Una strana primavera in questa aria lavata di pioggia, con profumi accennati e colori rari ed esplosivi, fucsia e viola e rosa e ciclamino ovunque. Succedono cose veloci ed intense, da restare senza fiato, da non avere modo di fermarsi e capire. E forse capire non serve, oppure non è ancora tempo.
Qualcuno mi dice che non e' necessario avere le risposte subito. A sospendere il giudizio non si muore ne' si perdono occasioni. Poi le cose ritornano, il dolore ma anche la comprensione, con i tempi loro. E nel mentre possiamo vivere, agendo le idee e le emozioni più che pensandole e dicendone. Come fanno i bambini, capaci di intuire e fare senza parlare, di trovare il seno della madre e poi imparare ad abbracciarla ancora prima di saperla chiamare mamma.
Per una volta provo ad ascoltare. Ho sempre, sempre, sempre provato a dialogare per cercare di capire le persone. Forse non è questa la regola perfetta, o non lo è oggi, con tutti questi fiori lucidati da una pioggia sottile e profumata. Imbocco incerta e serena una dimensione di tempo alternativa, che lasci respirare, che assapori il gusto dei gesti e permetta alle parole di decantare, ai pensieri di riposare. E capire magari non sarà neppure più necessario.
Per eccesso di razionalità continuo a dimenticarmi che non siamo fatti di tre parti diverse, testa cuore e pancia, ma che siamo una cosa unica, un solo essere di tre colori. Sanshoku, direbbero i Giapponesi: "fatto di tre colori".
In questo caso i colori non possono che essere gradazioni di quel rosa intenso che in questo momento imperversa nella mia vita. Volente o nolente. Pensato sentito o agito non ha importanza: sostanzialmente accettato. Colori di questa pioggia, di questo giorno, di questo piatto giapponese. Uno di quelli quotidiani, fatti anche per i bambini. Buoni da mangiare così, senza tanto bisogno di capire...
Sanshoku onigiri - Bocconcini di riso con tre colori
ingredienti per 12 pezzi (4 persone):
500 gr. di riso Roma
150 gr. di filetto di salmone
4 prugne umeboshi
1 cucchiaino di semi di sesamo
1 cucchiaio di fiocchetti di tonno katsuobushi fini (hahakatsuo)
1 foglio e 1/2 di alga nori
sale
Sciacquare, ammollare e cuocere il riso a vapore come spiegato qui.
La tradizione vorrebbe il salmone salato e cotto per un'ora circa in forno a 200° su una griglia sopra una leccarda fino a che è bello asciutto, ma se si ha poco tempo funziona anche saltarlo con un pizzichino di sale in un padellino antiaderente e, a mano a mano che la superficie si schiarisce, spezzettarlo con la punta dei bastoncini fino a ridurlo tutto in fiocchetti ben separati ed asciutti, senza farli colorire.
Io qui ho usato dei ritagli di salmone a piccoli pezzi e li ho saltati con un pizzichino di sale per un paio di minuti insieme ad un cucchiaino di semi di sesamo, rimestando continuamente con le bacchette, fino a che si sono tutti sbriciolati.
Snocciolare le umeboshi e tritarle finemente con un coltello pesante.
Tagliare con un paio di forbici il quadrato di alga nori in 8 rettangoli e il mezzo foglio in 4 rettangoli, tutti da circa 4 x 10 cm.
Lasciar raffreddare il riso a temperatura ambiente, dividerlo in tre ciotole ed incorporare ad una le briciole di salmone al sesamo, alla seconda il trito di umeboshi ed alla terza i fiocchi di katsuobushi, in modo da ottenere tre diverse colorazioni, tenendo da parte un pizzico di ogni ingrediente per la decorazione.
Bagnarsi bene le mani e formare con il riso di ogni ciotola 4 polpette a forma triangolare, da circa 6 cm. di lato. Meglio tenere una ciotola d'acqua sul tavolo ed una spugna umida a lato, per potersi continuamente bagnare e pulire le mani senza girovagare per la cucina.
Se si volessero delle polpettine tutte bianche si possono usare i tre aromi come ripieni, mettendo circa mezzo cucchiaino di ripieno in ogni polpetta e distinguendole poi una dell'altra con decorazioni (tipo una punta di umeboshi, un pizzico di katsuobushi, qualche chicco di sesamo nero o bianco, una briciola di salmone, dei ritaglini di nori, una julienne di foglie di shiso, poca scorzetta di yuzu o lime, eccetera).
