Oggi è di nuovo l'11 marzo, un anno da quando il Giappone ha tremato. Direi che è meglio tacere. Mostro non immagini di rovine o ricostruzioni, solo esempi sparsi del Giappone che ho nel cuore per come l'ho conosciuto, per come era e per come ha saputo in parte tornare ad essere:
Non voglio usare parole: la sofferenza profonda è da un anno costante nei cuori delle persone giapponesi che conosco, anche se per carattere e per cultura ritengono più appropriato non esprimerlo. Non parlare è l'unica forma di rispetto possibile.
Racconto solo di un paio di eventi, organizzati in questi giorni da associazioni di Giapponesi in Italia, per esprimere, in modi differenti, sentimenti di vicinanza ai connazionali in patria e di gratitudine a tutti i "non Giapponesi" che li hanno aiutati.
L’Associazione Culturale Urasenke di Milano ha organizzato nelle scorse settimane delle cerimonie del tè, il cui ricavato cerca di dare un contributo alla ricostruzione dell'area sinistrata del Nord-Est del Giappone. Oggi, 11 marzo, a un anno esatto dal terremoto, dalle ore 15.00 alle ore 19.00, presso la sede dell’Associazione in Ripa di Porta Ticinese 53, il rito si ripete.
La quota di partecipazione per una tazza di tè con un dolcetto wagashi (15 euro per gli adulti e 5 euro per i bambini) sarà totalmente donata all'Associazione Promozione Sociale "Orto dei Sogni", che offre ai bambini colpiti dalle radiazioni di Fukushima un soggiorno di cura in Italia. La successiva cerimonia del tè di beneficenza avrà luogo domenica 15 aprile 2012.
L’Associazione Culturale Arte Giappone propone invece, presso la sede di Vicolo Ciovasso 1 sempre a Milano, sotto il titolo comune “Dopo un anno”, un doppio evento: una mostra fotografica ed un concerto lirico, entrambi con protagonisti degli artisti giapponesi. Il loro scopo è proprio quello di “esprimere il nostro ringraziamento a chi ha sostenuto tutti i nostri eventi di beneficenza” e di “raccogliere i pensieri di tutti quegli Italiani che con il Giappone hanno un legame”, per condividere con loro riflessioni e speranze.
La mostra fotografica ‘’True Feelings’’ raccoglie le opere del fotografo Ari Hatsuzawa, che ha viaggiato a lungo in questi mesi nelle terre terremotate, restituendoci immagini che trasmettono la fragilità dell’esistenza umana. Rimarrà aperta fino al 15 marzo con orario 14,00-19,00, sabato e lunedì chiuso. Il concerto dei cantanti lirici giapponesi si tiene oggi 11 marzo alle ore 18,00, sempre presso la sede dell'Associazione, con un programma di brani di opera e canzoni tradizionali giapponesi.
I Giapponesi sono una popolazione riservata, non chiedono ai aiuto per sè. Queste piccole grandi iniziative ci svelano i loro sentimenti più profondi, come il senso di appartenenza, la solidarietà, il rispetto, il coraggio, l’amore verso il proprio Paese. Ci spiegano come sono fatte dentro persone che non vorrebbero mai lasciar trapelare le propire emozioni. Un tale svelamento è, tra tutti gli effetti del terremoto, forse il più inaspettato.
Chiudo con un colore: kiiro, la definizione giapponese per il giallo. Nell'araldica occidentale il giallo rappresenta l'onore e la lealtà e nel Giappone antico questo colore poteva essere indossato solo dai membri della famiglia Imperiale. Nel gergo di certi film sulla Seconda Guerra Mondiale un Giapponese era un "muso giallo", forse senza sapere quale complimento in fin dei conti gli si stesse rivolgendo. Giallo poi in letteratura definisce la storia di un mistero e nel linguaggio della psicologia del colore parla di comunicazione.
Che dire? Oggi mi sento pienamente un muso giallo, affine ad un popolo fiero e caparbio, che fa un punto d'onore nel cavarsela con le proprie forze e trova capacità di reazione talmente grandi ogni giorno da risultare quasi un mistero per un osservatore esterno. E comunica i fondamentali senza bisogno di tante parole.
Cucino oggi un piatto giallo, casalingo, giapponese. Piccola forma di umilissimo omaggio.
