Passa ai contenuti principali

girare la frittata

Una volta che alle superiori la professoressa di matematica dovette assentarsi per qualche settimana, venne sostituita da una giovane supplente che tentava di darsi un contegno agli occhi degli alunni ma che era evidentemente spaesata e terrorizzata, trovandosi d'improvviso lontana da casa con l'incarico di tenere a bada una ventina di ragazzetti quasi suoi coetanei.

Un giorno era alla lavagna e tentava di spiegare un teorema mentre la classe alle sue spalle tutto faceva fuorchè seguire la lezione, quando un alunno dal genio matematico, colui che in quarta superiore già si leggeva per svago i testi del secondo anno della Facoltò di Matematica, la interruppe chiedendo chiarimenti su un passaggio che a lui sembrava non tornare.

Aveva ragione lui, anche se nessun altro dei suoi compagni capiva la sua obiezione: la giovane insegnante aveva sbagliato completamente la dimostrazione e si era infilata in un vicolo "matematicamente" cieco. Imperturbabile lei si voltò con un sorriso (un po' tremante, per la verità) decise di ribaltare la frittata e rispose: "Sì, lo so che è sbagliato. L'ho fatto apposta per verificare se voi eravate attenti!"

Ai tempi venne presa di mira per giorni per questa sua goffa giustificazione, ma ci sono dei precedenti illustri che mi piacerebbe poterle citare per consolarla un po' di quella sua figuraccia... Il più clamoroso che mi ricordi me l'ha fatto tornare a mente l'altro giorno l'amica che mi aveva citato un racconto di Poe...

Il terzo romanzo di Charles Dickens, Barnaby Rudge, nelle intenzioni avrebbe dovuto essere una sorta di giallo a puntate (fu infatti pubblicato un capitolo alla volta) che iniziava ricordando un vecchio omicidio e terminava con la scoperta del colpevole. Il romanzo era ambientato negli anni a cavallo del 1780 e le vicende dei protagonisti avevano come sfondo eventi storici e sociali che colpirono la Londra di quel tempo, quando una sommossa anticattolica contro i cosiddetti Papisti terrorizzò per quattro giorni la città.

Edgar Allan Poe pubblicò due saggi sul romanzo di Dickens (che lui non stimava molto...) e nel primo, uscito dopo le prime puntate, Poe con un po' di saccenza ipotizzava la soluzione del mistero, rivelando il nome del personaggio secondo lui colpevole dell'omicidio e sostenendo che Dickens non fosse in grado di costruire suspence ed intrighi complessi da decifrare.

Il secondo saggio apparve a romanzo terminato... e Poe aveva clamorosamente sbagliato la sua deduzione! Non perse certo tempo: ribaltò la frittata e si giustificò dichiarando che gli indizi proposti da Dickens portavano più logicamente alla propria soluzione che a quella, piatta ed incoerente, scelta dall'autore e che la narrazione della rivolta londinese aveva contribuito solo a confondere le acque, schiacciando l'episodio dell'omicidio sotto una tragedia di ben più ampie proporzioni a discapito del vero scopo di un romanzo giallo, la cui trama deve essere concentrata solo su suspence e mistero, in funzione dello svelamento finale...

Tutto questo discorso, frittate a parte, mi ha fatto venire voglia di cucina inglese che, a differenza di quanto comunemente si creda perchè ci si pone delle aspettative sbagliate, è ricca di piatti originali ed interessanti, differenti nelle logiche e nei sapori rispetto ai nostri ma (anzi: proprio per questo), una volta contestualizzate, per la maggior parte decisamente apprezzabili. E quale miglior esempio di un piatto talmente tradizionale da essere citato proprio da Dickens nel suo romanzo ambientato nel 1780?!

"Joe, sconsolato ed abbattuto, ma anche pieno di coraggio, lasciando la casa del fabbro decise di raggiungere il Crooked Billet, e lì chiese del suo amico il sergente, che, non aspettandosi altri uomini, lo accolse a braccia aperte. Nell'arco di cinque minuti dal suo arrivo alla taverna venne arruolato tra i baldi difensori del suo Paese natale; ed entro mezz'ora gli fu offerta un piatto fumante di trippa alle cipolle, preparata, come il suo amico gli assicurò a più riprese, su espresso comando di Sua Sacra Maestà il Re. A questa cena, che aveva un sapore delizioso dopo le sue lunghe fatiche, lui rese ampia giustizia; e quando l'ebbe accompagnata, durante e dopo, con svariate, leali e patriottiche fette di pane tostato, fu condotto su un pagliericcio in una stanza sopra la stalla e rinchiuso lì per la notte."

