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i regali

Nami è nata a Narita, appena fuori Tokio, e vive in Italia da dieci anni. Ha una piccola impresa di import-export insieme ad un socio, lei dirige da qui la parte italiana ed il socio da là ne cura la sezione giapponese.

Ogni anno si visitano a vicenda un paio di volte, con un viaggio intercontinentale che Nami aspetta con impazienza perché, nonostante in Italia viva con Romano, un bel fidanzato dai capelli chiari e dall'accento modenese, naturalmente il suo viaggio ha scopi legati non solo al lavoro: tutti i suoi parenti vivono nella sua cittadina d'origine e tornare a casa e ritrovare la famiglia e gli amici d'infanzia le fa sempre piacere.

E' dura stare tanto lontana da un intero mondo e vivere il proprio quotidiano in un Paese dove ogni cosa è affrontata proprio alla base con pensieri e modalità differenti dalle sue... Nami adora l'Italia, per carità, ed ha pure un carattere dinamico, deciso e addirittura estroverso, dunque non è certa che tornerebbe a vivere in Giappone tanto facilmente.

Si rende conto però che i contatti quotidiani con il suo Paese, per intensi che siano, sono legati sostanzialmente al lavoro e non bastano a riempire quella sottile malinconia che ogni tanto le si fa strada nell'anima con intensità sempre crescente. E che si placa solo quando, due volte l'anno, stringe finalmente tra le mani il biglietto aereo con destinazione Tokyo.

Quest'anno il viaggio è fissato con un leggero anticipo rispetto al solito. La sorella è appena stata dimessa dopo un complesso intervento e lei ha voglia di abbracciarla al più presto, quindi organizza per bene il lavoro, affida con mille raccomandazioni il cagnolino alle cure di Romano e parte: andata 7 marzo, ritorno il 14.

La cerchia degli amici italiani assalta il suo ufficio ed il fidanzato per avere sue notizie già dopo i primi telegiornali dell'11 marzo ma non si riesce a sapere niente. Linee interrotte, cellulari spenti, silenzio e sgomento. Per due interminabili, cupissimi giorni di black out dei contatti.

Fino a che Romano riceve finalmente una mail:
"Grazie. Io sono a posto anche la mia famiglia e i amici.
Adesso, per partire domani mattina per l'Italia, mi trovo a Tokyo e ho appena sentito il piccolo terremoto.
 L'epicentro dovrebbe essere l'inferno. Non c'e piu niente, sparito tutto con tsunami... Non si sa ancora quanti danni, quanti morti.
Ci preoccupiamo anche per  la sicurezza della centrale atomica nella zona.
Manca il corrente, cibi, acqua, coperte... Ma non e ancora organizzato la sistema del'aiuto.
Parto domani mattina a meno che non succedi piu niente.
Arrivo domani sera a Milano."

Fino a che Romano riceve finalmente Nami tra le sue braccia, all'aeroporto, a notte fonda, perché le scosse di assestamento hanno complicato le partenze.

Accoglie una Nami insolitamente silenziosa, con gli occhi neri spalancati, come ingigantiti dalle emozioni che non vogliono lasciar trapelare. Con il mento minuto che un po' trema, con le labbra tirate che non riescono a sorridere, con le spalle curve per un sollievo impossibile da provare nonostante alla famiglia non sia successo nulla e si sia riusciti a partire.

Lui l'ha sempre presa in giro per quel suo nome grazioso che in giapponese significa "onda". Le diceva che lei è travolgente e inarrrestabile, sempre in movimento, sempre portatrice di novità, piena ed entusiasta di vita. Quella che stringe ora tra le braccia è una Nami diversa, che impiega parecchi giorni a rientrare nei ritmi di una vita dalla parvenza normale. Ma che non si riprende.

Sembra vivere come sospesa in una nuvola, che tutto annebbia ed attutisce. Il blocco pressoché totale della sua attività lavorativa è come se non la preoccupasse. Si sta attivando per accogliere in Italia i propri cari se le condizioni di vita e di alimentazione dovessero peggiorare anche nella loro zona, che fortunatamente non è adiacente a Fukushima, e dunque vive anche questo problema come risolvibile.

Di niente altro si occupa, nulla riesce a scuoterla, Romano è davvero preoccupato e non sa che fare. Chiede aiuto alla madre di lei con una telefonata, ora che le linee funzionano di nuovo, badando a non farsi sentire da Nami. "Chiedile degli omiyage", si sente rispondere.

