Vita complicata, quella di Rina: dal paesello di montagna dove si è sopravvissuti alla guerra scendere giovanissima nella grande città insieme al marito appena sposato ad inventarsi un futuro che ancora non c'è. E poi il marito riesce ad aprire una piccola attività, arrivano due figli, due gioie a cui Rina regala nomi di grandi eroi della mitologia, e poi riescono a iniziare le rate per un appartamentino.
E e poi l'attività del marito si consolida, con lei a farsi in quattro per aiutarlo al lavoro e seguire al meglio i figli, la casa, i genitori rimasti al paesello, oramai anziani ed acciaccati. E quando arriva finalmente una certa stabilità economica e tutto sembra aver imboccato una strada tranquilla ecco invece i problemi veri.
Il marito si ammala, uno dei figli gli subentra nelle responsabilità dell'azienda ma l'altro non ne vuol sapere, preferisce continuare "senza pensieri" e per questo si allontana anche dalla famiglia; nel frattempo gli anziani genitori non sono più autosufficienti: chiudono la casetta in montagna e si trasferiscono a vivere con loro in città.
Rina corre ancora di più ma serve a poco: nell'arco di un paio d'anni suo marito e suo padre muoiono. Per fortuna il figlio "con la testa a posto" ha oramai ben salde in mano le redini dell'azienda: sposa una brava ragazza, accendono un mutuo per una casetta in periferia, mettono in cantiere un bambino.
"L'altro", il figlio ribelle, continua invece per la sua strada scapestrata: in azienda e in casa non si fa mai vedere, si dedica ad attività poco remunerative, si circonda di amici fin troppo goliardici, cambia ragazza ogni settimana... Rina è preoccupata: non sta combinando niente di concreto, non vuole proprio crescere!
Muore l'anziana madre. Rina si chiede cosa fare di quella casa di pietra antica, arroccata tra i vicoli del paesello sul fianco della montagna. Un figlio le dice di tenerla, le offe aiuto per sistemarla, le propone di lasciare definitivamente il lavoro e tornare a vivere lì, dove le porterà i nipotini, che ora sono due, a giocare tutti i fine settimana e d'estate.
L'altro figlio invece le comunica che a lui importa poco il destino della casa avita: ha deciso di trasferirsi definitivamente in Tailandia per dedicarsi a un'attività turistica da seguire in loco. E lo fa, senza praticamente più tornare.
Passano gli anni e Rina, oramai anziana, vive nella vecchia casa di pietra. La tiene in ordine da sola, sferruzza tendine all'uncinetto, si perde nei ricordi e attende la domenica per le visite dei nipoti. Non sa rassegnarsi alla lontananza di quel figlio "scapestrato", che le telefona a Natale e per il suo compleanno ma che oramai non vede da troppo tempo.
Sì, è vero, attraverso il computer l'altro figlio le mostra ogni tanto le foto di un uomo sempre sorridente, con quei suoi dentoni bianchi a spiccare su un volto abbronzatissimo sopra camicie sempre troppo sbottonate, foreste verdi o mari azzurri sullo sfondo, ogni volta abbracciato ad una ragazza diversa. Ma a Rina non basta: il figliolo suo se lo vorrebbe stringere tra le braccia per davvero!
Ed arriva un po' malconcia al suo ottantesimo compleanno. Alla porta di quella casupola di paese una lunga scampanellata sorprende tutta la famiglia riunita attorno alla torta: è lui! Grande e grosso come un armadio, con i capelli ingrigiti, il viso cotto dal sole, il suo sorrisone immutato. Ad abbracciare tutti con quelle braccia forti e ampie e a dire che, finalmente, forse qualcosa ha capito.
Lacrime ed l'euforia del momento, poi trascorrono tutti insieme il pomeriggio intero a raccontarsi piccoli fatti di vita, a ritrovarsi. Ma a uno dei bambini è salita un po' di febbre, così il fratello preferisce rientrare in città, riportando moglie e bimbi nella loro villetta di periferia.