La ricetta originale della tripe and onions, quella tramandata da secoli nella cucina popolare inglese, prevede di lessare a lungo la trippa con latte e cipolle; quella un pochino più recente usa poi il latte di cottura, insieme con burro e farina, per creare una sorta di besciamella lentissima in cui finire di insaporire le striscioline di trippa.

Mi piacevano molto l'idea del bianco e l'abbondanza di cipolle... ma non ho pensato ad una vera e propria citazione storica (mi sono divertita già abbastanza a tuffarmi nella storia delle polemiche letterarie...), quindi il legame con la ricetta della tradizione finisce praticamente lì. Questa è la mia personale interpretazione. Chissà che ne direbbero gli avventori del Crooked Billet...


Tripe and leeks in (quite) white sauce - Trippa con porri in salsa (pressochè) bianca
ingredienti per 4 persone:
600 gr. di trippa intera lavata (nido d'ape, centopelle od entrambi)
1 fetta spessa 3 mm. di bacon
2 piccoli porri
2 cipolle
1 carota
1 gambo di sedano
2 chiodi di garofano
noce moscata
120 ml. di vino bianco
2 cucchiai di whisky
300 ml. di panna acida (o 200 ml. di yogurt greco +100 ml. di panna da cucina e 1 cucchiaio succo di limone, miscelati e lasciati riposare a temperatura ambiente per un'oretta)
50 gr. di burro
1 cucchiaio prezzemolo tritato + 1 paio di rametti interi
1 cucchiaio di foglioline di timo
1 foglia di alloro
sale
pepe

Lavare accuramente la trippa sotto l'acqua corrente, sbianchirla tuffandola in acqua bollente e cuocendola per una quindicina di minuti, poi scolarla e sciacquarla ancora molto bene sotto il rubinetto.

Portare a bollore un paio di litri d'acqua con la carota ed il sedano mondati, la metà di una delle cipolle sbucciata esteccata con i chiodi di garofano, l'alloro, i rametti di prezzemolo, il bacon, una grattata di noce moscata ed una manciatina di sale.

Unirvi la trippa, riportare a bollore, coprire, abbassare la fiamma, e cuocere un paio d'ore, fino a che la trippa è bella chiara e morbida, quindi spegnere, scoprire e lasciarla intiepidire nel brodo (che poi può essere filtrato e riutilizzato per altro...)

Affettare i porri ed il resto delle cipolle e farli stufare per qualche minuto nel burro fuso, fino a che sono morbidi e trasparenti.

Ridurre la trippa a strisicoline di circa 1 cm. x 7 cm. ed unirla alle verdure insieme al timo (meno un pizzico), salare leggermente e lasciar consumare lentamente l'acqua che probabilmente si formerà.

Sfumare con il whisky ed il vino, farli ben evaporare quindi unire la panna acida, ancora un piccola grattata di noce moscata e quasi tutto il prezzemolo, abbassare le fiamma e far restringere bene il fondo per 15/20 minuti.

Appena prima di spegnere regolare di sale, pepare e servire decorato con un'ultima spolverata di timo (e prezzemolo... che nella foto mi sono dimenticata!).  Secondo la tradizione inglese la trippa si accompagna con purè di patate oppure con pane imburrato e tostato, io ho preferito servire a parte una julienne di trevisana.

(Per una versione veloce si può acquistare della trippa già sbianchita e lessata e procedere solo con la seconda parte della ricetta, unendo nel tegame qualche cucchiaio di brodo vegetale ed una foglia di alloro insieme con il vino.)

  • rivoli affluenti:
  • Charles Dickens, Barnaby Rudge, 1841

Commenti

  1. @enrico: pensa che gli Inglesi sostengono che la trippa non abbia un sapore proprio e che diventi interessante solo in base al condimento che assorbe... Non ho detto che capiscono proprio tutto tutto di cucina, eh...

    RispondiElimina
  2. Ma quanto mi è piaciuto questo post!

