Inizialmente la ricetta per la sfida dell' MTC di ottobre, lanciata da Patrizia di Andante con Gusto sul pollo ripieno, avrebbe dovuto essere per me un pollo alla giapponese. Ma il pollo in Giappone si consuma solo a pezzi... l'unica foto di pollo intero che ho visto da quelle parti era in metropolitana, nel cartellone pubblicitario di un kebabbaro!
Invece che alla geografia ho pensato allora di votarmi alla storia, visto che la tradizione del pollo ripieno in terra italiana è antichissima. E di andare indietro di qualche secolo, cercando di riprodurre un pollo farcito vagamente medievale e pure vagamente locale... vediamo poi perché.
Per la precisione qui si parla di polastro o pollastro, "pollo giovane, da uno a quattro mesi se femmina, da uno a sei mesi se maschio" (Evitascandalo,1609), o meglio ancora di pollastra, vista la stagione, perchè "i pollastri ordinarii son buoni in ogni tempo, quando se ne truova [...] ma quando son grandicelli, massimamente le pollastre, saranno migliori da Agosto per tutto Ottobre" (Romoli, 1593).
Nei testi di cucina più antichi non sempre tutto ciò viene specificato, anche se a metà del '400 Maestro Martino (nato nell'attuale Canton Ticino...) spiegava che sarebbe stato perfetto cuocere i pollastri arrosto perché, secondo la medicina dell'epoca, gli animali giovani tendono ad eccedere in umidità, per cui meglio una cottura che li asciughi.
Il metodo di cottura invece qui è la stufatura. Scelta voluta per senso storico, ovvero per ignorare le brutali tecniche medievali di macellazione, mirate a rendere lenta e dolorosa l'agonia dei volatili in modo che le carni risultassero morbide e le si potesse quindi arrostire senza che diventassero stoppose.
Per i polli più anziani, dunque più coriacei, era prevista invece una pre-lessatura e si compensava la perdita di gusto con l'aggiunta di infiniti aromi.
Preferisco allora tenermi nel mezzo e pensare ad un pollastro contemporaneo, che vive tranquillo, muore giovane ma istantaneamente senza sofferenze e le cui carni cuociono poi delicatamente, senza stress e senza tante complicazioni, in un liquido aromatico che alla fine si restringe e ne diventa la salsa di accompagnamento.
La tecnica della brasatura, in effetti, è prevista da una "ricetta" relativamente recente rispetto ai trattati medievali, perché si ispira a queste indicazioni cinquecentesche di Bartolomeo Scappi (che, guarda un po', era nato a Dumenza, in provincia di... Varese!):
La salsa di accompagnamento che ottengo, aggiornando leggermente la ricetta, a differenza di quelle medievali non contiene le interiora del volatile, quindi è più "moderna". E in questo rispetto il mio antico "compaesano".
Mi tuffo però in pieno due secoli indietro con la farcitura: lo spunto del ripieno, infatti, è tratto in parte dal Libre de Sent Sovì del 1324 e in parte dal Libro della Cocina di Anonimo Toscano di fine XIV secolo.
Quest'ultimo per la verità racconta la farcitura di un pavone, che dopo cotto avrebbe dovuto di nuovo essere rivestito con tutte le sue piume; ma da quel testo proviene anche la citazione delle polpettine e, soprattutto, il pane per la suppa di contorno. Non per niente a distanza di secoli ancora si vive di crostini toscani...
Essendomi accorta troppo tardi della scadenza pubblico la mia ricetta comunque fuori concorso; allora mi infilo più liberamente tra le maglie del regolamento e considero "contorni" non delle verdure preparate ex novo e poste a lato del polastro, come si userebbe oggi (avevo pensato a delle rape, ma potrò parlarne in seguito), ma quegli stessi pomi piccioli e suppa che lo avrebbero accompagnato nella realtà, nel concetto di servizio, tutto diverso dal nostro, di un vero banchetto medievale.
