Che questo in arrivo sia un Natale diverso da tutti gli altri non devo essere certo io a dirlo. Che qui in casa si sia deciso di celebrarlo in modo altrettanto insolito è una scelta precisa. Dunque oggi parliamo del Natale giapponese.
Come ho accennato nell'introduzione alle ricette nipponiche che ho pubblicato dentro A Hug in a Mug, il calendario alcolico dell'avvento dell'MTC, in Giappone i Cattolici sono solo l’1% della popolazione e la vera festa religiosa e di famiglia è il Capodanno. Messe natalizie si sono però celebrate in Giappone a partire dall'arrivo in Giappone nel 1548 di san Francesco Saverio, soprattutto dal 1552 nel distretto di Yamaguchi per opera dei missionari gesuiti.
Nel 1635 il Cristianesimo venne però proibito da un editto e i kakure Kirishitan (i Cristiani nascosti) continuarono a professare la propria religione in privato; furono perseguitati e martirizzati come da noi nell'Antica Roma, ed il 5 febbraio si celebra la loro memoria nel maausoleo dedicato ai ventisei martiri che divennero santi.
I divieti durarono fino a che nel 1868, con l'inizio della restaurazione Meji, quando il potere reale non fu più in mano alla nobiltà militare ma tornò all'Imperatore, si aprì il Paese all'Occidente e tornò la libertà di culto. Con essa rifiorirono non solo le tradizioni natalizie cristiane ma anche quelle più folkloristiche, che in breve tempo si ibridarono con i costumi locali.
Per esempio nel 1875 a Tokyo fece la sua comparsa un Babbo Natale vestito da samurai e nel 1898 apparve il primo libro per bambini che parlava di lui.
Per i credenti giapponesi Natale mantenne sempre il suo significato originario e viene celebrato ancora oggi condividendo la messa della sera della Vigilia e poi la giornata del 25 con la comunità cristiana locale, di solito in spazi messi a disposizione dalle chiese anche se non si parla esattamente di parrocchie.
Però con il passare del tempo, e soprattutto con gli anni ‘50, Natale incredibilmente divenne una festa molto popolare anche per i non Cristiani, festeggiato da moltissimi giapponesi soprattutto come giornata simbolo di pace, oltre che di intimità tra parenti stretti o di romanticismo tra fidanzati (perchè San valentino, invece, si celebra con regali agli uomini da parte delle donne... l'ho sempre detto che i Giapponesi sono strani!).
Le usanze natalizie popolari giapponesi odierne affondano le radici nei sette anni di protettorato americano seguiti alla Seconda Guerra Mondiale, in cui i vincitori ebbero modo di mostrare ai Giapponesi il meglio ed il peggio di sè. In questo caso direi che in Giappone si è ereditato l'aspetto più allegro e superficiale della tradizione nordamericana, sviluppata poi in modo tutto nipponico insieme ad un intimismo tutto nipponico che caratterizza molte delle loro celebrazioni invernali.
Ad esempio la sera del 24 dicembre si festaggia a casa, in famiglia, con pochi amici o tra fidanzati, con una cena a base di pollo fritto, meglio se proprio quello da asporto della catena Kentucky Fried Chicken, che per l'occasione offre dei veri e propri menu a tema. Qui vediamo la nuova proposta per Natale 2020.
Per la gioia di tutti i palati:オリジナル ⦋フライド⦌ チキン,
originaru (furaido) chikin, pollo (fritto) originale,
えび ぐらたん, ebi guratan, gratin di gamberetti,
トリプル ベリー の テイラミス,
toripuru berii no teiramisu, tiramisù a tripla farcitura...!
In queste seratine intime del Natale giapponese non può mancare un adeguato sottofondo musicale, ma non si tratta di canzoni tradizionali occidentali come da noi, bensì di musica classica. L'opera musicale più "gettonata" è la Nona Sinfonia (Daiku Kōkyōkyoku, 第九 交響曲) di Beethoven, detta familiarmente Daiku, che sottolinea il massimo della atmosfera natalizia in specifico con l'Inno alla Gioia finale.
In genere a Natale si beve champagne oppure chanmeri(シャン メリー), una bibita analcolica frizzante imbottigliata come uno spumante, amatissima dai bambini e alle signore astemie (per gli uomini essere astemi è una sorta di contraddizione in termini, ma anche per le ragazze moderne, a dire la verità).
Più di recente, forse ispirati da egg nog e simili, si sono diffusi anche i cocktail (kakuteru, カクテル) caldi, rigorosamente a base di sake, che viene spesso miscelato per l’occasione ad ingredienti occidentali come panna, vaniglia o cannella. Questi kakuteru si sorbiscono spesso per riscaldarsi dopo essere rientrati dalla classica passeggiata per vedere le luminarie, che nelle città giapponesi sono diffuse e sfarzose come quelle occidentali anche se durano pochi giorni e vengono soppiantate subito dalle decorazioni per Capodanno.
Nell'articolo su MTC ho riportato due ricette di
kakuteru di una particolare categoria, i
sake hojicha, 酒 ほうじちゃ ovvero cocktail caldi a base di sake e di
hojicha, un particolare tè verde giapponese che viene arrostito ed assume un aroma leggermente affumicato.
Sullo sfondo si intravedono la bottiglia di sake e la teiera con l'
hojicha e tutte attorno ai bicchieri alcune decorazioni natalizie in origami. Mentre il piccolo Babbo Natale (in giapponese
Santa San,サンタさん, "Signor Santa Claus") e le palline colorate sono simboli occidentali, qui presentati con carte semplici, il ventaglio ed il cigno più dietro sono invece in
origami yoshi (折り紙用紙), la preziosa carta tradizionale che riproduce motivi di tessuti da kimono, e che qui nobilita un paio di simboli festivo/natalizi tradizionali per il Giappone.
