Passa ai contenuti principali

dolce di ricotta ucraino per Pasqua: syrnyk o paschka?

Riprendo la pubblicazione di ricette ucraine con il dolce che abbiamo condiviso a Pasqua, ricorrenza che per i Cattolici italiani di rito latino è caduta domenica 17 aprile mentre per i Cattolici ucraini di rito bizantino e per gli Ortodossi ucraini è celebrata la domenica successiva, il 24 aprile.  

Se il nostro pranzo di famiglia a Pasqua si è sviluppato interamente con ricette ucraine che tutti hanno approvato fin dall'ideazione del menu, per il dolce si è aperta una discussione perchè in rete e sui libri di ricette per stranieri come dolce tipico di Pasqua viene proposto un lievitato, detto kulich se è basso e intrecciato, paska babka se è alto e cilindrico. 
kulich

A seconda della zona e della tradizione familiare, a volte l'impasto contiene patate, oppure a volte è arricchito di uvetta o canditi, a volte la superficie è decorata con croci o trecce di pasta e altre volte è ricoperta con una colata di ghiaccia e anche confettini. 
paska

Si tratta in ogni caso di una sorta di pan brioche che non assomiglia per niente a ciò che, invece, in alcune zone dell'Ucraina si ritiene il vero dolce pasquale, chiamato syrnyk o, ed è qui che a volte nasce la confusione quando si parla dei dolci pasquali tradizionali, anch'esso detto paschka o paska

L'amica da cui ho imparato a cucinare ucraino è vissuta a lungo in Ucraina ma è nata in Siberia ed ha lavorato per anni a Mosca, quindi conosce diverse tradizioni. Secondo lei i dolci lievitati sono più russi che ucraini, anche se i pani e le focacce dolci sono molto diffusi in tutta l'area culturale del Rus' di Kyiv, di cui ho spesso parlato. Per la tradizione personale della mia amica, invece, il dolce di Pasqua di famiglia è a base di ricotta. E lo chiama comunque paschka.

Se a Leopoli è famosa una versione al forno, il Lviv syrnik, che assomiglia un po' ad un cheesecake, nella maggior parte delle aree rurali il syrnyk è un dolce del tutto diverso, sempre a base di ricotta e uova (in ucraino syr significa proprio formaggio), dal profondo significato rituale e che si prepara solo a Pasqua: la ricotta resta cruda e la si mescola a panna acida e ad una sorta di crema inglese al burro.

Lo stampo a tronco di piramide quadrangolare in cui viene versato il dolce per prendere forma, è una citazione del Monte Golgota, ed è inciso su ogni lato con un simbolo pasquale diverso, che resta in rilievo una volta sformato il dolce: i più diffusi sono la croce su cui morì Gesù, la lancia che gli ferì il costato, la colomba della pace e il germoglio di grano della rinascita e del pane di vita. 

Per completezza di informazione aggiungo che dolci di ricotta simili, con leggere varianti e spesso preparati con un procedimento più semplice, sono comunque diffusi nell'area del Rus' di Kyiv, quindi anche in Russia. Ma per me le parole della mia amica sono legge!

A seconda della zona (e delle possibilità della famiglia), alcune tradizioni ucraine aggiungono all'interno e in decorazione anche canditi, gocce di cioccolato, marmellata, albicocche o prugne secche e altre golosità, ma a casa della mia amica simili ingredienti non comparivano nemmeno nei giorni di festa. 

La sua versione del syrnyk è dunque più spartana: senza lo stampo in famiglia si arrangiavano con un setaccio che dava al dolce la forma di una piccola una cupola, e lo decoravano con qualche uvetta, quando c'era, e le nocciole dell'albero di casa. I vicini più abbienti, racconta, usavano nella ricetta anche più zucchero rispetto alla sua versione, e chi poteva  preparava entrambi i dolci, servendo fette di lievitato con cucchiaiate di syrnyk. La sua ricetta invece è poco dolce e ben soda, e si presta ad essere servita anche da sola come dolce al cucchiaio. 

Segno per gli ingredienti le dosi indicatemi da lei e tra parentesi quelle che suggerirei a chi cercasse, al di fuori della Pasqua e di tutti i suoi simbolismi, un dessert originale e davvero buonissimo, magari arricchito con qualcuno di quegli ingredienti del desiderio citati sopra. La golosità massima per la mia amica, che da principio faceva a meno anche della vaniglia, era il (per lei) rarissimo profumo di una grattata di scorza di limone fresca!

In questa Pasqua comune, un po' triste e un po' speciale, alla fine, abbiamo mantenuto la tradizione basica del syrnyk di casa sua. Ma l'abbiamo unita a quella di casa nostra, servendo il dolce ucraino con una fetta di colomba italiana. Insieme con un rametto di ulivo, sperando che la pace arrivi presto. 