    Anch'io, come Enrico, non amo un granchè la trippa (che ho sempre assaggiato con pomodoro ed alloro) ma questa ricetta, non so perchè, la assaggerei...forse perchè i porri fanno un po' la parte delle cipolle nel fegato alla veneta e confondono le carte, forse perchè la foto le rende giustizia...

    RispondiElimina
  3. anche la trippa nooo!! così mi "sconfondi" completamente le idee e le mie ricette di cucina napoletana finiranno pian piano per essere sostituite dalle tue. Hai cominciato dalle vongole con il burro etc. adesso la trippa di cui io riuscirei a mangiarne in quantità industriali preparata a modo mio, mi manca il c.d. "pere e musso" alias per i milanesi i c.d. nervetti e poi sono persa completamente. Domani trippa "all'inglese".
    p.s. no mi manca anche il "soffritto" ... i lettori napoletani del tuo post sanno cos'è per gli altri lascio che lo scoprano quando posterai qualcosa anche con quegli ingredienti ed io non saprò più come cucinare.
    Una cosa però è certa quando ho voglia di serenità, saggezza,calore umano vengo a leggerti.

    RispondiElimina
  4. non mangio trippa da quando me la cucinava la mamma. rossa e sugosa. chissà se mi tornerà la voglia...ma mi è capitato spesso, a tavola, di apprezzare più il contorno del piatto principale. in questo caso il tuo contorno è perfetto. e vista la buona compagnia vedo che siamo estimatori dei contorni...

    RispondiElimina
  5. Un bellissimo racconto, letto con piacere ed un sorriso, girare la frittata è un'arte... che non ha tutti riesce bene... forse l'insegnante è stata presa in castagna!:)
    ...e poi concordo con te sulla cucina inglese, avendo bazzicato l'Inghilterra per lungo tempo ho imparato a conoscere la cucina locale, tradizionale, ci sono un sacco di bellissimi libri che parlano del traditional british food or cooking...ed è tutto legato alla storia e tradizioni del paese!

    IL piatto che hai proposto l'avevo sentito ma mai mangiato...e lo mangerei volentieri...amo sia trippa che porri...sei stata bravissima!:)

    Lo conosci questo bel sito di cucina inglese?
    http://www.thefoody.com/home.html

    ciao
    Terry

    RispondiElimina
  6. @ Silvia...tu qui?! Com'è piccolo anche il cyberspazio!

    RispondiElimina
  7. @virò: comunque amare la trippa non è un obbligo di legge... In ogni caso assaggiarla senza il solito pomodoro a cui siamo tutti abituati ti assicuro che è un'esperienza. Ed ho già in mente anche una versione panata...

    @paola: ma le vongole al burro sei poi riuscita a farle o no?! Perchè tu sai che quell'altro napoletano che bazzica qui parla parla ma poi non osa... Magari il conforto di una voce sua conterranea potrebbe dargli la spintina che gli serve...

    @mogliedaunavita: magari ruba qualche boccone di assaggio dal piatto di qualcun altro una volta che la trippa capita in tavola. Se ci riconosci qualcosa di interessante puoi decidere di provare a cucinarla in un modo che ti diverte, altrimenti... goditi assolutamente i contorni e passa oltre!

    @terry: la ricetta con porri e panna acida non è quella tradizionale inglese; devo dire che come gusto è semplicemente più gentile ma non si discosta poi molto dall'originale. Carino il sito che mi hai segnalato, adesso vado a spulciarmelo per bene...

    RispondiElimina
  8. non sono attratta dalla trippa, ma il resto del post mi è piaciuto moltissimo. vorrei dire a poe (se non fosse già morto) che dissento totalmente dalla sua affermazione: il romanzo giallo è un perfetto romanzo sociale e la scoperta dell'assassino deve essere contestualizzata nello specifico momento storico :)

