Mentre scrivevo l'articolo per MTC sul rapporto dei Giapponesi con il burro, mi è venuta voglia di preparare qualcosa di dolce e burroso legato ai sapori nipponici.
Addentrarsi su cosa sia considerato "goloso" a livello di dolcetti nel Paese del Sol Levante richiederebbe tempo, cosa che oggi non ho. Di certo è che, al di là delle loro tradizioni, i Giapponesi hanno imparato abbastanza di recente ad apprezzare alcune "dolcezze" tipiche dell'Occidente, come, tra le altre cose, cacao e cioccolato, ingredienti sconosciuti in Giappone fino quasi a fine '800.
Oggi ci sono maître chocolatier giapponesi che "bagnano il naso" (come avrebbe detto mio nonno, ovvero surclassano) molti specialisti occidentali, contribuendo alla "moda del cioccolato" nipponica che vede reparti dedicati in ogni grande magazzino di lusso, organizza ogni anno anche a Tokyo, dopo Parigi e New York, un Salon du Chocolat,
e che ha reso oramai preziose scatole di cioccolatini uno dei doni più graditi, in concorrenza con quello che fino a poco tempo fa erano la frutta fresca e secca.
Ben lontana da quelle vette di veri artisti del cioccolato, sull'onda dei ragionamenti precedenti ho pensato di provare a realizzare dei tartufini casalinghi, ovviamente a base di burro e cioccolato, che coinvolgessero con semplicità alcuni aromi tipicamente nipponici, tra quelli però di solito non utilizzati in Giappone per confezionare dolci.
Siamo abbastanza in tema, visto che tra poco cominceranno a diffondersi le ricette per riciclare il cioccolato delle uova di Pasqua, ma, ad essere onesta, io in realtà non mi sto portando avanti: ho solo cercato un modo goloso per smaltire i resti del cioccolato ricevuto in dono a Natale!
Da questo "riciclo" derivano le dosi di partenza insolite e la somma di vari tipi di cioccolato: 540 g è infatti il peso totale di tutti i cioccolatini, delle sagomette natalizie e delle tavolette che avevo ancora in dispensa!
Non si può affermare sinceramente che ne siano usciti dei cioccolatini giapponesi, ma questi tartufini hanno una loro sorta di loro curiosa "insoliticità" (uh, che brutta parola... ma esiste?) vagamente ispirata ad Oriente...
Comunque la scatoletta per la confezione in versione regalo è autenticamente made in Japan!
Tartufini con pepe sansho e vino umeshu
Per circa 45-50 pezzi:
200 g di cioccolato al latte
190 g di cioccolato al latte con granella di nocciole
150 g di cioccolato al latte e mandorle
160 g di burro a temperatura ambiente
40 g di zucchero a velo non vanigliato
40 g di umeshu, vino di prugne giapponese
1 cucchiaino scarso di sansho in polvere, pepe giapponese
1/4 di cucchiaino di cannella in polvere
1 pizzico di sale
40 g circa di cacao amaro per la copertura
Ridurre i vari cioccolati a pezzetti grossomodo uguali, miscelarli e scioglierli a bagnomaria, mescolando bene e lasciando poi intiepidire fuori dal fuoco (io nel microonde a 900 w per 2 minuti mescolando ogni 30 secondi).
Lavorare il burro ridotto a pezzettini con una frusta incorporando lo zucchero, le spezie e un pizzichino appena di sale, e mescolare fino a renderlo bello spumoso.
Versare il cioccolato quasi freddo nel burro, poco per volta e mescolando bene, quindi unire il liquore e mescolare ancora. Coprire e riporre in frigo un'oretta.
Formare con l'impasto delle palline di un paio di cm e rotolarle nel cacao amaro setacciato. Adagiare in pirottini e tenere in frigo fino al momento di servire.
Si conservano in frigo per 4 o 5 giorni... se si resiste!
Addentrarsi su cosa sia considerato "goloso" a livello di dolcetti nel Paese del Sol Levante richiederebbe tempo, cosa che oggi non ho. Di certo è che, al di là delle loro tradizioni, i Giapponesi hanno imparato abbastanza di recente ad apprezzare alcune "dolcezze" tipiche dell'Occidente, come, tra le altre cose, cacao e cioccolato, ingredienti sconosciuti in Giappone fino quasi a fine '800.
Oggi ci sono maître chocolatier giapponesi che "bagnano il naso" (come avrebbe detto mio nonno, ovvero surclassano) molti specialisti occidentali, contribuendo alla "moda del cioccolato" nipponica che vede reparti dedicati in ogni grande magazzino di lusso, organizza ogni anno anche a Tokyo, dopo Parigi e New York, un Salon du Chocolat,
e che ha reso oramai preziose scatole di cioccolatini uno dei doni più graditi, in concorrenza con quello che fino a poco tempo fa erano la frutta fresca e secca.
Ben lontana da quelle vette di veri artisti del cioccolato, sull'onda dei ragionamenti precedenti ho pensato di provare a realizzare dei tartufini casalinghi, ovviamente a base di burro e cioccolato, che coinvolgessero con semplicità alcuni aromi tipicamente nipponici, tra quelli però di solito non utilizzati in Giappone per confezionare dolci.
Siamo abbastanza in tema, visto che tra poco cominceranno a diffondersi le ricette per riciclare il cioccolato delle uova di Pasqua, ma, ad essere onesta, io in realtà non mi sto portando avanti: ho solo cercato un modo goloso per smaltire i resti del cioccolato ricevuto in dono a Natale!
