Passa ai contenuti principali

aria d'Italia

A bocce ferme tiro un respiro. Sono stati molto intensi questi ultimi mesi, fuori e dentro il blog. Iniziative legate al terremoto in Giappone, il fascinoso ma incalzante viaggio di Marco Polo da rincorrere, l'espolsione di emozioni e la richiesta di energie dell'MTC di giugno, tutto a farcirmi (anche positivamente, non lo nego!) una vita già densa di suo di pensieri impegnativi.

Poi l'altra sera cambia tutto: un piccolo tifone arriva a spezzare la lenta fatica di questa strana estate. Alberi abbattuti sopra tetti, vetri di finestre infranti, auto travolte da rami e rottami, noci di ghiaccio a martellare automobili e fracassare insegne. E vortici di aria che polverizza la pioggia e le foglie, una bora fuori sede che viaggia a 100 km all'ora e copre qualsiasi altro rumore e lascia poi luce opaca e silenzio assoluto, insieme ad una temperatura di venti gradi più bassa.


Cammino in mezzo a questa distruzione che ha tinto tutto di verde seminando mucchi di foglie e frammenti di oggetti ovunque; e mi sembra di respirare meglio. Incrocio sguardi sbigottiti e complici, come se la piccola catastrofe a cui siamo sopravvissuti ci avesse ricordato, a me ed agli sconosciuti che incontro lungo quella che poco fa ricordo essere stata una strada, che esistiamo nonostante tutto, che siamo qui e ora e ci siamo tutti. Che i danni subiti da ciascuno di noi, per quanto gravi e scomodi e costosi, ci hanno lasciati indenni. Che da oggi in poi possiamo testimoniare insieme un evento eccezionale che incredibilmente ha sconvolto un'intera provincia ma non ha ferito praticamente nessuno.

Tiro un respiro ora, nonostante le ferie siano ancora lontane a fronte di un quotidiano assillante ed afoso a cui la tempesta ha aggiunto un carico di problemi oggettivi. E poi le emergenze nipponiche restano presenti in ogni fibra del mio essere, la carovana di Marco Polo è sulla via del ritorno ma tuttora in movimento, e via e via.

Ma lo stesso nubifragio che mi ha riempito la casa ed il lavoro di rottami mi ha anche aiutato a fare pulizia dentro, in qualche modo. E mi sono ricordata di una proposta di Annamaria del blog la cucina di qb, su cui fantasticavo da tempo ma che nelle ultime settimane giaceva inane, accantonato in un angolo della testa poco usato.

E mi sono accorta di avere come riordinato le priorità, recuperato lo spazio mentale per aderire con gusto e con tempo a ciò che mi interessa, perché sono qui e sono ora, e sono viva e ho risorse di pensiero, di fisico e di cuore per affrontare tutto. A maggior ragione un'emozione positiva.

Poi in fondo questo chiede Annamaria con la sua raccolta Le Italie a tavola: cucinare un'emozione... preparare il piatto che secondo noi meglio rappresenta il legame unitario di questi ultimi 150 anni d'Italia. Che sia di tradizione o di pura invenzione, deve essere semplicemente testimonianza di un legame emotivo profondamente sviluppato tra i termini "cibo" e "Italia" per rendere tramite analogie, condivisioni, confronti costruttivi, il reale significato del concetto di "unità".

Recupero dalla pila che mi aspettava paziente sul comodino un articolo letto qualche settimana fa in cui lo storico Massimo Montanari racconta di Ortensio Lando, autore nel 1548 del Commentario delle più notabili e mostruose cose d'Italia e d'altri luoghi, che propose ad un immaginario nobile viaggiatore straniero una sorta di guida gastronomica ai prodotti ed ai piatti "italiani": maccheroni alla siciliana, pani napoletani, salumi emiliani, formaggi delle valli alpine, vini bresciani, torte liguri...

