Passa ai contenuti principali

risotto con Nebbia affumicato, tra Italia, Giappone e Stati Uniti

Alla ricerca della ricetta perfetta per un risotto da preparare per il Clan del Risotto del Venerdì con il riso affumicato Nebbia, parto per cercare di valorizzare al massimo l’aroma dato al riso dal legno di ciliegio utilizzato da Gli Aironi per l’affumicatura.
E così mi ritrovo ai due antipodi: negli Stati Uniti, dove è nata l’arte del cucinare con i profumi del legno e dove l’affumicato è uno dei sapori base della cultura gastronomica nazionale, e in Giappone, dove il ciliegio è simbolo profondo di un’intera cultura e l’uso alimentare non ne trascura alcuna parte.

Il legno di ciliegio, un po’ come il suo frutto, a seconda della specifica varietà della pianta dona note dolci oppure aspre, e il suo aroma fruttato a volte sconfina in rare e profonde note di cioccolato.

Così dal cioccolato parto, in mantecatura a dosi minime, e più precisamente vado di assonanza al riso per le note affumicate che ritroviamo quando le fave di cacao vengono asciugate su braci, come nel cioccolato prodotto sulle umide isole degli arcipelaghi indonesiani.

Da lì, complice il metodo di Choco Pairing elaborato dallo chef e cioccolatiere italiano Carlo Maionchi* in collaborazione con il MIT di Boston, ritorno al sottile aroma fruttato del ciliegio, che cito alla giapponese nel liquido di cottura del risotto: un sakurayu (桜湯) preparato con infusione di sakura no shiozuke, 桜の 塩漬け, fiori di ciliegio sotto sale, 
e due foglie di ciliegio (sakura no ha, 桜の葉) rubate dall’albero del vicino di mio padre. Ne ricavo un “brodo” dunque dalle note magicamente floreali, vagamente erbacee e leggermente sapide. 
Uno chef giapponese con cui discutevo recentemente di affumicatura home-made mi ha detto che secondo lui “fumo ciliegio ha profumo molto adatto a pesce delicato”. Affumicare del pescato in questo risotto mi stuzzica: mi si accende in testa la lampadina americana e mi butto sugli angels on horeseback, ostriche avvolte nel bacon e grigliate. 
Ma... non esattamente ostriche, qui, bensì una varietà di molluschi con sapore e consistenza un pochino più decisi delle ostriche, ricchissima di minerali e soprattutto molto apprezzata in Giappone, dove si chiama sarubōgai, 猿頬貝 e le cui conchiglie, decorate con grande arte, vengono utilizzate per un antico gioco di società detto kai awase, 貝合わせ. 
Una parente strettissima di questa vongola giapponese si trova oramai anche nell'Adriatico (99,8% di DNA in comune, la nostra è solo leggermente più bombata) ed è stata di recente battezzata "scrigno di Venere". Secondo i consigli di Maionchi frutti di mare e bacon sono abbinamenti perfetti con il cioccolato fondente, dunque perché non usare all'americana prodotti nostrani, facendone involtini ed affumicandoli delicatamente? Magari proprio con legno di ciliegio?
Il grasso di doratura di questi bocconcini farà da base alla tostatura del riso, qualche briciolina di pancetta darà punti di colore ad un risotto visivamente neutro, mentre gli involtini, croccanti e sapidi, torneranno alla fine a decorare la superficie del risotto, giocando di consistenze, sottolineandone appena il sentore affumicato ed esaltando l’umami generale.

Ultimo dilemma resta quello dell’alcolico di sfumatura del riso. Whisky, penso inizialmente, ovviamente o americano o giapponese, perfetto sia con il riso affumicato al ciliegio che con frutti di mare e cioccolato amaro. 

