Mi ritaglio per miracolo un'oretta di piacere puro: mi concedo un giro al mercato rionale, camminando con calma tra i banchi e meditando con gusto sulla seconda ricetta da presentare all'MTC di gennaio a tema zuppe e minestroni proposta da Vittoria di La cucina piccoLina. Mi propongo di studiare qualche ingrediente vegetale interessante per la seconda minestra da preparare per la sfida, che voglio veda protagonista il riso.
Un tripudio di verdure a cui non so resistere mi attira e mi suggerisce ispirazioni. Mi avvicino al mio banco preferito, scelgo qualche ortaggio e, tra le altre meraviglie, chiedo anche: "Un po' di cime di rapa". Me ne trovo in borsa un chilo e otto. E scoppia un amore folle, incontenibile, che in un lampo oscura tutte le visioni possibili di minestre di riso!
Altri sono i tesori che dedicherò a quella ricetta: questa massa verde, strabordante, punteggiata di fiorellini gialli mi ispira una zuppa a sé, in cui le cime di rapa devono esprimersi alla massima potenza... o almeno al quadrato!
E così mi piazzo in cucina, rovescio la sporta di cime di rapa a coprire praticamente tutto il tavolo... e metto in lavorazione la "terza" ricetta per l'MTC, praticamente per caso, prima ancora di aver terminato l'elaborazione della seconda.
Nel pulire la verdura separo un chilo abbondante di foglie e gambicelli teneri, raccogliendo da una parte i gambi più spessi e legnosi, di cui ottengo oltre 600 g. Verdura fresca e di qualità che andrebbe buttata? Non sia mai! Dopo aver proposto una prima ricetta vagamente svuotafrigo questa sarà basata... sugli scarti!
Raccolgo anche una manciatona di foglie, ripongo il resto in frigo (ci farò poi qualcosa d'altro) e mi lancio in una zuppa di gambi di cime di rapa che vuole esaltare al massimo il gusto tipico di questo ortaggio. Decido di sfruttarne la sottilissima vena amarognola per giocare in un equilibrio delicato con umami e dolcezza.
Le cime di rapa ricordano per colore e consistenza una verdura molto usata in Giappone per zuppe e stufati invernali, il shungiku ovvero le foglie di crisantemo. I due sapori non sono lontanissimi, anche se il shungiku è più delicato e insieme più aromatico, quindi non è difficile trovare ispirazioni di tipo jap anche per la verdura nostrana.
Avevo già cucinato delle cime di rapa alla giapponese qui, saltate con vongole e sakè, ma questa volta cerco di amplificare soprattutto l'umami che deve accompagnarle. Per questo uso brodo dashi, alga kombu e funghi shijtake nell'aromatizzare il liquido di cottura.
L'altro abbinamento dell'amaro è con il dolce, che affido al contrasto con la pastosità dei legumi, un po' come succede con il macco pugliese che accoppia fave e cicoria. In questo caso amplifico con decisione la potenza della componente dolce caramellando dei fagioli, che qui sono azuki, per mio gusto filojap, ma potrebbero essere sostituiti perfettamente con dei cannellini.
Decido di ignorare la tentazione di una nota aspra: in Giappone è sostanzialmente rappresentata dallo yuzu, un agrume molto aromatico ed anche leggermente amaro, ma questa è una sfumatura che non mi interessa sottolineare. Per chiudere il cerchio mi affido perciò ad una lieve piccantezza: il sichimi togarashi, un mix giapponese di spezie a base di peperoncino, sesamo tostato e, appunto, un accenno di scorza di yuzu.
Voglio riservare il riso allaterza seconda ricetta MTC, è vero, ma ne cerco comunque una piccola citazione anche qui, in una zuppa legata a doppio filo al gusto giapponese. Aggiungo quasi per gioco anche un mini-cestino croccante di sfoglia di riso, da appoggiare sopra la zuppa quando si è a tavola per evitare che il brodo la inzuppi subito.
