Passa ai contenuti principali

apprendere

Questa settimana si ricomincia. Nel senso di rientrare in una routine abbandonata per qualche giorno ma, soprattutto, riprendere in mano le fila di qualcosa che da tempo premeva per cambiare e a cui il periodo di "sospensione dal mondo vero" ha permesso di venire alla luce. Con calma e con chiarezza.

Come succede quando non si affrontano le questioni di petto ma le si lascia avvicinare da sole, naturalmente. E succede che, come per magia, le si riesca a riconoscere per quello che veramente sono, sgombrate da tutte le interpretazioni, i fraintendimenti, gli abbellimenti e le paure. Sono semplici cambiamenti, nel piccolo e nel grande la sostanza della vita umana. Il divenire. 

E mentre dunque guardo in faccia i cambiamenti che mi aspettano e quelli che sono addirittura già cominciati, la mia cucina inevitabilmente si rifugia nel giapponese. Che per me è casa rassicurante e insieme stimolo ad apprendere il nuovo.

"Apprendere" è prendere per sé qualcosa che arriva dall'esterno... In fondo cucinando imparo sapori e gesti che poi diventano miei. E' un po' il mio esercizio quotidiano al "cambiare", che ora deve saper mutare passo e allargarsi fuori dalla cucina, al resto della vita.

Ed ho già cominciato e neppure me ne sono accorta. Il bello del divenire sta nella sua naturalissima impercettibilità. Arriveranno anche decisioni faticose e in qualche modo il cucinare mi ci avrà un po' allenato, per questo mi sento viva. Nel bene e nel male sono sempre in grado di apprendere. Sarà anche normale, ma fermandomi a riflettere su questa cosa la trovo semplicemente grandiosa...

Ricettina partita da un paio di melanzane dell'orto e da una braciola di maiale che da sola per quattro persone non sarebbe bastata. Dalla cucina orientale ho appreso come far rendere gli ingredienti quando non tornano i calcoli per le porzioni intese all'occidentale.

Gli aromi qui sono misti, giapponesi ed italiani, perché la cosa ancora più grandiosa dell'apprendere in sé e che con quello che hai imparato dall'esterno puoi inventarti tu altre cose nuove, tutte tue...


Ragù nippo-italiano di maiale e melanzane
per 3 o 4 persone:
(tra parentesi gli ingredienti sostitutivi per chi non avesse sotto mano un'intera dispensa orientale)

1 braciola di maiale da 350 gr.
3 melanzane piccole e lunghe
1 cipolla
1 spicchio di aglio
1 pezzetto di zenzero grande come l'aglio
1 cucchiaio di concentrato di pomodoro
3 cucchiai di salsa di soja
200 ml. di brodo dashi (o brodo vegetale + 1 cucchiaio di colatura di alici)
1 cucchiaio di mirin (o vino bianco dolce)
1 cucchiaino di zucchero (se si usa vino italiano dimezzare lo zucchero)
1 pizzico di sichimi togarashi (o peperoncino in fiocchi)
1 cucchiaio di prezzemolo tritato
3 cucchiai di olio di arachidi
2 cucchiaio di olio di sesamo (o 1 cucchiaio di semi di sesamo, tostati e pestati finemente)
sale

Tagliare le melanzane a rondelle o mezzelune spesse 5 o 6 mm. e, se sono dell'orto e quindi potenzialmente un po' amare, lasciarle spurgare sotto sale per un'oretta in un colapasta, quindi sciacquarle ed asciugarle bene con carta da cucina.

Nel frattempo ridurre la carne a minuscoli dadini o tritarla grossolanamente al coltello; tritare grossolanamente la cipolla; pestare in un mortaio aglio e zenzero fino a ridurli in pasta; stemperare il concentrato di pomodoro nel brodo ed unirvi soja, zucchero e mirin.

Scaldare nel wok 2 cucchiai di olio di arachidi con 1/2 cucchiaio di olio di sesamo (se si usano i semi di sesamo non vanno aggiunti qui) e saltarvi velocemente le melanzane per 3 o 4 minuti fino a che sono dorate, quindi levarle e lasciarle riposare su carta assorbente.