Però poi… in un piatto già ricco di aromi delicati e complessi decido sia preferibile un tocco maltato, sì, ma più semplice e anche leggermente più amaro, in sintonia con il cioccolato ed i fiori di ciliegio. Dunque birra. E qui vado automaticamente in Giappone, perché solo lì trovo una fresca e inconsueta lager di riso, la Echigo Kosihikari. Ecco, è così che nasce questo:
RISOTTO DI CARNAROLI NEBBIA AFFUMICATO CON BRODO DI FIORI DI CILIEGIO, BIRRA DI RISO, SCRIGNI DI VENERE FUMÉ E TOCCO DI CIOCCOLATO AMARO 
ingredienti per 4 persone:
320 g di riso Carnaroli Nebbia Gli Aironi
1 kg di scrigni di Venere (circa 36 pezzi)
100 g di pancetta tesa, tagliata in 9 fette sottili
50 ml + 1 cucchiaio di birra lager, possibilmente di riso tipo Echigo Kosihikari
20 g di burro 
5 g di cioccolato fondente 80%, se possibile con note affumicate tipo Monorigine Indonesia Gobino
5 g di sakura no shiozuke, fiori di ciliegio sotto sale**
2 foglie di ciliegio non trattate***
sale 
pepe bianco al mulinello
4 foglioline di basilico per decorare
3 cucchiaiate di trucioli di ciliegio per affumicatura
4 o 5 spaghettoni spessi 

Tritare il cioccolato, mescolarlo al burro e metterlo in congelatore.
Lasciar spurgare le conchiglie in acqua fredda salata al 30%, sciacquarle bene e farle aprire insieme con un pochino d'acqua in un tegame coperto, cuocendo per circa 3 minuti. Sgusciarle e sciacquarne delicatamente i frutti sotto acqua corrente (trattengono più sabbia delle altre vongole).

Preparare il brodo mettendo in infusione i fiori di ciliegio (senza sciacquarli!) in 1 l di acqua bollente appena spenta. Filtrare, regolare eventualmente di sale e, al momento della cottura del riso, unire le foglie di ciliegio e portare a bollore.

Avvolgere insieme due frutti di mare sgusciati in mezza fettina di pancetta e fissare gli involtini con uno spaghetto crudo a mo' di stecchino, spezzandolo alla giusta misura dopo averlo infilato nell'involtino (in Giappone non si mette niente nel piatto che non sia edibile e così otteniamo degli stecchini cruncy di spaghetti tostati).

 Distribuire i trucioli di ciliegio sul fondo di un tegame rivestito con abbondante carta di alluminio a sbordare e bagnarne una piccola parte con una cucchiaiata di birra.

Disporre una griglia con gli involtini leggermente sospesa sopra il legno, accendere i trucioli asciutti, chiudere con un coperchio, rivoltare l’alluminio sui bordi del coperchio a sigillare; da quando comincia a sentirsi il profumo del fumo lasciar riposare senza aprire per 10 minuti. 
Rosolare gli involtini nel tegame per il risotto un paio di minuti, levandoli quando esternamente sono dorati e la pancetta ha rilasciato il suo grasso. Con queste dosi si ottengono in tutto circa 18 bocconcini, di cui i 12 più belli decoreranno il risotto... gli altri sono da gustare mentre di cucina.

Nel loro fondo tostare il riso, sfumarlo con la birra e portarlo gradualmente a cottura, aggiungendo un mestolo di brodo di ciliegio per volta. Mantecare con il burro al cioccolato, pepare delicatamente.
Dividere nei piatti individuali, disporre sopra il riso gli involtini di vongole (rigorosamente in numero dispari, come da galateo giapponese), spolverare con una grattatina di pepe, decorare con una fogliolina di basilico, che dia freschezza all'occhio ma non entri davvero nel gioco dei sapori, e servire. 
Con questa ricetta partecipo al Contest Riso Nebbia de Gli Aironi. 
  • rivoli affluenti:
  • * Carlo Maionchi, Magnifico il Cioccolato. L'anima di una emozione, Youcanprint, 2019, EAN 9788831644280
  • ** il sakurayu è una delicatissima infusione, la si sorseggia come un tè ed è basata sul perfetto equilibrio tra le quantità di fiori e di acqua. Qui ovviamente ho forzato aroma e sapidità aumentando i fiori rispetto alle proporzioni classiche della bevanda tradizionale.
  • *** le foglie di ciliegio in Giappone hanno vari utilizzi alimentari. Vero è che, come molti ingredienti anche italiani, in grandi quantità possono risultare tossiche... ma se ne dovrebbero mangiare almeno 50 foglie tutte insieme!
  • la foto delle conchiglie dipinte è presa qui, dove si approfondiscono anche storia e regole del gioco kai awase.