SYRNYK - DOLCE DI RICOTTA  PER LA PASQUA UCRAINA
ingredienti per circa 6-8 persone:
500 g di ricotta
150 g di latte 
125 g di burro
100 g di panna acida densa*
50 g di zucchero (meglio aumentare a 80-100 g)
2 uova 
2 cucchiai di nocciole spellate (meglio aumentare a 6 cucchiai) 
1 cucchiaio di uvetta (meglio aumentare a 3) 
1 cucchiaino di estratto di vaniglia (lei usava vanillina ma non è cosa, addirittura preferirei lessare una bacca incisa nel latte) 

Mescolare la ricotta con la panna acida e mettere il composto a sgocciolare in un telo pulito appeso in frigo sopra una ciotola per una notte. 

Mettere a bagno in acqua tiepida l’uvetta per un paio di ore.

Tostare in un pentolino antiaderente le nocciole, spellarne metà passandole in un canovaccio ruvido e rimescolarle in modo da averne un misto sia chiaro che scuro. Metterne da parte 2 cucchiaiate e tritare grossolanamente il resto. 

In un pentolino sbattere le uova con zucchero, latte e vaniglia, portare lentamente a bollore a bagnomaria ed unirvi il burro a tocchetti, mescolando continuamente senza far bollire fino a che il composto comincia ad ispessirsi. Ci vogliono circa 15 minuti a fuoco molto basso. 

Spegnere, trasferire la crema in un contenitore freddo e mescolarvi il misto di ricotta e panna acida, montando bene il tutto con la frusta elettrica. 

Strizzare l’uvetta, tenerne una cucchiaiata per la decorazione ed unire il resto al composto insieme alle nocciole tritate.

Foderare un colapasta di rete con una doppia garza pulita, rovesciarci il composto, ripiegarvi sopra la garza e coprire con un piattino che entri di misura nel diametro del colapasta.

Sovrapporgli dei pesi e mettere in frigo sopra una bacinella per almeno 24 ore, in modo che esca tutto il siero in eccesso. 

Rovesciare il dolce poi su un piatto da portata e decorare con l’uvetta e le nocciole tenute da parte formando le lettere X B, che in cirillico sono C R, cioè le iniziali delle parole “Cristo è Risorto”.
Tenere di nuovo in frigo possibilmente 4 o 6 ore, in modo che il dolce finisca di compattarsi. Si conserva, in frigo ben coperto, anche per una settimana, e si serve a fette, in questo caso insieme alla colomba. 
  • rivoli affluenti:
  • la meravigliosa colomba sulla nostra tavola era quella di Rustichella d'Abruzzo, che produce pasta, sughi, conserve e sforna anche fantastici dolci, come quelli reperibili qui
  • se non si trova la panna acida si può usare cream cheese, oppure mascarpone addizionato di succo di limone. Il sapore però non è lo stesso...)
  • la foto del kulich è presa qui, quelle del paska e del syrnyk tradizionalo qui

Commenti

Posta un commento

post più popolari

MTC di settembre 2014: un sacco di riso!

Diceva un vecchio slogan anarchico: "con l'ironia abbatteremo il potere e un sacco di riso lo seppellirà".  A no? Erano risate?! Va be'... per un MTC di questa portata ci si può anche concedere una licenza! Premessa... ... avevo scritto un post lunghissimo per raccontare perché e per come ho scelto questo tema per l'MTChallenge di settembre 2014. Poi l'ho ridotto della metà, lasciando solo alcune note che mi sembravano indispensabili, e l'ho mandato alla Gennaro per un parere.  E lei ha detto che un terzo di quanto le ho mostrato era già troppo! Allora ho ricomposto alcuni dei contenuti in articoli di supporto da pubblicare più avanti ed ho cassato il resto. Qui è rimasto il riassunto della selezione della selezione, ovvero il puro tema dell'MTC. Che, mi spiace, adesso vi tocca leggere per intero! Se scegliere un ingrediente invece che una ricetta tende ad allargare gli orizzonti, questa volta scegliere IL RISO , come capirete, li spalanca fran

a tu per tu con il Fleischkäse svizzero, questo sconosciuto di famiglia

Nel curioso elenco dei cibi svizzeri che hanno caratterizzato la mia infanzia mi rendo conto che, fatto strano, sul blog non ho ancora parlato del  Fleischkäse, una via di mezzo tra un polpettone ed un würstel gigante di cui da bambini venivamo spesso nutriti. Ma un episodio di vita vera me lo ha messo sotto il naso proprio l'altro giorno, ed eccomi qui con il mio reportage storico-familiare. Alcuni Svizzeri, come quelli di casa mia, vivono il   Fleischkäse come un salume, da comprare pronto, intero o affettato sottile in buste, da servire in tavola come fosse prosciutto cotto o da infilare nei panini per merenda con maionese, senape e cipolline sottaceto (Be'... che c'è?! Se mia mamma per evitare che noi figli mangiassimo troppa Nutella la teneva in frigo ad indurire, così era più difficile da spalmare e sul pane se ne metteva di meno, perché stupirsi di quella che lei invece considerava una merenda "sana"?!) Altri amanti del  Fleischkäse  lo compran