Proprio un attimo prima di servire decorare la punta di ogni polpettina con un pizzico del suo aroma ed avvolgerle con un rettangolino di nori dalla parte del lato su cui appoggiano sul piatto, disporne tre di colore diverso per ogni commensale accostate "a scaletta" sul singolo piatto e servire subito, oppure servire i foglietti di nori in un piattino a parte, in modo che non si ammoscino stando troppo a lungo a contatto con il riso.
Gli onigiri si mangiano con le mani, impugnandoli dalla parte dell'alga perché il riso non si appiccichi alle dita. A me piacciono così, "nature", ma si possono accompagnare eventualmente con ciotoline di salsa di soja in cui intingere gli onigiri, un pochino di gari (zenzero sottaceto) e qualche tsukemono (verdura in salamoia).
Qualcuno mi dice che non e' necessario avere le risposte subito. A sospendere il giudizio non si muore ne' si perdono occasioni. Poi le cose ritornano, il dolore ma anche la comprensione, con i tempi loro. E nel mentre possiamo vivere, agendo le idee e le emozioni più che pensandole e dicendone. Come fanno i bambini, capaci di intuire e fare senza parlare, di trovare il seno della madre e poi imparare ad abbracciarla ancora prima di saperla chiamare mamma.
Per una volta provo ad ascoltare. Ho sempre, sempre, sempre provato a dialogare per cercare di capire le persone. Forse non è questa la regola perfetta, o non lo è oggi, con tutti questi fiori lucidati da una pioggia sottile e profumata. Imbocco incerta e serena una dimensione di tempo alternativa, che lasci respirare, che assapori il gusto dei gesti e permetta alle parole di decantare, ai pensieri di riposare. E capire magari non sarà neppure più necessario.
Per eccesso di razionalità continuo a dimenticarmi che non siamo fatti di tre parti diverse, testa cuore e pancia, ma che siamo una cosa unica, un solo essere di tre colori. Sanshoku, direbbero i Giapponesi: "fatto di tre colori".
In questo caso i colori non possono che essere gradazioni di quel rosa intenso che in questo momento imperversa nella mia vita. Volente o nolente. Pensato sentito o agito non ha importanza: sostanzialmente accettato. Colori di questa pioggia, di questo giorno, di questo piatto giapponese. Uno di quelli quotidiani, fatti anche per i bambini. Buoni da mangiare così, senza tanto bisogno di capire...
ingredienti per 12 pezzi (4 persone):
500 gr. di riso Roma
150 gr. di filetto di salmone
4 prugne umeboshi
1 cucchiaino di semi di sesamo
1 cucchiaio di fiocchetti di tonno katsuobushi fini (hahakatsuo)
1 foglio e 1/2 di alga nori
sale
Sciacquare, ammollare e cuocere il riso a vapore come spiegato qui.
La tradizione vorrebbe il salmone salato e cotto per un'ora circa in forno a 200° su una griglia sopra una leccarda fino a che è bello asciutto, ma se si ha poco tempo funziona anche saltarlo con un pizzichino di sale in un padellino antiaderente e, a mano a mano che la superficie si schiarisce, spezzettarlo con la punta dei bastoncini fino a ridurlo tutto in fiocchetti ben separati ed asciutti, senza farli colorire.
Io qui ho usato dei ritagli di salmone a piccoli pezzi e li ho saltati con un pizzichino di sale per un paio di minuti insieme ad un cucchiaino di semi di sesamo, rimestando continuamente con le bacchette, fino a che si sono tutti sbriciolati.
Snocciolare le umeboshi e tritarle finemente con un coltello pesante.
Tagliare con un paio di forbici il quadrato di alga nori in 8 rettangoli e il mezzo foglio in 4 rettangoli, tutti da circa 4 x 10 cm.
Lasciar raffreddare il riso a temperatura ambiente, dividerlo in tre ciotole ed incorporare ad una le briciole di salmone al sesamo, alla seconda il trito di umeboshi ed alla terza i fiocchi di katsuobushi, in modo da ottenere tre diverse colorazioni, tenendo da parte un pizzico di ogni ingrediente per la decorazione.
Bagnarsi bene le mani e formare con il riso di ogni ciotola 4 polpette a forma triangolare, da circa 6 cm. di lato. Meglio tenere una ciotola d'acqua sul tavolo ed una spugna umida a lato, per potersi continuamente bagnare e pulire le mani senza girovagare per la cucina.