Tamagoyaki - Frittata giapponese
La dose qui sotto serve per 3 persone come secondo o come piatto unico, accompagnato da riso e verdure. Oppure per 6 persone come antipasto (o per commensali giapponesi), da condire con qualche goccia di salsa di soja. Oppure per 12 persone come fingerfood, appena spolverato di daikon grattugiato.
Per gustarsi l'inaspettata consistenza di questa preparazione rimanendo su sapori italiani nulla vieta di sostituire gli ingredienti come indicato qui sotto...
per 3 tronchetti da 6/8 fette ciascuno:
8 uova, circa 500 gr. in tutto una volta sgusciate
1/4 del peso delle uova di brodo dashi, qui 125 gr. (o brodo di pollo leggero)
1 cuchiaio scarso di mirin (o sherry + 1 pizzico in più di zucchero)
1 cucchiaio scarso di salsa di soja (salare le uova appena un po' di più)
1,5 cucchiaini di zucchero
1 pizzico di sale
1 goccio di olio di arachidi per ungere la padella
Sbattere le uova cercando di non incorporare troppa aria, in modo che sia tutto uniforme senza filamenti e senza "macchie" di soli tuorli o soli albumi, ma anche senza bollicine d'aria. Nel caso lasciar riposare un pochino le uova in modo che le bolle si sgonfino.
Scaldare leggermente il brodo per sciogliervi zucchero, sale, mirin e salsa di soja, quindi lasciar tornare a temperatura ambiente.
Mescolare il brodo aromatizzato con le uova, sempre senza incorporare aria.
Scaldare un tegamino quadrato o rettangolare a fondo piatto (una padella squadrata facilita il lavoro ed evita pezzi irregolari e scarti al momento del taglio) e passarlo con carta da cucina unta di olio.
Versarvi un mestolino del composto in modo che si spanda in uno strato sottile e uniforme e cuocere a fuoco medio, forando eventuali bollicine che si formassero in superficie, fino a che anche il lato superiore della firttata è leggermente rappreso senza che sui bordi sia troppo dorato.
Con l'aiuto di una spatola arrotolare la frittata su se stessa abbastanza strettamente e spingerla su un lato del tegame, quindi versare un altro mestolino di composto, alzando il rotolino di frittata in modo che l'uovo scivoli anche sotto di esso, e cuocere di nuovo forando le bolle.
Arrotolare il secondo strato sul primo e procedere così per altre due volte. L'uovo che in superficie rimane leggermente crudo, continuando a cuocere nel rotolo si rapprende fungendo da collante, quindi la frittata non si srotolerà. L'involto non deve avere forma cilindrica ma deve formare un parallelepipedo rettangolare.
Al termine della cottura dell'ultimo strato trasferire la frittata su un makisu (la stuoietta d bambù per sushi) o su un canovaccio pulito, con cui va avvolto e premuto in modo da fissarne la forma rettangolare nel modo più regolare possibile.
Con il resto del composto formare altre due frittate analoghe, sagomarle come la prima e lasciar raffreddare a temperatura ambiente.
Regolarizzare con un coltello affilato le estremità delle frittate e tagliarne ciascuna a fette regolari, spesse come un dito se si servono da soli o un po' più spesse se si accompagnano a del sushi.
Le frittatine tamago si conservano in frigo avvolte in pellicola anche per qualche giorno, vanno però servite a temperatura ambiente perché il freddo del frigo non permette di assaporarne l'aroma delicato. Per una versione vegetariana si può usare un dashi di sola alga kombu per la versione giapponese, un brodo vegetale aromatico per quella italiana.
Tra uno strato e l'altro nei tamagoyaki si possono inserire altri ingredienti, il più classico è un foglio di alga nori, che nella versione italiana può diventare anche una fetta molto sottile di formaggio o di prosciutto oppure un velo di spinaci frullati, eccetera.
baretto al mercato del pesce di Tokio
canale fuori Kyoto
tempio decorato per Capodanno
mura del Palazzo Imperiale
Osaka di sera, dal ponte della stazione
sentiero sul monte sacro di Mino-shi
paracarro.
Non voglio usare parole: la sofferenza profonda è da un anno costante nei cuori delle persone giapponesi che conosco, anche se per carattere e per cultura ritengono più appropriato non esprimerlo. Non parlare è l'unica forma di rispetto possibile.
Racconto solo di un paio di eventi, organizzati in questi giorni da associazioni di Giapponesi in Italia, per esprimere, in modi differenti, sentimenti di vicinanza ai connazionali in patria e di gratitudine a tutti i "non Giapponesi" che li hanno aiutati.