Polastro stufato con farcimento di porco, ristretto di frutti, pomi piccioli e suppa
ingredienti per 4 persone
per polastro e ristretto:
1 busto di pollo da circa 1 kg
1 sovracoscia di pollo da circa 170 g
180 g di polpa di coscia di maiale
70 g di prosciutto di Parma un po' grasso
30 g di formaggio Lodigiano stravecchio (oppure grana padano) grattugiato
1 uovo
1/2 bicchiere di vino bianco secco
1 cucchiaio di aceto di mele (al posto dell'agresto)
1 cipolla
1 spicchio di aglio
4 prugne secche
1 cucchiaio uva passa
1/2 cucchiaio di semi di melograno secchi (al posto delle visciole)
1 cucchiaino di zenzero in polvere
1/2 cucchiaino di cannella in polvere
noce moscata
4 chiodi di garofano
1 bustina di zafferano
1 cucchiaino di summac (al posto dell'agresto)
1 foglia di alloro
20 g di burro
3 cucchiai di olio extravergine leggero
sale
pepe nero al mulinello
per i pomi:
1 cucchiaio di farina
per la suppa:
pane casereccio (*)
zucchero
(facoltativo: formaggio lodigiano)
Fiammeggiare, pulire e poi disossare il pollo seguendo i passaggi di questa tabella regalata all'MTC da Dani Pensacuoca.
Qui un paio di foto del mio percorso
ed il ritratto finale del pollo "esploso"!
Riunire in una pentola le ali e il costato levati al pollo intero insieme alla sovracoscia presa a parte, coprire con 1 litro di acqua, unire mezza cipolla sbucciata, la foglia di alloro, 4 o 5 grani di pepe, lo spicchio di aglio sbucciato e una presa di sale. Coprire, portare a leggero bollore e cuocere 20 minuti.
Spegnere, lasciar intiepidire la carne nel brodo, quindi e spolparla e tritarla fine, eliminando pelle, ossa e cartilagini. Si dovrebbero ricavare circa 80 g di polpa netta.
Filtrare il brodo, riscaldarne mezza tazza (io al microonde) e mettervi a bagno tutta la frutta secca.
Passare il maiale al tritacarne. Tritare a parte l'altra mezza cipolla insieme a 20 g della parte più grassa del prosciutto.
Struggere cipolla e prosciutto in un cucchiaio scarso di olio fino a che sono trasparenti; unire il maiale e farlo sbiancare velocemente. salare appena e spegnere.
Unire il maiale alla polpa di pollo scolando il fondo di cottura, aggiungere metà di tutte le spezie ed un pizzico di sale se serve; mescolare bene e lasciare intiepidire. Unire poi l'albume d'uovo ed il formaggio grattugiato e, se serve, un goccio di brodo.
Spalmare la farcitura sul pollo e chiuderlo; cucirne i lembi con filo di cotone doppio e un ago da lana.
Legargli infine le cosce e, se non si cuoce subito, avvolgerlo in alluminio e tenere in frigo.
Mescolare l'avanzo del ripieno al tuorlo e a un cucchiaio di farina, regolare di sale e formare dei pomi piccioli (polpettine); rosolarli brevemente (io nel fondo del maiale rimasto in padella) in modo che si compattino. Ammetto: a me sono venute solo tre polpette; conviene eventualmente aumentare un pochino la quantità della farcia per ottenerne tre o quattro a testa.
Tritare il resto del prosciutto e scaldarlo in un tegame dai bordi alti con due cucchiai di olio. Dorarvi il pollo su tutti i lati e sfumare con il vino bianco e l'aceto.
Salare, unire la frutta con il suo brodo di ammollo e altro brodo fino a coprire il pollo a metà. Unire il resto delle spezie, portare a leggero bollore e cuocere 20 minuti scoperto.
Voltare il pollo e cuocere altri 20 minuti, unendo se serve un cucchiaio di brodo ogni tanto perché il fondo non si asciughi troppo, ed unire le polpettine 5 minuti prima di fine cottura, in modo che si insaporiscano bene.
Spegnere, avvolgere qualche minuto il pollo nell'alluminio, trasferire le polpette in una ciotola calda e coprirle con alluminio.
Mentre il pollo si rilassa frullare la salsa (e setacciarla, per un risultato più elegante, cosa che io non ho fatto), aggiungendo un pochino di brodo se è molto spessa o asciugandola sul fuoco se è troppo liquida.
Metterne da parte qualche cucchiaio, scaldare il resto della salsa e unire il burro, mescolando energicamente fino a che divelta lucida e vellutata.