Se troverò il shungiku proverò a verificare se i suoi gambi sono deliziosamente saporiti quanto quelli delle cime di rapa, ma per il momento devo dire che in questa versione la zuppa ha comunque un suo strano, intrigante fascino nascostamente giapponese, anche se dall'aspetto quasi nemmeno si direbbe...
Zuppa umami di cime di rapa al quadrato e azuki caramellati
ingredienti per 4 persone:
650 g di gambi di cime di rapa
200 g di foglie di cime di rapa
80 g di fagioli azuki secchi
3 funghi shijtake secchi
2 spicchi di aglio
15 g di zenzero
2 pezzetti di alga kombu 5 x 5 cm
1 sfoglia di riso (quelle che si usano per gli involtini thai)
900 ml di brodo dashi
50 g di zucchero
1 cucchiaino di sichimi togarashi
1 cucchiaio di olio di sesamo
2 cucchiai di olio di semi di arachide
Mettere a bagno gli azuki in acqua per una notte. Sciacquarli bene e metterli in pentola con una pezzetto di alga e abbondante acqua fresca. Cuocere dal bollore 1 ora e mezza coperti e a fuoco molto basso, salando appena verso la fine, e scolandoli poi molto bene. Tenere da parte l'alga.
Mettere i funghi a mollo in 100 ml acqua calda per 10 minuti, poi eliminarne i gambi e tagliare le cappelle a fettine sottili. Filtrare e conservare l'acqua di ammollo.
Tagliare i gambi delle cime di rapa a rondelle, saltarli nell'olio di sesamo caldo con l'aglio e lo zenzero pestati fino a che sono ben insaporiti.
Unire i funghi e l'altro pezzo di alga secco, coprire con il dashi bollente e cuocere per mezz'ora.
Levare dal brodo l'alga e qualche fungo per la decorazione e passare il resto al passaverdure (che elimina le fibre dei gambi) con tutto il liquido, in modo da ottenere un passato abbastanza liquido.
Tagliare l'alga a striscioline sottili, insieme a quella dei fagioli, e conservarle con i funghi in un mestolino di passato.
Caramellare in un padellino 50 g zucchero, lasciandolo fondere a fuoco basso senza rimestare e cuocere fino a che ha un bel colore dorato.
Unire i fagioli ben scolati, lasciare sul fuoco un minuto perché si avvolgano bene nel caramello; spolverizzare con il sichimi togarashi e rovesciare su placca, spargendone la maggior parte perché rimangano sgranati.
Formare a parte 4 piccoli mucchietti di fagioli includendo i riccioli di caramello più carini, in modo che raffreddando formino quattro piccoli blocchi lucidi e decorativi.
Portare il passato a bollore e intanto tagliuzzare le foglie di cime di rapa; tuffarle nel passato e cuocere 8 minuti, quando le foglie sono morbide ma ancora di un verde abbastanza brillante.
Unire poi i fagioli caramellati "sfusi", cuocere altri 2 o 3 minuti e spegnere; lasciar riposare un altro paio di minuti, in modo che i sapori si amalgamino.
Ritagliare intanto il foglio di riso in 4 parti e friggerle nell'olio di arachidi bollente, un pezzo per volta, per 5 secondi, premendo al centro perché formino dei cestini.
Dividere la zuppa di cime di rapa e azuki il ciotole individuali. Ovvio che, per completare l'atmosfera e portare le cime di rapa al cubo, si può decorare la tavola con vasetti di fiori di rapa freschi...
Disporre un paio di fettine di fungo, 3 o 4 bastoncini di alga e un piccolo croccante di fagioli in ogni cestino di riso e servirlo a fianco delle ciotole: ogni commensale lo disporrà sopra alla zuppa al momento di gustarla.
Anche con questa ricetta partecipo all'MTC n. 53,
ma il cestino di riso è solo un gioco: la ciotola si presenta benissimo anche solo con i decori adagiati direttamente sulla zuppa.
