Passa ai contenuti principali

l'istinto in cucina e la mia normalità da caleidoscopio


Periodo strano, in cui mi pongo quesiti sul senso della cucina di fusione. Ovvero quello che pratico ogni giorno, contaminando piatti conosciuti con tecniche o ingredienti appartenenti a culture gastronomiche differenti, oppure creando ricette ex-novo che contengono spunti di origine storica o geografica differenti tra loro.

Mi ha spinto a questa riflessione l'accogliere a cena qualche giorno fa una coppia di amici vegetariani. Mi spiego: con poco tempo a disposizione mi è venuto spontaneo muovermi su "grandi classici" come un crema di verdura, una torta salata e una banalissima coppa di fragole allo sciroppo, tutti piatti scelti in base a ciò che avevo in casa e al breve tempo che necessitavano per la preparazione: coordinando un pochino i tempi nell'arco di un'oretta la cena poteva essere pronta!

Mi sono accorta solo strada facendo che in realtà stavo modificando tutto quanto in base ad un istinto che chiamava in causa basi gastronomiche differenti. La zuppa, un potage parmentier di patate e porri, persa la panna francese si è arricchita di spezie come quando si preparano piatti semplici a base di patate... in India. La torta di zucchine ha preso per strada affinità con la kolokithopita greca per timo e aneto che hanno sostituito il prezzemolo e l'uso di un formaggio lombardo adorabile quanto la feta. Le fragole, poi, colpa di un avocado maturo che giaceva in frigo accanto a loro, ha inglobato logiche e profumi un po' sudamericani...

Una volta seduti a tavola i miei ospiti hanno scherzato sulla multiculturalità di un menù che partiva teoricamente molto tranquillo. Così mi sono resa conto che, anche volendo, non sono proprio capace di cucinare senza farmi influenzare dalle tante note golose "altrui" che mi ritrovo dentro. Insomma: non è che non sappia eseguire pedissequamente una ricetta codificata... è che in quel caso non mi sembra di cucinare!

Ho capito di avere un istinto da caleidoscopio: come le sue immagini, anche le ricette più suggestive derivano dalla miscela di tanti pezzettini diversi tra loro e, se la combinazione base di sapori e tecniche è corretta, le varianti ottenibili, tutte diverse ma ugualmente fantastiche, sono infinite e a volte anche inaspettate. Unico segreto: l'armonia della miscela di base, come quella dei vetrini colorati in un caleidoscopio, deve essere pensata per bene "prima".

Nel mio caso, in verità, non si tratta tanto un pensiero quanto di un istinto, una "razionalità nascosta" che attinge inconsapevolmente, quasi in automatico a conoscenze stratificate, individuandone magari solo in seguito, ripensandoci a mente fredda, le armonie nascoste. E non scopro chissà che, è che spesso si tratta di gesti o sapori che legano bene ma risultano "nascosti" a chi pratica usualmente solo cucina italiana o classica.

Per dire... con ospiti appassionati di viaggi speziare la zuppa o dolcificare l'avocado non sono state delle "scelte": ho cominciato "istintivamente" a tostare spezie e sciroppare frullati con la semplice consapevolezza che aromi insoliti non avrebbero spaventato i commensali, e con la altrettanto serena cognizione che in India le patate sono sempre molto aromatizzate ed in Messico l'avocado è base di dessert tradizionali. 

Insomma: quello che qui sembra magari una stranezza in altre cucine è normale, come per noi le zucchine col prezzemolo o le fragole con lo yogurt. E questa normalità è la mia. A volte mi viene pure riconosciuta come "creatività", cosa che non merito perchè io mi limito semplicemente a miscelare alla "nostra" la normalità di altri. Ho la normalità del caleidoscopio, insomma...

Non so quanto mi porterà lontano questo ragionamento. Per il momento rimando ulteriori considerazioni ad un momento meno intenso e riporto la prima delle tre ricette... per la felicità di chi me l'ha chiesta a più riprese!


Crema di patate alle spezie vagamente indiana con crostini al sesamo
ingredienti per 4-6 persone:
750 g di patate
2 porri
1 cipolla
1 spicchio di aglio
200 ml di latte
1/2 cucchiaino di semi di cumino
1/2 cucchiaino di semi di coriandolo
1/4 cucchiaino semi di senape
1/4 di cucchiaino di curcuma in polvere
1/8 di cucchiaino di peperoncino il polvere
1/8 di cucchiaino di zenzero in polvere
1/8 di cucchiaino di cannella
1 foglia di alloro
100 g di pane al sesamo
5 cucchiai di olio di arachidi
1/2 cucchiaio di olio di sesamo
sale

Ridurre le patate a dadini, tritare grossolanamente aglio, cipolla e porri; pestare grossolanamente cumino senape e coriandolo in un mortaio. Portare quasi a bollore il latte con 600 ml di acqua.

