Sabato 23 marzo si celebrano a Casciago i 25 anni del Kaki Tree Project, di cui avevo parlato tempo facon entusiasmo e che qui riassumo brevemente: dai semi di un alberello di kaki, unica pianta miracolosamente sopravvissuta all'atomica di Nagasaki, sono state ricavate delle piantine di seconda generazione.
Da quella iniziativa sono ora trascorsi 25 anni, la scuola che ha vinto in Italia è quella di Morosolo, poco fuori Varese e l'alberello di kaki dal 18 marzo 2000, sta crescendo di fronte alla chiesa di Casciago, altro piccolo Comune dell'hinterland varesino.
In occasione della Biennale d'Arte del 1999 è stato promosso un concorso artistico mondiale per le scuole, il Kaki Tree Project, e i vincitori, uno per ogni Paese, sono stati premiati con uno di quegli alberelli, in modo che dopo 10 anni in tutto il mondo si potesse celebrare la Pace raccogliendo i kaki che avevano saputo sopravvivere al disastro della guerra.
Da quella iniziativa sono ora trascorsi 25 anni, la scuola che ha vinto in Italia è quella di Morosolo, poco fuori Varese e l'alberello di kaki dal 18 marzo 2000, sta crescendo di fronte alla chiesa di Casciago, altro piccolo Comune dell'hinterland varesino.
Proprio lì sabato 23 dalle 10.00, con il Patrocinio del Consolato Giapponese e della Provincia di Varese si celebra l'anniversario con mostre, istallazioni, laboratori e performance di artisti italiani e dei bambini delle scuole locali.
Si crea così un percorso di "rinascita del tempo" e si compie il desiderio del fitopatologo giapponese che riuscì a salvare i semini di Nagasaki, riportato sulla locandina che apre questo post. Questo nel dettaglio il programma di sabato, che chiude la mattinata di eventi con un piccolo rinfresco.
E dal rinfresco prendo spunto per legarmi al tema gastronomico di questo blog: in onore di questa bellissima occasione non preparo una specialità della Prefettura di Nagasaki (e ce ne sarebbero!) ma che è tipica del 持ち帰り料理,mochikaeri ryōri, ovvero della "cucina da asporto", in modo che potrebbe davvero far parte del buffet di Casciago, nel caso contempi assaggi giapponesi.
I miei 手まり寿司, temarizushi, infatti, appartengono alla categoria dei sushi casalinghi utilizzabili nei bento o comunque テイクアウト向き, teikuauto-muki, adatti all'asporto. E i temari, nonostante esteticamente possano assomigliare ad altri bocconcini di riso, NON sono onigiri おにぎり!
Se in Occidente conosciamo gli onigiri a forma triangolare, i più rappresentati in manga e anime, in Giappone possono avere varie forme, compresa quella sferica. Che è il formato tipico dei temari. Dove sta la differenza? Quasi invisibile ad occhio europeo ma sostanziale per il palato: gli onigiri NON sono sushi, perchè vengono preparati con gohan, ご飯, riso bianco semplice, mentre i temari sono sushi perchè si utilizza lo shari, 舎利, il riso condito con aceto che sta alla base di qualsiasi cibo venga definito sushi.
Dunque se in qualche ristorante che sembra giapponese propongono degli onigiri con riso shari sarebbe come per noi condire alla carbonara una pasta al pomodoro: occorre scappare a gambe levate!
I temarizushi, a differenza degli onigiri, hanno un'unica forma, quella sferica, come dice il loro nome: te 手 significa mano, maru 丸 tondo, zushi è un'altra grafia per sushi, quindi pallina di sushi arrotolata a mano. Si dice questi piccoli bocconcini ben compatti siano nati nelle okiya 置屋 (case delle geisha) di Kyoto, in cui le maiko (舞妓, giovani geisha apprendiste) potevano cibarsene senza rovinare trucco e rossetto. Forse per lo stesso motivo, oltre che per il loro aspetto elegante, in Giappone sono particolarmente apprezzati dal genere femminile anche per la varietà estetica ottenibile con l'uso accurato di ingredienti differenti.
La mia versione odierna è però semplicissima e utilizza pochi ingredienti, (secondo me golosissimi) perchè mira ad illustrare il procedimento base, che una volta presa la mano si presta, come da foto precedente, ad infinite varianti stagionali, regionali e di gusto personale.
紫蘇の手まり寿司 -SHISO NO TEMARIZUSHI - PALLINE DI SUSHI CON SHISO
ingredienti per circa 20 temari:
2 bicchieri (circa 250 g) di riso da sushi a chicco piccolo, kome, 米
5 cucchiai di aceto di riso, komezu, 米酢
1 cucchiaio di zucchero, 砂糖, satō
1 pizzico di sale, 塩 shio
22 foglie di shiso, 紫蘇
2 cucchiai di semi di sesamo nero, kurogoma, 黒胡麻
1 cucchiaio di zenzero marinato, gari, ガリ (*)
Lavare e cuocere per assorbimento il risocosì, poi condirlo con lo shari in questo modo.
Mescolarvi i semi di sesamo e due foglie di shiso tritate finissime (notare la lucidità del riso, una volta correttamente condito).
Disporre un'altra foglia di shiso su un quadrato di pellicola per alimenti e disporvi sopra
Avvolgere la pellicola, e di conseguenza la foglia, attorno al riso, chiudere la pellicola arrotolandole ben stretta e lasciare il temari così composto in forma fino al momento del servizio (o almeno 10 minuti, se va poi aperto e riposto in un bento).
Lasciarlo nella pellicola permette al tamari non solo di mantenere meglio la forma ma anche di conservarsi meglio in freschezza. Questo riposo non è sempre indispensabile ma lo consiglio se si utilizzano all'esterno ingredienti un pochino rigidi, come in questo caso la foglia fresca di shiso.
Ripetere con il resto degli ingredienti e, al momento di servire, levare la pellicola, disporre i tamari nei piatti individuali tenendo sopra lo shiso e decorare con lo zenzero ridotto a julienne.
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