Da questo "riciclo" derivano le dosi di partenza insolite e la somma di vari tipi di cioccolato: 540 g è infatti il peso totale di tutti i cioccolatini, delle sagomette natalizie e delle tavolette che avevo ancora in dispensa!
Non si può affermare sinceramente che ne siano usciti dei cioccolatini giapponesi, ma questi tartufini hanno una loro sorta di loro curiosa "insoliticità" (uh, che brutta parola... ma esiste?) vagamente ispirata ad Oriente...
Comunque la scatoletta per la confezione in versione regalo è autenticamente made in Japan!
Tartufini con pepe sansho e vino umeshu
Per circa 45-50 pezzi:
200 g di cioccolato al latte
190 g di cioccolato al latte con granella di nocciole
150 g di cioccolato al latte e mandorle
160 g di burro a temperatura ambiente
40 g di zucchero a velo non vanigliato
40 g di umeshu, vino di prugne giapponese
1 cucchiaino scarso di sansho in polvere, pepe giapponese
1/4 di cucchiaino di cannella in polvere
1 pizzico di sale
40 g circa di cacao amaro per la copertura
Ridurre i vari cioccolati a pezzetti grossomodo uguali, miscelarli e scioglierli a bagnomaria, mescolando bene e lasciando poi intiepidire fuori dal fuoco (io nel microonde a 900 w per 2 minuti mescolando ogni 30 secondi).
Lavorare il burro ridotto a pezzettini con una frusta incorporando lo zucchero, le spezie e un pizzichino appena di sale, e mescolare fino a renderlo bello spumoso.
Versare il cioccolato quasi freddo nel burro, poco per volta e mescolando bene, quindi unire il liquore e mescolare ancora. Coprire e riporre in frigo un'oretta.
Formare con l'impasto delle palline di un paio di cm e rotolarle nel cacao amaro setacciato. Adagiare in pirottini e tenere in frigo fino al momento di servire.
Si conservano in frigo per 4 o 5 giorni... se si resiste!
- rivoli affluenti:
- le foto del cioccolato Giapponese sono prese da qui
- la scatoletta giapponese per regalare cioccolatini è questa:
Nooooo,scusa il "cripticismo" (questa si che e' una brutta parola),ti scrivo presto in privato.Ho una storiella su tartufi giapponesi da raccontarti.....Nel frattanto mi godo I tuoi!
RispondiEliminaChe bei Tartufi! di cui però nn mi posso immaginare il sapore, non conoscendo i due ingredienti giapponesi! ma il loro aspetto me la spiega tutta :)
RispondiElimina@edith: e nel frattempo io attendo la tua mail sui tartufi!
RispondiElimina@ilaria: il vino di prugne potrebbe essere paragonato ad un nostro liquore di frutta non troppo dolce, il pepe sansho invece ha una sua particolare piccantezza molto aromatica, che forse ottieni miscelando del pepe con un'erba abbastanza delicata, tipo maggiorana per dire. ovvio che il sapore non è quello, ma almeno ti ho reso l'idea dell'aroma...
Annalena, sei la mia insegnante preferita, i tuoi post sono il risultato di studi e non improvvisazione. Io stento ad avicinarmi alla cucina giapponese ed a quella etnica in genere. Da quella Giapponese sono affascinata per la cura e per i significati che sono presenti in ogni piatto.
RispondiElimina2 anni fa, a IG mi ero incantata a guardare ed ascoltare Yasuhiro Sasajima mentre raccontava il suo modo di interpretare l'italianissima pasta.
Un abbraccio domenicale e sperimenterò miscele pepate ;-)
Un ricetta favolosa ma penso molto difficile per me non sono una che ha pratica in nessun tipo di dolci visto che non sono golosa ed ora non posso. Il sansho so che trattasi del pepe del Sichuan che in Giappone si chiama appunto sansho e questo lo tengo perchè l'ho trovato.
RispondiEliminaIl liquore di prugne un pò difficile chissà se può andare il famoso Sliwovitz che è un acquavite o distillato di prugne un must della Slovenija e da noi si trova anzi nei ristoranti in particolare sull'altopiano che sono di lingua slava viene offerto come digestivo dopo cena. E' l'unica acquaviste che assaggio un cucchiaino.perchè ha un ottimo sapore.
Buona domenica delle Palme un abbraccio. .
@libera: non è obbligatorio apprezzare la cucina giapponese o di altri, ma quando hai la sensibilità per cogliere la grazia nelle parole di un maestro, qualsiasi nazionalità abbia, ecco che la cucina ti regala delle emozioni vere.
RispondiElimina@edvige: lo Sliwovitz è molto più alcolico di questo liquore. questo non è un distillato secco ma una infusione di frutta in sakè leggero. Quello che ho usato io ha solo 10 °, meno di tanti nostri vini... In ogni caso con i tartufini al cioccolato il tuo lo vedo molto bene: se mai avrei modo di farli prova con lo Sliwovitz e magari un pizzico di pepe bianco al posto del sansho, secondo me non rimarrai delusa.
Ciao,
RispondiEliminauna breve nota per dirvi che mi piace il tuo blog, quindi non privarmi!
Complimenti per il vostro sito! Davvero, è grande e come ho visto nelle prime posizioni è vero che la condivisione e l'interfaccia web sono davvero una manna per stile di lavoro. Davvero un grande ringraziamento!
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