Passa ai contenuti principali

quanto è piccolo il mondo...

Mi piacerebbe attardarmi sulle disquisizioni nate attorno al silenzio nei commenti al post sulle donne giapponesi, ma la carovana di Marco Polo ha già ripreso il cammino ed oggi siamo nel bel mezzo del deserto del Gobi.

Per questa incursione in un territorio tanto magnifico quanto inospitale, parzialmente abitato quasi solo dai nomadi Mongoli, mi sono documentata fino allo spasimo... ma tutti i piatti erano sostanzialmente "pesanti" perchè una vivandiera coscienziosa li proponesse in questo periodo afoso: carni di montone arrostite o lessate, zuppe di carne, pasticci di carne fritti, formaggine derivate dal latte con complesse preparzioni, bevande per noi relativamente insolite come il tè salato con latte di cammella o di yak (!) ... E purtroppo (per me) quasi nessuna verdura. Daltronde bella scoperta: in un deserto...

La teoria alimentare mongola, divisa tra cibi grigi (carni) e bianchi (latticini) è ingegnosa ed interessantissima, come si può leggere qui, ma sinceramente faticavo a trovare qualcosa che mi rapisse al punto da cucinarla per la carovana... Stavo per perdermi d'animo quando ho scovato un piccolo antipasto mongolo, una semplice insalata di cavolo cappuccio, e sono rimasta folgorata.

D'accordo, non è il piatto più estivo sulla faccia di questa terra, ma, a parte l'indiscutibile vantaggio in questo clima appiccicoso di poter essere preparato senza accendere i fornelli, mi ha solleticato la sua quasi inverosimile somiglianza con un piatto ben più famoso e diffuso...

Una delle insalate più appezzate negli Stati Uniti, immancabile contorno a qualsiasi barbecue, è la coleslaw salad, ovvero una julienne di cavolo cappuccio, carote e cipolle condita con una salsina tipo maionese aromatizzata con aceto, zucchero di canna, cumino ed una punta di senape.


Questa di seguito "invece" è la stupefacente, semplicissima ricetta di un tipico zuush (antipasto) mongolo:

Baitsaany salat - Insalata di cavolo cappuccio alla mongola
ingredienti per 4 persone:
200 gr. di cavolo cappuccio affettato sottilissimo
100gr. di carote a julienne fine
3 cucchiai di aceto bianco
3cucchiai di acqua
1cucchiaio raso di zenzero in polvere
2 cucchiai di zucchero di canna

Il tutto semplicemente mescolato e lasciato insaporire per circa una mezz'oretta in frigo, scolando l’eventuale liquido in eccesso prima di servire (nella foto le carote sono rimaste un po' nascoste dalla massa dei cavoli... ma testimonio che c'erano!).


Che dire? Una sperduta cultura nomade a cavallo tra Russia e Cina, con una gastronomia di sussistenza millenaria e pochissimi prodotti a disposizione che insegna a cucinare ad un Paese ricco, grasso e gastronomicamente opulento?! Forse sì, se pensiamo che molti piatti "classici" nordamericani sono in realtà di derivazione mitteleuropea...

Il termine coleslaw sembra sia di derivazione danese, la prima popolazione che a quanto pare ha introdotto negli Stati Uniti la coltivazione dei cavoli, molto diffusa in tutti i Paesi europei dal clima freddo. Russia e limitrofi compresi, appunto. Ma a voler ben vedere l'insalata di cavolo già era citata da Apicio nel sacro testo di cucina degli antichi Romani:

"Cime. Cumino, sale, vino vecchio [aceto] e olio. Se vuoi, aggiungi pepe e ligustico, menta ruta, coriandolo, le foglie dei getti dei cavoli, garum [una sorta di colatura di alici], vino e olio."

La ricetta invece danese del rǿdkål prevede cavolo rosso, mele e cipolla appena scottati nel burro e poi conditi con aceto e gelatina di ribes, mentre quella svedese della vitkåls salad  a cavolo bianco e carote aggiunge porri e cetriolini sott'aceto, con una salsa di aceto di mele e miele o zucchero.

Ora il mio dubbio è: preparo una baitsaany salat, una coleslaw un'insalata di di quelle scandinave o mi butto sul cavolo condito di Apicio?! Perchè alla fine abbiamo fatto il giro del mondo ma stiamo parlando grossomodo sempre della stessa cosa!!!