Tostare nel frattempo (o friggere in altro burro...) le fette di pane, imbibirle della salsa del pollo non mantecata (volendo miscelata ad una manciatina di lodigiano grattugiato) e zuccherarle bene.
Scartocciare il pollo e collocarlo nel piatto, contornarlo con polpette e crostini e portare il tavola
oppure presentarlo direttamente a fette, con la salsa a parte.
Con questa ricetta partecipo, fuori tempo massimo di ben 19 ore, (stordita me!) all'MTC n. 51.
(* pensavo di avere ancora il freezer una pagnotta di questo pane ma durante la mia assenza un topolino se l'è sbafata. Per le foto sono corsa ai ripari con delle banali fettine di baguette, anche perché la luce calava e non avevo più tempo per procurarmi altro... ma per gustarsi seriamente la suppa consiglio vivamente un pane più significativo!)
PS: so che i piatti non sono di gusto medievale, le luci nelle foto virano a casaccio e tante altre brutte cose; pensavo di avere un giorno ancora a disposizione... ma non è un motivo sufficiente per delle immagini tanto approssimate. Si può dare di più!
Invece che alla geografia ho pensato allora di votarmi alla storia, visto che la tradizione del pollo ripieno in terra italiana è antichissima. E di andare indietro di qualche secolo, cercando di riprodurre un pollo farcito vagamente medievale e pure vagamente locale... vediamo poi perché.
Per la precisione qui si parla di polastro o pollastro, "pollo giovane, da uno a quattro mesi se femmina, da uno a sei mesi se maschio" (Evitascandalo,1609), o meglio ancora di pollastra, vista la stagione, perchè "i pollastri ordinarii son buoni in ogni tempo, quando se ne truova [...] ma quando son grandicelli, massimamente le pollastre, saranno migliori da Agosto per tutto Ottobre" (Romoli, 1593).
Nei testi di cucina più antichi non sempre tutto ciò viene specificato, anche se a metà del '400 Maestro Martino (nato nell'attuale Canton Ticino...) spiegava che sarebbe stato perfetto cuocere i pollastri arrosto perché, secondo la medicina dell'epoca, gli animali giovani tendono ad eccedere in umidità, per cui meglio una cottura che li asciughi.
Il metodo di cottura invece qui è la stufatura. Scelta voluta per senso storico, ovvero per ignorare le brutali tecniche medievali di macellazione, mirate a rendere lenta e dolorosa l'agonia dei volatili in modo che le carni risultassero morbide e le si potesse quindi arrostire senza che diventassero stoppose.
Per i polli più anziani, dunque più coriacei, era prevista invece una pre-lessatura e si compensava la perdita di gusto con l'aggiunta di infiniti aromi.
Preferisco allora tenermi nel mezzo e pensare ad un pollastro contemporaneo, che vive tranquillo, muore giovane ma istantaneamente senza sofferenze e le cui carni cuociono poi delicatamente, senza stress e senza tante complicazioni, in un liquido aromatico che alla fine si restringe e ne diventa la salsa di accompagnamento.
La tecnica della brasatura, in effetti, è prevista da una "ricetta" relativamente recente rispetto ai trattati medievali, perché si ispira a queste indicazioni cinquecentesche di Bartolomeo Scappi (che, guarda un po', era nato a Dumenza, in provincia di... Varese!):
Mi tuffo però in pieno due secoli indietro con la farcitura: lo spunto del ripieno, infatti, è tratto in parte dal Libre de Sent Sovì del 1324 e in parte dal Libro della Cocina di Anonimo Toscano di fine XIV secolo.
Quest'ultimo per la verità racconta la farcitura di un pavone, che dopo cotto avrebbe dovuto di nuovo essere rivestito con tutte le sue piume; ma da quel testo proviene anche la citazione delle polpettine e, soprattutto, il pane per la suppa di contorno. Non per niente a distanza di secoli ancora si vive di crostini toscani...
Essendomi accorta troppo tardi della scadenza pubblico la mia ricetta comunque fuori concorso; allora mi infilo più liberamente tra le maglie del regolamento e considero "contorni" non delle verdure preparate ex novo e poste a lato del polastro, come si userebbe oggi (avevo pensato a delle rape, ma potrò parlarne in seguito), ma quegli stessi pomi piccioli e suppa che lo avrebbero accompagnato nella realtà, nel concetto di servizio, tutto diverso dal nostro, di un vero banchetto medievale.