Montanari sottolinea come si trattasse di specialità oggi considerate regionali ma ai tempi tipiche di Stati diversi, curiosamente considerate però dal Lando già intrinsecamente  "italiane"... come se ci fosse una sorta di diffusa identità cultural-nazionale e l'Italia, ancora più che divisa politicamente, nel XVI secolo esistesse in spirito, già unita dalla golosità!

Sulla scorta di questa percezione di un'unica Italia costituita dalla propria coscienza gastronomica ancor prima di qualsiasi fantasioso progetto politico, ho pensato di comporre, come avrebbero tranquillamente potuto fare anche all'epoca il dotto Lando od il suo nobile amico straniero, un piatto di accostamenti.

Nessuna lavorazione complessa, nessuna tecnica sapiente. Solo prodotti da sempre "italiani" messi uno in armonia con l'altro come note fantasiose, a produrre un'aria musicale e leggera. Aria di tempesta gentile, che non fa male, che unisce.

La mozzarella dunque potremmo nonconsiderarla campana ma del Regno di Napoli, lo speck trentino potrebbe viene per la precisione dallo Stato Vescovile di Trento, il basilico invece che ligure potrebbe crescere nella Repubblica di Genova, le ciliegie di Vignola essere raccolte nei Ducati di Modena e Ferrara...

Sud, Nord, Ovest, Est. Italiani. A vivere insieme in una fresca ricetta al centro di un'estate un po' strana. Un'estate interrotta per un momento da una piccola tempesta cattiva e saggia. Un'estate da 150 anni ufficialmente italiana, piena di memorie e insieme di possibili sviluppi.


Italia di mozzarella, ciliegie, speck e basilico
Ingredienti per 4 persone:
1 mozzarella di bufala da circa 400 gr.
80 gr. di speck tagliato in fette spesse circa 1 mm.
250 gr. di ciliegie
5 o 6 foglie di basilico
olio extravergine leggero (io ho usato olio del Grada... pardon, della Repubblica di Venezia)
sale
pepe bianco al mulinello

Tenere la mozzarella fuori dal frigo per almeno un paio d'ore prima del consumo, poi scolarla bene dalla sua acqua e ridurla a piccoli pezzetti "stracciandone" la polpa con le mani invece di tagliarla in modo troppo regolare.


Lavare ed asciugare bene le ciliegie, privarle del picciolo e tagliarle in due, eliminando il nocciolo. Tagliare lo speck o sfilacciarlo, fino a ridurlo a striscioline larghe circa 1 cm. Tagliare il basilico a nastrini sottilissimi.

Unire tutti gli ingredienti, condire con appena un pizzico di sale, un filo di olio ed un'abbondante macinata di pepe, lasciar riposare una decina di minuti perché tutto si insaporisca bene quindi dividere in ciotole individuali e servire, eventualmente accompagnato da crostini di pane sciapo tostato (pane toscano... cioè... volevo dire: del Granducato di Toscana...)
Questo post è tutto dedicato ad Annamaria, alla sua raccolta "tra stomaco e cuore", alla sua capacità di indurre la ricerca di emozioni.
  • rivoli affluenti:
  • L'articolo citato di Massimo Montanari è L'Italia prima dell'Italia, nella rubrica "Cibo e Cultura" della rivista Consumatori, giugno 2011

Commenti

  1. L'Italia é una nazione...ma forse non acora ed ancora piú di questo. E' quasi una categoria del pensiero, perché storicamente non ha sufficiente "anzianitá " di nazione .
    E la cucina lega l'Italia forse piú di qualsiasi altra cosa da sempre!
    E viaggia tanto tanto che arriva a una "milanese alla napolitana " : sincretismo nazional popolare gastronomico di chi da lontana ricorda un luogo chiamato Italia

    RispondiElimina
  2. Mi è piaciuto molto leggere questo post, iniziato con "frammenti di oggetti" e finito con l'unità gastronomica di un Popolo che ancora nazione non era, e ti dirò che l'unione da te ricreata nel piatto mi attira proprio...complimenti, come sempre!
    ciao loredana