In Giappone gli omiyage sono dei piccoli doni che si portano ai conoscenti di ritorno da un viaggio per regalare alle persone care un assaggio dei luoghi visitati. Si tratta di una tradizione radicatissima nell'animo giapponese, espressione insieme di considerazione e rispetto dell'altro, di cortesia e di gioia interiore. E Romano lo sa bene: ogni volta che ha accompagnato Nami in Giappone prima della partenza hanno riempito borse intere di pacchettini italiani per tutti i membri della famiglia, per i conoscenti dei genitori e della sorella, per gli amici di Nami e persino per i vicini di casa!

Romano la sera stessa abbraccia Nami al suo rientro, la tiene stretta e le sussurra qualche dolcezza tra i capelli. E poi lancia l'esca: "So che è stato un viaggio fuori da ogni schema questa volta, immagino quindi tu non abbia omiyage..."

A Nami si illuminato gli occhi. "Che stupida! - dice. - In mezzo a tutto me ne sono completamente dimenticata... Certo che ho portato gli omyiage per i nostri amici! Le cose importanti non vanno mai perse di vista..." Pesca una delle borse che ad una settimana dal rientro giacciono ancora chiuse ed ammucchiate nell'ingresso e ne cava una serie di pacchettini, che dispone ordinatamente sul tavolo. Poi accende il cellulare, spesso spento negli ultimi giorni, e inanella una serie di telefonate.

Nami trascorre i due giorni successivi a visitare persone care, a portare loro piccoli doni primaverili, un po' anche a sorridere. E gradualmente accetta anche le loro domande ed i loro abbracci, comincia a parlare di ciò che ha visto in Giappone, di quello che ha sentito raccontare dai sopravvissuti, della sensazione di inadeguatezza che ha provato mentre era là e del senso di colpa che l'ha travolta mentre saliva sull'aereo. E che ancora non la fa dormire la notte, come se rimanendo sana e partendo avesse in qualche modo tradito il suo Paese.

Rientra a casa alla fine. E tra le braccia di Romano riesce anche a piangere, a lungo, sommessamente. Poi si riprende, sciacqua il viso, disfa finalmente i bagagli ammonticchiati nell'ingresso, indossa una casacca azzurra e torna dal fidanzato. Ha in mano due sacchettini di caramelle per le nipotine di lui e dei dolcetti di una raffinata pasticceria di Tokyo. Quelli sono solo per Romano.

Servono a raccontagli una primavera che fiorisce, quest'anno come ogni anno, nonostante tutto. Alla nobile, semplice, delicata maniera giapponese: qualche fiore che sboccia, il ghiaccio che si scioglie, una manciata di confettini dai colori di germoglio. E naturalmente una tumultuosa, fresca, energica onda azzurra. Le cose importanti non vanno mai perse di vista...


A me invece in questi giorni è arrivato in regalo un pezzetto di foie gras. Molto meno poetico, devo dire. Mi fa pensare un po' fuori stagione a festeggiamenti, ricorrenze e cene importanti, di cui al momento non ho peraltro alcuna voglia.

Così ho pensato di declinarlo con nobile semplicità, abbinato ad una verdura primaverile, sempre in una oramai costate ed intrinseca ricerca di Giappone ed armonia anche nei gesti più indiretti, nei pensieri più nascosti, nei sapori meno orientali. E' una fase, magari prima o poi mi passa.


Carciofi e foie gras
ingredienti per 4 persone come piatto principale, per 8 come antipastino:
6 carciofi
2 medaglioni di foie gras (circa 80 gr. in tutto)
2 cucchiai di burro
1 cucchiaio di farina
1/2 bicchierino di Madeira (oppure Marsala)
6 bicchieri circa di brodo vegetale leggero
3 cucchiai di aceto bianco
zucchero
sale

Mondare con cura i carciofi, tagliarli a metà o in quarti per il lungo, eliminare le barbette e metterli a bagno in una ciotola d'acqua acidulata con l'aceto per una mezz'oretta.

Cuocerli a vapore (io li ho messi in un cestello dentro un contenitore con coperchio con un dito di acqua sul fondo, dentro al microonde a 900 w per 8 minuti), quindi saltarli brevemente nel burro fino a che non si dorano leggermente.