Scaldare 2 cucchiai di olio di arachidi e versarci i semi pestati. Quando cominciano a profumare unire porri, cipolla, aglio e alloro e far insaporire 3 o 4 minuti. V

Versare nel tegame le patate e le spezie in polvere e insaporire un paio di minuti.

Coprire con acqua e latte, salare, portare a bollore poi abbassare la fiamma e cuocere semicoperto per circa 30 minuti.

Tagliare il pane a dadini. Scaldare il resto dell'olio di arachidi con quello di sesamo e dorarci il pane fino a che è bello croccante e profumato.

Frullare la zuppa, regolare di sale se serve, se piace più densa consumare a fuoco vivo, se più lenta unire un goccio di acqua, poi servire, calda o tiepida, con i crostini di pane.

  • rivoli affluenti:
  • possedevo un caleidoscopio. Era giapponese. Nulla succede per caso...

Commenti

  1. Caleidoscopiche anche le ciotole!!!

    RispondiElimina
  2. Concordo in pieno bisogna seguire i propri istinti gusti ecc. e si riesce a creare qualcosadi nuovo come sapore accostamenti ecc. e magari non ripeterlo ....Meravigliosa questa crema copia e sinceramente la farò per la festa dei miei maggiolini visto che nella caleidoscopica scelta di vari piatti mi mancava una perla..la tua. Buona fine settimana.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. una perla per i maggiolini... mi piace molto questa immagine!

      Elimina
  3. Un piatto spettacolare come tutti quelli che ci proponi qui. E' bellissimo quello che hai scritto mi ha commosso. Essere un caleidoscopio credo sia davvero un valore aggiunto. Infondo è proprio ciò che siamo noi esseri umani. Questa immagine è una metafora perfetta. Anche in cucina. Ogni giorno ci arricchiamo di un pezzettino in più un tassello, di forme e colori molteplici, che insieme agli altri rappresenta una parte di noi, una delle nostre molteplici identità sempre in movimento. E ogni volta quei tasselli pur rimanendo sempre loro stessi, si aggregano in modo nuovo, inaspettato mostrando un lato differente del nostro essere...

    RispondiElimina
  4. Your work surprised me a lot because it's been a long time since I found this wonderful sharing.

    consultation voyance gratuite

    RispondiElimina
  5. Sono davvero orgoglioso di trovare, il tuo blog è davvero grande! Mi piace la sua interfaccia, e troppo mi è piaciuto il contenuto troppo. Soprattutto così continuare!

    RispondiElimina

Posta un commento

post più popolari

MTC di settembre 2014: un sacco di riso!

Diceva un vecchio slogan anarchico: "con l'ironia abbatteremo il potere e un sacco di riso lo seppellirà".  A no? Erano risate?! Va be'... per un MTC di questa portata ci si può anche concedere una licenza! Premessa... ... avevo scritto un post lunghissimo per raccontare perché e per come ho scelto questo tema per l'MTChallenge di settembre 2014. Poi l'ho ridotto della metà, lasciando solo alcune note che mi sembravano indispensabili, e l'ho mandato alla Gennaro per un parere.  E lei ha detto che un terzo di quanto le ho mostrato era già troppo! Allora ho ricomposto alcuni dei contenuti in articoli di supporto da pubblicare più avanti ed ho cassato il resto. Qui è rimasto il riassunto della selezione della selezione, ovvero il puro tema dell'MTC. Che, mi spiace, adesso vi tocca leggere per intero! Se scegliere un ingrediente invece che una ricetta tende ad allargare gli orizzonti, questa volta scegliere IL RISO , come capirete, li spalanca fran...

a tu per tu con il Fleischkäse svizzero, questo sconosciuto di famiglia

Nel curioso elenco dei cibi svizzeri che hanno caratterizzato la mia infanzia mi rendo conto che, fatto strano, sul blog non ho ancora parlato del  Fleischkäse, una via di mezzo tra un polpettone ed un würstel gigante di cui da bambini venivamo spesso nutriti. Ma un episodio di vita vera me lo ha messo sotto il naso proprio l'altro giorno, ed eccomi qui con il mio reportage storico-familiare. Alcuni Svizzeri, come quelli di casa mia, vivono il   Fleischkäse come un salume, da comprare pronto, intero o affettato sottile in buste, da servire in tavola come fosse prosciutto cotto o da infilare nei panini per merenda con maionese, senape e cipolline sottaceto (Be'... che c'è?! Se mia mamma per evitare che noi figli mangiassimo troppa Nutella la teneva in frigo ad indurire, così era più difficile da spalmare e sul pane se ne metteva di meno, perché stupirsi di quella che lei invece considerava una merenda "sana"?!) Altri amanti del  Fleischkäse  lo ...