L’Associazione Culturale Urasenke di Milano ha organizzato nelle scorse settimane delle cerimonie del tè, il cui ricavato cerca di dare un contributo alla ricostruzione dell'area sinistrata del Nord-Est del Giappone. Oggi, 11 marzo, a un anno esatto dal terremoto, dalle ore 15.00 alle ore 19.00, presso la sede dell’Associazione in Ripa di Porta Ticinese 53, il rito si ripete.
La quota di partecipazione per una tazza di tè con un dolcetto wagashi (15 euro per gli adulti e 5 euro per i bambini) sarà totalmente donata all'Associazione Promozione Sociale "Orto dei Sogni", che offre ai bambini colpiti dalle radiazioni di Fukushima un soggiorno di cura in Italia. La successiva cerimonia del tè di beneficenza avrà luogo domenica 15 aprile 2012.
L’Associazione Culturale Arte Giappone propone invece, presso la sede di Vicolo Ciovasso 1 sempre a Milano, sotto il titolo comune “Dopo un anno”, un doppio evento: una mostra fotografica ed un concerto lirico, entrambi con protagonisti degli artisti giapponesi. Il loro scopo è proprio quello di “esprimere il nostro ringraziamento a chi ha sostenuto tutti i nostri eventi di beneficenza” e di “raccogliere i pensieri di tutti quegli Italiani che con il Giappone hanno un legame”, per condividere con loro riflessioni e speranze.
La mostra fotografica ‘’True Feelings’’ raccoglie le opere del fotografo Ari Hatsuzawa, che ha viaggiato a lungo in questi mesi nelle terre terremotate, restituendoci immagini che trasmettono la fragilità dell’esistenza umana. Rimarrà aperta fino al 15 marzo con orario 14,00-19,00, sabato e lunedì chiuso. Il concerto dei cantanti lirici giapponesi si tiene oggi 11 marzo alle ore 18,00, sempre presso la sede dell'Associazione, con un programma di brani di opera e canzoni tradizionali giapponesi.
I Giapponesi sono una popolazione riservata, non chiedono ai aiuto per sè. Queste piccole grandi iniziative ci svelano i loro sentimenti più profondi, come il senso di appartenenza, la solidarietà, il rispetto, il coraggio, l’amore verso il proprio Paese. Ci spiegano come sono fatte dentro persone che non vorrebbero mai lasciar trapelare le propire emozioni. Un tale svelamento è, tra tutti gli effetti del terremoto, forse il più inaspettato.
Chiudo con un colore: kiiro, la definizione giapponese per il giallo. Nell'araldica occidentale il giallo rappresenta l'onore e la lealtà e nel Giappone antico questo colore poteva essere indossato solo dai membri della famiglia Imperiale. Nel gergo di certi film sulla Seconda Guerra Mondiale un Giapponese era un "muso giallo", forse senza sapere quale complimento in fin dei conti gli si stesse rivolgendo. Giallo poi in letteratura definisce la storia di un mistero e nel linguaggio della psicologia del colore parla di comunicazione.
Che dire? Oggi mi sento pienamente un muso giallo, affine ad un popolo fiero e caparbio, che fa un punto d'onore nel cavarsela con le proprie forze e trova capacità di reazione talmente grandi ogni giorno da risultare quasi un mistero per un osservatore esterno. E comunica i fondamentali senza bisogno di tante parole.
Cucino oggi un piatto giallo, casalingo, giapponese. Piccola forma di umilissimo omaggio.
FORZA GIAPPONE. GANBARE' NIHON...
Tamagoyaki - Frittata giapponese
La dose qui sotto serve per 3 persone come secondo o come piatto unico, accompagnato da riso e verdure. Oppure per 6 persone come antipasto (o per commensali giapponesi), da condire con qualche goccia di salsa di soja. Oppure per 12 persone come fingerfood, appena spolverato di daikon grattugiato.
Per gustarsi l'inaspettata consistenza di questa preparazione rimanendo su sapori italiani nulla vieta di sostituire gli ingredienti come indicato qui sotto...
per 3 tronchetti da 6/8 fette ciascuno:
8 uova, circa 500 gr. in tutto una volta sgusciate
1/4 del peso delle uova di brodo dashi, qui 125 gr. (o brodo di pollo leggero)
1 cuchiaio scarso di mirin (o sherry + 1 pizzico in più di zucchero)
1 cucchiaio scarso di salsa di soja (salare le uova appena un po' di più)
1,5 cucchiaini di zucchero
1 pizzico di sale
1 goccio di olio di arachidi per ungere la padella
Sbattere le uova cercando di non incorporare troppa aria, in modo che sia tutto uniforme senza filamenti e senza "macchie" di soli tuorli o soli albumi, ma anche senza bollicine d'aria. Nel caso lasciar riposare un pochino le uova in modo che le bolle si sgonfino.
