Passa ai contenuti principali

ma'moul di compleanno alle nocciole e cioccolato

In ufficio si fa ora di pranzo: per la maggior parte delle persone si tratta di un momento normale, in cui aprire con tranquillità i contenitori portati da casa sapendo che non ci aspetta nulla di insolito. 

Esiste almeno una eccezione però a questa regola: un essere speciale ed incosciente che si fida, non fa domande ne' richieste e lascia preparare la propria "schiscetta" ad una compagna appassionata di storia e geografia della cucina... 

A volte gli capita di trovarsi per pranzo anche "cose normali" come un couscous al pesto, bacon e pinoli tostati oppure delle crocchette di riso allo zafferano e burrata con una spolverata di liquirizia; a volte invece gli capitano avventure come una millefoglie di formaggio di tradizione anatolica medievale oppure delle melanzane alle ciliegie di ispirazione levantina...

E quando l'essere speciale compie gli anni e chiede alla compagna di preparare qualcosa da portare in ufficio per festeggiare con i colleghi, i quali ogni tanto hanno imparato ad allungare la testa sul pranzo al sacco dell'essere e a prenderlo bonariamente in giro per la "sorpresa" del giorno, tutti sanno che per il compleanno si deve sospettare che arriverà qualcosa di particolarmente insolito...

Inoltre bisogna considerare il fatto che, andando il ufficio in bicicletta, la sorpresina di compleanno deve essere poco fragile, poco voluminosa e facilmente trasportabile. E, ancora più importante, che l'essere, come quasi tutti, è goloso di cioccolato e affini, anche se, come quasi tutti, non dovrebbe... 

Scartata l'idea iniziale di una preparazione salata a base di cioccolato (...!), si decide per dei piccoli dolcetti, che hanno il doppio vantaggio di rispondere sia alle esigenze di trasporto che a quelle di golosità cioccolatosa.

Per la verità in origine non dovrebbero nemmeno contenerlo, il cioccolato, visto che si tratta di ma'amoul o maamoul, dolcetti mediorientali farciti di frutta secca che il cacao neanche sanno cosa sia e che, nella loro versione "classica", andrebbero preparati così

Ma si cambia età una sola volta l'anno, si è golosi di cioccolato ma ci si contiene sempre, si sopporta pazientemente la cucina estrosa della compagna ogni giorno senza lamenti... perché in onore di un essere eroico come questo non si può pensare di stravolgere una ricetta tradizionale?

Resta quasi uguale l'impasto per lo scrigno di frolla, profumato come da ricetta mediorientale con acque di fiori, visto che anche nella cioccolateria contemporanea fa tendenza abbinare il cioccolato a profumi intensi come quello della zagara o della rosa. L'unica novità è che qui i fiori sono presenti entrambi. 

Il ripieno invece, insieme alla classica frutta secca mediorientale come pistacchi o mandorle, introduce la nocciola, specificamente quella DOP di Giffoni, in onore delle origini partenopee del festeggiato e della sua predilezione per una certa crema spalmabile di cioccolata e nocciole... 

Per valorizzare al massimo le nocciole le si corrobora con una crema gianduia artigianale di nocciole e cacao magro di produzione equo-solidale, ma vista la sua quantità limitata probabilmente anche una normalissima crema industriale farebbe lo stesso servizio. 

Non manca comunque anche nella farcia il profumo dei fiori, che sono il regalo più classico per augurare sempre, non solo all'essere speciale, davvero un buon compleanno...



Dolcetti quasi ma'amoul ripieni di nocciole e crema gianduia 

ingredienti per circa 60 pezzi:
500 g di farina 00
1 panetto di burro da 250 g

40 g di zucchero semolato
4 cucchiai di acqua di zagara (fiori d'arancio, intendo quella orientale, meno intensa degli estratti nostrani)
3 cucchiai di acqua di rose (sempre orientale)
1 o 2 cucchiai di latte
60 g circa di zucchero a velo per la copertura

1/2 cucchiaio di cacao amaro per la copertura

per il ripieno di nocciole:
140 g di nocciole sgusciate ma con la pelle

40 g di mandorle sgusciate ma con la pelle
30 g di pistacchi sgusciati ma con la pelle
2 cucchiai abbondanti di crema gianduia
2 cucchiai di acqua di zagara
1 cucchiaio di zucchero semolato
1 pizzico di petali di rosa essiccati


Portare il burro a temperatura ambiente e risdurlo a tocchetti. Non buttare la carta che lo avvolge, che servirà ad ungere le teglie.