    RispondiElimina
  3. Non è che metaforicamente volevi dirci che dopo il berlusconismo e la Lega magari conteremo i cocci...ma ritroveremo una pace ed una consapevolezza maggiore!? :P ahahahahahahah
    :DDDDDD
    Ti autorizzo a mandarmici!:P

    RispondiElimina
  4. Mario, il piatto verde-lega c'è :-)))
    scherzi a parte, ho letto tutto con molto piacere (e anche con un filo di preoccupazione: tu, tutto bene, giusto?), in specie l'estratto dell'articolo di Montanari: mi apre prospettive nuove, perchè io ho sempre sostenuto la regionalità della cucina italiana, piuttosto che la sua nazionalità. sapere che comunque già prima dell'Unità c'era un filo rosso di consapevolezza che univa piatti così diversi mi conforta, mi interessa e mi spinge ad approfondire. E pensare che quando ho letto il titolo di qesto post ho pensato: "ooohhh, niente carovana... stavolta non imparerò nulla..."- ecco lì :-)))
    ciao
    ale

    RispondiElimina
  5. Interessante iniziativa, non la conoscevo (ma non si puo' tutti i giorni scorrere tutto il gastroweb...), credo proprio che partecipero'.
    La tua creazione mi piace molto, complimenti.
    Anche simbolicamente: e' un guazzabuglio (non in senso spregiativo, eh? Al contrario), proprio come gli italiani, campanilisti al massimo, ma uniti con convinzione.
    Ossignùr, sto diventando serioso :)

    RispondiElimina
  6. @glu.fri: il tuo punto di vista semi-esterno è prezioso... Forse la cultura gastronomica italiana più che sufficientemente anziana è sufficientemente saggia. E certamente più fondante e sotrica rispetto ad altri ideali "comuni" meno radicati.

    @loredana: potremmo quasi dire "frammenti di unità"...

    @gambetto: no, e che dopo aver usato ordinatamente le ciliegie in un dolce praticamente tutto per te... ha preso il sopravvento la trasgressione dei canoni!

    @ale: sì sì, tutto bene, niente che non si possa rimediare. Il piatto veramente con il verde lega non vuol aver niente a che fare... è che si tratta di una ricetta sottilmente tricolore, dove però serviva supportare la proporzione del verde rispetto al bianco e rosso.
    Lo straordinario del testo di Lando è che, dopo la "globalizzazione" della cucina peninsulare ad opera dei Romani, sottolinea come ogni territorio abbia saputo specializzarsi in modo tipico ma sempre con alcune priorità comuni (leggi formaggi, salumi, pani e vini, tanto per fare un esempio...). Quindi la radice "italiana" non è derivata da un'imposizione ma da un sentire comune. Che meraviglia...

    @corrado.t: infatti credo che l'iniziativa di Annamaria non abbia avuto sufficiente visibilità rispetto al suo valore. Ma se "uniamo" i nostri sforzi da un capo all'altro dell'Italia e anche oltre...

    RispondiElimina
  7. Bellissimo come al solito il tuo post, freschissima e deliziosa la ricetta.

    Tutto a posto adesso? Spero che tu non abbia avuto troppi danni.

    Un bacione!

    RispondiElimina
  8. @mapi: più che altro è bellissima l'iniziativa di Annamaria, mi piacerebbe fosse più visibile.
    Sì, tutto a posto grazie, son solo danni "collaterali"...

    RispondiElimina
  9. Cavolo, non ne sapevo niente...(sono davvero fuori dal mondo più del solito in questo periodo!) felice di sapere che tu stia bene e che i danni siano riparabili :-)
    Adoro le ciliegie nell'insalata e se potessi mangiare la mozzarella, questo piatto tricolore te lo copierei immediatamente!

    RispondiElimina
  10. ...la milanese alla napolitana é un tipico piatto...argentino...hanno fatto l'unitá d'Italia quaggiú e della Lega non gli importa una lippacippa...;-).

