: ti sposti. In ogni uomo uguale, appartenente alla medesima tipologia, hai amato qualcosa di diverso, e per qualche altra cosa hai sofferto. C'è il cambiamento. Nei libri, in alcuni autori, è vero, si fa fatica a trovarlo, forse semplicemente perché l'ossessione diventa la sacra mania telestica che li porta all'espressione letteraria, la verdadera ispirazione. Chissà se lui, l'autore, si è reso conto di essere tornato nello stesso luogo della mente... perché se è così, se ne ha avuto coscienza, allora anche lui, impercettibilmente, si è mosso

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  9. ciao, particolare questa bibita, certo dissetante e così veloce da fare che quasi ci facciamo un pensierino ocn le pesche che abbiamo in frigo!
    baci baci

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  10. Questo commento è stato eliminato dall'autore.

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  11. @paola: certo che puoi!!! grazie a te.

    @mariuzza: non conosco a sufficienza Roth per capire quanto sia autocompiaciuto e quanto cosciente della sua presunta immobilità, per questo chiedevo consigli letterari.
    A livello personale sono certissima del mio movimento, come giustamente dici tu non per forza in avanti. Credo sia piuttosto uno slittamento laterale, come a cercare ogni volta una diversa strada per uscire dalla stessa palude. In cui mi ficco volontariamente e le ultime volte pure con piena coscianza, ben inteso...

    @manu&silvia: nelle giornate afose velocità e freschezza sono tutto...

    RispondiElimina
  12. ne voglio un po'! anzi.. vista la quantità di pesche in frigo, potrei farmela eh?!' baci

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  13. @luisa: vedi quanto le idee siano contagiose?!

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