Nel wok aggiungere, se serve, un altro 1/2 cucchiaio di olio di arachidi e versare la cipolla con la pasta di aglio e zenzero, saltano a fuoco vivace per un minuto.

Unire la carne e rosolare fino a che è schiarita in modo uniforme, mescolando continuamente perché i dadini non rimangano incollati tra di loro ma si rosolino su tutti lati; ci vorranno 4 o 5 minuti.

Versare sulla carne la miscela di brodo e lasciar sobbollire un paio di minuti, quindi unire le melanzane, abbassare leggermente la fiamma e cuocere 5 o 6 minuti, fino a che le melanzane sono belle morbide.


Per rendere il piatto più fresco si possono aggiungere alla fine un paio di pomodori a dadini, lasciar riposare qualche minuto e servire il tutto tiepido o a temperatura ambiente.

Variante "sugo per ramen"


Per 300 gr. di ramen secchi (spaghettini giapponesi, sostituibili con dei capelli d'angelo): portare ad ebollizione acqua abbondante, salarla leggermente e versarvi il resto dell'olio di arachidi, scottarvi la pasta per un minuto, scolare velocemente e versare i ramen nel wok con il resto.

Saltare a fuoco vivo fino a che la pasta si è ben condita ed il liquido di fondo tutto asciugato, condire con l'ultimo goccio di olio di sesamo (o con i semi di sesamo) e spolverizzare con il prezzemolo (qui l'ho dimenticato!), spegnere e servire in ciotole individuali.

I ramen saltando nel wok si spezzeranno ma è normale e tipico di una presentazione casalinga. Se si vuole un'immagine più "ordinata" condire i ramen scolati con l'olio di sesamo ed un altro cucchiaio di olio di arachidi, unirli al ragù praticamente a fuoco spento, mescolare delicatamente e lasciare poi riposare qualche secondo prima di servire.

Variante "piatto unico":
Lo stesso ragù, aumentando la dose di maiale a 500 gr., diventa un micro-spezzatino, da servire come piatto in sé, caldo o tiepido, accompagnato da riso a vapore spolverizzato con un pizzico di sichimi togarashi e decorato con una presa di semi di sesamo tostati.


Buonissimo anche accompagnato da patate dolci a vapore, appena condite con un poco di olio di arachidi, una goccia di olio di sesamo e del prezzemolo tritato.
  • rivoli affluenti:
  • interessanti ricette di contaminazione tra Giappone ed Occidente, a cui anche questa mia si ispira, si trovano in: Jane Lawson, Yoshoku. Cucina giapponese stile occidentale, Guido Tommasi

Commenti

  1. Non ho commentato il post precedente perche' ,ovviamente,non posso che essere ripetitiva.
    Ma i tuoi ultimi due post sono,per me,due must assoluti,pieni zeppi di spunti e di "ispirazioni".In realta' ci vorrebbe un post intero solo per commentare in maniera tale da renderti giustizia.Una cosetta pero' la dico:
    alla faccia di chi dice che la cucina fusion e'
    "una forma di globalizzazione che cerca di annullare differenze storiche ,che sono differenze di civilta'".
    In realta' quando due culture culinarie s'incontrano e si contaminano,la "radice" non e' rinnegata,ma coesiste con il "nuovo" che si forma.In breve,ci arricchiamo.
    Chiamami mentecatta,se vuoi,non mi offendo....
    Un bacione

    RispondiElimina
  2. @edith pilaff: se devo essere sincera a me non piace la cucina fusion come "moda"... Qualche anno fa sembrava non potessero esistere piatti senza panna, poi senza rucola, poi senza pomodorini pachino, poi senza spume, eccetera. Oggi sembra che se non fai cucina di strettissimo territorio oppure di totale contaminazione tu non sia "in tendenza". Il nocciolo della questione invece è proprio quello che sottolinei tu: saper esprimere il gusto del proprio tempo ma insieme anche la propria cultura e la propria curiosità. E sia dal punto di vista sociale che gastronomico un confronto con lo straniero oggi è indispensabile quanto approfondire le proprie radici. Entrambe espressioni del contemporaneo, nella mia percezione non si tratta di due direzioni opposte ma di percorsi paralleli e perfino intrecciabili. In entrambi i casi si "apprende", quindi si cresce e si riesce poi a dare tanto. Ed è questo il nuovo di cui tu giustamente parli, senza con ciò perdere ne' memoria ne' rispetto delle tradizioni locali. Nella mia testa perlomeno è cos', non per niente questo blog racconta sia storie che geografie...
    Mentecatti forse sono quelli che usano oggi wasabi e garam masala come trent'anni fa usavano la panna: a casaccio. E con ciò sono convinti di fare cucina innovativa. E altrettanto quelli che mai metterebbero un pezzettino di alga kombu nella zuppa di fagioli perchè anche gli effetti gassosi del giorno dopo fanno parte della tradizione!

