Recentemente ho visitato la mostra di un pittore giapponese contemporaneo davvero coinvolgente. Lui si chiama Koji Yamamoto e ci era capitato di conoscerci qualche anno fa al bancone di un ristorante giapponese, discettando di cibo (naturalmente!), di colore e di quanto entrambi vengano percepiti ed apprezzati diversamente in base al background culturale di due Paesi tra loro lontani e differenti.
Aveva già esposto in Italia e questa volta è riuscito ad allestire una mostra con tele di grandi dimensioni che con i loro colori mi hanno completamente rapito. Ho chiesto il permesso di fotografarne qualcuna ma non sono riuscita a rendere loro giustizia... (ecco qui immagini un po' migliori)
Si tratta di una serie di "nature" astratte, nel senso che la vita viene rappresentata attraverso i colori e la sensazione di continuità e dinamismo tra una tela e l'altra, come se la vitalità non potesse restare imbrigliata in un'immagine convenzionale... L'opera che mi è piacuta di più era un polittico lungo oltre 6 metri sui toni del nero e blu, un nero talmente vibrante ed espressivo che trasmetteva in qualche modo una strana sensazione di luminosità... E poi una sala intera di fantastici fogli bianchi pieni di elegantissimi segni neri, ideogrammi esplosi in gesti senza confine ne' appartenenza, semplicemente lì per essere vivi...
Quelle tele mi hanno talmente riempito di gioia che mi sarebbe piaciuto travare un qualche modo per fagocitarle, perchè diventassero parte integrante di me! Mangiare come assimilazione, forma massima di apprezzamento? In fondo non si dice "ti mangerei di baci"?!
Naturalmente non hocominciato a mordicchiare i quadri, però rientrata a casa mi sono ritrovata tra le mani dei pomodori arrivati freschi dall'orto ma oramai poco saporiti. Ho pensato di sfruttarne colore e turgore in sintonia con il mio stato d'animo e di accentuarne il gusto con aromi giapponesi, per restare in tema e non perdere quella bella sensazione di completezza che la mostra mi aveva lasciato...
Insalata di pomodori e alghe wakame
ingredienti x 4 persone:
4 pomodori
1 dadino di zenzero fresco
2 cucchiai di alghe wakame secche
1/2 cucchiaio di semi di sesamo neri
1 pizzico di wasabi in polvere (o una quantità di wasabi in pasta non più grande di un cece)
2 cucchiai di salsa di soja
2 cucchiai di olio di arachidi
1 cucchiaio di aceto di riso
1 goccia di olio di sesamo
Mettere le alghe a rinvenire in abbondante acqua fresca e tagliare i pomodori in piccoli pezzi, eliminando la parte liquida (io non l'ho fatto perchè mi piace molto, ma poi ho dovuto caricare un po' di più il condimento perchè l'acqua dei pomodori l'aveva troppo diluito...) e lo zenzero a filettini sottili.
Dopo una ventina di minuti scolare le alghe, sciacquarle brevemente sotto acqua corrente, strizzarle delicatamente per eliminare più acqua possibile ed unirle a pomodori e zenzero.
Emulsionare con un frustino la soja con la polvere di wasabi, l'aceto e gli olii, condire le verdure e lasciar riposare 15/20 minuti.
Poco prima di servire tostare brevissimamente il sesamo in un padellino antiaderente, dividere i pomodori in ciotoline individuali e cospargerli con il sesamo tostato. Io qui non l'ho usato, ma ci starebbe d'incanto anche un pochino di tofu morbido a dadini...
young+easy: se non si hanno (o apprezzano) tutti gli ingredienti si possono sostituire le alghe con spinacini crudi o con semplice insalata, lo zenzero con scorzettine di limone, il wasabi con appena una puntina di senape francese. Il sesamo può anche essere bianco. Certo poi diventa un'altra insalata... ma anche in questa variante è facile, originale nel sapore e anche un pochino scenosa.
Aveva già esposto in Italia e questa volta è riuscito ad allestire una mostra con tele di grandi dimensioni che con i loro colori mi hanno completamente rapito. Ho chiesto il permesso di fotografarne qualcuna ma non sono riuscita a rendere loro giustizia... (ecco qui immagini un po' migliori)
Quelle tele mi hanno talmente riempito di gioia che mi sarebbe piaciuto travare un qualche modo per fagocitarle, perchè diventassero parte integrante di me! Mangiare come assimilazione, forma massima di apprezzamento? In fondo non si dice "ti mangerei di baci"?!