Un tripudio di verdure a cui non so resistere mi attira e mi suggerisce ispirazioni. Mi avvicino al mio banco preferito, scelgo qualche ortaggio e, tra le altre meraviglie, chiedo anche: "Un po' di cime di rapa". Me ne trovo in borsa un chilo e otto. E scoppia un amore folle, incontenibile, che in un lampo oscura tutte le visioni possibili di minestre di riso!
Altri sono i tesori che dedicherò a quella ricetta: questa massa verde, strabordante, punteggiata di fiorellini gialli mi ispira una zuppa a sé, in cui le cime di rapa devono esprimersi alla massima potenza... o almeno al quadrato!
E così mi piazzo in cucina, rovescio la sporta di cime di rapa a coprire praticamente tutto il tavolo... e metto in lavorazione la "terza" ricetta per l'MTC, praticamente per caso, prima ancora di aver terminato l'elaborazione della seconda.
Nel pulire la verdura separo un chilo abbondante di foglie e gambicelli teneri, raccogliendo da una parte i gambi più spessi e legnosi, di cui ottengo oltre 600 g. Verdura fresca e di qualità che andrebbe buttata? Non sia mai! Dopo aver proposto una prima ricetta vagamente svuotafrigo questa sarà basata... sugli scarti!
Raccolgo anche una manciatona di foglie, ripongo il resto in frigo (ci farò poi qualcosa d'altro) e mi lancio in una zuppa di gambi di cime di rapa che vuole esaltare al massimo il gusto tipico di questo ortaggio. Decido di sfruttarne la sottilissima vena amarognola per giocare in un equilibrio delicato con umami e dolcezza.
Le cime di rapa ricordano per colore e consistenza una verdura molto usata in Giappone per zuppe e stufati invernali, il shungiku ovvero le foglie di crisantemo. I due sapori non sono lontanissimi, anche se il shungiku è più delicato e insieme più aromatico, quindi non è difficile trovare ispirazioni di tipo jap anche per la verdura nostrana.
Avevo già cucinato delle cime di rapa alla giapponese qui, saltate con vongole e sakè, ma questa volta cerco di amplificare soprattutto l'umami che deve accompagnarle. Per questo uso brodo dashi, alga kombu e funghi shijtake nell'aromatizzare il liquido di cottura.
L'altro abbinamento dell'amaro è con il dolce, che affido al contrasto con la pastosità dei legumi, un po' come succede con il macco pugliese che accoppia fave e cicoria. In questo caso amplifico con decisione la potenza della componente dolce caramellando dei fagioli, che qui sono azuki, per mio gusto filojap, ma potrebbero essere sostituiti perfettamente con dei cannellini.
Decido di ignorare la tentazione di una nota aspra: in Giappone è sostanzialmente rappresentata dallo yuzu, un agrume molto aromatico ed anche leggermente amaro, ma questa è una sfumatura che non mi interessa sottolineare. Per chiudere il cerchio mi affido perciò ad una lieve piccantezza: il sichimi togarashi, un mix giapponese di spezie a base di peperoncino, sesamo tostato e, appunto, un accenno di scorza di yuzu.
Voglio riservare il riso alla
Se troverò il shungiku proverò a verificare se i suoi gambi sono deliziosamente saporiti quanto quelli delle cime di rapa, ma per il momento devo dire che in questa versione la zuppa ha comunque un suo strano, intrigante fascino nascostamente giapponese, anche se dall'aspetto quasi nemmeno si direbbe...
Zuppa umami di cime di rapa al quadrato e azuki caramellati
ingredienti per 4 persone:
650 g di gambi di cime di rapa
200 g di foglie di cime di rapa
80 g di fagioli azuki secchi
3 funghi shijtake secchi
2 spicchi di aglio
15 g di zenzero
2 pezzetti di alga kombu 5 x 5 cm
1 sfoglia di riso (quelle che si usano per gli involtini thai)
900 ml di brodo dashi
50 g di zucchero
1 cucchiaino di sichimi togarashi
1 cucchiaio di olio di sesamo
2 cucchiai di olio di semi di arachide
Mettere a bagno gli azuki in acqua per una notte. Sciacquarli bene e metterli in pentola con una pezzetto di alga e abbondante acqua fresca. Cuocere dal bollore 1 ora e mezza coperti e a fuoco molto basso, salando appena verso la fine, e scolandoli poi molto bene. Tenere da parte l'alga.