Si possono anche stufare direttamente in poco olio e burro con un paio di cucchiai di acqua, ma è più probabile che perdano un po' la forma. In ogni caso una volta pronti levare i carciofi dal tegame e disporli in un vassoio da portata, da tenere in caldo in forno a 50°.

Nel burro di fondo rimasto nel tegame versare il cucchiaio di farina, facendolo tostare fino a quando non comincia a colorirsi.

Sfumare con il Madeira e quindi aggiungere il brodo, abbassare la fiamma e lasciar addensare la salsa per una decina di minuti.

Tagliare una fetta di foie gras in 12 pezzetti e disporli sui carciofi, sbriciolare grossolanamente l'altra fetta ed unirla alla salsa, mescolando delicatamente fino a che si è quasi totalmente disfatto, quindi versare sui carciofi e servire, eventualmente decorato con una presa di prezzemolo o di erba cipollina freschi tritati.

  • rivoli affluenti:
  • per una bella storia di mare e di onde, di quelle di una volta: Joseph Conrad, Vittoria, Sonzogno.

Commenti

  1. Il racconto di Nami mi ha profondamente commossa. Mi ha fatto capire più di mille immagini e telegiornali lo spirito del popolo giapponese e l'immane tragedia che stanno affrontando con una dignità che possiamo soltanto ammirare da lontano. grazie, davvero, per le tue parole. e naturalmente grazie per la ricetta!

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  2. Un mio piccolo omaggio al Giappone..
    http://glu-fri.blogspot.com/2011/04/jardin-japones.html

    Baci, Simonetta

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  3. sapessi che tristezza ho nel cuore per non poter andare in questo splendido paese...era un anno che me lo studiavo...ma la tristezza in realtà è per un popolo assai fiero che nelle nuove generazioni aveva superato i problemi di salute legati alle bombe atomiche ed ora...non sai quanto sia dispiaciuta...ti chiedo un favore anche se non mi conosce abbracciami tanto forte Nami, ciao Flavia

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  4. Ci vuole una grande forza ad affrontare tragedie del genere, ed una grande forza quando (come nel caso di Nami) la tua vita è altrove e si è combattuti fra la gioia di essersi salvati ed il "senso di colpa" per esersene andati.
    Che donna saggia la madre di Nami...

    E la stessa forza l'ha dimostrata anche Romano che, dopo lo spavento, deve essersi sentito senza alcun potere.
    Evviva tutte le piccole cose della vita, evviva gli omiyage!

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  5. Certo che dopo averti osservato volare cosi' in alto ritrovarsi a parlare di carciofi e' spiazzante. Perche' allora non alterni i post nei quali voli cosi' in alto con i post che parlano di tagliuzzare, salsare, e cosi' via?
    Bada bene, non e' una critica, ma per me, secondo me, il salto e' spiazzante.
    OK, OK, forse avrei dovuto essere piu' diplomatico. Scusa la rudezza, perdonami.
    Buona fine di settimana :)

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  6. Dimenticavo: questa ricetta me la salvo per il prossimo febbraio (di solito sono sommersa di carciofi in quel periodo) ed il foie gras me lo porto da Parigi, per cui accoppiata perfetta, grazie!

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  7. @cristina: sai una cosa? Vivendo qui in Italia a stretto contatto con dei Giapponesi mi rendo conto di aver talmente assorbito il loro naturale concetto di dignità da ritenerlo quasi "normale", e a volte non mi rendo nemmeno più conto di quanto sia invece straordinario.

    @glu.fri: è vero, oggi i nostri organi di informazione parlano oramai solo del pericolo nucleare, tra l'altro quasi solo in relazione alle possibili conseguenze per l'Italia, senza un minimo di compassione ed interesse per chi, oltre ad aver perso tutto con terremoto e tsunami, è pure alle prese con la radioattività vera! Non temere: ne parlerò presto e molto decisamente!

    @eli.fla: qualche piccolo angolo di Giappone vero lo si sta creando in Italia con eventi culturali, mostre e manifestazioni varie. Meglio di nulla. Presto ne racconterò diffusamente, soprattutto di quelle iniziative che hanno anche uno scopo benefico. Diciamo che per il momento dovrai accontentarti di questi palliativi... considera però il tuo sogno solo rimandato, non perso!

