L'autobus oggi è gremito. Feng lo prende ogni mattina per raggiungere la lavanderia in centro dove lavora da quando, a dodici anni, è arrivata in Italia al seguito della sua numerosa famiglia da un piccolo paesino rurale dell'altopiano del Gansu, regione della Cina vicina al Tibet.
Il viaggio in pullman ogni mattina dura più di un'ora ma, salendo lei in estrema periferia, di solito trova facilmente il posto per sedersi e dunque viaggia comoda. Invece ogni tanto, specie quando in città si svolgono grandi eventi e ovunque si riempie di gente, anche gli hotel più fuori dal centro registrano il tutto esaurito ed i mezzi pubblici sono sempre molto affollati. Come oggi.
Lei per fortuna è riuscita lo stesso a prendere posto, di fianco ad una ragazza di colore più o meno della sua stessa età, con un incredibile vestito giallo arancione e nero uguale al turbante che le mette in risalto la carnagione di velluto. Feng si perde ad ammirare i decori del tessuto, che è di tela buona e che ci vorrebbe un attimo a stirare, pensa.
Così non fa troppo caso alle persone in piedi che sono già pigiate come sardine prima ancora che il mezzo raggiunga la fermata della circonvallazione. Meno male che non deve farsi tutto il viaggio in piedi fino al centro, come spesso le capita in queste occasioni: già sono sufficienti le nove ore in piedi senza stacco al tavolo da stiro! E rimette gli occhi sul turbante colorato.
Proprio lì, alla fermata della circonvallazione, di solito sale un signore che lei vede spesso: una persona mite, taciturna, di mezza età, cicciottello e un po' calvo, sempre con la sua cartellina di pelle logora sotto braccio, che da qualche tempo quando la riconosce le sorride. Un brav'uomo, le sembra, e lei ricambia volentieri quell'accenno di sorriso con simpatia.
A volte passa il tempo del viaggio immaginando la sua tranquilla vita da impiegato tutto casa e lavoro, e quanto sarebbe buffo raccontagli della casetta nel freddo altipiano della sua infanzia, delle sabbie che ogni tanto il vento soffia fino a lì dal deserto oltre le montagne, della grande muraglia che una volta ha visto accompagnata dal nonno, che aveva radunato tutti i suoi cuginetti per quella gita speciale e unica.
E vorrebbe raccontargli del proprio nome, Feng, che significa "profumo", come l'aria profumata di primavera che soffiava quando lei è nata, poco prima che il padre morisse in miniera e l'economia della famiglia cominciasse ad andare a rotoli. E vorrebbe chiedergli se davvero lui fa l'impiegato, e cosa gli piace della sua città, e se h visitato altri posti.
Oggi però il signore non le sorride. Entra, guarda sgomento la calca sull'autobus e già comincia a sudare prima ancora che le porte si siano chiuse. Sgomitando nella calca riesce ad avvicinarsi ai sedili dove si è sistemata e lei, mossa quasi da simpatia per quell'ometto pacioso, decide di alzarsi ad offrirgli il posto. Comincia a sorridergli ma, prima che lei possa muoversi, l'uomo apostrofa la sua vicina di sedile: "Ehi tu, io sono più anziano, invece di scaldare inutilmente il posto vedi di alzarti e fammi sedere!".
A Feng si spegne il sorriso sulle labbra ed assiste sconvolta alla scena: la ragazza dal vestito sgargiante si alza senza fiatare, il signore si siede soddisfatto, alcuni astanti gli sorridono apertamente, altri si voltano e fingono di nulla. La ragazza con turbante si asciuga una lacrima. Adesso che è in piedi si vede chiaramente che è incinta. se ne accorge pure il signore, che però non fa una piega. Addirittura si gira verso di lei e le sorride, come se la cosa avesse un senso.
Feng questa volta non ricambia: "Cos'è, la pelle chiara vale di più di quella scura nonostante gli occhi a mandorla?" si chiede. Ma non osa dirlo ad alta voce. E per questo si odia. Poi si alza , vuole cedere il proprio posto alla ragazza dai vestiti colorati ma non serve: un altro signore, grassoccio e pelato pure lui, anche più anziano dell'omino di prima, nel frattempo l'ha già invitata ad accomodarsi sul sedile che le lascia libero.