Naturalmente non hocominciato a mordicchiare i quadri, però rientrata a casa mi sono ritrovata tra le mani dei pomodori arrivati freschi dall'orto ma oramai poco saporiti. Ho pensato di sfruttarne colore e turgore in sintonia con il mio stato d'animo e di accentuarne il gusto con aromi giapponesi, per restare in tema e non perdere quella bella sensazione di completezza che la mostra mi aveva lasciato...
ingredienti x 4 persone:
4 pomodori
1 dadino di zenzero fresco
2 cucchiai di alghe wakame secche
1/2 cucchiaio di semi di sesamo neri
1 pizzico di wasabi in polvere (o una quantità di wasabi in pasta non più grande di un cece)
2 cucchiai di salsa di soja
2 cucchiai di olio di arachidi
1 cucchiaio di aceto di riso
1 goccia di olio di sesamo
Mettere le alghe a rinvenire in abbondante acqua fresca e tagliare i pomodori in piccoli pezzi, eliminando la parte liquida (io non l'ho fatto perchè mi piace molto, ma poi ho dovuto caricare un po' di più il condimento perchè l'acqua dei pomodori l'aveva troppo diluito...) e lo zenzero a filettini sottili.
Dopo una ventina di minuti scolare le alghe, sciacquarle brevemente sotto acqua corrente, strizzarle delicatamente per eliminare più acqua possibile ed unirle a pomodori e zenzero.
Emulsionare con un frustino la soja con la polvere di wasabi, l'aceto e gli olii, condire le verdure e lasciar riposare 15/20 minuti.
Poco prima di servire tostare brevissimamente il sesamo in un padellino antiaderente, dividere i pomodori in ciotoline individuali e cospargerli con il sesamo tostato. Io qui non l'ho usato, ma ci starebbe d'incanto anche un pochino di tofu morbido a dadini...
young+easy: se non si hanno (o apprezzano) tutti gli ingredienti si possono sostituire le alghe con spinacini crudi o con semplice insalata, lo zenzero con scorzettine di limone, il wasabi con appena una puntina di senape francese. Il sesamo può anche essere bianco. Certo poi diventa un'altra insalata... ma anche in questa variante è facile, originale nel sapore e anche un pochino scenosa.
- rivoli affluenti:
- personale Another Nature di Koji Yamamoto, da Lorenzelli Arte, c.so Buenos Aires, 2 a Milano, fino al 31 ottobre 2009
Molto bella la recensione del pittore giapponese che ignoravo del tutto.
RispondiEliminaIdem per la cultura nipponica che trovo molto distante da quella continentale europea benchè alimentata da stimoli ed esigenze molto similari.
Studiare o comunque approfondire ciò che ha caratterizzato popoli e 'storie' distanti lo trovo interessante, sia per aprire la propria percezione al diverso, inteso come altro e quindi in modo assolutamente costruttivo, sia per apprezzare ancora più a fondo gli stimoli etici e sociali che hanno mosso il pensiero occidentale fin qui.
Grazie per darci visione anche dell''altro' ;-)
@gambetto: se pensi che Simmel aveva individuato nello straniero il simbolo del "diverso da sè" che favoriva la coesione del gruppo in nome della diffidenza... direi che qui un pochino di strada la stiamo facendo! Perchè non ci scriviamo sopra qualcosa insieme?
RispondiElimina(per la mostra ho aggiunto il link che ne parla a fondo)
Generalmente leggo il tuo blog alla sera, ma oggi sono a casa e così ho "cliccato"....che fortuna! Non sono particolarmente amante della pittura astratta, ma solo vedere la prima foto mi ha riempita di gioia (meno male che non sei "riuscita a rendere loro giustizia"!!!!) Grazie per avermi fatto conoscere questo pittore, andrò senz'altro a vedere la mostra.
RispondiEliminaQueata mattina, quando mi sono alzata ero sicura che oggi sarebbe stata una giornata normale, senza "arte nè parte" e, invece, sarà una bella giornata, allegra, all'insegna dell'ottimismo!
Anche la foto dei tuoi pomodori mi è piaciuta. Brava.
@sissi: davvero i colori originali delle tele sono stati "spenti" dalle mie foto... vedrai dal vivo che emozione! Per esempio l'immagine del lungo quadro nero e blu non l'ho nemmeno pubblicata perchè non rendeva assolutamente un tubo! Buona giornata allora...
RispondiEliminaTi ringrazio per il tuo commento.
RispondiEliminaIl tuo blog è molto delizioso e i tuoi post decisamente interessanti e spesso accattivanti.
Non amo molto l'arte moderna, spesso la definisco "l'arte della mano semplice", imparagonabile ai grandi artisti di un tempo, ma sono solo i miei gusti.