Setacciare la farina, unire lo zucchero semolato ed il burro e lavorare velocemente in punta di dita in modo da ottenere un composto a bricioline piccole e regolari.

Unire le due acque di fiori e poi un cucchiaio o due di latte, quanto ne serve per ottenere un composto liscio, compatto e facilmente lavorabile, da lasciar riposare coperto per qualche minuto.

Nel frattempo frullare la frutta secca con la crema gianduia, lo zucchero, i petali di rosa sbriciolati e l'acqua di fiori d'arancia fino ad ottenere una sorta di pasta compatta, con le nocciole ridotte a granella molto fine.

Dividere l'impasto in una sessantina di palline grandi come noci, da circa 20 g l'una, belle omogenee e senza crepe (a me ne sono venute 61!).

Premere al centro di ogni pallina ed allargare poi il buco fino ad ottenere dei "bicchierini di pasta", farcire con un cucchiaino di ripieno e richiudere i bordi saldandoli bene, quindi capovolgere la pallina in modo che la giunta venga premuta sul piano di lavoro mentre dall'altro lato mantenga la forma bombata.


I ma'moul hanno sempre la superficie decorata con incisioni profonde. Qui ho usato l'apposito stampo di legno, premendo ogni pallina nella conca di legno intagliato, 



pressandone bene il fondo per appiattirlo e poi battendo lo stampo sulla mano 



per sformare il dolcetto decorato. Una volta presa la mano sul giusto spessore delle pareti del "bicchierino", si può anche stendere la pallina di pasta direttamente nello stampo, farcire, chiudere, premere e battere.



Dato che le decorazioni, oltre a rendere i dolcetti gradevoli alla vista, permettono loro di trattenere meglio lo zucchero a velo della copertura, in assenza dello stampo apposito si può ottenere lo stesso potere "aggrappante" usando degli stampini da madeleine o da burro, pizzicando con decisione in più punti la superficie bombata con una  pinzetta, punteggiandola in linee decorative con uno stecchin ooppure segnandola con una forchetta.



Strofinare su due placche da forno la carta del burro dalla parte unta per ungerle in modo uniforme e non eccessivo. Disporvi sopra i dolcetti e cuocere a 160 °C in forno statico per circa 22 minuti, invertendo le teglie a metà cottura.

Levarli dal forno anche se sono ancora chiari e morbidi (in modo che raffreddandosi non risultino troppo asciutti) e lasciarli raffreddare su una gratella.



Miscelare un terzo dello zucchero a velo con il cacao. Rotolare i dolcetti in abbondante zucchero a velo in modo che se ne ricoprano completamente e rotolarne poi qualcuno anche nello zucchero al cacao; disporli in un piatto di portata alternando i colori. 



I ma'moul, se ben chiusi in una scatola di latta con abbondante zucchero a velo, si conservano per un paio di settimane. 



Vale  dunque la pena prepararne in abbondanza, magari giocando con amici o bimbi ad una sorta di "catena di montaggio" in cui qualcuno appallottola, qualcuno farcisce e qualcuno decora, come succede quando le donne mediorientali si riuniscono in cucina... 



PS: Se avanza pasta se ne possono fare dei semplici frollini, se avanza ripieno (come nel mio caso, circa un paio di cucchiaiate) la soluzione più "compleannosa" è di miscelarlo a qualche cucchiaio di crema gianduia e spalmarsela come merenda su delle fette di pane fresco...
  • rivoli affluenti:
  • non ho pensato di decorare io pure qualche dolcetto in modo "artigianale". La foto del decoro con la forchetta è quindi presa qui.
  • lo stampo di legno non va lavato: manterrà l'oliatura naturale ed il profumo di fiori trasmessogli di ogni dolcetto, diventando negli anni uno strumento sempre migliore.

Commenti

  1. Quanto son belli, Annalena! Li vendono sotto casa mia(quelli tradizionali,intendo),ma ahime' sono anonimi ed un poco secchi....Ma li ho anche mangiati da una signora del mio quartiere,che purtroppo non li vende,ed erano life giving.Lei non parla ne' inglese ne' italiano,ma penso mi abbia capito quando le ho detto I love you! Un caro abbraccio.

    RispondiElimina
  2. Che buoni questi dolci! Datti una volta ma ero poco pratica, anni fa e senza profumi orientali, da riprovare. Fonte attendibile dice che vanno fatti con la semola, ti risulta? La Roden parla di farina senza specificare..