    RispondiElimina
  9. Partiamo dalla fine...
    Siediti se puoi, mantieniti saldamente a qualcosa di stabile...Sabato ho preparato per mia ragazza la 'Carne de porco à alentejana' e visto che prevedeva l'aggiunta delle vongole queste le ho preparate a parte con una noce di strutto!!!
    Ebbene si non è il burro detto da te...ma comincio ad avvicinarmi. Era la carne di maiale che prevede questa rosolatura, poi ti ho pensato ed ho proceduto nel medesimo modo per i molluschi assaggiandone una prima di unirle alla prima. Devo dire che sono rimasto sorpreso, la differenza c'era ma se devo dirla tutta il timore era solo psicologico ehehehe
    Sorry per il divagare ma questa te la dovevo proprio :))
    Passiamo al racconto...molto bello ed anche la ricetta è interessante malgrado io nutra da sempre una certa diffidenza per la cucina inglese che in qualche modo ho anche avuto l'occasione di approfondire.
    Sapevo della querelle tra i due scrittori ma nulla altro. Invece per la trippa da queste parti è vista di cattivo occhio ma non certo dai miei occhi :-P ...chissà che citando le fonti letterarie della preparazione non convinca la mia ragazza anche a prepararla! ahahaha

    RispondiElimina
  10. @lise.charmel: ma sai che lui amava setirsi l'unico depositario della verità in fatto di letteratura del mistero...
    Un minimo di verità in realtà nella sua critica c'era, nel senso che nel romanzo lo sfondo storico resta abbastanza slegato dal crimine commesso 25 anni prima, quindi avrebbe potuto, appunto, rimanere più "sullo sfondo". Comunque l'alterigia nel voltare la sua frittata per Poe era decisamente ingiustificata.

    RispondiElimina
  11. @gambetto: nooooo! Ecco perchè qui oggi ha nevicato!!!
    Diciamo poi che se la tua ragazza è sopravvissuta alle vongole allo strutto non vedo perchè dovrebbe tirarsi indietro di fronte alla trippa inglese...

    RispondiElimina

Posta un commento

post più popolari

MTC di settembre 2014: un sacco di riso!

Diceva un vecchio slogan anarchico: "con l'ironia abbatteremo il potere e un sacco di riso lo seppellirà".  A no? Erano risate?! Va be'... per un MTC di questa portata ci si può anche concedere una licenza! Premessa... ... avevo scritto un post lunghissimo per raccontare perché e per come ho scelto questo tema per l'MTChallenge di settembre 2014. Poi l'ho ridotto della metà, lasciando solo alcune note che mi sembravano indispensabili, e l'ho mandato alla Gennaro per un parere.  E lei ha detto che un terzo di quanto le ho mostrato era già troppo! Allora ho ricomposto alcuni dei contenuti in articoli di supporto da pubblicare più avanti ed ho cassato il resto. Qui è rimasto il riassunto della selezione della selezione, ovvero il puro tema dell'MTC. Che, mi spiace, adesso vi tocca leggere per intero! Se scegliere un ingrediente invece che una ricetta tende ad allargare gli orizzonti, questa volta scegliere IL RISO , come capirete, li spalanca fran

MTC giugno 2011... verso Oriente!

Continuo a pensare che le giudici  titolari  e aggiunte  dell'MTC fossero completamente fuori quando hanno passato a me il testimone e nessuno potrà convincermi del contrario, anche perchè potevano ben immaginare in che gorgo storico-etnico-confusionale avrei trascinato la sfida... ma si sono fidate lo stesso! No, è oggettivo: non possono essere completamente normali... Accertato questo, dichiaro anche di non essermi mai emozionata tanto nello scrivere un post e soprattutto nel proporre una ricetta, sentendo tanti occhi puntati addosso ed il fiato trattenuto di tanti MTC addicted... Ebbene sì, rilassatevi (o disperatevi) pure: come temevate, questa volta si va davvero tutti in Giappone! Niente succede per caso, si sa. Tanto è vero che l'eterno girovagare di Marco Polo (a cui faccio da qualche tempo da vivandiera ) l'ha portato proprio a questo punto del suo viaggio a confrontarsi con  Cipango , il Paese del Sol Levante... Come potevo non cogliere il suggerimento di un s

a tu per tu con il Fleischkäse svizzero, questo sconosciuto di famiglia

Nel curioso elenco dei cibi svizzeri che hanno caratterizzato la mia infanzia mi rendo conto che, fatto strano, sul blog non ho ancora parlato del  Fleischkäse, una via di mezzo tra un polpettone ed un würstel gigante di cui da bambini venivamo spesso nutriti. Ma un episodio di vita vera me lo ha messo sotto il naso proprio l'altro giorno, ed eccomi qui con il mio reportage storico-familiare. Alcuni Svizzeri, come quelli di casa mia, vivono il   Fleischkäse come un salume, da comprare pronto, intero o affettato sottile in buste, da servire in tavola come fosse prosciutto cotto o da infilare nei panini per merenda con maionese, senape e cipolline sottaceto (Be'... che c'è?! Se mia mamma per evitare che noi figli mangiassimo troppa Nutella la teneva in frigo ad indurire, così era più difficile da spalmare e sul pane se ne metteva di meno, perché stupirsi di quella che lei invece considerava una merenda "sana"?!) Altri amanti del  Fleischkäse  lo compran