una salsa di cipolle svizzera per würstel e per mamme lavoratrici

Lo so: sono rimasta indietro di una puntata! Parlavo di  ricette svizzere  quando un'irrefrenabile tentazione di cibo americano  si è intrufolata in cucina ed ha avuto  la meglio. Riprendo ora il filo con un piatto che ho proposto pochi giorni fa anche alla mia cara mammina svizzera in occasione del suo compleanno: Bratwurst con salsa di cipolle. L'aspetto curioso non sta tanto nel tipo di würstel utilizzato, una salsiccia bianca di vitello il cui nome per alcuni significa "salsiccia di carne spezzettata" e per altri "salsiccia da arrostire". In Germania di solito viene speziata in modo deciso con pepe, noce moscata e/o cumino, mentre in Svizzera il suo sapore è molto più delicato. In Ticino ne esiste una versione mignon, una "collana" di micro-salsiccine detta cipollata  non perchè contenga cipolle ma perchè, appunto, di solito si serve in salsa di cipolle. Ma, a casa della mia mamma lavoratrice senza tempo ne' passione per la cucina,...

MTC giugno 2011... verso Oriente!

Continuo a pensare che le giudici  titolari  e aggiunte  dell'MTC fossero completamente fuori quando hanno passato a me il testimone e nessuno potrà convincermi del contrario, anche perchè potevano ben immaginare in che gorgo storico-etnico-confusionale avrei trascinato la sfida... ma si sono fidate lo stesso! No, è oggettivo: non possono essere completamente normali... Accertato questo, dichiaro anche di non essermi mai emozionata tanto nello scrivere un post e soprattutto nel proporre una ricetta, sentendo tanti occhi puntati addosso ed il fiato trattenuto di tanti MTC addicted... Ebbene sì, rilassatevi (o disperatevi) pure: come temevate, questa volta si va davvero tutti in Giappone! Niente succede per caso, si sa. Tanto è vero che l'eterno girovagare di Marco Polo (a cui faccio da qualche tempo da vivandiera ) l'ha portato proprio a questo punto del suo viaggio a confrontarsi con  Cipango , il Paese del Sol Levante... Come potevo non cogliere il suggerimento ...

peperoni farciti alla croata: massaia batte bustina millemila a zero!

Riprendere a parlare di cucina non è facilissimo, soprattutto con il tono scanzonato che avevo in mente per questo post. Mi limiterò all'aspetto "documentaristico" ed umano, che l'umore magari sa beneficiare della concentrazione e della dolcezza richieste da una simile impostazione. Dopo una lunga serie di articoli e ricette a base di riso penso di cambiare direzione dedicandomi ai peperoni bianchi croati che di solito si cucinano ripieni di carne, per scoprire poi che nella farcia è presente riso crudo. Quando si dice il caso... I peperoni bianchi, babura paprika, in Croazia sono reperibili facilmente proprio in questa stagione. Ne ho in frigo tre e decido di prepararli, appunto, come  punjene paprike , ovvero farciti e cotti nel pomodoro, ricetta tipica che con piccole varianti è diffusa anche in altri Paesi limitrofi e che ogni famiglia, ovviamente, prepara secondo i propri criteri. La versione più semplice prevede di profumare carne trita di manzo o m...

riso Otello: un nero integral(ista)

Il primo giorno di autunno una ricetta con le ultime verdure estive, che sono ancora buone visto che sembra far più caldo ora che nei mesi trascorsi... Sollecitata da alcuni dubbi posti sulle modalità di cottura del riso integrale e sull'utilizzo di varietà di riso "esotiche", ho pensato di provare le risposte sul campo e chiarire soprattutto le idee a me stessa, la prima che ha tutto ancora da imparare. Così, per prendere due piccioni con una fava, ho scelto un riso sia nero che integrale. No, non famoso ed idolatrato riso Venere, fantastica varietà di nobile origine cinese che, grazie a opportune ibridazioni, ora è coltivato anche in Italia.  Ho pescato  invece una varietà tutta italiana: il riso Otello, che deriva anch'esso da varietà cinesi ma è di concezione e di coltivazione tutta nostrana. Chissà se il  nome è stato ispirato ispirato dal famoso personaggio shakespeariano, dalla sua pelle scura e dalla sua natura piuttosto integral ista... Si utilizz...

precisazione:

Per carattere tendo a tenermi in disparte e so che un comportamento simile in rete rema contro la normale volontà di visibilità di un blog che si rispetti: ho ricevuto spesso critiche per questo.
Mi hanno anche fatto notare che non sempre racconto le manifestazioni a cui sono invitata da aziende e che non polemizzo con chi ha utilizzato i miei testi o le mie foto senza citare il mio blog.
Ringrazio con passione chi mi rivolge queste critiche per affetto e chi mi sopporta lo stesso, nonostante non segua i loro consigli!