    A presto Stefi, anzi no Simo :DD !!

    RispondiElimina
  11. @muscaria: mi sfugge il concetto di "più fuori del solito"...

    @glu.fri: siete troppppppo avanti...

    RispondiElimina
  12. Ho un libro del Touring che allinea una serie di piatti, specie torte salate e dolci, di ogni regione o meglio angolo d'Italia, assai suggestivi, con nessuna attendibilità e a volte nessuna indicazione delle esatte procedure. Mi invita assai ad associare, immaginando. Proprio oggi pensavo che mi vorrei cimentare. In autunno.

    RispondiElimina
  13. @artemisia: adoro quel genere di libri, spettinati per natura ed ingenuità e non per imperizia o superficialità.

    RispondiElimina

Posta un commento

post più popolari

MTC di settembre 2014: un sacco di riso!

Diceva un vecchio slogan anarchico: "con l'ironia abbatteremo il potere e un sacco di riso lo seppellirà".  A no? Erano risate?! Va be'... per un MTC di questa portata ci si può anche concedere una licenza! Premessa... ... avevo scritto un post lunghissimo per raccontare perché e per come ho scelto questo tema per l'MTChallenge di settembre 2014. Poi l'ho ridotto della metà, lasciando solo alcune note che mi sembravano indispensabili, e l'ho mandato alla Gennaro per un parere.  E lei ha detto che un terzo di quanto le ho mostrato era già troppo! Allora ho ricomposto alcuni dei contenuti in articoli di supporto da pubblicare più avanti ed ho cassato il resto. Qui è rimasto il riassunto della selezione della selezione, ovvero il puro tema dell'MTC. Che, mi spiace, adesso vi tocca leggere per intero! Se scegliere un ingrediente invece che una ricetta tende ad allargare gli orizzonti, questa volta scegliere IL RISO , come capirete, li spalanca fran...

a tu per tu con il Fleischkäse svizzero, questo sconosciuto di famiglia

Nel curioso elenco dei cibi svizzeri che hanno caratterizzato la mia infanzia mi rendo conto che, fatto strano, sul blog non ho ancora parlato del  Fleischkäse, una via di mezzo tra un polpettone ed un würstel gigante di cui da bambini venivamo spesso nutriti. Ma un episodio di vita vera me lo ha messo sotto il naso proprio l'altro giorno, ed eccomi qui con il mio reportage storico-familiare. Alcuni Svizzeri, come quelli di casa mia, vivono il   Fleischkäse come un salume, da comprare pronto, intero o affettato sottile in buste, da servire in tavola come fosse prosciutto cotto o da infilare nei panini per merenda con maionese, senape e cipolline sottaceto (Be'... che c'è?! Se mia mamma per evitare che noi figli mangiassimo troppa Nutella la teneva in frigo ad indurire, così era più difficile da spalmare e sul pane se ne metteva di meno, perché stupirsi di quella che lei invece considerava una merenda "sana"?!) Altri amanti del  Fleischkäse  lo ...

una salsa di cipolle svizzera per würstel e per mamme lavoratrici

Lo so: sono rimasta indietro di una puntata! Parlavo di  ricette svizzere  quando un'irrefrenabile tentazione di cibo americano  si è intrufolata in cucina ed ha avuto  la meglio. Riprendo ora il filo con un piatto che ho proposto pochi giorni fa anche alla mia cara mammina svizzera in occasione del suo compleanno: Bratwurst con salsa di cipolle. L'aspetto curioso non sta tanto nel tipo di würstel utilizzato, una salsiccia bianca di vitello il cui nome per alcuni significa "salsiccia di carne spezzettata" e per altri "salsiccia da arrostire". In Germania di solito viene speziata in modo deciso con pepe, noce moscata e/o cumino, mentre in Svizzera il suo sapore è molto più delicato. In Ticino ne esiste una versione mignon, una "collana" di micro-salsiccine detta cipollata  non perchè contenga cipolle ma perchè, appunto, di solito si serve in salsa di cipolle. Ma, a casa della mia mamma lavoratrice senza tempo ne' passione per la cucina,...

