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il quarto Re Magio e la morale, saggia e semplice, delle favole


Una meravigliosa mostra di arte presepiale a Napoli, raccolta di opere a celebrare la tradizione e l'abilità artistica degli artigiani dell'Associazione Amici del Presepio: non so quanti in totale i "pastori", come si definiscono compiutamente a Napoli tutte le statuine del presepe, che animano le oltre sessanta ambientazioni presenti, ricostruite in stupendi paesaggi di sughero e cartapesta che in gergo andrebbero definiti "scogli". Chi fosse nei paraggi ha tempo ancora un paio di giorni per visitarla!

Non me ne vogliano gli altri artisti espositori, tutti straordinari, ma tra gli infiniti personaggi rappresentati all'interno della mostra, questi mi hanno colpito più di tutti, posti semplicemente da soli in una bacheca vuota e bianca.


Sono i quattro Re Magi. Sì, quattro... Nella breve didascalia a commento si accenna ad un re potente che partì con Gaspare, Melchiorre e Baldassarre per rendere omaggio al Bambinello, ma durante la strada impiegò i suoi beni per soccorrere poveri e bisognosi, arrivando così alla grotta a mani vuote.

Mi spiace non aver memorizzato il nome dell'artista (alla cui opera la mia foto maldestra non rende affatto onore), ma la sua rappresentazione del quarto Re Magio in terracotta grezza, che spicca tra gli altri proprio per la sua "nudità", mi ha davvero commosso. Mi ha spinto a riflettere sul vero significato di queste feste, e poi ad approfondire in tema del misterioso "quarto Re Magio".

E' una storia che non avevo mai sentito prima ma, a quanto ho scoperto poi, è spesso ripresa, con diverse semplificazioni o varianti, come favola natalizia negli oratori e nelle scuole elementari, e perfino in un film tv del '98, dove Raul Bova interpretava "Il Quarto Re", in quel caso partito alla volta di Betlemme nei panni di un semplice apicultore. La scena del Magio che arriva alla grotta spogliato di tutto, quella raffigurata dall'artista di Napoli, è una di tali varianti.

Tutte le fantasiose versioni della leggenda del quarto Re Magio, comunque, derivano da un racconto scritto nel 1896 da Henry Van Dyke,  pastore americano di origine olandese, che in originale aveva intitolato la sua favola The Story of the Other Wise Man, "La storia dell'altro saggio", traduzione che restituisce in italiano il significato della parola Magio, ovvero "grande studioso".

Riassunto della storia originale: l'astronomo Artaban, come i suoi tre più famosi colleghi, legge nella stella cometa il messaggio della nascita del Re tanto atteso, quindi vende tutti i suoi averi per comprare tre pietre preziose da portargli in dono e si mette in viaggio per raggiungere i tre Magi già in cammino. Mancato l'appuntamento con la loro carovana, vende una delle pietre per procurarsi i mezzi per attraversare da solo il deserto.

Giunge a Betlemme con tre giorni di ritardo: i suoi colleghi ed il bambino sono già partiti ma un soldato di Erode sta per uccidere un neonato. Artaban paga il soldato con la seconda pietra perchè restituisca vivo il bimbo alla madre quindi si rimette in viaggio, vagando tra Egitto e Palestina per trentatré anni in cerca del suo Re perduto.

Vecchio e lacero, arriva a Gerusalemme mentre stanno crocifiggendo tre criminali. Tra la folla vede una schiava sua compaesana subire maltrattamenti e le dona l'ultima pietra perchè riscatti la propria libertà. Quando giunge, a mani vuote, nei pressi della croce, il cielo si oscura e la terra è scossa da un terremoto: le macerie lo colpiscono mentre Gesù esala l'ultimo respiro. Artaban, morente, sente una voce che gli sussurra "In verità ti dico: ogni volta che hai fatto questo ai tuoi fratelli tu l'hai fatto a me". Capisce di aver finalmente trovato il suo Re e sorride.

Qualunque sia la versione che si preferisce della storia, poco importa che Artaban viaggi tre giorni o trentatré anni e che alla fine  riceva un sorriso speciale dal Bambinello nella grotta o una benedizione da Gesù crocefisso: questo racconto, con la sua morale sul vero senso del donare, ha seguito il destino delle tradizioni orali e nel tempo si è modificato in base al gusto ed alle necessità dei narratori e degli ascoltatori.

La stessa cosa è successa anche a me: la favola, raccontatami da uno scultore sconosciuto in una mostra visitata quasi per caso in un giorno che nemmeno era pensato potessi essere a Napoli, è diventata un sentimento che mi ha accompagnato per tutte queste feste, e si è materializzata oggi in una morale, quando ho aggiunto le statuine dei tre Magi "famosi" al presepe di casa mia e mi sono resa conto che non avevo un "pastore" abbastanza lacero per rappresentare "l'altro saggio".

Ho preso da un angolo del presepe la statuina di un bambino seminudo che tendeva la mano verso un uccellino su un ramo e, nel disporlo accanto ai magi classici davanti alla grotta, rivolto verso la Natività, ho compreso di colpo la "mia" morale della favola: è con gli occhi umili, puliti e festosi di questo bambino che devo guardare all'anno che sta cominciando!


La mia favola personale del quarto saggio è durata praticamente un mese, durante il quale le feste mi hanno portato in dono la consapevolezza che sta a me decidere come affrontare il futuro che mi aspetta. Chi devo ringraziare? 

Di certo la magia del presepe, che sa incantare ogni volta in modi inaspettati, e ancor di più la magia delle favole di Natale, che, comunque le si racconti, hanno sempre una morale saggia e semplice, che è unica e speciale per ciascuno, se solo si ha voglia di ascoltare.
  • rivoli affluenti:
  • la mostra chiude l'8 gennaio, ma per informazioni più precise e magari per anticipazioni sull'edizione del prossimo anno tutti gli aggiornamenti qui
  • il libro citato è: Henry Van Dyke, Artaban, il quarto re, Novalis, 2003, ISBN 9788888444017

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