I ventagli ed i cigni di carta, soprattutto con motivi bianchi, rossi e oro, hanno cominciato ad essere appesi all'albero di Natale quando si è sviluppato anche in Giappone lo spunto dell'abete natalizio, ma già i suoi rami erano decorazioni classiche del periodo di Capodanno. Ora questi origami sono quasi sempre soppiantati da bocce e decori occidentali, ma restano simboli utilizzati spesso nelle tradizioni decorative di varie occasioni festive.
Il ventaglio, oltre ad essere un simbolo di potere divino, politico e militare analogo a quello della spada (e qui la storia si fa lunga, quindi la tralascio), si dice anche che rappresenti la protezione e che sia in grado di scacciare demoni, problemi e fastidi come d'estate allontana calura ed insetti.
Al cigno sono legate diverse credenze, tra cui una antichissima leggenda degli Ainu, il più antico popolo autoctono del Giappone, reietto fino a pochi decenni fa (erano considerati un po' come i Pellerossa dai primi coloni americani, ma pure questa è un'altra storia...).
Si racconta che ad un certo punto della storia Ainu gli esseri umani fossero diventati crudeli, tanto che all'ultima guerra cruenta e fratricida solo un bimbo riuscì a sopravvivere, nascondendosi tra l'erba. Quando Dio vide quella tremenda strage mandò sulla terra un nobile cigno come fosse un suo angelo, perchè si prendesse cura del bambino. Il cigno si trasformò in donna, crebbe il bimbo, quindi lo sposò e con lui ripopolò il mondo di uomini che Dio sperava si dimostrassero meno crudeli.
Il cigno dunque incarna per questa tradizione la salvezza e la possibilità di un futuro migliore, ma è anche un uccello che sverna in Giappone migrandovi dalla gelida Siberia, quindi l'arrivo degli stormi di cigni rappresenta per i Giapponesi un simbolo della stagione invernale e l'avvicinarsi delle feste di Capodanno, e vedere dei cigni in volo rallegra gli animi come succede per noi con la prima neve che preannuncia il Natale.
La figura di Babbo Natale, invece, è stata accettata con grande spontaneità dai Giapponesi fin dall'800 perchè ricorda molto la figura tradizionale di Hotei, monaco buddista del 10 secolo ritenuto incarnazione di Budai, lo spirito della gioia, a volte detto da noi Occidentali anche "Budda felice".
Tondetto, pelato e sempre sorridente, si dice avesse gli occhi anche dietro la testa per vedere se i bambini si comportavano sempre bene e che li premiasse portando loro dei piccoli doni con l'anno nuovo se erano stati buoni durante quello precedente. E' raffigurato spesso con un sacco di doni in una mano e un ventaglio scacciaguai nell'altra, e personalmente mi è capitato spesso di vederlo abbigliato di rosso.
Non è davvero Natale in Giappone, però, senza il cibo più iconico di tutti: il
Kurimasu keki. E' la giapponesissima “torta di Natale” tutta panna e fragole, considerata un lusso da concedersi una volta l'anno proprio per questa occasione speciale poiché la frutta in Giappone è carissima, a maggior ragione quando è rara e fuori stagione.
Essendo un dolce legato esclusivamente al Natale, festa a ridosso dei ben più importanti festeggiamenti di Capodanno, già nel pomeriggio del giorno 25, che in Giappone è festivo per le scuole ma feriale per gli uffici, le torte rimaste invendute vendono proposte a prezzi scontatissimi. Ecco perchè quando una ragazza supera i 25 anni senza essere sposata o fidanzata la si definisce un
Krumasu keki, una zitella che nessuno oramai vuole più, proprio come la torta di Natale dopo il 25 dicembre.
La ricetta casalinga della torta, per chi volesse gustarsela dal vivo, l'ho illustrata per bene
nell'articolo per Hug in a Mug. Però lì ho solo accennato al perchè, tra tanti dolci occidentali rappresentativi proprio del Natale, in Giappone abbia preso piede un lievitato che non è tipico di nessun altro luogo specifico e che preveda pure un frutto poco diffuso in Giappone e, per il loro clima, assolutamente fuori stagione.
Sono i colori della torta, il bianco della panna ed il rosso delle fragole, che l'hanno resa tanto popolare! Come si nota anche dai cocktail e dalle decorazioni, insieme al verde dei pini invernali e all'oro di preziosità e ricchezza, tipici anche della simbologia natalizia internazionale, in specifico bianco e rosso in Giappone citano esplicitamente i colori che per tradizione rappresentano lo spirito giapponese.
Sono gli unici presenti sulla bandiera nipponica e classicamente simboleggiano un augurio di gioia e serenità in tutte le festività ed i riti sociali importanti, sia condivisi come Capodanno e festival popolari locali (masturiまつり), sia cerimonie private legate ai matrimoni o all'arrivo di un neonato.
Ma oggi parliamo solo del Natale giapponese, quindi anche noi andiamo di bianco e rosso così.
Minasa, Merii Kurimasu!
みなさ メリー クリスマス!
BUON NATALE A TUTTI!
- rivoli affluenti:
- l'immagine del mausoleo dei santi martiri giapponesi viene da qui, il Samurai Santa è presaqui, il menu di KFC dal loro sito giapponese, il chanmery qui, la calligrafia che raffigura i cigni qui, l'immagine di Hotei qui, la vetrina delle torte qui, la loro svendita qui, i decori tipici del Capodanno giapponese qui.
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