Feng non ci pensa neppure a risedersi di fianco al tizio con la cartelletta di pelle consunta. Resta in piedi, pigiata tra i pigiati, e torna a pensare alla gita alla muraglia, a quella volta che le caprette erano fuggite e lei ed i cuginetti avevano rincorso per riportarle nel recinto. E poi alla mamma e al nonno, che stasera la aspettano nella casa qui in Italia, in un palazzone di periferia, sereni, orgogliosi di aver potuto procurare a lei ed ai suoi fratelli un lavoro ed un futuro in questo Paese così ospitale. Chissà se la mamma stasera cucina agnello...
AGNELLO CON FAGIOLINI ALLA CINESE
ingredienti per 4 persone:
700 g di polpa di agnello
300 g di fagiolini
1 peperone rosso
1 cipolla
1 spicchio di aglio
1 cipollotto
4 cucchiai di salsa di soia
2 cucchiai di zucchero di canna
1/2 cucchiaio di amido di mais
1/2 peperoncino
1 foglia di alloro
1 cucchiaino di semi di anice (o una bella stella intera)
2 chiodi di garofano
4 o 5 grani di pepe di Sichuan
2 cucchiai di olio di arachidi
1/2 cucchiaino di zucchero
(riso bianco per accompagnare)
Ridurre l'agnello a dadotti da 2 cm. Tritare finemente la cipolla, l'aglio e il peperoncino privato dei semi; scaldare l'olio nel wok e rosolarvi il trito con l'alloro e le tre spezie per un minuto.
Unire le carne, sigillarla su tutti i lati per un minuto, quindi coprire con acqua (ne serve c.a 1/2 litro), aggiungere la salsa di soia e lo zucchero e far cuocere a fuoco medio-basso, semicoperto, per 20 minuti.
Tagliare a pezzetti peperone ed i fagiolini, versarli nel wok e cuocere altri 15 minuti.
Addensare il fondo con l'amido, prima sciolto a parte in un cucchiaino di acqua fredda, fino a che il liquido si è ridotto e la carne risulta velata da una delicata patina lucida.
Unire il cipollotto tagliato a rondelle sottilissime, mescolare bene, spegnere e servire, eventualmente con riso bianco a parte.
Il viaggio in pullman ogni mattina dura più di un'ora ma, salendo lei in estrema periferia, di solito trova facilmente il posto per sedersi e dunque viaggia comoda. Invece ogni tanto, specie quando in città si svolgono grandi eventi e ovunque si riempie di gente, anche gli hotel più fuori dal centro registrano il tutto esaurito ed i mezzi pubblici sono sempre molto affollati. Come oggi.
Lei per fortuna è riuscita lo stesso a prendere posto, di fianco ad una ragazza di colore più o meno della sua stessa età, con un incredibile vestito giallo arancione e nero uguale al turbante che le mette in risalto la carnagione di velluto. Feng si perde ad ammirare i decori del tessuto, che è di tela buona e che ci vorrebbe un attimo a stirare, pensa.
Così non fa troppo caso alle persone in piedi che sono già pigiate come sardine prima ancora che il mezzo raggiunga la fermata della circonvallazione. Meno male che non deve farsi tutto il viaggio in piedi fino al centro, come spesso le capita in queste occasioni: già sono sufficienti le nove ore in piedi senza stacco al tavolo da stiro! E rimette gli occhi sul turbante colorato.
Proprio lì, alla fermata della circonvallazione, di solito sale un signore che lei vede spesso: una persona mite, taciturna, di mezza età, cicciottello e un po' calvo, sempre con la sua cartellina di pelle logora sotto braccio, che da qualche tempo quando la riconosce le sorride. Un brav'uomo, le sembra, e lei ricambia volentieri quell'accenno di sorriso con simpatia.
A volte passa il tempo del viaggio immaginando la sua tranquilla vita da impiegato tutto casa e lavoro, e quanto sarebbe buffo raccontagli della casetta nel freddo altipiano della sua infanzia, delle sabbie che ogni tanto il vento soffia fino a lì dal deserto oltre le montagne, della grande muraglia che una volta ha visto accompagnata dal nonno, che aveva radunato tutti i suoi cuginetti per quella gita speciale e unica.
E vorrebbe raccontargli del proprio nome, Feng, che significa "profumo", come l'aria profumata di primavera che soffiava quando lei è nata, poco prima che il padre morisse in miniera e l'economia della famiglia cominciasse ad andare a rotoli. E vorrebbe chiedergli se davvero lui fa l'impiegato, e cosa gli piace della sua città, e se h visitato altri posti.
