Passa ai contenuti principali

... bianche le torri che infine toccò...


Potrei cantare per ore le canzoni di Vecchioni, magari un giorno ne parliamo sul serio. Invece oggi ho poco tempo e dunque lascio un post breve e me ne devo andare a canticchiare sopra altri gesti. Le parole da riportare però sono praticamente inveitabili:

T'aspettavo qui per oggi a Samarcanda,
eri lontanissimo due giorni fa,
ho temuto che, per ascoltar la banda,
non facessi in tempo ad arrivare qua!

Cito questo piccolo stralcio senza timore di apparire blasfema perchè in effetti, slegandoli dal contesto originale, potrei anche rivolgere con impazienza questi versi  al nostro Marco Polo, che ha girovagato un bel po' a zonzo prima di accompagnarci in una delle più antiche città del mondo. Siamo infatti arrivati a Samarcanda, le cui torri appaiono da lontano ai viaggiatori, oggi come allora, finalmente come un luogo di sosta sicuro.

Crocevia millenario di popolazioni e commerci, ai tempi della carovana dei Polo era una delle tappe classiche della Via della Seta. Tra i mille sapori che allora era possibile degustare nelle locande della città oggi assaggiamo quella che era considerata la golosità locale: il sofakli polov. Si tratta di riso cotto al pilaf, come già avevamo incontrato qui, ma con tecnica di cottura più semplice, carni più delicate e soprattutto declinato con spezie e frutta, spunti tipici dei luoghi aperti agli scambi commerciali e culturali.

Ho un po' alleggerito la ricetta originale e ho cercato anche di conferirle un tocco un pochino meno "invernale" aggiungendo piselli e fagiolini ale verdure della ricetta originale, che contempla solo carote e cipolle. Chissà che ne direbbe Marco Polo...


Sofakli Palov - Riso di Samarcanda
ingredienti per 6 persone:
260 gr. carote (4 piccole o 3 grandi)
260 gr. cipolle (2)
260 gr. polpa di agnello (anteriore)
250 gr. riso Originario
70 ml. olio di girasole
1 cucchiaio di uva passa (e/o melograno essicato, che qui non ho usato)
1 bustina zafferano
4 chiodi di garofano
1 cucchiaino di cumino
sale
pepe (o peperoncino)

mie aggiunte:
100 gr. di fagiolini
100 gr. di piselli sgranati

Sciacquare  il riso "sfregandolo" tra le mani in una ciotola di acqua fredda, cambiando l'acqua due o tre volte e poi lasciandolo a bagno in acqua pulita per una decina di minuti, in modo che perda più amido possibile.

Mettere a bagno l'uvetta (ev. con il melograno), tritare la cipolla, tagliare le carote a lamelle, i fagiolini a tronchetti e la carne a dadini non più grandi di 1 cm.; pestare chiodi di garofano e semi di cumino in un mortaio per sbriciolarli ma senza ridurli in polvere.

Scaldare l'olio in una pentola larga e rosolarci la carne per un paio di minuti, senza farla dorare ma solo sbiancare su tutti i lati.

Unire le cipolle tritate a far appassire fino a che cominciano leggermente a dorarsi, quindi unire le carote ed i fagiolini.

Far insaporire bene, quindi unire i piselli, le spezie pestate, una bella presa di sale ed una macinata di pepe.

Quando tutto si è ben amalgamato coprire in modo uniforme carne e verdure con uno strato di riso ben scolato e con l'uvetta, filtandone lacqua di ammmollo senza gettarla.

Unire all'acqua dell'uvetta altra acqua tiepida fino ad ottenere circa 850/900 ml. in totale (deve avere grossomodo il doppio del volume del riso), versarlo sul riso, coprire con un coperchio pesante e cuocere 15/18 munuti, fino a che il riso è cotto e ben sgranato e l'acqua tutta assorbita.

Se serve lasciar asciugare ancora un paio di minuti scoperto a fuoco vivace (io non l'ho fatto ed è rimasto un po' meno asciutto del dovuto...), quindi rimestare tutto per bene, disporre in un ampio piatto formando un cono e servire, eventualmente decorato con qualche altra uvetta oppure con qualche anello di cipolla fritta.
Buonissimo anche tiepido, il giorno dopo, in versione un poco più estiva, accompagnato da una fresca insalata di cetrioli.
  • rivoli affluenti:
  • Roberto Vecchioni, "Samarcanda", in Samarcanda, 1977.

Commenti

  1. Chissà se anche questo come il Plof di Taskent è buona norma farlo nel pentolone in cortile, rigorosamente da non lavare mai? Sarà per questo che l'area di Samarkanda e dintorni era la base di partenza di tutte le epidemie dell'antichità? Pare comunque che la pesta sia ancora endemica ...povero Marco.

    RispondiElimina
  2. ridere ridere ridere ancora...Samarcanda il piu' sognato oriente sognato...esiste o e' una categoria di pensiero?
    Besos

    RispondiElimina
  3. che bel post!!e che piattino invitante!!complimenti!!

