Passa ai contenuti principali

casa che vai, "sarata" che trovi

Avrei decine di ricette arretrate fresche fresche e a base di prodotti di stagione, da pubblicare prima che il prossimo acquazzone si porti definitivamente via l'estate, come succede di solito alle mie latitudini.

Ma il mood jap sta tornando alla carica, più intenso e volitivo che mai. Dunque oggi una versione pseudoestiva di yamaimo sarata, una sorta di "insalata russa" giapponese casalinghissima, che avevo già preparato qui in versione molto classica e che mi sono ora divertita a reinterpretare.

Come in ogni ricetta tradizionale che si rispetti, infatti, ognuno ha l'abitudine di personalizzare il piatto con la propria "mano" ed il proprio gusto (un po' come da noi l'insalata di riso...). A maggior ragione per questa preparazione, che in Giappone viene spesso servita durante i pasti di famiglia perché è molto gradita a tutte le età. Devo dire che ne ho assaggiate anche versioni piuttosto improbabili...

Di solito questa sarata (la definizione giapponese di "insalata", derivata dall'inglese salad) è presentata in piccole porzioni, spesso ricavate con uno scavino da gelato, insieme ad altri assaggi. Per noi quelle porzioni sono adatta a dei fingerfood, qui ne ho fatto invece un piatto più importante, a pallotte grandi come pesche. 

Nella mia versione ho cercato un gusto un po' più fresco di quello tradizionale, che eliminasse completamente dalla percezione dei commensali l'idea del "purè di patate"... perché nel profondo è di questo che si tratta!

Per aggiungere freschezza ho sostituito i classici carote e piselli con dadini di pomodori freschi e mela (ovviamente una fuji...), mentre a condire le patate al posto del sakè ho usato la marinatura dello zenzero. Devo dire che non tutti hanno indovinato gli ingredienti, ma le pallotte sono sparite in un attimo...


Yamaimo to ringo sarata - Insalata giapponese di patate con le mele

ingredienti per 6 pallotte:
3 patate (in tutto circa 650 gr.)
1 piccola mela fuji
1 piccolo cetriolo
1 cipollotto
1 pomodoro cuore di bue
1 cucchiaio di gari (lo zenzero marinato che si serve di solito con il sushi)
2 cucchiai di liquido di marinatura del gari
4 o 5 cucchiai di maionese
1/2 cucchiaio di semi di sesamo neri
sichimi togarashi (miscela a base di peperoncino giapponese)
zucchero
sale

Lessare le patate con la buccia ben lavata, mettendole in acqua fredda appena salata e cuocendo fino a che sono morbide ma non spappolate (circa 15-20 minuti dal bollore, conviene punzecchiarle per cogliere l'attimo giusto).

Scolarle e passarle subito allo schiacciapatate, mescolando subito al purè il liquido del gari e lasciando poi intiepidire.

Tagliare il pomodoro a dadini piccoli come piselli e lasciarli scolare su un tagliere inclinato con un pizzico di sale.

Tritare il cipollotto e lasciarlo a bagno in una tazza di acqua tiepida per almeno 10 minuti.

Tagliare il cetriolo a rondelle sottilissime con la buccia, "stropicciarlo" con la punta delle dita insieme ad un po' di sale sotto l'acqua corrente fino a che si ammorbidisce leggermente e lasciarlo scolare in un colino.

Tagliare la mela sbucciata a dadini grandi come un pisello e lasciarli a bagno in acqua fredda con appena un pizzico di zucchero; tritare il gari grossolanamente.

Scolare bene e tamponare con carta da cucina tutti gli ingredienti preparati ed unirli alle patate, mescolando perché si distribuiscano uniformemente.

Incorporare a questo punto la maionese, fino a che la crema di patate risulta liscia e vellutata, quindi assaggiare e regolare a gusto di sale e zucchero.

Lasciar riposare la iamaimo sarata per una decina di minuti perché i sapori si amalgamino bene. Poco prima di servire unire metà dei semi di sesamo, mescolare bene e formare le pallotte.