Polastro stufato con farcimento di porco, ristretto di frutti, pomi piccioli e suppa
ingredienti per 4 persone
per polastro e ristretto:
1 busto di pollo da circa 1 kg
1 sovracoscia di pollo da circa 170 g
180 g di polpa di coscia di maiale
70 g di prosciutto di Parma un po' grasso
30 g di formaggio Lodigiano stravecchio (oppure grana padano) grattugiato
1 uovo
1/2 bicchiere di vino bianco secco
1 cucchiaio di aceto di mele (al posto dell'agresto)
1 cipolla
1 spicchio di aglio
4 prugne secche
1 cucchiaio uva passa
1/2 cucchiaio di semi di melograno secchi (al posto delle visciole)
1 cucchiaino di zenzero in polvere
1/2 cucchiaino di cannella in polvere
noce moscata
4 chiodi di garofano
1 bustina di zafferano
1 cucchiaino di summac (al posto dell'agresto)
1 foglia di alloro
20 g di burro
3 cucchiai di olio extravergine leggero
sale
pepe nero al mulinello
per i pomi:
1 cucchiaio di farina
per la suppa:
pane casereccio (*)
zucchero
(facoltativo: formaggio lodigiano)
Fiammeggiare, pulire e poi disossare il pollo seguendo i passaggi di questa tabella regalata all'MTC da Dani Pensacuoca.
Qui un paio di foto del mio percorso
il pollo aperto |
lo scalco del costato |
Riunire in una pentola le ali e il costato levati al pollo intero insieme alla sovracoscia presa a parte, coprire con 1 litro di acqua, unire mezza cipolla sbucciata, la foglia di alloro, 4 o 5 grani di pepe, lo spicchio di aglio sbucciato e una presa di sale. Coprire, portare a leggero bollore e cuocere 20 minuti.
Spegnere, lasciar intiepidire la carne nel brodo, quindi e spolparla e tritarla fine, eliminando pelle, ossa e cartilagini. Si dovrebbero ricavare circa 80 g di polpa netta.
Filtrare il brodo, riscaldarne mezza tazza (io al microonde) e mettervi a bagno tutta la frutta secca.
Passare il maiale al tritacarne. Tritare a parte l'altra mezza cipolla insieme a 20 g della parte più grassa del prosciutto.
Struggere cipolla e prosciutto in un cucchiaio scarso di olio fino a che sono trasparenti; unire il maiale e farlo sbiancare velocemente. salare appena e spegnere.
Unire il maiale alla polpa di pollo scolando il fondo di cottura, aggiungere metà di tutte le spezie ed un pizzico di sale se serve; mescolare bene e lasciare intiepidire. Unire poi l'albume d'uovo ed il formaggio grattugiato e, se serve, un goccio di brodo.
Spalmare la farcitura sul pollo e chiuderlo; cucirne i lembi con filo di cotone doppio e un ago da lana.
ricordi utilissimi di una nonna sarta... |
Mescolare l'avanzo del ripieno al tuorlo e a un cucchiaio di farina, regolare di sale e formare dei pomi piccioli (polpettine); rosolarli brevemente (io nel fondo del maiale rimasto in padella) in modo che si compattino. Ammetto: a me sono venute solo tre polpette; conviene eventualmente aumentare un pochino la quantità della farcia per ottenerne tre o quattro a testa.
Tritare il resto del prosciutto e scaldarlo in un tegame dai bordi alti con due cucchiai di olio. Dorarvi il pollo su tutti i lati e sfumare con il vino bianco e l'aceto.
Salare, unire la frutta con il suo brodo di ammollo e altro brodo fino a coprire il pollo a metà. Unire il resto delle spezie, portare a leggero bollore e cuocere 20 minuti scoperto.
Voltare il pollo e cuocere altri 20 minuti, unendo se serve un cucchiaio di brodo ogni tanto perché il fondo non si asciughi troppo, ed unire le polpettine 5 minuti prima di fine cottura, in modo che si insaporiscano bene.
Spegnere, avvolgere qualche minuto il pollo nell'alluminio, trasferire le polpette in una ciotola calda e coprirle con alluminio.