    RispondiElimina
  3. riprendere è proprio dura ma ritornando tra i blog amici si sta meglio...soprattutto se si leggono post come il tuo arricchiti ancor di più di ricette come questa: adoro le melanzane! quindi lo considero un piccolo regalo per me! grazie! un grande abbraccio

    RispondiElimina
  4. Complimenti per il tuo blog, davvero interessante! da oggi ti seguo, se ti va, passa a trovarmi anche tu!

    RispondiElimina
  5. @laroby: cucinare con passione prodotti di stagione è una gioia per tutti, come trovarsi tra blog amici... ma noi certi piccoli regali ce li sappiamo gustare meglio!

    @samax: grazie, vengo senz'altro a curiosrare...

    RispondiElimina

Posta un commento

post più popolari

MTC di settembre 2014: un sacco di riso!

Diceva un vecchio slogan anarchico: "con l'ironia abbatteremo il potere e un sacco di riso lo seppellirà".  A no? Erano risate?! Va be'... per un MTC di questa portata ci si può anche concedere una licenza! Premessa... ... avevo scritto un post lunghissimo per raccontare perché e per come ho scelto questo tema per l'MTChallenge di settembre 2014. Poi l'ho ridotto della metà, lasciando solo alcune note che mi sembravano indispensabili, e l'ho mandato alla Gennaro per un parere.  E lei ha detto che un terzo di quanto le ho mostrato era già troppo! Allora ho ricomposto alcuni dei contenuti in articoli di supporto da pubblicare più avanti ed ho cassato il resto. Qui è rimasto il riassunto della selezione della selezione, ovvero il puro tema dell'MTC. Che, mi spiace, adesso vi tocca leggere per intero! Se scegliere un ingrediente invece che una ricetta tende ad allargare gli orizzonti, questa volta scegliere IL RISO , come capirete, li spalanca fran

MTC giugno 2011... verso Oriente!

Continuo a pensare che le giudici  titolari  e aggiunte  dell'MTC fossero completamente fuori quando hanno passato a me il testimone e nessuno potrà convincermi del contrario, anche perchè potevano ben immaginare in che gorgo storico-etnico-confusionale avrei trascinato la sfida... ma si sono fidate lo stesso! No, è oggettivo: non possono essere completamente normali... Accertato questo, dichiaro anche di non essermi mai emozionata tanto nello scrivere un post e soprattutto nel proporre una ricetta, sentendo tanti occhi puntati addosso ed il fiato trattenuto di tanti MTC addicted... Ebbene sì, rilassatevi (o disperatevi) pure: come temevate, questa volta si va davvero tutti in Giappone! Niente succede per caso, si sa. Tanto è vero che l'eterno girovagare di Marco Polo (a cui faccio da qualche tempo da vivandiera ) l'ha portato proprio a questo punto del suo viaggio a confrontarsi con  Cipango , il Paese del Sol Levante... Come potevo non cogliere il suggerimento di un s

a tu per tu con il Fleischkäse svizzero, questo sconosciuto di famiglia

Nel curioso elenco dei cibi svizzeri che hanno caratterizzato la mia infanzia mi rendo conto che, fatto strano, sul blog non ho ancora parlato del  Fleischkäse, una via di mezzo tra un polpettone ed un würstel gigante di cui da bambini venivamo spesso nutriti. Ma un episodio di vita vera me lo ha messo sotto il naso proprio l'altro giorno, ed eccomi qui con il mio reportage storico-familiare. Alcuni Svizzeri, come quelli di casa mia, vivono il   Fleischkäse come un salume, da comprare pronto, intero o affettato sottile in buste, da servire in tavola come fosse prosciutto cotto o da infilare nei panini per merenda con maionese, senape e cipolline sottaceto (Be'... che c'è?! Se mia mamma per evitare che noi figli mangiassimo troppa Nutella la teneva in frigo ad indurire, così era più difficile da spalmare e sul pane se ne metteva di meno, perché stupirsi di quella che lei invece considerava una merenda "sana"?!) Altri amanti del  Fleischkäse  lo compran