Decorare con i semi di sesamo rimasti e con un pizzico, per chi gradisce, di peperoncino giapponese e servire accompagnando con dell'insalata verde, condita con un filo di olio di sesamo ed un goccio di marinata dello zenzero oppure con olio di arachidi e pochissimo aceto di riso.



Si può conservare la sarata in frigo anche per un giorno; non conviene però servirla troppo fredda perché se ne perdono le sfumature di sapore.

  • rivoli affluenti:
  • il metodo di cottura delle patate più corretto è quello indicato nella ricetta precedente, insegnatomi da un'amica giapponese

Commenti

  1. ma esiste la traduzione in giapponese di :"ammapate"!
    no, perche qua ci stà... io vedo una insalata con le patate e mi ci butto! Mi intriga l'abbinamento patata/mela, sarà da provare di sicuro!

    Sai che da me, per bollire le patate per fare il pure si usa lo stesso sistema... (sbucciate, a dadini e in acqua freda salata...)

    besos

    RispondiElimina
  2. @mai: in questa versione l'acidino croccante delle mele devo dire che crea un contrasto con il morbido vellutato delle patate abbastanza sorprendente. Credo terrò le mele come ingrediente fisso anche nelle prossime versioni di iamaimo sarata!

    RispondiElimina

Posta un commento

post più popolari

MTC di settembre 2014: un sacco di riso!

Diceva un vecchio slogan anarchico: "con l'ironia abbatteremo il potere e un sacco di riso lo seppellirà".  A no? Erano risate?! Va be'... per un MTC di questa portata ci si può anche concedere una licenza! Premessa... ... avevo scritto un post lunghissimo per raccontare perché e per come ho scelto questo tema per l'MTChallenge di settembre 2014. Poi l'ho ridotto della metà, lasciando solo alcune note che mi sembravano indispensabili, e l'ho mandato alla Gennaro per un parere.  E lei ha detto che un terzo di quanto le ho mostrato era già troppo! Allora ho ricomposto alcuni dei contenuti in articoli di supporto da pubblicare più avanti ed ho cassato il resto. Qui è rimasto il riassunto della selezione della selezione, ovvero il puro tema dell'MTC. Che, mi spiace, adesso vi tocca leggere per intero! Se scegliere un ingrediente invece che una ricetta tende ad allargare gli orizzonti, questa volta scegliere IL RISO , come capirete, li spalanca fran

a tu per tu con il Fleischkäse svizzero, questo sconosciuto di famiglia

Nel curioso elenco dei cibi svizzeri che hanno caratterizzato la mia infanzia mi rendo conto che, fatto strano, sul blog non ho ancora parlato del  Fleischkäse, una via di mezzo tra un polpettone ed un würstel gigante di cui da bambini venivamo spesso nutriti. Ma un episodio di vita vera me lo ha messo sotto il naso proprio l'altro giorno, ed eccomi qui con il mio reportage storico-familiare. Alcuni Svizzeri, come quelli di casa mia, vivono il   Fleischkäse come un salume, da comprare pronto, intero o affettato sottile in buste, da servire in tavola come fosse prosciutto cotto o da infilare nei panini per merenda con maionese, senape e cipolline sottaceto (Be'... che c'è?! Se mia mamma per evitare che noi figli mangiassimo troppa Nutella la teneva in frigo ad indurire, così era più difficile da spalmare e sul pane se ne metteva di meno, perché stupirsi di quella che lei invece considerava una merenda "sana"?!) Altri amanti del  Fleischkäse  lo compran

MTC giugno 2011... verso Oriente!

Continuo a pensare che le giudici  titolari  e aggiunte  dell'MTC fossero completamente fuori quando hanno passato a me il testimone e nessuno potrà convincermi del contrario, anche perchè potevano ben immaginare in che gorgo storico-etnico-confusionale avrei trascinato la sfida... ma si sono fidate lo stesso! No, è oggettivo: non possono essere completamente normali... Accertato questo, dichiaro anche di non essermi mai emozionata tanto nello scrivere un post e soprattutto nel proporre una ricetta, sentendo tanti occhi puntati addosso ed il fiato trattenuto di tanti MTC addicted... Ebbene sì, rilassatevi (o disperatevi) pure: come temevate, questa volta si va davvero tutti in Giappone! Niente succede per caso, si sa. Tanto è vero che l'eterno girovagare di Marco Polo (a cui faccio da qualche tempo da vivandiera ) l'ha portato proprio a questo punto del suo viaggio a confrontarsi con  Cipango , il Paese del Sol Levante... Come potevo non cogliere il suggerimento di un s