    @muscaria: qualcuno una volta mi ha detto: "nessun particolare è un dettaglio" e potrei dire di avrne fatto un vero insegnamento di vita. Dovrei indagare, forse era giapponese inside...
    PS: non so perchè ma mi vien da ridere pensando a te che ti salvi una mia ricetta! Devo indagare anche qui.

    @corradoT: questi carciofi sono stati preceduti a tavola da una zuppina giapponese di vongole, probabilmente più poetica dei carciofi, lo ammetto, che tra l'altro in Giappone sono una verdura poco conosciuta, e forse anche più coerente con il racconto.
    Però le vongole non me le avevano regalate. Quindi ho deciso di tenere la ricetta della zuppina jap per un altro post e di continuare invece qui il filo conduttore del regalo, anche per sottolineare il differente significato che ha per un Giapponese fare o ricevere un dono rispetto al nostro atteggiamento italiano. Se vuoi il foie gras è ben più costoso dei dolcetti giapponesi, ma quanto meno prezioso!

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  8. Sono assolutamente d'accordo. Ciao :)

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  9. Questa storia mi ha tanto colpita!!!Ma i giapponesi hanno un cuore e una forza unica...sono certa che supereranno anche questo!!!!Buona fortuna!!!!!!

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  10. sì, concordo con tutti i commenti...racconto molto toccante.
    un bacio!

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  11. Bellissimo post, mi ha commossa alle lacrime per la delicatezza e insieme la leggerezza con cui racconti di Nami, della sua famiglia, di Romano, della vita che continua nonostante le tragedie che si abbattono su porzioni di umanità magari anche lontane, ma che sentiamo così vicine nel dolore.

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  12. @graal77: vero. Magari la superano ancora meglio se un po' dicuore e di forza glieli diamo anche noi.

    @salamander: grazie, un bel bacione anche a te!

    @mapi: la vita che continua, e che tutti dobbiamo impegnarci a far funzionare nel migliore dei modi. Una grande lezione!

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  13. Confesso di aver salvato più di una delle tue ricette...

    (sarà grave?)

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  14. çmuscaria: renditi conto del tuo livello di degenerazione...

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  15. La ricetta è bella, buona e particolare come sempre ma il mio pensiero emozionato va' a Nami e a tutto ciò che implica. Grazie, ti leggo sempre con immenso piacere, mi apri dei mondi :-)

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  16. Questo commento è stato eliminato dall'autore.

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  17. Leggere il tuo racconto mi ha fatto riflettere sui comportamenti di mia moglie, anche lei giapponese, nei primi giorni dopo lo tsunami. Vivendo al suo fianco sono abituato a molti sui comportamenti, ma questa volta è riuscita a stupirmi nuovamente, per come abbia tenuto dentro sé tutte le sue emozioni e i pensieri che più la spaventavano. C'è stata un'unica occasione in cui si è aperta, pochi soli minuti e poi, tutto è tornato dentro lei, per rimanerci, forse per sempre, forse per cercare di dimenticare.

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  18. @vincent: me l'avete già chiesto più di un anno fa, vi ho chiesto spiegazioni, non ho ricevuto risposta. Vogliamo riprovare?

    @edda: io apro nuovi mondi a te?! Non scherziamo...

    @mabataki: il pudore dei sentimenti è insieme una qualità ma anche limite, se vuoi, quando impedisce di lasciarsi raggiungere nel profondo. In realtà però non mi è ancora capitato di non riuscire a comprendere lo stato d'animo di un amico giapponese, nonostante la loro estrema riservatezza.
    Si tratta semplicemente di segnali di comunicazione mediamente più raffinati e rarefatti dei nostri, ma decisamente potenti.

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  19. C'è tanto da imparare. Confesso che per la mia "cultura meridionale" l'atteggiamento dei giapponesi davanti a quanto gli è capitato sfiora il non-umano. Il filo conduttore però di certe tragedie me li rende inevitabilmente più vicini di quanto non si pensi. Non mi va di essere ipocrita e quindi confesso che faccio una estrema fatica a 'capire' pur riuscendo a cogliere quell'attimo di poesia che me li fa ammirare oltre ogni divisione geografica, culturale, ...
    Grazie come sempre per questa finestra su ciò che non ricerco come prospettiva :)
    PS
    Ho letto il post da quando lo hai pubblicato...ma commento solo adesso...dici che ho bisogno di un aiuto?! :P ehheheehe

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  20. @gambetto: no, hai solo bisogno di più tempo... libero!

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