Scaldare leggermente il brodo per sciogliervi zucchero, sale, mirin e salsa di soja, quindi lasciar tornare a temperatura ambiente.
Mescolare il brodo aromatizzato con le uova, sempre senza incorporare aria.
Scaldare un tegamino quadrato o rettangolare a fondo piatto (una padella squadrata facilita il lavoro ed evita pezzi irregolari e scarti al momento del taglio) e passarlo con carta da cucina unta di olio.
Versarvi un mestolino del composto in modo che si spanda in uno strato sottile e uniforme e cuocere a fuoco medio, forando eventuali bollicine che si formassero in superficie, fino a che anche il lato superiore della firttata è leggermente rappreso senza che sui bordi sia troppo dorato.
Con l'aiuto di una spatola arrotolare la frittata su se stessa abbastanza strettamente e spingerla su un lato del tegame, quindi versare un altro mestolino di composto, alzando il rotolino di frittata in modo che l'uovo scivoli anche sotto di esso, e cuocere di nuovo forando le bolle.
Arrotolare il secondo strato sul primo e procedere così per altre due volte. L'uovo che in superficie rimane leggermente crudo, continuando a cuocere nel rotolo si rapprende fungendo da collante, quindi la frittata non si srotolerà. L'involto non deve avere forma cilindrica ma deve formare un parallelepipedo rettangolare.
Al termine della cottura dell'ultimo strato trasferire la frittata su un makisu (la stuoietta d bambù per sushi) o su un canovaccio pulito, con cui va avvolto e premuto in modo da fissarne la forma rettangolare nel modo più regolare possibile.
Con il resto del composto formare altre due frittate analoghe, sagomarle come la prima e lasciar raffreddare a temperatura ambiente.
Regolarizzare con un coltello affilato le estremità delle frittate e tagliarne ciascuna a fette regolari, spesse come un dito se si servono da soli o un po' più spesse se si accompagnano a del sushi.
Le frittatine tamago si conservano in frigo avvolte in pellicola anche per qualche giorno, vanno però servite a temperatura ambiente perché il freddo del frigo non permette di assaporarne l'aroma delicato. Per una versione vegetariana si può usare un dashi di sola alga kombu per la versione giapponese, un brodo vegetale aromatico per quella italiana.
Tra uno strato e l'altro nei tamagoyaki si possono inserire altri ingredienti, il più classico è un foglio di alga nori, che nella versione italiana può diventare anche una fetta molto sottile di formaggio o di prosciutto oppure un velo di spinaci frullati, eccetera.
- rivoli affluenti:
- sempre attivo il conto corrente della Croce Rossa Giapponese, attivato in Italia grazie al Consolato del Giappone, a favore dei terremotati: informazioni qui
- la versione più semplice di frittata giapponese è quella di un libro di ricette casalinghe che ho spesso citato: The Better Home Association of Japan, Japanese Home Style Cooking, Better Home Publishing House
- ... come volevasi dimostrare: un grazie giapponese, e un altro.
Questa volta non posso esimermi dal postare il primo commento. Sapevo che oggi avrei letto qui un tuo post sul cuore e la forza del Giappone e così non ho tardato a cliccare su Acquaviva scorre. Come al solito quando ti leggo ho un tuffo al cuore e a quel tuffo sono seguiti due pensieri che non so tenere per me: tu sei pienamente un muso giallo nel suo significato piu bello e prezioso ma io ti voglio bene da terrona e per di più campana con tutte le implicazioni che ne conseguono... Il secondo pensiero è semiserio: questa volta riuscirò ad eseguire la tua ricetta italianizzata
RispondiEliminaP
Ti leggo spesso ma raramente commento. Mi sento a volte fuori luogo e temo di rovinare certi pensieri tuoi che ci schiudono il cuore.
RispondiEliminaQuesto post è bellissimo. Un commento banale ma non sono brava come te con le parole. Muso giallo non l'avevo mai detto perchè il rispetto per *l'altro* mi è stato insegnato sin da piccina. Ora che so che non è una offesa ... lo dirò sorridendo! Perhè un popolo così è difficile da descrivere.. tu ci riesci benissimo! Come riesci a rendere semplice (ingredienti a parte ma... thanks a Khatay... li troverò!) ogni piatto che ci regali.