    RispondiElimina
  3. E come hanno reagito i colleghi? Domanda inutile: immagino che il contenitore sia tornato vuoto!!!

    RispondiElimina
  4. lui un essere speciale e di te ne vogliamo parlare?? SpettacoloSA proprio come i tuoi dolcetti!
    e chissà quanto aspettano in gloria queste occasioni i suoi colleghi... :)))

    RispondiElimina
  5. @edith: un abbraccio a te! Ma dobbiamo sentici assolutamente a breve, prendila come una minaccia.

    @giulia: sì, hai ragione. Tutta semola non ho mai provato, con parte di semola li ho invece preparati secondo una ricetta israeliana. Risultano leggermente più "consistenti", meno sablè insomma... A me piacciono più "scioglievoli" ma credo sia una questione di gusto personale, anche perchè nella tradizione sono presenti molte versioni diverse

    @virò: contenitore vuoto ma soprattutto Essere soddisfatto, che era poi lo scopo del tutto

    @ilaria: a dire la verità questa è stata la prima "uscita pubblica", vediamo se ci sarà un'altra occasione...

    RispondiElimina
  6. Creativa de !! Ho tutti gli ingredienti! Ci tornerò sicuramente farlo! Grazie mille.
    Grazie a voi e buona fortuna a mettere più!

    voyance gratuite par email ; voyance gratuitement

    RispondiElimina
  7. Ottimo lavoro! Questo è il tipo di informazioni che devono essere condivise intorno al Internet. Vergogna su motori di ricerca per non posizionare questo post più in alto! Vieni più e visitare il mio sito. Grazie =)

    RispondiElimina

Posta un commento

post più popolari

MTC di settembre 2014: un sacco di riso!

Diceva un vecchio slogan anarchico: "con l'ironia abbatteremo il potere e un sacco di riso lo seppellirà".  A no? Erano risate?! Va be'... per un MTC di questa portata ci si può anche concedere una licenza! Premessa... ... avevo scritto un post lunghissimo per raccontare perché e per come ho scelto questo tema per l'MTChallenge di settembre 2014. Poi l'ho ridotto della metà, lasciando solo alcune note che mi sembravano indispensabili, e l'ho mandato alla Gennaro per un parere.  E lei ha detto che un terzo di quanto le ho mostrato era già troppo! Allora ho ricomposto alcuni dei contenuti in articoli di supporto da pubblicare più avanti ed ho cassato il resto. Qui è rimasto il riassunto della selezione della selezione, ovvero il puro tema dell'MTC. Che, mi spiace, adesso vi tocca leggere per intero! Se scegliere un ingrediente invece che una ricetta tende ad allargare gli orizzonti, questa volta scegliere IL RISO , come capirete, li spalanca fran

MTC giugno 2011... verso Oriente!

Continuo a pensare che le giudici  titolari  e aggiunte  dell'MTC fossero completamente fuori quando hanno passato a me il testimone e nessuno potrà convincermi del contrario, anche perchè potevano ben immaginare in che gorgo storico-etnico-confusionale avrei trascinato la sfida... ma si sono fidate lo stesso! No, è oggettivo: non possono essere completamente normali... Accertato questo, dichiaro anche di non essermi mai emozionata tanto nello scrivere un post e soprattutto nel proporre una ricetta, sentendo tanti occhi puntati addosso ed il fiato trattenuto di tanti MTC addicted... Ebbene sì, rilassatevi (o disperatevi) pure: come temevate, questa volta si va davvero tutti in Giappone! Niente succede per caso, si sa. Tanto è vero che l'eterno girovagare di Marco Polo (a cui faccio da qualche tempo da vivandiera ) l'ha portato proprio a questo punto del suo viaggio a confrontarsi con  Cipango , il Paese del Sol Levante... Come potevo non cogliere il suggerimento di un s