Nella vecchia casa di pietra restano mamma e figlio, dopo quasi vent'anni di lontananza. "Non ti preoccupare, bambino mio: tu sei stanco per il viaggio ed anche io dopo tutte le emozioni di oggi ho bisogno di riposarmi un po'. Dormiamo tranquilli stanotte, domani avrai tutto il tempo di raccontarmi cosa hai finalmente capito della vita, della famiglia, di te".
La mamma si alza in punta di piedi, gli schiocca un bacio sulla guancia e sale lentamente le scale per ritirarsi nella sua camera al primo piano. Il figlio si sistema nella cameretta dei nipotini, ricavata a piano terra aprendo una porta su quella che era stata la stalla, ora arredata con i vecchi lettini di quando lui stesso ed il fratello erano bambini.
Si addormentano entrambi sereni. La mamma dorme protetta dal suo nome antico, diminutivo di quello strano ereditato da sua nonna, che parla di fedeltà alla casa e onore alla famiglia. Ha nel cuore la gioia di sapere che adesso lei ed il suo bambino "scapestrato" sono insieme sotto lo stesso tetto, che le incomprensioni di anni sono superate, che tutto ora non potrà che andare bene. Il figlio dorme avvolto dal suo nome mitologico, che parla di una forza che supera ogni difficoltà. Ha nel cuore la consapevolezza di essere, finalmente, forse per la prima volta nella sua vita, nel posto giusto al momento giusto.
Dentro la loro casetta di pietra sull'Appennino laziale, sotto un cielo incredibilmente stellato, la sera del 23 agosto 2016.
Insalata improvvisata di noodle e spinaci alla tailandese
ingredienti per 2 persone:
80 g di spaghettini di riso
70 g di spinacini giovani
1 carota
1 pomodoro
40 g di arachidi tostate salate
per la salsa:
1 cucchiaiata di burro di arachidi
1 lime
5 g di zenzero fresco
5 g di zenzero fresco
1 cucchiaio di aceto di riso
1 cucchiaino di zucchero di canna
1 cucchiaino di salsa di soia (tamari per versione gluten free)
1 punta di peperoncino in pasta
3 cucchiaini di olio di sesamo tostato
5 cucchiaini di olio di arachidi
5 cucchiaini di olio di arachidi
Tuffare gli spaghettini in acqua bollente, spegnere, coprire e lasciar riposare qualche minuto, fino a che sono diventati morbidi e bianchi, quindi passarli sotto acqua corrente per raffreddarli bene e lasciarli scolare.
Ridurre carota e pomodoro a filettini sottili, tenendo da parte acqua e semi del pomodoro. Tritare grossolanamente le arachidi.
Frullare tutti gli ingredienti della salsa con l'acqua del pomodoro, la scorza di mezzo lime grattugiata e 1 cucchiaio del suo succo per ottenere una crema vellutata e uniforme.
Creare con gli spinaci un letto nei piatti individuali, disporvi poi pomodori e carote miscelati e poi gli spaghettini.
Distribuirvi sopra due cucchiaiate di salsa, spolverizzare con le arachidi tritate, decorare il resto del lime tagliato a fettine e servire, con eventualmente altra salsa a parte.
- Rivoli affluenti:
- Buon viaggio amico mio, a te e alla tua mamma. Per tutto il resto: 45500. Possibilmente non solo oggi, che è giornata di Lutto Nazionale per le vittime.
Grazie.
RispondiEliminaHo i brividi.
RispondiEliminaGrazie per tutto.
RispondiEliminaGrazie alla Protezione Civile, ai volontari, ai Vigili del Fuoco, alle Forze dell'Ordine in generale. Grazie di vivere in un Paese pieno di gente civile e di buon senso: in queste occasioni ci si rende conto che disonesti, corrotti ed egoisti, per quanto "potere" abbiano, sono davvero la minoranza degli Italiani.
RispondiEliminaI miei migliori congratulazioni per il tuo sito meraviglioso! Perfetto !!!
RispondiEliminavoyance gratuite par email