    RispondiElimina
  4. Ho un flash...

    Sedute dietro una sdraio, all'ombra, da ragazzine...mia sorella che, passo per passo, mi spiegava il significato delle strofe di Stranamore di Vecchioni...

    Forse lì ho cominciato a capire che c'era un altro punto di vista...ed ho iniziato a crescere un po' anch'io...

    Niente da dire: gran bel flash...

    RispondiElimina
  5. Sei proprio una enciclopedia, ogni volta imparo qualcosa! Ma lo sai che io il pilaf lo faccio in forno? il tuo è divinamente cremoso però... proverò!
    Buona settimana:)
    Patricia

    RispondiElimina
  6. Ciao! Molto buono questo riso, e molto interessante il tuo blog, da oggi ti seguirò volentieri :)
    Meg

    RispondiElimina
  7. Samarcanda...Beh,il post e' vecchiotto,ma non posso non dedicartelo:http://edithpilaff.blogspot.com/2009/07/phulgobi-pulao.html
    Buona settimana!

    RispondiElimina
  8. enrico: so che il plov/palov/pilaf che sia è tradizionalissimo in tutta l'area, come siano in specifico le pentole di Samarcanda però non lo so... Chiediamo ai Polo?!

    @glufri: entrambe, città reale ed insieme categoria di pensiero della fuga nel diverso/lontano. Si spera senza l'ironico, amaro destino predefinito nella leggenda che Vecchioni ha musicato...

    @federica: grazie, magari da provare quando l'afa sarà sparita e ci tornerà la voglia di avvicinarci ai fornelli...

    @virò: "dietro la sdraio"... già alternative all'epoca, voi due, eh?

    @patricia: anche io di solito il pilaf lo faccio in forno, specie per le ricette di derivazione indiana.
    In queste zone però sono profonde le tradizioni di nomadi e di pastori, che cucinano solitamente sopra un fuoco a legna.

    @meg: grazie, sei molto gentile. Attendo anche critiche, però...

    @edith pilaff: e che, credi che non me lo sia già letto tutto il tuo blog il lungo ed il largo?! Illusa...
    Buona settimana anche a te!

    RispondiElimina
  9. Arieccoci in viaggio verso oriente!!! ;) Marco Polo si leccherebbe i baffi (li aveva?!) ...bel piattino verduroso...mi piace proprio!:)

    RispondiElimina
  10. @terry: nei ritratti ufficiali Marco Polo è sembre baruto e baffuto, come quasi tutti gli uomini "importanti" dell'epoca ed anche nelle immagini del film (per quanto può valere) sì, era un bel ragazzetto con i baffetti biondi...

    RispondiElimina

Posta un commento

post più popolari

MTC di settembre 2014: un sacco di riso!

Diceva un vecchio slogan anarchico: "con l'ironia abbatteremo il potere e un sacco di riso lo seppellirà".  A no? Erano risate?! Va be'... per un MTC di questa portata ci si può anche concedere una licenza! Premessa... ... avevo scritto un post lunghissimo per raccontare perché e per come ho scelto questo tema per l'MTChallenge di settembre 2014. Poi l'ho ridotto della metà, lasciando solo alcune note che mi sembravano indispensabili, e l'ho mandato alla Gennaro per un parere.  E lei ha detto che un terzo di quanto le ho mostrato era già troppo! Allora ho ricomposto alcuni dei contenuti in articoli di supporto da pubblicare più avanti ed ho cassato il resto. Qui è rimasto il riassunto della selezione della selezione, ovvero il puro tema dell'MTC. Che, mi spiace, adesso vi tocca leggere per intero! Se scegliere un ingrediente invece che una ricetta tende ad allargare gli orizzonti, questa volta scegliere IL RISO , come capirete, li spalanca fran

MTC giugno 2011... verso Oriente!

Continuo a pensare che le giudici  titolari  e aggiunte  dell'MTC fossero completamente fuori quando hanno passato a me il testimone e nessuno potrà convincermi del contrario, anche perchè potevano ben immaginare in che gorgo storico-etnico-confusionale avrei trascinato la sfida... ma si sono fidate lo stesso! No, è oggettivo: non possono essere completamente normali... Accertato questo, dichiaro anche di non essermi mai emozionata tanto nello scrivere un post e soprattutto nel proporre una ricetta, sentendo tanti occhi puntati addosso ed il fiato trattenuto di tanti MTC addicted... Ebbene sì, rilassatevi (o disperatevi) pure: come temevate, questa volta si va davvero tutti in Giappone! Niente succede per caso, si sa. Tanto è vero che l'eterno girovagare di Marco Polo (a cui faccio da qualche tempo da vivandiera ) l'ha portato proprio a questo punto del suo viaggio a confrontarsi con  Cipango , il Paese del Sol Levante... Come potevo non cogliere il suggerimento di un s