Adoro il giappone è una terra aromatizzata da spezie e sapori incredibili, carica di tradizioni affascinanti. Ma è anche vero che hanno una vita molto particolare, dove l'uomo ama bere e adora tradire la propria donna (non tutti corrispondono a questa descrizione). Malgrado ciò adoro questa terra, spero un giorno di fare un piccolo viaggio.
@aria: Yamamoto ha studiato a lungo i neri dell'arte classica (parlavamo proprio del nero di Tiziano uando ci siamo conosciuti...) prima di dipingere il suo quadro nero. Non credo sarebbe stato in grado di farlo così bene altrimenti... un po' come Picasso che da ragazzino dipingeva come i ritrattisti settecenteschi e poi si è inventato il Cubismo! Sono d'accordo con te: è difficile per un pittore astratto trasmettere delle emozioni senza appoggiarsi al linguaggio delle figure, a maggior ragione se non è in grado in prima persona di riprodurle bene, prima di tentare di andare oltre.
RispondiEliminaSe davvero ti interessa la cultura storica e la civiltà attuale giapponese puoi fartene un'idea realistica e corretta seguendo il blog biancorossogiappone segnalato qui a fianco tra i miei preferiti. Se cominci a leggertelo dall'inizio ne rimani proprio rapita... Per il cibo invece anche qui troverai spesso degli spunti!!!
Semplicemente spettacolari!
RispondiEliminaMa davvero hai conosciuto il maestro?! Che storia...
conosco già il sito, ma ti ringrazio comunque.
RispondiEliminasi hai ragione molti artisti moderni prima si "fanno le ossa" ridipingendo e studiando opere del 700 o 500, però il risultato finale è sempre un'arte moderna. Ciò non toglie che molte opere di artisti contemporanei, come appunto Yamamoto, siano carichi di colore e originalità e a volte riescono ad esprimere lo stato dell'artista, ma questo è un evento (almeno per me) molto raro. Spesso un quadro moderno non rispecchia in pieno ciò che l'artista vuole comunicare. Di solito quando l'artista muore e questo non ha mai espresso un proprio commento sul suo operato è facile interpretare in vari modi differenti il significato vero dell'opera, a me il quadro può apparire triste invece a qualcun altro mediamente felice. Direi che l'arte moderna ha un'interpretazione a volte soggettiva e non sempre questa interpretazione può rispecchiare il vero senso dell'opera. Un artista italiano contemporaneo mi affascina particolarmente , si chiama Giorgio de Chirico non so se hai visto qualche sua opera. Si è occupato di pittura metafisica. Ciò che mi colpisce di questo personaggio è la genialità delle sue opere anche se per alcuni aspetti non le condivido. Lui ha ritratto la figura dell’archeologo portando su tela una sagoma formata da capitelli, rilievi, fusti di colonne, etc. Quello che non condivido è che il volto è privo di espressione umana, di un accenno di sorriso o tristezza. Questo è un aspetto molto comune dell’arte contemporanea, l’artista “scorda” di rappresentare espressioni facciali sulle sue opere dove, ovviamente i volti sono previsti. Ma anche qui non è una regola che vige per tutti.
scusami per essere stata prolissa, ma mi perdo quando parlo di queste cose :)
@virò: è una persona riservata, decisa e gentile. Una volta racconterò anche del giro che abbiamo fatto insieme ad un mercatino dell'usato giapponese...
RispondiElimina@aria: forse sta proprio qui il nocciolo: mentre i pittori figurativi espromono se stessi, emozioni e pensieri, attraverso il loro modo speciale di rappresentare la realtà, i pittori astratti tentano di rappresentare direttamente la "realtà" delle proprie emozioni e pensieri (ommamma, detto così sembra un gioco di parole!). Ovvio che il soggetto non è più la figura, che di fatto perde di significato, ma proprio l'emozione soggettiva, che è "personale" per definizione ma va trasmessa agli altri attraverso la mediazione dei sensi, in questo caso la vista ma vale lo stesso per musica ed udito, e anche per sapore e gusto, a voler ben vedere! Gli occhi, gli orecchi, il palato sono parti di noi, della nostra essenza oltre che del nostro corpo, e siamo abituati da sempre a ricevere da questi "mediatori" sensazioni in un certo modo e a trasformarle in emozioni secondo i nostri personali canoni. Credo sia dunque quasi impossibile privare la vista delle varie persone dei suoi referenti formali tradizionali ed ottenere da tutti la stessa definizione ed intrerpretazione di ciò che stanno vedendo. Nell'emozione che ti da un quadro "astratto" giocano sinestesie, memorie personali, stati d'animo privati e non hai aspetti "tecnici" di qualità della pittura o resa della realtà a farti da filto conosciuto.