Mentre il pollo si rilassa frullare la salsa (e setacciarla, per un risultato più elegante, cosa che io non ho fatto), aggiungendo un pochino di brodo se è molto spessa o asciugandola sul fuoco se è troppo liquida.
Metterne da parte qualche cucchiaio, scaldare il resto della salsa e unire il burro, mescolando energicamente fino a che divelta lucida e vellutata.
Tostare nel frattempo (o friggere in altro burro...) le fette di pane, imbibirle della salsa del pollo non mantecata (volendo miscelata ad una manciatina di lodigiano grattugiato) e zuccherarle bene.
Scartocciare il pollo e collocarlo nel piatto, contornarlo con polpette e crostini e portare il tavola
oppure presentarlo direttamente a fette, con la salsa a parte.
Con questa ricetta partecipo, fuori tempo massimo di ben 19 ore, (stordita me!) all'MTC n. 51.
(* pensavo di avere ancora il freezer una pagnotta di questo pane ma durante la mia assenza un topolino se l'è sbafata. Per le foto sono corsa ai ripari con delle banali fettine di baguette, anche perché la luce calava e non avevo più tempo per procurarmi altro... ma per gustarsi seriamente la suppa consiglio vivamente un pane più significativo!)
PS: so che i piatti non sono di gusto medievale, le luci nelle foto virano a casaccio e tante altre brutte cose; pensavo di avere un giorno ancora a disposizione... ma non è un motivo sufficiente per delle immagini tanto approssimate. Si può dare di più!
- rivoli affluenti:
- Claudio Benporat, Storia della Gastronomia Italiana, Mursia, 1990
- Enrico Carnevale Schianca, La Cucina Medievale. Lessico, Storia, Preparazioni, Olschki, 2011, ISBN 978-88-222-6073-4
- Terence Scully, L'Arte della Cucina nel Medioevo. Storia, ricette e personaggi dell'epoca favolosa della tavola, Piemme, 1997, ISBN 88-384-2972-3
- (L'immagine del testo di Scappi è tratta da una riproduzione in PDF di quasi tutto il suo testo; ce l'ho in archivio ma non ricordo più come me la sono procurata. Chiedo scusa.)
Caspita che cura!
RispondiEliminaLa tua caratteristica principale è la cura.
Cura nello studio della ricetta, cura nella sua realizzazione cge come sempre mi affascina lasciandomi senza fiato.
Senza fiato ma con il desiderio di assaporare un piatto come questo
Deve essere molto delizioso! Huuumm si guarda bene! Comprerò gli ingredienti e preparerò presto !! Direi che per il risultato ... Grazie per aver condiviso questa bella serie.
RispondiEliminavoyance gratuite par mail ; voyance mail gratuite
@giulietta: che bella cosa mi hai detto... Credo che la cura sia ciò che davvero da senso alla mia vita.
RispondiElimina@rosiana: fammi sapere poi come ti viene...
Dalle 2 "stellette" dell'ITC direi che .....hai dato , hai dato !
RispondiEliminaComplimenti per la foto MTChining , sei bellissima !
@chiara: s', brava, proprio un thriller sembrava...
RispondiEliminaIl tuo pollo è da leccarsi i baffi
RispondiEliminasarà fuori concorso e con foto non perfette (meglio che non guardi le mie) ma assolutamente da provare come ripieno, ma anche questa cottura stufata mi piace molto
La foto del pollo esploso è proprio scientifica ...... brava
Ciao e buona serata
Questa non è la realizzazione di un piatto, ma una cura certosina della lavorazione di ogni cm quadrato del pennuto! what's else?? eppure non ancora completamente soddisfatta, riesci a dire...si può dare di più! :))
RispondiElimina@manu: la foto in esploso è la prima cosa a cui ho pensato iniziando a disossare. E' il punto in cui mi sono divertita di più, forse perché mi era assolutamente chiaro quanto mi stessi prendendo in giro da sola!
RispondiElimina@ilaria: be', dai, la cura certosina l'ha avuta chi ha osato farciture e disossi ben più complessi dei miei. Qui magari ho messo cura nella ricerca storica, anche se poi non ho cucinato certamente una ricetta filologicamente sensata...
Obrigado pelo conselho. É incrível que não há tais opções e livre desenvolvimento! Uma pergunta como ele pode permanecer na web um monte de sites e instável feito de errado.
RispondiElimina