una salsa di cipolle svizzera per würstel e per mamme lavoratrici

Lo so: sono rimasta indietro di una puntata! Parlavo di  ricette svizzere  quando un'irrefrenabile tentazione di cibo americano  si è intrufolata in cucina ed ha avuto  la meglio. Riprendo ora il filo con un piatto che ho proposto pochi giorni fa anche alla mia cara mammina svizzera in occasione del suo compleanno: Bratwurst con salsa di cipolle. L'aspetto curioso non sta tanto nel tipo di würstel utilizzato, una salsiccia bianca di vitello il cui nome per alcuni significa "salsiccia di carne spezzettata" e per altri "salsiccia da arrostire". In Germania di solito viene speziata in modo deciso con pepe, noce moscata e/o cumino, mentre in Svizzera il suo sapore è molto più delicato. In Ticino ne esiste una versione mignon, una "collana" di micro-salsiccine detta cipollata  non perchè contenga cipolle ma perchè, appunto, di solito si serve in salsa di cipolle. Ma, a casa della mia mamma lavoratrice senza tempo ne' passione per la cucina,

Milano matsuri: una festa popolare giapponese... sotto casa!

Il 26 maggio nessuno mi cerchi: non ci sarò! Il 26 maggio succederà una cosa bellissima, tanto che non sto più nella pelle dalla voglia che arrivi presto, e trascorrerò l'intera giornata a Milano vivendo un'esperienza giapponese davvero unica. A meno di non abitare in Giappone, intendo, cose così in Italia non si vedono spesso... A Milano tra via Keplero e piazza Carbonari (pochi passi dalle stazioni metrò di Zara o Sondrio) una domenica tutta dedicata alle tradizioni giapponesi. Non le solite che conoscono tutti, tipo sushi o manga, ma proprio quelle popolari, i divertimenti delle persone semplici che affollano una festa di piazza... insomma: un vero e originale matsuri giapponese, con le sue bancarelle, i suoi suoni, i suoi profumi ed i suoi colori! In alcune città d'Italia si sono tenuti degli eventi denominati " matsuri ", ma mai è stata ricostruita la vera atmosfera della sagra di paese giapponese, mai è stata presentata una così vasta gamma di aute

riso Otello: un nero integral(ista)

Il primo giorno di autunno una ricetta con le ultime verdure estive, che sono ancora buone visto che sembra far più caldo ora che nei mesi trascorsi... Sollecitata da alcuni dubbi posti sulle modalità di cottura del riso integrale e sull'utilizzo di varietà di riso "esotiche", ho pensato di provare le risposte sul campo e chiarire soprattutto le idee a me stessa, la prima che ha tutto ancora da imparare. Così, per prendere due piccioni con una fava, ho scelto un riso sia nero che integrale. No, non famoso ed idolatrato riso Venere, fantastica varietà di nobile origine cinese che, grazie a opportune ibridazioni, ora è coltivato anche in Italia.  Ho pescato  invece una varietà tutta italiana: il riso Otello, che deriva anch'esso da varietà cinesi ma è di concezione e di coltivazione tutta nostrana. Chissà se il  nome è stato ispirato ispirato dal famoso personaggio shakespeariano, dalla sua pelle scura e dalla sua natura piuttosto integral ista... Si utilizz

precisazione:

Per carattere tendo a tenermi in disparte e so che un comportamento simile in rete rema contro la normale volontà di visibilità di un blog che si rispetti: ho ricevuto spesso critiche per questo.
Mi hanno anche fatto notare che non sempre racconto le manifestazioni a cui sono invitata da aziende e che non polemizzo con chi ha utilizzato i miei testi o le mie foto senza citare il mio blog.
Ringrazio con passione chi mi rivolge queste critiche per affetto e chi mi sopporta lo stesso, nonostante non segua i loro consigli!