Ti faccio l'esempio proprio con De Chrico, che non è astratto ma è moderno: non l'ho studiato e non so dirti perchè i suoi personaggi non abbiano volto, forse perchè è la sua rappresentazione dell'architettura che vuole diventi il vero personaggio e l'emozione non deve arrivarti dall'uomo, che ai suoi occhi è un fantoccio. Pur riconoscendo dal punto di vista tecnico le sue indubbie doti di "rappresentatore dello spazio", sinceramente trovo che le sue piazze, le sue rovine, siano dei "non luoghi", dove l'uomo è un manichino perchè da vivo non li potrebbe mai abitare. Io non so che sensazioni vorrebbe comunicarmi De Chirico, so dirti che personalmente i suoi quadri mi mettono un profondo disagio, fino al limite di desiderare la fuga. Quanto è dunque bravo ad utilizzare delle figure riconoscibili per stimolare emozioni? Ed il disagio è ciò che sentiva lui e/o che aveva scientemente deciso di trasmettere? E se avesse scelto una via formalmente ancora più astratta le sue tele mi avrebbero raccontato le stesse cose?
Pur essendo di fatto figurativo, senza dipingere sorrisi o lacrime De Chirico a te suscita ammirazione ed a me disagio e non so (per mia disinformazione in merito) lui che ci volesse dire in realtà. L'interpretazione di un'opera d'arte "moderna" è sempre soggettiva, indipendentemente dal suo totale o parziale astrattismo; credo sia proprio questo a renderla moderna, al di là dell'epoca in cui è stata realizzata: che non esiste un significato univoco, sono tutti "veri".
E a proposito della logorrea... come vedi non mi preoccupa minimamente, anzi: ti ringrazio per il tuo commento "polposo" ed interessantissimo!
Com'è divertente spaziare tra arte e culture diverse ... Sicuramente ammirare dal vivo le opere genera emozioni intense, anche l'assaggio virtuale è decisamente interessante! Merci
RispondiEliminadiciamo che in parte concordo con ciò che hai scritto, le mie conoscenze in campo artistico risalgono al periodo liceale e quindi il mio è un'opinione più che altro soggettiva. Non tutta l'arte moderna è "cattiva" :) come la filosofia mi insegna si stabilisce ciò che è bello dal brutto solo se si ha un altro modello come confronto e di conseguenza avendo un'alternativa preferisco un altro tipo di arte, pur ammirando alcuni pittori contemporanei :)
RispondiEliminaè sempre bello parlare con qualcuno che fa discorsi come dici tu "polposi" :)
Il concetto di diverso inteso come straniero non è l'unica accezione possibile...
RispondiEliminaOggi ho assistito in classe alla derisione da parte dei compagni quindicenni di un ragazzo diversamente abile...c'era cattiveria nelle loro parole, c'era una sorta di rabbia perchè non riusciva a capire ma c'era soprattutto paura...di sedersi vicino a lui, di essere confusi con lui, di mostrarsi amici di una persona in difficoltà.
L'educazione al diverso deve partire, come sempre, dai piccoli che solo se cresciuti in un ambiente in cui la tolleranza è un valore, potranno diventare adulti aperti, consapevoli ed educati ad apprezzare tutte le forme di diversità...nell'arte, nelle tradizioni, nelle cucine...
Detesto gli ignoranti.
@twostella: merci a toi Stellina...
RispondiElimina@aria: anche le mie sono opinioni assolutamente soggettive, ne' credo esista per definzione una forma d'arte "migliore" di un'altra. Probabilmente certe affinità elettive nascono proprio per la storia e la formazione individuale di ciascuno e naturalmente, come dici tu, proprio dai confronti con modelli differenti.
@virò: certo, lo straniero fa paura proprio perchè pecepito come "diverso da sè" in quanto sconosciuto, così come è "non conosciuta" ogni forma di non conformità, disabilità compresa.
Secondo me non è nemmeno di tolleranza che si dovrebbe parlare a menti che (purtroppo per loro) non sono mai state stimolate a ragionare... basterebbe istillare un briciolo di sana curiosità! Conosci qualche trucco per cominciare?
Sì: ho chiesto loro di ipotizzare che anzichè un compagno di scuola fosse un loro fratello minore...ho domandato cosa avrebbero fatto per proteggerlo dalla violenza degli ignoranti...
RispondiEliminaHanno risposto che messo così il punto di vista cambia...
@virò: allora ha un senso il post successivo!!!
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