Commenti

  1. Mi piacerebbe poter assaporare la bellezza di ogni passaggio, di ogni scelta. Posso solo lontanamente immaginare.

    RispondiElimina
  2. non so chi tu sia ma ti ringrazio infinitamente.

    RispondiElimina
  3. che meraviglia. Era un po' che non passavo di qua e ogni volta è una sorpresa, una scoperta. Hai fatto un lavoro egregio, i tuoi collegamenti sono sempre ineccepibili. mi piace tantissimo e anche le foto sono molto belle. Il risotto sarà anche beige ma un gran bel beige ;-) applausi!!

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Grazie, cucino anche improvvisando ma quando mi si da un tema non resisto alla tentazione del ragionamento

      Elimina
  4. Cara Annalena, leggere i tuoi articoli, è entrare per me in luoghi sconosciuti, mi sembra di varcare una porta che mi farà conoscere cose bellissime che non fanno parte della mia cultura ma che vorrei conoscere. E vedo film con le geishe, con le ciotoline portate in quei bei tavolini bassi (io non mi alzerei più) e dove cominciano ad arrivare ciotoline piene di tante cose che non avrò mai il piacere di assaggiare. Il tuo risotto mi ha davvero lasciato senza parole, tutta la preparazione è entusiasmante, come riesci a collegare tutti gli ingredienti e quanta conoscenza hai di quella terra. Grazie di farci viaggiare sempre con i tuoi piatti, questo è uno spettacolo un abbraccio mia cara

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Grazie a te, qui in realtà il sapore non è particolarmente giapponese, si tratta più di un sottile filo di sensazioni. Un abbraccio a te

      Elimina

Posta un commento

post più popolari

MTC di settembre 2014: un sacco di riso!

Diceva un vecchio slogan anarchico: "con l'ironia abbatteremo il potere e un sacco di riso lo seppellirà".  A no? Erano risate?! Va be'... per un MTC di questa portata ci si può anche concedere una licenza! Premessa... ... avevo scritto un post lunghissimo per raccontare perché e per come ho scelto questo tema per l'MTChallenge di settembre 2014. Poi l'ho ridotto della metà, lasciando solo alcune note che mi sembravano indispensabili, e l'ho mandato alla Gennaro per un parere.  E lei ha detto che un terzo di quanto le ho mostrato era già troppo! Allora ho ricomposto alcuni dei contenuti in articoli di supporto da pubblicare più avanti ed ho cassato il resto. Qui è rimasto il riassunto della selezione della selezione, ovvero il puro tema dell'MTC. Che, mi spiace, adesso vi tocca leggere per intero! Se scegliere un ingrediente invece che una ricetta tende ad allargare gli orizzonti, questa volta scegliere IL RISO , come capirete, li spalanca fran

a tu per tu con il Fleischkäse svizzero, questo sconosciuto di famiglia

Nel curioso elenco dei cibi svizzeri che hanno caratterizzato la mia infanzia mi rendo conto che, fatto strano, sul blog non ho ancora parlato del  Fleischkäse, una via di mezzo tra un polpettone ed un würstel gigante di cui da bambini venivamo spesso nutriti. Ma un episodio di vita vera me lo ha messo sotto il naso proprio l'altro giorno, ed eccomi qui con il mio reportage storico-familiare. Alcuni Svizzeri, come quelli di casa mia, vivono il   Fleischkäse come un salume, da comprare pronto, intero o affettato sottile in buste, da servire in tavola come fosse prosciutto cotto o da infilare nei panini per merenda con maionese, senape e cipolline sottaceto (Be'... che c'è?! Se mia mamma per evitare che noi figli mangiassimo troppa Nutella la teneva in frigo ad indurire, così era più difficile da spalmare e sul pane se ne metteva di meno, perché stupirsi di quella che lei invece considerava una merenda "sana"?!) Altri amanti del  Fleischkäse  lo compran

una salsa di cipolle svizzera per würstel e per mamme lavoratrici

Lo so: sono rimasta indietro di una puntata! Parlavo di  ricette svizzere  quando un'irrefrenabile tentazione di cibo americano  si è intrufolata in cucina ed ha avuto  la meglio. Riprendo ora il filo con un piatto che ho proposto pochi giorni fa anche alla mia cara mammina svizzera in occasione del suo compleanno: Bratwurst con salsa di cipolle. L'aspetto curioso non sta tanto nel tipo di würstel utilizzato, una salsiccia bianca di vitello il cui nome per alcuni significa "salsiccia di carne spezzettata" e per altri "salsiccia da arrostire". In Germania di solito viene speziata in modo deciso con pepe, noce moscata e/o cumino, mentre in Svizzera il suo sapore è molto più delicato. In Ticino ne esiste una versione mignon, una "collana" di micro-salsiccine detta cipollata  non perchè contenga cipolle ma perchè, appunto, di solito si serve in salsa di cipolle. Ma, a casa della mia mamma lavoratrice senza tempo ne' passione per la cucina,

MTC giugno 2011... verso Oriente!