Questa ricetta farà la felicità di un diciassettenne amico mio!
Buona giornata
Nora
Rispetto per i giapponesi. Che avremmo fatto noi italiani in una simile situazione?
RispondiEliminaTornando ai tomagoyaki, quando tu dici "Arrotolare il secondo strato sul primo e procedere così..." intendi far rotolare il cilindro precedente sulla frittatina in corso di cottura, cosi' che il cilindro precedente resti all'interno? Fai conto che io sia un tedesco pignolo e tardo :)
@p.: urge un incontro tra musi gialli e musi partenopei per una scorpacciata di frittate!
RispondiElimina@tatanora: come pensi sia possibile rovinare dei pensiari altrui con un tuo commento?! Toglitelo dalla testa: ogni intervento è un segno di sensibilità verso l'argomento, dunque positivo a prescindere dalle parole usate o da eventuali contenuti critici. Il livello si alza sempre, non c'è pericolo che caschi quando si parla tra persone intelligenti.
@corradoT: esatto caro il mio tedesco, sarai pignolo ma per niente tardo, visto che hai capito tutto.
Su cosa avremmo fatto noi Italiani in quanto popolazione non generalizzerei, piuttosto forse ci sarebbe da chiedersi se la macchina dei soccorsi avrebbe saputo funzionare con tanta efficacia per un problema così importante ed esteso.
Pensavo proprio all'organizzazione dei soccorsi e degli interventi successivi. (non mi so spiegare, a volte. Spesso).
RispondiEliminaDegli italiani, intesi come moltitudine, e fatte le solite statistiche eccezioni, ho invece molta stima. Sono capaci di grandi cose, individualisti come sono.
Per i tomagoyaki: che ne pensi di un leggero strato di wasabi tra una frittatina e l'altra? Troppo piccante, tale da non far apprezzare gli aromi dell'impasto?
attento con il wasabi, che in cottura altera il proprio aroma, specialmente se lo si usa (come da noi per forza di cose)in polvere o in pasta. Puoi fare un esperimento con una nostra radice di rafano fresca, per capire cosa intendo. Piuttosto opta per una spolveratina di sansho o pepe di Sechuan nell'impasto se vuoi un po' di piccantezza orientale
Elimina(PS: tAmago)
Sempre usata la pasta, a freddo e non in cottura. Buono a sapersi, vada per il Sechuan.
EliminaGRAZIE :)
tama, tama, tama, tama... non c'e' niente di peggio quando entra in memoria una forma sbagliata
EliminaI media decidono cosa vada diffuso e cosa meno, dunque ci siamo sorbiti approfondimenti a iosa sulle mutande della presunta amante moldava di Schettino ma ben poche parole su un anniversario come questo.
RispondiEliminaE' irritante che l'informazione di massa sia così deviata.
@corrado: come nuovo mantra magari funziona pure!
RispondiElimina@virò: guardati il filmato del secondo link dei rivoli affluenti e renditi conto di quanto siamo indietro noi a livello di utilizzo degli strumenti di informazione...
Il giallo e' il mío colore preferito. Forse sono un po' giapponese inside...molto inside.
RispondiEliminaE' passato solo un anno, travolto come fosse un secolo dall'oblio e dalla disattenzione....
Grazie, come sempre
Anch'io, come tata Nora, leggo e non commento perchè, al contrario di certi blog che scrivono: "i vostri commenti alimentano il mio blog", qui è il silenzio ad alimentarlo. Bello è stato parlare con te,peccato non poterlo fare tutti i giorni. Ciao...
RispondiElimina@glu.fri: oblio aiutato dalla discrezione nipponica e forse per questo ancora più amaro. Essere gialli dentro ha una serie di significati che qui diventa lungo spiegare, ricordamelo però la prima volta che passi di nuovo l'oceano...
RispondiEliminaGrazie.
@libera: io che non pubblicizzo il blog fino quasi a nasconderlo, tu che non commenti per alimentarlo... secondo me se ci guardano da fuori ci prendono per pazze! Bello parlare con te...
Il massimo rispetto per un popolo che, da sempre, ha tanto da insegnare a tutti.
RispondiElimina@ Virò: sottoscrivo.
Una vera schifezza!
@muscaria: sottoscrivo e sottoscrivo
RispondiElimina