Mettere i funghi a mollo in 100 ml acqua calda per 10 minuti, poi eliminarne i gambi e tagliare le cappelle a fettine sottili. Filtrare e conservare l'acqua di ammollo.
Tagliare i gambi delle cime di rapa a rondelle, saltarli nell'olio di sesamo caldo con l'aglio e lo zenzero pestati fino a che sono ben insaporiti.
Unire i funghi e l'altro pezzo di alga secco, coprire con il dashi bollente e cuocere per mezz'ora.
Levare dal brodo l'alga e qualche fungo per la decorazione e passare il resto al passaverdure (che elimina le fibre dei gambi) con tutto il liquido, in modo da ottenere un passato abbastanza liquido.
Tagliare l'alga a striscioline sottili, insieme a quella dei fagioli, e conservarle con i funghi in un mestolino di passato.
Caramellare in un padellino 50 g zucchero, lasciandolo fondere a fuoco basso senza rimestare e cuocere fino a che ha un bel colore dorato.
Unire i fagioli ben scolati, lasciare sul fuoco un minuto perché si avvolgano bene nel caramello; spolverizzare con il sichimi togarashi e rovesciare su placca, spargendone la maggior parte perché rimangano sgranati.
Formare a parte 4 piccoli mucchietti di fagioli includendo i riccioli di caramello più carini, in modo che raffreddando formino quattro piccoli blocchi lucidi e decorativi.
Portare il passato a bollore e intanto tagliuzzare le foglie di cime di rapa; tuffarle nel passato e cuocere 8 minuti, quando le foglie sono morbide ma ancora di un verde abbastanza brillante.
Unire poi i fagioli caramellati "sfusi", cuocere altri 2 o 3 minuti e spegnere; lasciar riposare un altro paio di minuti, in modo che i sapori si amalgamino.
Ritagliare intanto il foglio di riso in 4 parti e friggerle nell'olio di arachidi bollente, un pezzo per volta, per 5 secondi, premendo al centro perché formino dei cestini.
Dividere la zuppa di cime di rapa e azuki il ciotole individuali. Ovvio che, per completare l'atmosfera e portare le cime di rapa al cubo, si può decorare la tavola con vasetti di fiori di rapa freschi...
Disporre un paio di fettine di fungo, 3 o 4 bastoncini di alga e un piccolo croccante di fagioli in ogni cestino di riso e servirlo a fianco delle ciotole: ogni commensale lo disporrà sopra alla zuppa al momento di gustarla.
Anche con questa ricetta partecipo all'MTC n. 53,
ma il cestino di riso è solo un gioco: la ciotola si presenta benissimo anche solo con i decori adagiati direttamente sulla zuppa.
- rivoli affluenti:
- ho da poco assaggiato il shungiku tra gli ingredienti di un sikiyaki supergiapponesissimo. Perchè non ho pensato di fare foto apposite? Perchè sono troppo scrivana e troppo poco reporter: sono una pessima foodblogger, in questo senso!
Rimango sempre affascinata, quando leggo i tuoi post e le tue ricette: mi sento trasportata in un modo di sapori esotici che mi intrigano tantissimo. Stavolta, poi, hai usato le cime di rapa, che sono "parenti" dei nostri amatissimi friarielli, quindi, non solo mi riesce un po' più facile immaginare il sapore, ma si tratta di un sapore che adoro
RispondiElimina@mariella: grazie, una zuppa che potrebbe essere nippo-partenopea, a trovare i friarielli anche qui. Connubio tutto da indagare, in effetti.
RispondiEliminaQuando ho visto la foto mi sono chiesta che cosa avessi messo nella zuppa :) La mia curiosità è stata ripagata alla grande, versione originale e bellissima.
RispondiElimina@mari: per questo ho messo anche le foto senza le aggiunte e senza il cestino di riso: il gusto sta tutto nella zuppa, ma nella prima foto poteva non sembrare...