una salsa di cipolle svizzera per würstel e per mamme lavoratrici

Lo so: sono rimasta indietro di una puntata! Parlavo di  ricette svizzere  quando un'irrefrenabile tentazione di cibo americano  si è intrufolata in cucina ed ha avuto  la meglio. Riprendo ora il filo con un piatto che ho proposto pochi giorni fa anche alla mia cara mammina svizzera in occasione del suo compleanno: Bratwurst con salsa di cipolle. L'aspetto curioso non sta tanto nel tipo di würstel utilizzato, una salsiccia bianca di vitello il cui nome per alcuni significa "salsiccia di carne spezzettata" e per altri "salsiccia da arrostire". In Germania di solito viene speziata in modo deciso con pepe, noce moscata e/o cumino, mentre in Svizzera il suo sapore è molto più delicato. In Ticino ne esiste una versione mignon, una "collana" di micro-salsiccine detta cipollata  non perchè contenga cipolle ma perchè, appunto, di solito si serve in salsa di cipolle. Ma, a casa della mia mamma lavoratrice senza tempo ne' passione per la cucina,

MTC giugno 2011... verso Oriente!

Continuo a pensare che le giudici  titolari  e aggiunte  dell'MTC fossero completamente fuori quando hanno passato a me il testimone e nessuno potrà convincermi del contrario, anche perchè potevano ben immaginare in che gorgo storico-etnico-confusionale avrei trascinato la sfida... ma si sono fidate lo stesso! No, è oggettivo: non possono essere completamente normali... Accertato questo, dichiaro anche di non essermi mai emozionata tanto nello scrivere un post e soprattutto nel proporre una ricetta, sentendo tanti occhi puntati addosso ed il fiato trattenuto di tanti MTC addicted... Ebbene sì, rilassatevi (o disperatevi) pure: come temevate, questa volta si va davvero tutti in Giappone! Niente succede per caso, si sa. Tanto è vero che l'eterno girovagare di Marco Polo (a cui faccio da qualche tempo da vivandiera ) l'ha portato proprio a questo punto del suo viaggio a confrontarsi con  Cipango , il Paese del Sol Levante... Come potevo non cogliere il suggerimento di un s

peperoni farciti alla croata: massaia batte bustina millemila a zero!

Riprendere a parlare di cucina non è facilissimo, soprattutto con il tono scanzonato che avevo in mente per questo post. Mi limiterò all'aspetto "documentaristico" ed umano, che l'umore magari sa beneficiare della concentrazione e della dolcezza richieste da una simile impostazione. Dopo una lunga serie di articoli e ricette a base di riso penso di cambiare direzione dedicandomi ai peperoni bianchi croati che di solito si cucinano ripieni di carne, per scoprire poi che nella farcia è presente riso crudo. Quando si dice il caso... I peperoni bianchi, babura paprika, in Croazia sono reperibili facilmente proprio in questa stagione. Ne ho in frigo tre e decido di prepararli, appunto, come  punjene paprike , ovvero farciti e cotti nel pomodoro, ricetta tipica che con piccole varianti è diffusa anche in altri Paesi limitrofi e che ogni famiglia, ovviamente, prepara secondo i propri criteri. La versione più semplice prevede di profumare carne trita di manzo o m

riso Otello: un nero integral(ista)

Il primo giorno di autunno una ricetta con le ultime verdure estive, che sono ancora buone visto che sembra far più caldo ora che nei mesi trascorsi... Sollecitata da alcuni dubbi posti sulle modalità di cottura del riso integrale e sull'utilizzo di varietà di riso "esotiche", ho pensato di provare le risposte sul campo e chiarire soprattutto le idee a me stessa, la prima che ha tutto ancora da imparare. Così, per prendere due piccioni con una fava, ho scelto un riso sia nero che integrale. No, non famoso ed idolatrato riso Venere, fantastica varietà di nobile origine cinese che, grazie a opportune ibridazioni, ora è coltivato anche in Italia.  Ho pescato  invece una varietà tutta italiana: il riso Otello, che deriva anch'esso da varietà cinesi ma è di concezione e di coltivazione tutta nostrana. Chissà se il  nome è stato ispirato ispirato dal famoso personaggio shakespeariano, dalla sua pelle scura e dalla sua natura piuttosto integral ista... Si utilizz

precisazione:

Per carattere tendo a tenermi in disparte e so che un comportamento simile in rete rema contro la normale volontà di visibilità di un blog che si rispetti: ho ricevuto spesso critiche per questo.
Mi hanno anche fatto notare che non sempre racconto le manifestazioni a cui sono invitata da aziende e che non polemizzo con chi ha utilizzato i miei testi o le mie foto senza citare il mio blog.
Ringrazio con passione chi mi rivolge queste critiche per affetto e chi mi sopporta lo stesso, nonostante non segua i loro consigli!