Oggi però il signore non le sorride. Entra, guarda sgomento la calca sull'autobus e già comincia a sudare prima ancora che le porte si siano chiuse. Sgomitando nella calca riesce ad avvicinarsi ai sedili dove si è sistemata e lei, mossa quasi da simpatia per quell'ometto pacioso, decide di alzarsi ad offrirgli il posto. Comincia a sorridergli ma, prima che lei possa muoversi, l'uomo apostrofa la sua vicina di sedile: "Ehi tu, io sono più anziano, invece di scaldare inutilmente il posto vedi di alzarti e fammi sedere!".
A Feng si spegne il sorriso sulle labbra ed assiste sconvolta alla scena: la ragazza dal vestito sgargiante si alza senza fiatare, il signore si siede soddisfatto, alcuni astanti gli sorridono apertamente, altri si voltano e fingono di nulla. La ragazza con turbante si asciuga una lacrima. Adesso che è in piedi si vede chiaramente che è incinta. se ne accorge pure il signore, che però non fa una piega. Addirittura si gira verso di lei e le sorride, come se la cosa avesse un senso.
Feng questa volta non ricambia: "Cos'è, la pelle chiara vale di più di quella scura nonostante gli occhi a mandorla?" si chiede. Ma non osa dirlo ad alta voce. E per questo si odia. Poi si alza , vuole cedere il proprio posto alla ragazza dai vestiti colorati ma non serve: un altro signore, grassoccio e pelato pure lui, anche più anziano dell'omino di prima, nel frattempo l'ha già invitata ad accomodarsi sul sedile che le lascia libero.
Feng non ci pensa neppure a risedersi di fianco al tizio con la cartelletta di pelle consunta. Resta in piedi, pigiata tra i pigiati, e torna a pensare alla gita alla muraglia, a quella volta che le caprette erano fuggite e lei ed i cuginetti avevano rincorso per riportarle nel recinto. E poi alla mamma e al nonno, che stasera la aspettano nella casa qui in Italia, in un palazzone di periferia, sereni, orgogliosi di aver potuto procurare a lei ed ai suoi fratelli un lavoro ed un futuro in questo Paese così ospitale. Chissà se la mamma stasera cucina agnello...
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Io qui improvviso uno spezzatino dai profumi cinesi, anche se, oggettivamente, a livello tecnico non lo sarebbe perchè in Cina la carne in questo genere di preparazioni viene tagliata a listarelle molto sottili, aggiunta nel wok quasi da ultimo e saltata non più di qualche minuto. Il sapore, anche cucinato così, è comunque buonissimo.AGNELLO CON FAGIOLINI ALLA CINESE
ingredienti per 4 persone:
700 g di polpa di agnello
300 g di fagiolini
1 peperone rosso
1 cipolla
1 spicchio di aglio
1 cipollotto
4 cucchiai di salsa di soia
2 cucchiai di zucchero di canna
1/2 cucchiaio di amido di mais
1/2 peperoncino
1 foglia di alloro
1 cucchiaino di semi di anice (o una bella stella intera)
2 chiodi di garofano
4 o 5 grani di pepe di Sichuan
2 cucchiai di olio di arachidi
1/2 cucchiaino di zucchero
(riso bianco per accompagnare)
Ridurre l'agnello a dadotti da 2 cm. Tritare finemente la cipolla, l'aglio e il peperoncino privato dei semi; scaldare l'olio nel wok e rosolarvi il trito con l'alloro e le tre spezie per un minuto.
Unire le carne, sigillarla su tutti i lati per un minuto, quindi coprire con acqua (ne serve c.a 1/2 litro), aggiungere la salsa di soia e lo zucchero e far cuocere a fuoco medio-basso, semicoperto, per 20 minuti.
Tagliare a pezzetti peperone ed i fagiolini, versarli nel wok e cuocere altri 15 minuti.
Addensare il fondo con l'amido, prima sciolto a parte in un cucchiaino di acqua fredda, fino a che il liquido si è ridotto e la carne risulta velata da una delicata patina lucida.
Unire il cipollotto tagliato a rondelle sottilissime, mescolare bene, spegnere e servire, eventualmente con riso bianco a parte.
- rivoli affluenti:
- lontani dall'estate la stessa ricetta è ottima anche con verdure diverse e per chi non amasse la carne ovina perfetto il vitello. In ogni caso è gluten free.
Bello il racconto e ottima ricetta semplice ma di sapore grande. Buona giornata
RispondiEliminaGrazie, come vedi mi è ripreso il mood orientale!
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