Nel meditarci sopra... intanto le mani si muovevano, così  la versione americana e quella mongola sono velocemente apparse sulla tavola, talmente semplici che sono state preparate in un lampo. E allora, nella tradizione dei post a ricetta multipla che ultimamente mi ha preso (!!!) ecco qui un'insalata di cavoli e carote ancora diversa, la stessa che è stata servita come "insalata in salsa yamok Cardassiana" al buffet Star Trek dell'altra settimana. Tanto per ribadire quanto sia interplanetario ma pure piccolo il mondo...


Insalata di cavolo rosso con feta e crispy bacon
ingredienti per 12 persone:
1 cavolo rosso da circa 900 gr.
4 carote medie
2 cipollotti di Tropea
2 fette di feta spesse 1 cm.
6 fette spesse 2 mm. di pancetta tesa
200 gr. di maionese
2650 gr. di yogurt greco
3 cucchiai di ketchup
3 cucchiai di aceto bianco
1 cucchiaio di Worchestershire sauce
1/2 cucchiaio di zucchero di canna
sale

Tagliare il cavolo a julienne sottilissima e sciacquare, in modo che perda leggermente il succo e non macchi le altre verdure.

Ridurre le carote a julienne ed i cipollotti a rondelle sottili. Se le cipolle non sono dolcissime meglio metterne a bagno le rondelle in acqua fresca leggerissimamente salata per una venina di minuti.

Saltare la pancetta in un tegame antiaderente fino a che ha rilasciato tutto il grasso ed è diventata croccante, scolarla dal fondo, lasciarla intiepidire su carta assorbente e poi sminuzzarla.

Tagliare la feta a dadini, cercando di non sbriciolarla troppo.

Miscelare in una ciotola la maionese con lo yogurt, il ketchup, l'aceto, la worchester lo zucchero e, se serve, un pizzico di sale, mescolare fino a che si forma una salsa fluida.

Riunire le verdure in un piatto da portata, versarvi sopra la salsa e miscelare bene, lasciando riposare in frigo da un'oretta ad anche tutta la notte e distribuendo feta e pancetta croccante sulle verdure poco prima di servire.
  • rivoli affluenti:
  • Apicio, Manuale di gastronomia, (edizione Bur con prefazione di Fulvio Pierangelini)
  • Sonia Maxwell, Scandinavian Cooking. Classic Cooking from Sweden, Norway, Denmark and Finland, Apple Press
  • Christopher Idone, Glorious American Food, Stewart Tabori & Chang

Commenti

  1. essendo un'amante del coleslaw, non posso che apprezzare queste belle insalatine! ^_^
    Un abbraccio
    Anna Luisa

    RispondiElimina
  2. eh si il mondo e' piccolo...non me ne parlare..qui il piatto nazionale criollo e' l'empanada che e' di origine araba, arrivata via spagna, si mangia la faina' leggesi farinata e via cosi'..Comunque questa escursione a con i cavoli volando di continente in continente dalla mittleeuropa alla grecia mi affascina...come sempre intrigantissimo post...
    PS: (mi resta sempre il dubbio del perche' il silenzio o la voce delle donne creino tanta "discussione", un po' mi preoccupa 'sto fatto, vedi puntata precedente..)

    RispondiElimina
  3. @anna luisa: qui allora ti puoi proprio sbizzarrire: dagli antichi Romani alle astronavi, dagli Stati Uniti alla Mongolia... la coleslaw è senza confini di tempo e di spazio!

    @glu.fri: la fainà, come in dialetto genovese!
    Comunque no te preocupe, la storia del silenzio è troppo intrigante per non riprenderla in un post specifico. Anzi: potremmo organizzarci in una micro-rete con il tuo, il mio e qualche altro blog che lanciano il tema nello stesso giorno, ognuno a modo suo...

    RispondiElimina
  4. Adorando il cavolo, impazzendo per i crauti... non posso che adorare questo post!!
    Danke ;-)

    RispondiElimina
  5. @ stef: sei in mood nordico, a quanto pare...
    Bitte!