a tu per tu con il Fleischkäse svizzero, questo sconosciuto di famiglia

Nel curioso elenco dei cibi svizzeri che hanno caratterizzato la mia infanzia mi rendo conto che, fatto strano, sul blog non ho ancora parlato del  Fleischkäse, una via di mezzo tra un polpettone ed un würstel gigante di cui da bambini venivamo spesso nutriti. Ma un episodio di vita vera me lo ha messo sotto il naso proprio l'altro giorno, ed eccomi qui con il mio reportage storico-familiare. Alcuni Svizzeri, come quelli di casa mia, vivono il   Fleischkäse come un salume, da comprare pronto, intero o affettato sottile in buste, da servire in tavola come fosse prosciutto cotto o da infilare nei panini per merenda con maionese, senape e cipolline sottaceto (Be'... che c'è?! Se mia mamma per evitare che noi figli mangiassimo troppa Nutella la teneva in frigo ad indurire, così era più difficile da spalmare e sul pane se ne metteva di meno, perché stupirsi di quella che lei invece considerava una merenda "sana"?!) Altri amanti del  Fleischkäse  lo compran

una salsa di cipolle svizzera per würstel e per mamme lavoratrici

Lo so: sono rimasta indietro di una puntata! Parlavo di  ricette svizzere  quando un'irrefrenabile tentazione di cibo americano  si è intrufolata in cucina ed ha avuto  la meglio. Riprendo ora il filo con un piatto che ho proposto pochi giorni fa anche alla mia cara mammina svizzera in occasione del suo compleanno: Bratwurst con salsa di cipolle. L'aspetto curioso non sta tanto nel tipo di würstel utilizzato, una salsiccia bianca di vitello il cui nome per alcuni significa "salsiccia di carne spezzettata" e per altri "salsiccia da arrostire". In Germania di solito viene speziata in modo deciso con pepe, noce moscata e/o cumino, mentre in Svizzera il suo sapore è molto più delicato. In Ticino ne esiste una versione mignon, una "collana" di micro-salsiccine detta cipollata  non perchè contenga cipolle ma perchè, appunto, di solito si serve in salsa di cipolle. Ma, a casa della mia mamma lavoratrice senza tempo ne' passione per la cucina,

Milano matsuri: una festa popolare giapponese... sotto casa!

Il 26 maggio nessuno mi cerchi: non ci sarò! Il 26 maggio succederà una cosa bellissima, tanto che non sto più nella pelle dalla voglia che arrivi presto, e trascorrerò l'intera giornata a Milano vivendo un'esperienza giapponese davvero unica. A meno di non abitare in Giappone, intendo, cose così in Italia non si vedono spesso... A Milano tra via Keplero e piazza Carbonari (pochi passi dalle stazioni metrò di Zara o Sondrio) una domenica tutta dedicata alle tradizioni giapponesi. Non le solite che conoscono tutti, tipo sushi o manga, ma proprio quelle popolari, i divertimenti delle persone semplici che affollano una festa di piazza... insomma: un vero e originale matsuri giapponese, con le sue bancarelle, i suoi suoni, i suoi profumi ed i suoi colori! In alcune città d'Italia si sono tenuti degli eventi denominati " matsuri ", ma mai è stata ricostruita la vera atmosfera della sagra di paese giapponese, mai è stata presentata una così vasta gamma di aute

riso Otello: un nero integral(ista)

Il primo giorno di autunno una ricetta con le ultime verdure estive, che sono ancora buone visto che sembra far più caldo ora che nei mesi trascorsi... Sollecitata da alcuni dubbi posti sulle modalità di cottura del riso integrale e sull'utilizzo di varietà di riso "esotiche", ho pensato di provare le risposte sul campo e chiarire soprattutto le idee a me stessa, la prima che ha tutto ancora da imparare. Così, per prendere due piccioni con una fava, ho scelto un riso sia nero che integrale. No, non famoso ed idolatrato riso Venere, fantastica varietà di nobile origine cinese che, grazie a opportune ibridazioni, ora è coltivato anche in Italia.  Ho pescato  invece una varietà tutta italiana: il riso Otello, che deriva anch'esso da varietà cinesi ma è di concezione e di coltivazione tutta nostrana. Chissà se il  nome è stato ispirato ispirato dal famoso personaggio shakespeariano, dalla sua pelle scura e dalla sua natura piuttosto integral ista... Si utilizz

precisazione:

Per carattere tendo a tenermi in disparte e so che un comportamento simile in rete rema contro la normale volontà di visibilità di un blog che si rispetti: ho ricevuto spesso critiche per questo.
Mi hanno anche fatto notare che non sempre racconto le manifestazioni a cui sono invitata da aziende e che non polemizzo con chi ha utilizzato i miei testi o le mie foto senza citare il mio blog.
Ringrazio con passione chi mi rivolge queste critiche per affetto e chi mi sopporta lo stesso, nonostante non segua i loro consigli!