una salsa di cipolle svizzera per würstel e per mamme lavoratrici

Lo so: sono rimasta indietro di una puntata! Parlavo di  ricette svizzere  quando un'irrefrenabile tentazione di cibo americano  si è intrufolata in cucina ed ha avuto  la meglio. Riprendo ora il filo con un piatto che ho proposto pochi giorni fa anche alla mia cara mammina svizzera in occasione del suo compleanno: Bratwurst con salsa di cipolle. L'aspetto curioso non sta tanto nel tipo di würstel utilizzato, una salsiccia bianca di vitello il cui nome per alcuni significa "salsiccia di carne spezzettata" e per altri "salsiccia da arrostire". In Germania di solito viene speziata in modo deciso con pepe, noce moscata e/o cumino, mentre in Svizzera il suo sapore è molto più delicato. In Ticino ne esiste una versione mignon, una "collana" di micro-salsiccine detta cipollata  non perchè contenga cipolle ma perchè, appunto, di solito si serve in salsa di cipolle. Ma, a casa della mia mamma lavoratrice senza tempo ne' passione per la cucina,

riso Otello: un nero integral(ista)

Il primo giorno di autunno una ricetta con le ultime verdure estive, che sono ancora buone visto che sembra far più caldo ora che nei mesi trascorsi... Sollecitata da alcuni dubbi posti sulle modalità di cottura del riso integrale e sull'utilizzo di varietà di riso "esotiche", ho pensato di provare le risposte sul campo e chiarire soprattutto le idee a me stessa, la prima che ha tutto ancora da imparare. Così, per prendere due piccioni con una fava, ho scelto un riso sia nero che integrale. No, non famoso ed idolatrato riso Venere, fantastica varietà di nobile origine cinese che, grazie a opportune ibridazioni, ora è coltivato anche in Italia.  Ho pescato  invece una varietà tutta italiana: il riso Otello, che deriva anch'esso da varietà cinesi ma è di concezione e di coltivazione tutta nostrana. Chissà se il  nome è stato ispirato ispirato dal famoso personaggio shakespeariano, dalla sua pelle scura e dalla sua natura piuttosto integral ista... Si utilizz

Milano matsuri: una festa popolare giapponese... sotto casa!

Il 26 maggio nessuno mi cerchi: non ci sarò! Il 26 maggio succederà una cosa bellissima, tanto che non sto più nella pelle dalla voglia che arrivi presto, e trascorrerò l'intera giornata a Milano vivendo un'esperienza giapponese davvero unica. A meno di non abitare in Giappone, intendo, cose così in Italia non si vedono spesso... A Milano tra via Keplero e piazza Carbonari (pochi passi dalle stazioni metrò di Zara o Sondrio) una domenica tutta dedicata alle tradizioni giapponesi. Non le solite che conoscono tutti, tipo sushi o manga, ma proprio quelle popolari, i divertimenti delle persone semplici che affollano una festa di piazza... insomma: un vero e originale matsuri giapponese, con le sue bancarelle, i suoi suoni, i suoi profumi ed i suoi colori! In alcune città d'Italia si sono tenuti degli eventi denominati " matsuri ", ma mai è stata ricostruita la vera atmosfera della sagra di paese giapponese, mai è stata presentata una così vasta gamma di aute

precisazione:

Per carattere tendo a tenermi in disparte e so che un comportamento simile in rete rema contro la normale volontà di visibilità di un blog che si rispetti: ho ricevuto spesso critiche per questo.
Mi hanno anche fatto notare che non sempre racconto le manifestazioni a cui sono invitata da aziende e che non polemizzo con chi ha utilizzato i miei testi o le mie foto senza citare il mio blog.
Ringrazio con passione chi mi rivolge queste critiche per affetto e chi mi sopporta lo stesso, nonostante non segua i loro consigli!