    RispondiElimina
  6. 2 commenti in una sola giornata, be' non c'e' che dire del tuo blog e dei bellissimi racconti. viaggero' insieme a te per scoprire altre ricette esotiche e particolari . in un tuo vecchio post ho visto le "canoce" quasi alla veneta, bel modo di cucinarle.
    ciao

    RispondiElimina
  7. @flavio: ma di quanto sei andato indietro? Era il post per il mio compleanno dell'anno scorso!
    Quello era stato uno esperimento più come tecnica di cottura che come aromatizzazioni. Perchè a volte seguo anche le tradizioni, quando non sono banali o mi piacciono tanto...
    Benvenuto a bordo, se ti diverte viaggiare con la fantasia e con il palato qui sei in buona compagnia.

    RispondiElimina
  8. E il bello è che quando uno ha un cavolo in mano lo guarda perplesso interrogandosi su cosa ci si possa fare!!
    Tante idee tutte interessanti, così come i luoghi dai quali provengono ed i suggerimenti per approfondire che hai consigliato tu.
    Proverò ad informarmi sulla cucina mongola, non ne so veramente nulla e dalle tue parole sembra mossa da un pensiero veramente particolare vicino alla dottrina( anche culinaria) di Confucio...può essere?

    RispondiElimina
  9. @fabiana: sinceramente non ho idea di quanto le origini della cultura alimentare mongola siano o meno influenzate dal confucianesimo. Se nei tuoi approfondimenti trovi dei paralleli interessanti mi farebbe molto piacere imparare da te qualcosa di più.

    RispondiElimina

Posta un commento

post più popolari

MTC di settembre 2014: un sacco di riso!

Diceva un vecchio slogan anarchico: "con l'ironia abbatteremo il potere e un sacco di riso lo seppellirà".  A no? Erano risate?! Va be'... per un MTC di questa portata ci si può anche concedere una licenza! Premessa... ... avevo scritto un post lunghissimo per raccontare perché e per come ho scelto questo tema per l'MTChallenge di settembre 2014. Poi l'ho ridotto della metà, lasciando solo alcune note che mi sembravano indispensabili, e l'ho mandato alla Gennaro per un parere.  E lei ha detto che un terzo di quanto le ho mostrato era già troppo! Allora ho ricomposto alcuni dei contenuti in articoli di supporto da pubblicare più avanti ed ho cassato il resto. Qui è rimasto il riassunto della selezione della selezione, ovvero il puro tema dell'MTC. Che, mi spiace, adesso vi tocca leggere per intero! Se scegliere un ingrediente invece che una ricetta tende ad allargare gli orizzonti, questa volta scegliere IL RISO , come capirete, li spalanca fran

MTC giugno 2011... verso Oriente!

Continuo a pensare che le giudici  titolari  e aggiunte  dell'MTC fossero completamente fuori quando hanno passato a me il testimone e nessuno potrà convincermi del contrario, anche perchè potevano ben immaginare in che gorgo storico-etnico-confusionale avrei trascinato la sfida... ma si sono fidate lo stesso! No, è oggettivo: non possono essere completamente normali... Accertato questo, dichiaro anche di non essermi mai emozionata tanto nello scrivere un post e soprattutto nel proporre una ricetta, sentendo tanti occhi puntati addosso ed il fiato trattenuto di tanti MTC addicted... Ebbene sì, rilassatevi (o disperatevi) pure: come temevate, questa volta si va davvero tutti in Giappone! Niente succede per caso, si sa. Tanto è vero che l'eterno girovagare di Marco Polo (a cui faccio da qualche tempo da vivandiera ) l'ha portato proprio a questo punto del suo viaggio a confrontarsi con  Cipango , il Paese del Sol Levante... Come potevo non cogliere il suggerimento di un s

a tu per tu con il Fleischkäse svizzero, questo sconosciuto di famiglia

Nel curioso elenco dei cibi svizzeri che hanno caratterizzato la mia infanzia mi rendo conto che, fatto strano, sul blog non ho ancora parlato del  Fleischkäse, una via di mezzo tra un polpettone ed un würstel gigante di cui da bambini venivamo spesso nutriti. Ma un episodio di vita vera me lo ha messo sotto il naso proprio l'altro giorno, ed eccomi qui con il mio reportage storico-familiare. Alcuni Svizzeri, come quelli di casa mia, vivono il   Fleischkäse come un salume, da comprare pronto, intero o affettato sottile in buste, da servire in tavola come fosse prosciutto cotto o da infilare nei panini per merenda con maionese, senape e cipolline sottaceto (Be'... che c'è?! Se mia mamma per evitare che noi figli mangiassimo troppa Nutella la teneva in frigo ad indurire, così era più difficile da spalmare e sul pane se ne metteva di meno, perché stupirsi di quella che lei invece considerava una merenda "sana"?!) Altri amanti del  Fleischkäse  lo compran