MTC giugno 2011... verso Oriente!

Continuo a pensare che le giudici  titolari  e aggiunte  dell'MTC fossero completamente fuori quando hanno passato a me il testimone e nessuno potrà convincermi del contrario, anche perchè potevano ben immaginare in che gorgo storico-etnico-confusionale avrei trascinato la sfida... ma si sono fidate lo stesso! No, è oggettivo: non possono essere completamente normali... Accertato questo, dichiaro anche di non essermi mai emozionata tanto nello scrivere un post e soprattutto nel proporre una ricetta, sentendo tanti occhi puntati addosso ed il fiato trattenuto di tanti MTC addicted... Ebbene sì, rilassatevi (o disperatevi) pure: come temevate, questa volta si va davvero tutti in Giappone! Niente succede per caso, si sa. Tanto è vero che l'eterno girovagare di Marco Polo (a cui faccio da qualche tempo da vivandiera ) l'ha portato proprio a questo punto del suo viaggio a confrontarsi con  Cipango , il Paese del Sol Levante... Come potevo non cogliere il suggerimento ...

peperoni farciti alla croata: massaia batte bustina millemila a zero!

Riprendere a parlare di cucina non è facilissimo, soprattutto con il tono scanzonato che avevo in mente per questo post. Mi limiterò all'aspetto "documentaristico" ed umano, che l'umore magari sa beneficiare della concentrazione e della dolcezza richieste da una simile impostazione. Dopo una lunga serie di articoli e ricette a base di riso penso di cambiare direzione dedicandomi ai peperoni bianchi croati che di solito si cucinano ripieni di carne, per scoprire poi che nella farcia è presente riso crudo. Quando si dice il caso... I peperoni bianchi, babura paprika, in Croazia sono reperibili facilmente proprio in questa stagione. Ne ho in frigo tre e decido di prepararli, appunto, come  punjene paprike , ovvero farciti e cotti nel pomodoro, ricetta tipica che con piccole varianti è diffusa anche in altri Paesi limitrofi e che ogni famiglia, ovviamente, prepara secondo i propri criteri. La versione più semplice prevede di profumare carne trita di manzo o m...

riso Otello: un nero integral(ista)

Il primo giorno di autunno una ricetta con le ultime verdure estive, che sono ancora buone visto che sembra far più caldo ora che nei mesi trascorsi... Sollecitata da alcuni dubbi posti sulle modalità di cottura del riso integrale e sull'utilizzo di varietà di riso "esotiche", ho pensato di provare le risposte sul campo e chiarire soprattutto le idee a me stessa, la prima che ha tutto ancora da imparare. Così, per prendere due piccioni con una fava, ho scelto un riso sia nero che integrale. No, non famoso ed idolatrato riso Venere, fantastica varietà di nobile origine cinese che, grazie a opportune ibridazioni, ora è coltivato anche in Italia.  Ho pescato  invece una varietà tutta italiana: il riso Otello, che deriva anch'esso da varietà cinesi ma è di concezione e di coltivazione tutta nostrana. Chissà se il  nome è stato ispirato ispirato dal famoso personaggio shakespeariano, dalla sua pelle scura e dalla sua natura piuttosto integral ista... Si utilizz...

precisazione:

Per carattere tendo a tenermi in disparte e so che un comportamento simile in rete rema contro la normale volontà di visibilità di un blog che si rispetti: ho ricevuto spesso critiche per questo.
Mi hanno anche fatto notare che non sempre racconto le manifestazioni a cui sono invitata da aziende e che non polemizzo con chi ha utilizzato i miei testi o le mie foto senza citare il mio blog.
Ringrazio con passione chi mi rivolge queste critiche per affetto e chi mi sopporta lo stesso, nonostante non segua i loro consigli!