RispondiEliminasei bravissima, qui da te ci si incanta a leggere le tue ricette. Non commento spesso, perchè in effetti non so mai cosa dire di intelligente :-) "strepitosa" però mi vien dal cuore stavolta!
RispondiEliminarapa al cubo.
RispondiEliminaricetta che avanza per numeri dispari
mente che vaga dal riso alle rape, dal mercato rionale al giappone....
Capisci che è impossibile starti dietro?
L'unica è lasciarsi andare: ai travolgenti deliri della tua mente, ai meandri della tua dispensa, alla profondità della tua cultura e alle sorprese della tua fantasia che, mai come questa volta, declina anche nella composta eleganza del piatto gli equilibri sottili della sua composizione.
leopardianamente, insomma, il naufragar m'è dolce in questa zuppa :-)
e non solo per gli azuki caramellati :-)
Bravissima!
@franci: a leggere le tue invece... viene subito voglia di cucinare! Sappi che ho cominciato ad accumulare croste di grana come tesori...
RispondiElimina@alessandra: leopardianamente: tu, pensosa, in disparte, il tutto miri!
Io non possiedo la cultura e la dialettica di chi mi precede nei commenti (mi manca la laureaa, lo ammetto ;-) ) ma umilmente mi "prostro" alla tua bravura, per me ma anche per il resto della bloglandia, inarrivabile :-)
RispondiElimina@libera: "mi prostro" mi fa tornare in mente e Troisi e Benigni in 'Non ci resta che piangere' mentre scrivono la lettera a Savonarola!
RispondiElimina:-D Ma qui non ci resta che ridere e mangiare, bene, ma che dico: benissimo <3
Elimina;-D
Eliminale tue idee hanno anche un fattore aggiuntivo che supera anche... l'umami...ed è il fattore fascino! e questa è oltretutto una proposta fascinosa! :)
RispondiEliminaNon ho idea del gusto che possa avere questa meraviglia, sono talmente lontana dalla cucina orientale (sushi a parte) che non saprei da che parte iniziare.
RispondiEliminaIl risultato però mi intriga parecchio e spero qualche giorno di poter provare a gustare qualcosa di autentico e non solo "oriental style"
Leggerti é sempre un immenso piacere... Perché riesci a farmi staccare la testa da tutto per concentrarmi solo nelle tue parole, nei tuoi viaggi da una parte all'altra del mondo...
RispondiElimina@elisa: mi hai detto una cosa bellllllissssssima... Grazie!
RispondiEliminaè così! un abbraccio
Eliminaelisa
L'oriente è una mia passione e tu riesci a trasportarmici in poche parole.
RispondiEliminaAnche questa volta ci fai conoscere ingredienti particolarissimi e accostamenti di sapori che hanno dell'incredibile.
Mi prudono le mani dalla voglia di provare
L'oriente è una mia passione e tu riesci a trasportarmici in poche parole.
RispondiEliminaAnche questa volta ci fai conoscere ingredienti particolarissimi e accostamenti di sapori che hanno dell'incredibile.
Mi prudono le mani dalla voglia di provare
Quando leggo i tuoi post mi viene voglia di volare lì dove trovi ispirazione e poter provare i sapori di cui parli, gli ingredienti che citi e descrivi. Quasi sembra di sentirne il sapore, anche se non li ho mai provati. Hai questo modo di parlare di cucina che affascina :)
RispondiElimina@vitto: le tue mani all'opera sono una delizia, se ti prudono promettono bene...
RispondiElimina@paola: spesso gli ingredienti "stranieri" sono disponibili nei negozietti etnici e in quelli biologici, o a volte sono sostituibili con prodotti nostrani, per cui il tuo viaggio potrebbe anche non restare un puro volo della fantasia...
Il vostro sito è meraviglioso e vario. Insomniac non è valido e io sono sempre occupato grazie a te.
RispondiEliminaBuona fortuna!
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Effettivamente! Buon testo, molto informativo ed esplicito! Grazie per aver condiviso il tuo consiglio.
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