Se si volessero delle polpettine tutte bianche si possono usare i tre aromi come ripieni, mettendo circa mezzo cucchiaino di ripieno in ogni polpetta e distinguendole poi una dell'altra con decorazioni (tipo una punta di umeboshi, un pizzico di katsuobushi, qualche chicco di sesamo nero o bianco, una briciola di salmone, dei ritaglini di nori, una julienne di foglie di shiso, poca scorzetta di yuzu o lime, eccetera).
Proprio un attimo prima di servire decorare la punta di ogni polpettina con un pizzico del suo aroma ed avvolgerle con un rettangolino di nori dalla parte del lato su cui appoggiano sul piatto, disporne tre di colore diverso per ogni commensale accostate "a scaletta" sul singolo piatto e servire subito, oppure servire i foglietti di nori in un piattino a parte, in modo che non si ammoscino stando troppo a lungo a contatto con il riso.
Gli onigiri si mangiano con le mani, impugnandoli dalla parte dell'alga perché il riso non si appiccichi alle dita. A me piacciono così, "nature", ma si possono accompagnare eventualmente con ciotoline di salsa di soja in cui intingere gli onigiri, un pochino di gari (zenzero sottaceto) e qualche tsukemono (verdura in salamoia).
- rivoli affluenti:
- ... c’è una risposta solaa tutto quello che non soè una carezza che volacon gli aquiloni in un giorno di vento…(Pino Daniele, "I still love you" in La grande madre, 2012)
Sono perfetti,questi li papperebbe anche una pagana come me!Li ho mangiati anche col tarako,ma li preferisco senza.
RispondiEliminaSono veramente belli,un bacione. :)
@edith: il tarako è come la bottarga: intenso! questi sono decisamente aromi più delicati, tranne forse l'umeboshi, per cui si deve apprezzare però l'aspro-dolce...
Eliminastupendi!!!bellissimi da vedere e da mangiare!
RispondiElimina@angelica: grazie, sono anche molto facili ed in realtà si possono preparare con qualsiasi ingrediente, anche gli avanzi di frigo...
RispondiEliminaPost interlocutorio, provo a capire ma non ci riesco poi comprendo che è così questa volta, va letto di pancia e non con la testa :)
RispondiEliminaI tre colori non sono di certo i miei preferiti...e tu non crederai a quanto dico ma questi potrei anche mangiarli in nu boccone alga a parte...forse...quando si dice ironia della sorte! :P ahahahahahah
@gambetto: proprio perchè non sono nemmeno i miei colori preferiti è meglio agire di pancia e di cuore e lasciar perdere la testa... E poi queti bocconcini sono talmente light che anche il tuo stomachino non potrebbe opporre resistenza. Sulle alghe ci possiamo sempre lavorare...
RispondiEliminaLe tue parole scorrono, si intravedono squarci di vita, di quella intensa che a volte lascia le sue tracce. Anch'io non capisco ma non importa, mi piace lo stesso.
RispondiEliminaGrazie per la ricetta e tutti i consigli manuali, imparo sempre qualcosa :-)
Buona notte e un abbraccio
Cito testualmente dal tuo primo scritto: "Rinunciare a capire per me è stato un traguardo. Ho ringraziato questa intuizione, ho perdonato il mio limite e ho ripreso contatto con la realtà quotidiana, ri-cercando e poi ri-trovando la serenità delle piccole cose."
RispondiEliminaE se riprendere il contatto con il quotidiano significa ammettere che il rosa esiste, che è un colore e che, nelle giuste combinazioni, ha un senso, forse significa che era il grigio precedente ad essere la strada che ti arricchiva di meno...
@edda: grazie a te per essere qui anche se sei lì
RispondiElimina@virò: tutto il trafiletto del "qualcuno mi dice" è una vera citazione. Tanto per sottolineare il livello del rosa che comincio ad ammettere a piiiiiiiiccole dosi nella mia vita. Con calma.
Ciao, ti porto i saluti della "farfalla", se n'è volata viaportando con se i miei brutti pensieri, un abbraccio..rosa ovviamente della tonalità che vuoi, bacetto.
RispondiEliminaCiao...
RispondiElimina@libera: sapere i tuoi pensieri svolazzanti e colorati non può che farmi immensamente piacere! Ti abbraccio
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