una salsa di cipolle svizzera per würstel e per mamme lavoratrici

Lo so: sono rimasta indietro di una puntata! Parlavo di  ricette svizzere  quando un'irrefrenabile tentazione di cibo americano  si è intrufolata in cucina ed ha avuto  la meglio. Riprendo ora il filo con un piatto che ho proposto pochi giorni fa anche alla mia cara mammina svizzera in occasione del suo compleanno: Bratwurst con salsa di cipolle. L'aspetto curioso non sta tanto nel tipo di würstel utilizzato, una salsiccia bianca di vitello il cui nome per alcuni significa "salsiccia di carne spezzettata" e per altri "salsiccia da arrostire". In Germania di solito viene speziata in modo deciso con pepe, noce moscata e/o cumino, mentre in Svizzera il suo sapore è molto più delicato. In Ticino ne esiste una versione mignon, una "collana" di micro-salsiccine detta cipollata  non perchè contenga cipolle ma perchè, appunto, di solito si serve in salsa di cipolle. Ma, a casa della mia mamma lavoratrice senza tempo ne' passione per la cucina,

Milano matsuri: una festa popolare giapponese... sotto casa!

Il 26 maggio nessuno mi cerchi: non ci sarò! Il 26 maggio succederà una cosa bellissima, tanto che non sto più nella pelle dalla voglia che arrivi presto, e trascorrerò l'intera giornata a Milano vivendo un'esperienza giapponese davvero unica. A meno di non abitare in Giappone, intendo, cose così in Italia non si vedono spesso... A Milano tra via Keplero e piazza Carbonari (pochi passi dalle stazioni metrò di Zara o Sondrio) una domenica tutta dedicata alle tradizioni giapponesi. Non le solite che conoscono tutti, tipo sushi o manga, ma proprio quelle popolari, i divertimenti delle persone semplici che affollano una festa di piazza... insomma: un vero e originale matsuri giapponese, con le sue bancarelle, i suoi suoni, i suoi profumi ed i suoi colori! In alcune città d'Italia si sono tenuti degli eventi denominati " matsuri ", ma mai è stata ricostruita la vera atmosfera della sagra di paese giapponese, mai è stata presentata una così vasta gamma di aute

riso Otello: un nero integral(ista)

Il primo giorno di autunno una ricetta con le ultime verdure estive, che sono ancora buone visto che sembra far più caldo ora che nei mesi trascorsi... Sollecitata da alcuni dubbi posti sulle modalità di cottura del riso integrale e sull'utilizzo di varietà di riso "esotiche", ho pensato di provare le risposte sul campo e chiarire soprattutto le idee a me stessa, la prima che ha tutto ancora da imparare. Così, per prendere due piccioni con una fava, ho scelto un riso sia nero che integrale. No, non famoso ed idolatrato riso Venere, fantastica varietà di nobile origine cinese che, grazie a opportune ibridazioni, ora è coltivato anche in Italia.  Ho pescato  invece una varietà tutta italiana: il riso Otello, che deriva anch'esso da varietà cinesi ma è di concezione e di coltivazione tutta nostrana. Chissà se il  nome è stato ispirato ispirato dal famoso personaggio shakespeariano, dalla sua pelle scura e dalla sua natura piuttosto integral ista... Si utilizz

precisazione:

Per carattere tendo a tenermi in disparte e so che un comportamento simile in rete rema contro la normale volontà di visibilità di un blog che si rispetti: ho ricevuto spesso critiche per questo.
Mi hanno anche fatto notare che non sempre racconto le manifestazioni a cui sono invitata da aziende e che non polemizzo con chi ha utilizzato i miei testi o le mie foto senza citare il mio blog.
Ringrazio con passione chi mi rivolge queste critiche per affetto e chi mi sopporta lo stesso, nonostante non segua i loro consigli!