a tu per tu con il Fleischkäse svizzero, questo sconosciuto di famiglia

Nel curioso elenco dei cibi svizzeri che hanno caratterizzato la mia infanzia mi rendo conto che, fatto strano, sul blog non ho ancora parlato del  Fleischkäse, una via di mezzo tra un polpettone ed un würstel gigante di cui da bambini venivamo spesso nutriti. Ma un episodio di vita vera me lo ha messo sotto il naso proprio l'altro giorno, ed eccomi qui con il mio reportage storico-familiare. Alcuni Svizzeri, come quelli di casa mia, vivono il   Fleischkäse come un salume, da comprare pronto, intero o affettato sottile in buste, da servire in tavola come fosse prosciutto cotto o da infilare nei panini per merenda con maionese, senape e cipolline sottaceto (Be'... che c'è?! Se mia mamma per evitare che noi figli mangiassimo troppa Nutella la teneva in frigo ad indurire, così era più difficile da spalmare e sul pane se ne metteva di meno, perché stupirsi di quella che lei invece considerava una merenda "sana"?!) Altri amanti del  Fleischkäse  lo compran

una salsa di cipolle svizzera per würstel e per mamme lavoratrici

Lo so: sono rimasta indietro di una puntata! Parlavo di  ricette svizzere  quando un'irrefrenabile tentazione di cibo americano  si è intrufolata in cucina ed ha avuto  la meglio. Riprendo ora il filo con un piatto che ho proposto pochi giorni fa anche alla mia cara mammina svizzera in occasione del suo compleanno: Bratwurst con salsa di cipolle. L'aspetto curioso non sta tanto nel tipo di würstel utilizzato, una salsiccia bianca di vitello il cui nome per alcuni significa "salsiccia di carne spezzettata" e per altri "salsiccia da arrostire". In Germania di solito viene speziata in modo deciso con pepe, noce moscata e/o cumino, mentre in Svizzera il suo sapore è molto più delicato. In Ticino ne esiste una versione mignon, una "collana" di micro-salsiccine detta cipollata  non perchè contenga cipolle ma perchè, appunto, di solito si serve in salsa di cipolle. Ma, a casa della mia mamma lavoratrice senza tempo ne' passione per la cucina,

Milano matsuri: una festa popolare giapponese... sotto casa!

Il 26 maggio nessuno mi cerchi: non ci sarò! Il 26 maggio succederà una cosa bellissima, tanto che non sto più nella pelle dalla voglia che arrivi presto, e trascorrerò l'intera giornata a Milano vivendo un'esperienza giapponese davvero unica. A meno di non abitare in Giappone, intendo, cose così in Italia non si vedono spesso... A Milano tra via Keplero e piazza Carbonari (pochi passi dalle stazioni metrò di Zara o Sondrio) una domenica tutta dedicata alle tradizioni giapponesi. Non le solite che conoscono tutti, tipo sushi o manga, ma proprio quelle popolari, i divertimenti delle persone semplici che affollano una festa di piazza... insomma: un vero e originale matsuri giapponese, con le sue bancarelle, i suoi suoni, i suoi profumi ed i suoi colori! In alcune città d'Italia si sono tenuti degli eventi denominati " matsuri ", ma mai è stata ricostruita la vera atmosfera della sagra di paese giapponese, mai è stata presentata una così vasta gamma di aute

riso Otello: un nero integral(ista)

Il primo giorno di autunno una ricetta con le ultime verdure estive, che sono ancora buone visto che sembra far più caldo ora che nei mesi trascorsi... Sollecitata da alcuni dubbi posti sulle modalità di cottura del riso integrale e sull'utilizzo di varietà di riso "esotiche", ho pensato di provare le risposte sul campo e chiarire soprattutto le idee a me stessa, la prima che ha tutto ancora da imparare. Così, per prendere due piccioni con una fava, ho scelto un riso sia nero che integrale. No, non famoso ed idolatrato riso Venere, fantastica varietà di nobile origine cinese che, grazie a opportune ibridazioni, ora è coltivato anche in Italia.  Ho pescato  invece una varietà tutta italiana: il riso Otello, che deriva anch'esso da varietà cinesi ma è di concezione e di coltivazione tutta nostrana. Chissà se il  nome è stato ispirato ispirato dal famoso personaggio shakespeariano, dalla sua pelle scura e dalla sua natura piuttosto integral ista... Si utilizz

precisazione:

Per carattere tendo a tenermi in disparte e so che un comportamento simile in rete rema contro la normale volontà di visibilità di un blog che si rispetti: ho ricevuto spesso critiche per questo.
Mi hanno anche fatto notare che non sempre racconto le manifestazioni a cui sono invitata da aziende e che non polemizzo con chi ha utilizzato i miei testi o le mie foto senza citare il mio blog.
Ringrazio con passione chi mi rivolge queste critiche per affetto e chi mi sopporta lo stesso, nonostante non segua i loro consigli!