Continuo a pensare che le giudici  titolari  e aggiunte  dell'MTC fossero completamente fuori quando hanno passato a me il testimone e nessuno potrà convincermi del contrario, anche perchè potevano ben immaginare in che gorgo storico-etnico-confusionale avrei trascinato la sfida... ma si sono fidate lo stesso! No, è oggettivo: non possono essere completamente normali... Accertato questo, dichiaro anche di non essermi mai emozionata tanto nello scrivere un post e soprattutto nel proporre una ricetta, sentendo tanti occhi puntati addosso ed il fiato trattenuto di tanti MTC addicted... Ebbene sì, rilassatevi (o disperatevi) pure: come temevate, questa volta si va davvero tutti in Giappone! Niente succede per caso, si sa. Tanto è vero che l'eterno girovagare di Marco Polo (a cui faccio da qualche tempo da vivandiera ) l'ha portato proprio a questo punto del suo viaggio a confrontarsi con  Cipango , il Paese del Sol Levante... Come potevo non cogliere il suggerimento di un s

peperoni farciti alla croata: massaia batte bustina millemila a zero!

Riprendere a parlare di cucina non è facilissimo, soprattutto con il tono scanzonato che avevo in mente per questo post. Mi limiterò all'aspetto "documentaristico" ed umano, che l'umore magari sa beneficiare della concentrazione e della dolcezza richieste da una simile impostazione. Dopo una lunga serie di articoli e ricette a base di riso penso di cambiare direzione dedicandomi ai peperoni bianchi croati che di solito si cucinano ripieni di carne, per scoprire poi che nella farcia è presente riso crudo. Quando si dice il caso... I peperoni bianchi, babura paprika, in Croazia sono reperibili facilmente proprio in questa stagione. Ne ho in frigo tre e decido di prepararli, appunto, come  punjene paprike , ovvero farciti e cotti nel pomodoro, ricetta tipica che con piccole varianti è diffusa anche in altri Paesi limitrofi e che ogni famiglia, ovviamente, prepara secondo i propri criteri. La versione più semplice prevede di profumare carne trita di manzo o m

riso Otello: un nero integral(ista)

Il primo giorno di autunno una ricetta con le ultime verdure estive, che sono ancora buone visto che sembra far più caldo ora che nei mesi trascorsi... Sollecitata da alcuni dubbi posti sulle modalità di cottura del riso integrale e sull'utilizzo di varietà di riso "esotiche", ho pensato di provare le risposte sul campo e chiarire soprattutto le idee a me stessa, la prima che ha tutto ancora da imparare. Così, per prendere due piccioni con una fava, ho scelto un riso sia nero che integrale. No, non famoso ed idolatrato riso Venere, fantastica varietà di nobile origine cinese che, grazie a opportune ibridazioni, ora è coltivato anche in Italia.  Ho pescato  invece una varietà tutta italiana: il riso Otello, che deriva anch'esso da varietà cinesi ma è di concezione e di coltivazione tutta nostrana. Chissà se il  nome è stato ispirato ispirato dal famoso personaggio shakespeariano, dalla sua pelle scura e dalla sua natura piuttosto integral ista... Si utilizz

precisazione:

Per carattere tendo a tenermi in disparte e so che un comportamento simile in rete rema contro la normale volontà di visibilità di un blog che si rispetti: ho ricevuto spesso critiche per questo.
Mi hanno anche fatto notare che non sempre racconto le manifestazioni a cui sono invitata da aziende e che non polemizzo con chi ha utilizzato i miei testi o le mie foto senza citare il mio blog.
Ringrazio con passione chi mi rivolge queste critiche per affetto e chi mi sopporta lo stesso, nonostante non segua i loro consigli!