una salsa di cipolle svizzera per würstel e per mamme lavoratrici

Lo so: sono rimasta indietro di una puntata! Parlavo di  ricette svizzere  quando un'irrefrenabile tentazione di cibo americano  si è intrufolata in cucina ed ha avuto  la meglio. Riprendo ora il filo con un piatto che ho proposto pochi giorni fa anche alla mia cara mammina svizzera in occasione del suo compleanno: Bratwurst con salsa di cipolle. L'aspetto curioso non sta tanto nel tipo di würstel utilizzato, una salsiccia bianca di vitello il cui nome per alcuni significa "salsiccia di carne spezzettata" e per altri "salsiccia da arrostire". In Germania di solito viene speziata in modo deciso con pepe, noce moscata e/o cumino, mentre in Svizzera il suo sapore è molto più delicato. In Ticino ne esiste una versione mignon, una "collana" di micro-salsiccine detta cipollata  non perchè contenga cipolle ma perchè, appunto, di solito si serve in salsa di cipolle. Ma, a casa della mia mamma lavoratrice senza tempo ne' passione per la cucina,

Milano matsuri: una festa popolare giapponese... sotto casa!

Il 26 maggio nessuno mi cerchi: non ci sarò! Il 26 maggio succederà una cosa bellissima, tanto che non sto più nella pelle dalla voglia che arrivi presto, e trascorrerò l'intera giornata a Milano vivendo un'esperienza giapponese davvero unica. A meno di non abitare in Giappone, intendo, cose così in Italia non si vedono spesso... A Milano tra via Keplero e piazza Carbonari (pochi passi dalle stazioni metrò di Zara o Sondrio) una domenica tutta dedicata alle tradizioni giapponesi. Non le solite che conoscono tutti, tipo sushi o manga, ma proprio quelle popolari, i divertimenti delle persone semplici che affollano una festa di piazza... insomma: un vero e originale matsuri giapponese, con le sue bancarelle, i suoi suoni, i suoi profumi ed i suoi colori! In alcune città d'Italia si sono tenuti degli eventi denominati " matsuri ", ma mai è stata ricostruita la vera atmosfera della sagra di paese giapponese, mai è stata presentata una così vasta gamma di aute

riso Otello: un nero integral(ista)

Il primo giorno di autunno una ricetta con le ultime verdure estive, che sono ancora buone visto che sembra far più caldo ora che nei mesi trascorsi... Sollecitata da alcuni dubbi posti sulle modalità di cottura del riso integrale e sull'utilizzo di varietà di riso "esotiche", ho pensato di provare le risposte sul campo e chiarire soprattutto le idee a me stessa, la prima che ha tutto ancora da imparare. Così, per prendere due piccioni con una fava, ho scelto un riso sia nero che integrale. No, non famoso ed idolatrato riso Venere, fantastica varietà di nobile origine cinese che, grazie a opportune ibridazioni, ora è coltivato anche in Italia.  Ho pescato  invece una varietà tutta italiana: il riso Otello, che deriva anch'esso da varietà cinesi ma è di concezione e di coltivazione tutta nostrana. Chissà se il  nome è stato ispirato ispirato dal famoso personaggio shakespeariano, dalla sua pelle scura e dalla sua natura piuttosto integral ista... Si utilizz

precisazione:

Per carattere tendo a tenermi in disparte e so che un comportamento simile in rete rema contro la normale volontà di visibilità di un blog che si rispetti: ho ricevuto spesso critiche per questo.
Mi hanno anche fatto notare che non sempre racconto le manifestazioni a cui sono invitata da aziende e che non polemizzo con chi ha utilizzato i miei testi o le mie foto senza citare il mio blog.
Ringrazio con passione chi mi rivolge queste critiche per affetto e chi mi sopporta lo stesso, nonostante non segua i loro consigli!